sabato 17 novembre 2018

La guerra “intelligente”

La guerra ha sempre accompagnato il cammino della civiltà umana ed è sempre cambiata di pari passo con essa.
Oggi si può dire che la globalizzazione economica ormai planetaria (in cui tutti commerciano con tutti), l’avvento dell’opzione nucleare (con la presenza di uno strumento così distruttivo come la bomba atomica) ed il trionfo dell’informatica (che supporta ormai ogni attività umana) abbiano reso la guerra moderna in qualche modo più “intelligente” rispetto al passato, o comunque più simile ad una sofisticata partita a scacchi.
Ce ne parla Aldo Giannuli in questo breve post tratto dal suo sito. 
LUMEN


<< Uno degli aspetti più significativi che hanno preparato ed accompagnato il processo di globalizzazione è stata la rivoluzione dell’intelligence iniziata a fine anni cinquanta e poi proseguita per mezzo secolo, sino a culminare nella teoria della guerra “asimmetrica”. Ma storici, sociologi e politologi sembrano non essersene quasi accorti, ritenendola una tematica periferica. Al contrario, si tratta di uno dei passaggi decisivi per capire la politica mondiale dal secondo dopo guerra ad oggi.

Le origini della svolta stanno nel dibattito sulla “guerra rivoluzionaria” – dottrina ufficiale della Nato - che si immaginava i sovietici stessero facendo all’Occidente. Fondamentali furono le elaborazioni del generale Andrè Beaufre, dello Stato Maggiore francese, che revisionò radicalmente gli studi strategici. Il cuore delle sue teorie è nel concetto di strategia indiretta.

L’autore parte dalla distinzione fra strategia diretta all’obiettivo e, che per sua natura, non può che avere carattere eminentemente militare e strategia indiretta, che punta ad un mutamento dei rapporti di forza attraverso il conseguimento di obiettivi collaterali, che mutino gradualmente i rapporti di forza prima di affrontare lo scontro decisivo. [Come ] nota Beaufre, la comparsa degli armamenti atomici rendono impossibile il confronto diretto (quantomeno fra le grandi potenze), per il pericolo che questo sfoci in conflitto totalmente distruttivo. Ma questo non annulla le tensioni esistenti e, di conseguenza, spinge a cercare forme di conflitto che aggirino il tabù nucleare.

Pertanto risulta utile la strategia indiretta che si esprime con forme di conflitto non militare (destabilizzazione politica, la guerra economica, ecc.) e forme di guerra non ortodossa come le guerriglie, gli attentati, i sabotaggi eccetera che, ovviamente, devono essere condotte in modo coperto per evitare di arrivare allo scontro diretto.

Questo, peraltro, dà luogo al paradosso della “omertà degli avversari”. Anche l’eventuale aggredito è interessato a non sboccare in un conflitto aperto, per cui l’eventuale ritorsione avverrà in forma parimenti coperta, con una reciproca azione di protezione della zona d’ombra. Ovviamente un conflitto del genere deve per forza avere il suo strumento operativo nei servizi di sicurezza, e pertanto, l’intelligence, da attività tattica, collaterale e servente, quale è in un conflitto aperto, diventa strategica, centrale e dominante nel conflitto coperto. Questo implicava anche la cura del “fronte interno”: occorreva avere il controllo del territorio, inteso come “disinfestazione” del fronte interno, dagli agenti avversari.

E’ questo il contesto teorico da cui prese le mosse la stagione della strategia della tensione. Dopo il superamento di quella stagione, le forme di azione dell’intelligence non tornarono più come prima, anzi, dopo una momentanea tregua, ripresero sempre più nella forma della strategia indiretta che, negli anni novanta, divenne la dottrina ufficiale dei servizi cinesi che può essere letta in Italiano nel libro “Guerra senza limiti” di Liang Qiao, Xiangsui Wang. (…)

Ma ormai non si tratta di una esclusiva di nessun paese, quanto di una pratica di tutti che si estende dalla destabilizzazione monetaria all’azione di influenza politica, dalla cyber-war allo spionaggio industriale, da forme di ‘soft power’ all’appoggio a guerriglie e terrorismi eccetera. Ormai i servizi di informazione e sicurezza, soprattutto nelle grandi potenze, non sono più una articolazione periferica del potere, ma il cuore dell’azione strategica: un mutamento negli equilibri di potere di cui occorrerà sempre più tenere conto. >>

ALDO GIANNULI

16 commenti:

  1. Interessante. Certo l'arma nucleare ha reso quasi impossibile uno scontro tra i detentori dell'atomica. Già molti anni fa Emanuele Severino osservava che detti detentori non sono pazzi e quindi una guerra nucleare è praticamente impossibile. Il che non significa però assolutamente impossibile. Non per niente si miniaturizzano le atomiche per renderne l'uso possibile senza rischiare lo scontro totale. Ma il rischio residuo resta. Basta un incidente tra India e Pakistan per provocare il finimondo. Non dimentichiamo che tutte le potenze atomiche hanno il dito sul grilletto. E Putin ha addirittura detto papale papale che avrebbe potuto far ricorso all'atomica (per la crisi in Crimea). Trump poi ha minacciato ferro e fuoco (incluso il fuoco nucleare) alla Corea del Nord. Non sappiamo quanto ci sia di bluff in queste minacce, ma resta appunto il rischio residuo. Può succedere. È vero che l'atomica ho reso impossibile lo scontro totale tra USA e Unione Sovietica. Ma sia Russia che USA, nonché Israele, Pakistan ecc. hanno minibombe atomiche che potrebbero essere tentati di utilizzare occasionalmente, anche per vedere che effetto fa!
    La guerra commerciale è però in pieno corso per l'accaparramento delle risorse. Non credo che sfocerà in uno scontro atomico, sarebbe controproducente e assurdo, ma è guerra anche quella commerciale. Si può disinnescare il rischio di grossi guai? Bisognerebbe cooperare invece che farsi la guerra, anche solo commerciale. Ma la fratellanza universale stenta a farsi strada. In più, last but not least, siamo sempre di più: probabilmente già dieci miliardi nel 2050, invece dei nove previsti un tempo per fine secolo. Ma ci si rende conto: un miliardo di persone in più fra dieci anni, una nuova Cina! Diceva uno: la gente non sa cosa sia un miliardo. Agobit punta sulla fusione nucleare per rimediare, ma non credo che sia un rimedio. Anzi, più energia immetti nel sistema più la tentazione del BAU cresce.
    Incrociamo le dita e speriamo nel buon Dio.

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  2. << Non per niente si miniaturizzano le atomiche per renderne l'uso possibile senza rischiare lo scontro totale. >>

    Caro Sergio, questo non lo sapevo e l'ipotesi mi preoccupa non poco.
    Perchè la bomba atomica funziona bene come deterrente per la pace solo se è eccessiva ed esagerata.
    Altrimenti la tentazione di usarla ricomincia a diventare troppo forte (le armi sono fatte, ahimè, per essere usate).
    Spero che non ci riescano, ma non mi faccio illusioni, perchè gli scienziati, alla fine, troveranno la soluzione.

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    1. Ma non ti ricordi della bomba a neutroni che uccide senza fare danni eccessivi e senza fallout radioattivo? Si tratta di un'arma letale e terribile non meno di una normale atomica. Stranamente non se n'è più sentito parlare (anni Settanta), ma probabilmente le hanno fabbricate e immagazzinate e sono pronte all'uso. Ricordo che Italo Calvino trovava queste bombe quasi simpatiche perché sì uccidevano gli uomini, ma almeno risparmiavano le sue opere (città, monumenti ecc.). Forse le potenze nucleari si saranno già messe d'accordo sull'uso "limitato" di ordigni atomici. Ma c'è sempre il rischio che la piccola atomica faccia da detonatore di una vera atomica che oggi è molto più potente di quelle sganciate sul Giappone. Stranamente quasi nessuno si preoccupa dell'olocausto nucleare potenziale, nemmeno io ci penso o non dormo la notte per questo. Un po' perché lo riteniamo altamente improbabile (non saranno mica così pazzi!), un po' perché sentiamo di non potere fare nulla. Cosa facciamo, scendiamo in piazza coi cartelli no alle bombe atomiche? Poi chi l'atomica ce l'ha è difficile, impossibile che ci rinunci. Per Israele l'atomica è l'assicurazione vita, per Cina Russia e USA (senza dimenticare Pakistan, India, Inghilterra, Francia e Corea del Nord) è l'asso per tenere a bada i concorrenti. Il sogno di Obama (un mondo senza bombe atomiche) noi non lo vedremo (però dopo l'olocausto nucleare globale non ci sarebbero effettivamente più atomiche ...).

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    2. Accidenti ! La bomba ai neutroni l'avevo completamente dimenticata.
      Però è anche vero che non se ne parla più da parecchio tempo.
      I casi sono due: o si sono accorti che non funzionava bene, e hanno lasciato perdere.
      Oppure non ne parlano perchè funziona benissimo e la tengono nascosta per ovvii motivi.

      Comunque hai ragione tu: nessuno, oggi, ha seriamente paura della guerra nucleare.
      E forse è meglio così.

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    3. "Comunque hai ragione tu: nessuno, oggi, ha seriamente paura della guerra nucleare. E forse è meglio così."

      Di nuovo una di quelle tue affermazioni tra il cinico e l'ingenuo - tipo io speriamo che me la cavo - che mi irritano. Smentiscono anche lo scopo di questo blog fin dal nome. Non è affatto meglio così. Certo ci sentiamo impotenti per cui non vale la pena di farsi inutilmente il sangue amaro. Se invece la gente riflettesse di più - insomma se ci fossero più fenotipi consapevoli - forse le cose andrebbero meglio. Invece ci abbrutiamo con i consumi, il sesso, il calcio. Io lo sport non lo sopporto più. Quando vedo le facce isteriche e stravolte dei tifosi per un gol o un punto vinto o perso oggi mi dico: ma che scemi. Mentre scrivo queste righe le potenze atomiche, tutte, hanno le loro armi puntate. Bombardieri americani volano giorno e notte sulle nostre teste, i sommergibili atomici solcano i mari. Trump, Putin, Netanyau e Macron sono stati perfettamente istruiti sui passi da compiere al momento giusto. Oggi le guerre non si dichiarano più, si gioca d'anticipo per vincerle (nel '67 gli Israeliani distrussero l'intera aviazione egiziana al suolo, avevano già vinto prima di cominciare, il resto fu una passeggiata fin quasi al Cairo).
      Sai che i capi di stato sono sempre accompagnati da un tipo con la "valigetta" che dev'essere un gioiello di tecnologia. Pesa 8-10 kg.
      Per scatenare l'apocalisse bastano pochi minuti, dieci al massimo.
      Il tipo con la valigetta non è mai inquadrato, non lo fanno vedere, per non far paura ai tifosi. Ma è lì, il destino del mondo si gioca in pochi minuti. Ho letto una volta che Israele ha di mira il Vaticano, magari anche la Germania. Forse una cattiveria, ma perché no, prenderebbe due piccioni con una fava, la Chiesa cattolica e gli ex nazisti.
      Da ragazzo mi facevano grande impressione le preghiere per una buona morte ne "Il giovane provveduto", il libretto di preghiere di Don Bosco. Certo, se uno pensa a queste cose poi s'immalinconisce e ... non compra! Apriti cielo, se la voglia di consumi scema è la fine del mondo, crisi mondiale. Consumate, bastardi, consumate. Ma quale cambiamento del clima, è la bufala del secolo. Bisogna crescere e consumare.

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    4. Ah, ma io non sono un fenotipo d'azione. ;-)
      Da buon elitista, do per scontato che agitarsi e scendere in piazza non serve a nulla.
      Ma forse è la mia proverbiale pigrizia che mi condiziona.

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  3. Ho letto e riletto con attenzione il parere di Lorenzo senza però capirci molto.
    Ho trovato però questo passaggio tranquillizzante (e penso tranquillizzi anche Lumen):
    "Le armi nucleari esistono perché esiste la tecnologia per realizzarle. Ma non verranno adoperate non tanto per via dello "equilibrio del terrore", quanto per il fatto che non servono agli scopi topograficamente e concettualmente limitati che si prefiggono le Elite Apolidi e di conseguenza i loro esecutori."

    Non verranno adoperate. Dice anche Severino (mica sono scemi i detentori di queste armi). Meno male. Leggo anche: "prima che fossero obsolete le armi nucleari". Davvero? Be', allora possiamo tirare un sospiro di sollievo: non ci sarà olocausto nucleare. Ma allora perché continuano a potenziare o rinnovare l'arsenale nucleare?

    Più delle bombe nucleari mi hanno fatto impressione le dichiarazioni del capo di stato maggiore italiano che ci ha detto papale papale che non è più necessario difendere i confini, è più importante assicurare la circolazione delle persone perché tutte possano "fare impresa". Apparentemente non solo gli Italiani, ma il mondo intero deve poter circolare liberamente (niente prima gli Italiani, eh, Salvini, cattivone). Cresceremo e ce la godremo tutti insieme, tutti illimitatamente (quasi otto miliardi attualmente, già domani nove, poi dopodomani dieci ecc.).
    Scusa, Lorenzo, com'è che non parli mai di demografia? Se fossimo ancora tre miliardi, come nei mitici Settanta, penso che staremmo meglio o avremmo meno problemi e buone prospettive. Forse non avremmo nemmeno tutte queste schifezze tecnologiche per cui tutti vanno pazzi (tranne me, ma io sono fuori gioco).
    Come vuoi ridurre la pressione demografica sull'Europa e l'Italia e difendere i confini? La Nigeria avrà un incremento demografico fantastico o pazzesco in questo secolo, salvo imprevisti: la popolazione arriverà a 700 milioni, più dell'Europa attuale. È nell'interesse delle élite apolidi pure questo?

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    1. "Sulla demografia ho detto sopra."

      Non avevo letto il tuo messaggio sopra. Ti confesso di essere deluso e di tutt'altra opinione. Quando scrivi che "la questione ambientale è una fanfaluca" che non tiene conto delle soluzioni qualitative grazie alle quali l'umanità ha sempre risolto i suoi problemi; e che l'ulteriore "artificializzazione" di oceani e continenti permetterà una crescita demografica (ulteriore o infinita?) senza nessun cataclisma - be' mi si rizzano i capelli in testa (quei pochi che ancora ho).
      No, non ci siamo. Non fare il Winston Diaz, con cui ti sei già scontrato, e che ci ha ammorbato per anni con la sua strepitosa cultura, senza che si capisse che cazzo volesse. Sembrava - dico sembrava - che avessimo qualcosa in comune, finché mi ha dato del sovranista e del nazifascista, e allora ho chiuso con lui (benché sia un pozzo di scienza come te).
      Io parto dalla demografia (è il mio point de départ per cercare di capire il mondo, come sarà, come potrebbe evolvere la situazione).
      E la vedo nera. Nelle soluzioni miracolistiche o qualitative credo poco. La situazione è anzi secondo me, ma anche secondo Lumen, forse oltre il punto di non ritorno. Perciò mi oppongo all'invasione dell'Italia, alla distruzione del nostro paese, al suo annientamento (antropologico, culturale, ambientale). Che è il risultato della straordinaria pressione demografica. Ma siamo passati in quarant'anni da tre a quasi otto miliardi che, visto che sono tutti armati di smartphone e sembrano anche tutt'altro che denutriti (sono pezzi d'uomini che fanno impazzire le nostre italiane)) vogliono tutti vivere all'italiana (o all'europea o all'occidentale), cioè consumare e fottere.
      Non è normale passare in pochi decenni da tre a otto miliardi. L'umanità ci ha messo un'eternità per arrivare a un miliardo (all'inizio del Novecento). Dicono che le previsioni del Club di Roma non si sono avverate, erano dei ridicoli catastrofisti. Io invece appartengo ancora a quel club (che non ha previsto la fine del mondo per l'anno 2000).
      Allora diventiamo davvero concreti, ragioniamo terre-à-terre, per essere comprensibili almeno a quelli che ti hanno seguiti e ti seguono perché ti trovano interessante, anzi sembri avere la chiave per capire tutto.
      Io per es. non ho mai capito cosa cazzo volesse Winston Diaz. E lo stesso rimprovero lo farei anche a te. Dicci finalmente che cazzo vuoi o come ti immagini il futuro dell'Italia e del mondo. Da quel che ho letto nel tuo blog "non ti fai più nessuna illusione", "è troppo tardi" ecc. Un po' come W. Diaz insomma. Diaz ha poi una visione pessimistica dell'uomo, la sua hybris o titanismo sembra innata e lo porterà al tracollo. Mah! Non no, io qualche illusione ce l'ho ancora (che si possa fermare l' andazzo e invertire la rotta).

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    2. Be', difficile intendersi. A te un mondo di dieci o venti miliardi di esseri umani che avranno cancellato la natura sembra dispiacere. Gli uomini-formiche o termiti di quell'epoca magari se la godranno più di noi, si saranno creati un ambiente adatto al formicaio umano con tutta la tecnologia che manco possiamo immaginarci.
      Intanto l'invasione dell'Italia che tu sembri non apprezzare (sbaglio anche qui?) è sicuramente dovuta anche all'incremento demografico (che a te - ne prendo nota - non fa né caldo né freddo: ci conviveremo, anzi chissà che non vivremo o vivranno meglio di noi).
      Io invece considero il problema dei problemi, il problema che sta alla base di tutti gli altri problemi, insomma IL problema, il pazzesco incremento demografico degli ultimi decenni. È anche il parere di Lumen e di Agobit, anche di Sartori (di Diaz non so, non l'ho capito): siamo tutti mentecatti, vittime dei professori catastrofisti o delle élite apolidi?
      Scrivi anche "che quando incontreremo un limite, qualcuno inventerà un modo per passarci sopra, sotto o di lato." Certo il limite è sempre una sfida a superarlo, e spesso ci si riesce. Ma uscire dal sistema solare per popolare l'universo è al momento chiaramente impossibile. Già la colonizzazione di Marte porrà non pochi problemi. Il limite poi anche positivo. Senza limiti non c'è nemmeno conoscenza visto che i concetti sono appunto de-finizioni. E noi siamo intrappolati nella nostra pelle (per fortuna).
      Se poi i limiti sono fatti per essere superati perché prendersela con i negri che non accettano il limite del Mediterraneo e i confini della nostra (?) terra? Anche questa mania di voler superare tutti i limiti è hybris, titanismo.
      E fra parentesi: ammesso e non concesso che sia ancora possibile fare qualcosa, tu che proponi? Mi dispiace, ma quanto a proposte ti trovo carente (anche Winston Diaz). Dirai forse che non c'è niente da proporre, ci dobbiamo arrivare da soli. Ma se ci hanno fatto il lavaggio del cervello (a me anche i preti) cosa possiamo ormai più fare? Scusa, ma com'è che tu sei sfuggito al lavaggio del cervello? Casualmente o grazie alla tua intelligenza e cultura?

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    3. Errata corrige:
      Volevo dire:
      A te un mondo di dieci o venti miliardi di esseri umani che avranno cancellato la natura NON sembra dispiacere.

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  4. Caro Lorenzo, condivido le tue considerazioni.
    La guerra ha sempre seguito gli interessi delle elites e da quando queste sono diventate apolidi, si è perso quasi compeltamente il legame col territorio.
    Ma non è detto che sia una tendenza definitiva: l'importanza della terra potrebbe ritornare (per vari motivi, non ultimo la crisi ambientale di cui parlo così spesso) e con essa potrebbe ritornare anche l'utilità della guerra di conquista.
    Che avrebbe però a disposizione delle armi mai viste.
    Insomma, potrebbe venirne fuori uno scenario da incubo.

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  5. Aggiungo che oggi, rebus sic stantibus, l'industria degli armamamenti è diventata un circo abbastanza autoreferenziale, in cui si è completamente perso il rapporto tra i costi (di ricerca e produzione) e i benefici (il potenziale bottino di guerra).
    Ma, d'altra parte, i proprietari delle industrie belliche fanno parte essi stessi delle suddette elites, per cui, come si dice, 'giocano in casa'.

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  6. Lorenzo, vorrei avere il tuo ottimismo. Veramente.
    Tu dici che << per immaginare il futuro io possiedo solo i dati del passato >> ed in genere è vero, ma questo, a volte, può essere un limite.

    Mi ricorda la storiella di quel tacchino che era convinto che tutto andasse bene, perché veniva nutrito puntualmente, e con abbondanza, ogni giorno.
    Il futuro gli sembrava roseo e non aveva motivo di dubitarne. Peccato che mancassero pochi giorni alla Festa del Ringraziamento.

    La specie umana non si è MAI trovata in passato ad affrontare una occupazione della biosfera così devastante e pervasiva.
    Siamo in troppi, troppissimi, e nulla fa pensare che il boom demografico possa ridursi in modo indolore.
    Le elites apolidi se ne fregano, perché sono convinte, grazie alla loro ricchezza ed ai loro privilegi, di essere al sicuro.
    Secondo me hanno torto, ma sicuramente i primi a pagare il conto saremo noi peones.

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    1. << non esistono nemmeno più i Francesi e la Francia non è più la loro terra. Questo è enormemente più catastrofico che l'aumento demografico su scala planetaria. >>

      Mi dispiace per i francesi, così come per gli italiani, e per tutti gli altri popoli stravolti nelle loro radici, ma la seconda cosa continua a sembrarmi molto più spaventosa della prima.

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  7. D'accordo. Trovo proprio strana la cecità di Lorenzo in materia. Gli Stati europei sono minacciati non solo dalle elite apolidi, ma anche dallo tsunami demografico dall'Africa e dall'Asia. Possibile che le elite si servano anche della demografia per dare il colpo di grazia agli europei. Ma per finire, su questo noi due siamo d'accordo, ci andranno di mezzo tutti - nel senso che la vita, in Europa e altrove, diventerà invivibile (aspetta e spera che arrivi prima del crollo la fusione o la pietra filosofale). Che finora l'homo sapiens abbia saputo risolvere i problemi che si prensentavano non significa che riuscirà a risolverli sempre. Lorenzo - che sulle sorti dell'Italia e dell'Europa è decisamente pessimista, tanto che ritiene inutile fare opposizione, siamo già sconfitti - dall'altro è decisamente ottimista sulle capacità di h. sapiens. Ma da dove lo ricava questo ottimismo? Dal fatto che in passato abbiamo superato tutte le difficoltà o confini che incontravamo?

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  8. << dalla scorsa primavera abbiamo la prova provata che l'Italia non è più uno Stato e tutta la "democrazia" è una commedia. >>

    Su questo siamo d'accordissimo.
    Ed anche sulla presenza dietro le quinte dei potentissimi burattinai apolidi.
    Ma sul resto, cioè sui problemi ambientali e demografici, no.

    Io rispetto le tue opinioni, ovviamente, altrimenti non avrei aperto un blog come questo, ma mi permetto di osservare che i problemi che sollevi tu non sono per nulla incompatibili con quelli che solleviamo noi.
    Quindi potremmo benissimo avere ragione entrambi.

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