(Dal
libro “Perché non possiamo non dirci darwinisti” di Edoardo
Boncinelli” – Quinta parte. Lumen)
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Così non è stato [cioè,
non vi è stata scarsa eco - NdL]
per la seconda grande critica mossa alla teoria dell'evoluzione di
stampo neo-darwinista. Questa critica, nata in sede paleontologica, è
stata prevalentemente portata avanti da due grandi naturalisti come
Niles Eldredge e Stephen Jay Gould, ed è stata oggetto di una
certa attenzione grazie anche al successo di libri scritti per il
grande pubblico da quest'ultimo.
I
nostri autori evidenziarono, nei tardi anni Sessanta, che se si
osserva la progressione dei vari resti fossili nel tempo, si nota un
fatto a prima vista sorprendente: esistono periodi piuttosto brevi in
cui si accumulano moltissime variazioni evolutive e intervalli di
tempo più lunghi in cui sembra, al contrario, non accadere quasi
nulla. Si sono verificati quindi di tanto in tanto veri e propri
terremoti evolutivi, a cui sono seguiti periodi di stasi e di
assestamento.
Dalla
descrizione di questo fenomeno nasce il termine saltazionismo,
poiché sembra quasi che l'evoluzione «salti» da un episodio
evolutivamente rilevante all'altro. Questo è uno dei due nomi con i
quali è nota questa obiezione; l'altro nome, teoria degli equilibri
punteggiati, fa riferimento, invece, all'impressione di
un'alternanza nel tempo di lunghi periodi di equilibrio e di stasi —
in cui non succede niente di clamoroso — intervallati da brevi
periodi di grande cambiamento.
L'illustrazione
più nota di questo stato di cose si ha con la cosiddetta «esplosione
del Cambriano», un episodio evolutivo di eccezionale rilevanza, di
cui si avrà ampiamente modo di riparlare. Intorno a seicento milioni
di anni fa sono comparsi in una sola volta praticamente tutti i
principali tipi di animali esistenti. Ciò è avvenuto quasi
all'improvviso in un periodo di soli, si fa per dire, venti milioni
di anni. Prima regnava una relativa quiete; poi è seguito un lungo
periodo di assestamento. Ma l'evento, che ha meritato appunto
l'epiteto di esplosione, è stato di proporzioni più che notevoli.
Sono
comparse infatti trenta delle trentadue divisioni tassonomiche
principali del regno animale, tra cui gli Artropodi e i Cordati. Come
vedremo, quasi tutto quello che è oggetto di una trattazione
scientifica da parte della teoria dell'evoluzione riguarda di fatto
il periodo che va da quell'esplosione a oggi, anch'esso ricco di
eventi. Nonostante gli enormi cambiamenti che si sono verificati in
concomitanza con l'esplosione del Cambriano, ancora non erano apparsi
a quello stadio gli Insetti o i Vertebrati, ma solo i loro
«capostipiti»: gli Artropodi e i Cordati.
L'esplosione
del Cambriano è il più imponente di questi eventi «rivoluzionari»,
ma non è l'unico. La paleontologia più moderna rivela infatti
un'infinità di periodi di grande effervescenza evolutiva alternati
ad altri di «quiescenza», cioè di relativa calma evolutiva. Se
l'esplosione del Cambriano ha riguardato quasi tutto il pianeta e ha
agito al livello dei tipi animali, questi altri episodi hanno avuto
un'importanza prevalentemente locale restando circoscritti a certe
classi o a certi ordini di animali e di piante. Ciò non toglie che
molti di essi abbiano avuto notevole rilevanza.
Anche
la critica saltazionista possedeva un'indiscutibile validità
scientifica e non si è potuto non tenerne conto. Si è dovuto quindi
prenderne atto nell'unico modo scientificamente possibile e
appropriato: modificando alcuni punti, soprattutto teorici, della
teoria evolutiva. Ne è scaturita una teoria più aderente alle
osservazioni sperimentali e meno esposta a rilievi di carattere
teorico. Possiamo dire che intorno agli anni Ottanta l'edificio
dell'evoluzionismo neodarwinista si è rafforzato, anche grazie
all'assimilazione dei punti essenziali delle due critiche
scientifiche appena riportate. Vedremo tra un attimo di cosa si
tratta, ma è a questo edificio teorico che mi sono riferito fin
dall'inizio del libro.
Non
si può negare però che le affermazioni del saltazionismo e il modo
con cui vennero a suo tempo presentate turbarono non poco i sonni
degli studiosi dell'evoluzione e furono attaccate con forza dai
difensori della visione tradizionale. Dovrebbe essere chiara qual è
la posta in gioco: evoluzione a salti (saltazionismo) piuttosto che
graduale (gradualismo), e che procede in maniera discontinua
(dis-continuismo) piuttosto che continua (continuismo).
Oggi
tutto ciò ci fa un po' sorridere, ma fiumi di inchiostro sono stati
versati in passato, su entrambi i fronti, da scienziati e non. Anche
per motivi commerciali si è molto enfatizzato il contrasto tra i
pubblicisti saltazionisti come Gould e quelli di stampo più
ortodosso come Richard Dawkins.
In
questa disputa mediatica Gould ha interpretato a lungo il ruolo del
paladino dei grandi cambiamenti improvvisi, mentre i darwinisti più
ortodossi rimanevano fedeli all'idea dei piccoli mutamenti che si
susseguono con continuità. Come abbiamo visto, e ancora vedremo in
seguito, tra i concetti che più hanno fatto le spese di questo
conflitto teorico c'è quello di adattamento, un concetto a cui gli
evoluzionisti più ortodossi, come per esempio George Williams,
tendono ancor oggi ad attribuire un valore maggiore rispetto agli
altri.
Ricapitolando,
fra i vari geni di un organismo, soprattutto fra quelli attivi
durante lo sviluppo embrionale, esiste una precisa organizzazione
gerarchica. Alcuni, pochi, controllano l'attività di molti altri.
Anche fra i geni regolatori ci sono delle gerarchie e una precisa
disposizione spazio-temporale: prima se ne attivano alcuni in
determinate regioni del corpo o dell'embrione, poi altri in zone
diverse. Alla fine di questa cascata di attivazioni geniche, entrano
in ballo i geni esecutori che realizzano materialmente l'opera. In
fondo è tutto molto logico, ma... bisognava arrivarci.
È
inutile aggiungere che quando uno di questi geni di alto livello
gerarchico, e in particolare dei geni architetti, muta, sono guai
grossi per l'individuo in questione. Nella grande maggioranza dei
casi l'evento risulterà fatale, ma nelle rare occasioni in cui ciò
non avviene può darsi che si profili all'orizzonte evolutivo una
nuova forma di vita.
Queste
scoperte abbastanza recenti, delle quali sono stato testimone diretto
e alle quali ho personalmente contribuito, implicano almeno tre cose
diverse, tutte di estrema importanza per il nostro discorso.
La
prima ha a che fare con la sostanziale e sorprendente unitarietà
degli esseri viventi. Già si sapeva che tutti gli organismi viventi
usano un identico codice genetico: i tre nucleotidi TTT sul DNA
specificano in ogni organismo l'aminoacido fenilalanina, i tre
nucleotidi ATG l'aminoacido metionina e via discorrendo. Tutti i
viventi sono inoltre costituiti di cellule e queste sono avvolte in
una membrana cellulare di costituzione molto simile. Il macchinario
che porta alla sintesi delle proteine, infine, è ovunque lo stesso.
>>
EDOARDO
BONCINELLI
(continua)
Semplificando molto, possiamo affermare che la lunga e vivace "querelle" biologico-evoluzionistica tra Dawkins (ed altri) e l'affiatato duo statunitense Gould-Eldredge è finito in parità, ma si è trattato di un pareggio che, come generalmente succede in ambito scientifico, ha comunque fatto progredire la conoscenza umana...
RispondiEliminaSenza dubbio.
RispondiEliminaSi è trattato di una disputa che potremmo definire di tipo win-win, dalla quale la scienza evoluzionistica ha tratto nuovi spunti e nuovi stimoli.
Peccato solo che, a livello personale (per quanto mi risulta), i rapporti tra le due fazioni non fossero proprio idilliaci.
Dawkins e Gould, tanto per fare un esempio, si punzecchiavano di continuo e non se le mandavano a dire l'uno con l'altro.
Ma anche gli scienziati, in fondo, sono esseri umani, e hanno diritto alle loro (piccole) debolezze.
"D. e G. si punzecchiavano di continuo e non se le mandavano a dire l'uno con l'altro"
RispondiEliminaE'vero, ma tale acceso confronto, peraltro concluso da D. in morte di Gould (2001) con un esplicito riconoscimento della valenza scientifica ed umana del collega-rivale, ha stimolato tra l'altro la produzione di alcuni "gioielli" scientifico-letterari tra i quali quel 'The selfish gene' spesso (opportunamente) menzionato su questo blog :)
Beh, certo, erano "rivali" a livello scientifico, ma erano pur sempre persone di altissimo livello.
EliminaEra inevitabile che la querelle finisse con un atto di riconciliazione.
Quanto al GENE EGOISTA, è un libro che cito spesso proprio perchè, per me, è stata una vera folgorazione.
Questo testo, letto quasi per caso, ha cambiato per sempre la mia vita, dandomi finalmente (alla venerabile soglia dei 50 anni) gli strumenti di base per capire DAVVERO come funziona il mondo degli esseri viventi (e quindi anche degli uomini).
Grazie Dawkins !
(Per quel che può valere), anche il sottoscritto ritiene Dawkins (e anche Gould) non solo un grande biologo ma anche un profondo pensatore 'tout court', con buona pace di quei paleo-umanisti, generalmente di matrice idealistico-spiritualistica e spesso ideologicamente orientati, che a siffatta produzione saggistica occidentale di buona divulgazione scientifico-culturale preferiscono di gran lunga sconosciuti romanzi (magari lesbo-femministi o noir sanguinolenti) provenienti dal Burkina Faso o dal Turkmenistan (detto con tutto il rispetto possibile per questi due Paesi, infatti ne potevo citare altri similari)...
RispondiEliminaIn effetti la saggistica scientifica e la narrativa sono poprio due campi diversi.
EliminaCiascuna di esse, però, se fatta bene, ha una sua funzione e una sua utilità.
L'ideale, probabilmente, è saper apprezzare sia l'una che l'altra, secondo i momenti e gli stati d'animo.