giovedì 14 luglio 2022

Punti di vista – 26

ARMI NUCLEARI
Le armi nucleari hanno un ciclo di vita costosissimo. I materiali fissili decadono, e degradano tutto quello che hanno attorno.
I missili vanno smontati e ricostruiti, combustibile e comburente (quando c’e’) vanno sostituiti periodicamente. Costa un botto.
URIEL FANELLI


IL NUOVO ONNIPOTENTE
Nell’età contemporanea lo Stato è divenuto “il Grande Solutore”, il “Grande Padre”, il “Nuovo Dio”; e per conseguenza anche “il Grande Responsabile”.
Si è creata una situazione paradossale: Dio era considerato onnipotente ma gli si chiedeva poco. Addirittura gli si perdonava di non dare nemmeno il poco che gli era stato chiesto (“Aveva i suoi misteriosi disegni”).
Allo Stato, che non è onnipotente, si chiede tutto e non si perdona niente. Neanche di non avere fatto ciò che era impossibile fare: per esempio modificare il clima e mettere in sicurezza il territorio contro gli eventi catastrofici.
GIANNI PARDO


UOMINI E CANI
Il rapporto tra cane ed essere umano è una delle cose più stupefacenti della natura e dell’evoluzione.
Nella nostra società opulenta, la cosa di cui sentiamo più il bisogno è di avere compagnia e qualcuno che ci faccia sentire speciali. O che ci obblighi ad alzare il sedere dal divano.
Per cui il cane “migliore amico dell’uomo” lo interpretiamo alla lettera. Con un cane ci compriamo un amico più fedele di un amico umano (perché non ha scelta).
Ma in realtà i cani sono stati selezionati nei millenni per fare molto più che gli occhi dolci in cambio di crocchette o i personal trainer di cittadini impigriti: sono stati usati per cacciare, tirare slitte, trovare tartufi (o droga!), alzare le anatre, fare la guardia, combattere (purtroppo), spostare le greggi…
GAIA BARACETTI


INVESTIMENTI ESTERI
Non bisogna mai dimenticare che il capitale non si sposta per portare il cane a spasso, ma per essere remunerato. Questo vale sia per chi acquista un titolo del debito pubblico, sia per chi acquista un'azienda.
Chi si esalta perché "arrivano i capitali esteri" (ad acquistare aziende nazionali) dovrebbe sempre ricordarsi non solo del fatto che i capitali, nel mondo d'oggi, come arrivano ripartono (ed è piuttosto vano tentare di arginare il loro deflusso, con la connessa chiusura di aziende, per decreto).
Andrebbe anche ricordato che mentre i capitali restano, se ne vanno all'estero almeno in parte i loro profitti (perché, appunto, gli imprenditori esteri vogliono essere remunerati).
Gli IDE (i capitali esteri che arrivano) non sono un free lunch: possono anche risolverti un problema, salvarti un'azienda, farti crescere, ma te ne creano un altro: ti piombano sia il conto capitale (perché sono debito) che il conto corrente (perché comportano un deflusso verso l'estero di redditi) della bilancia dei pagamenti.
ALBERTO BAGNAI


GIUDIZI STORICI
Ogni volta che si è voluto giudicare un uomo di Stato come si giudica un cittadino, si è incappati in un’accusa ineludibile: il fatto che sono i vincitori che giudicano i vinti.
I vincitori, non un potere terzo che del resto non è mai esistito.
GIANNI PARDO


DEMOCRAZIA
Ci si chiede spesso se i politici siano / debbano essere migliori del popolo che rappresentano. Alla fine però questa è una discussione sterile che non porta molto lontano. L’unica cosa da fare è cercare di essere i cittadini migliori che possiamo essere.
La democrazia non consiste solo in elezioni e rappresentanza; la democrazia è anche tante altre cose, tra cui partecipazione a tutti i livelli nelle decisioni comuni e libertà di esprimere il proprio pensiero, il che comporta anche la responsabilità di informarsi e ragionare bene.
GAIA BARACETTI


INTELLETTUALI
Negli anni ’70, gli intellettuali hanno ricevuto dalla classe politica una richiesta.
Non dovevano essere molto intelligenti, (nel mondo del sei politico non era un requisito), ma dovevano semplicemente sembrare piu’ intelligenti delle persone comuni.
Il solo risultato che hanno ottenuto è di non essere comprensibili.
URIEL FANELLI

9 commenti:

  1. COMMENTO di GP VALLA

    INVESTIMENTI ESTERI
    Premetto di non essere un economista; comunque ho seguito a lungo, e apprezzato, il blog di Bagnai; ho anche letto i suoi libri, chiari e convincenti (ringrazio ancora Lumen per avermelo fatto conoscere).
    Ovviamente condivido le considerazioni in ordine au problemi derivanti dagli investimenti esteri; mi pare tuttavia che sia necessario fare una distinzione.
    In alcuni paesi - in particolare la Cina - gli investimenti stranieri sono avv÷4

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  2. (Segue):
    stati estremamente positivi, perché hanno comportato l'apertura di innumerevoli stabilimenti, il trasferimento di tecnologie avanzate, la formazione di personale (operai, quadri e dirigenti); e tutto ciò in un paese che poteva offrire solo lavoratori poco pagati, un regime autoritario e legislazioni ambientali quanto meno permissive. Il "miracolo cinese" è cominciato così; non è peraltro mai venuto meno il controllo dell'economia da parte dello Stato.

    Al contrario l'Italia è (o era) un paese industriale sviluppato, anche in settori di alto livello tecnologico, e non aveva bisogno di capitali dall' estero.
    Gli investimenti stranieri si sono manifestati quasi esclusivamente con l'acquisto di imprese già esistenti, magari in difficoltà a causa delle politiche scellerate della UE.
    Il risultato:
    - nel migliore dei casi, come evidenziato da Bagnai, le industrie sono rimaste in Italia, ma gli utili vanno all'estero;
    - più spesso gli investitori si sono impadroniti del know-how aziendale e dei marchi di prestigio, trasferendo la produzione altrove e chiudendo quindi gli stabilimenti italiani.
    Prima delle sciagurate "privatizzazioni" degli anni Novanta, che hanno comportato la svendita e la distruzione della grande impresa pubblica italiana (IRI, ENI etc.) non c'era bisogno di investitori stranieri: se un'impresa importante si trovava in gravi difficoltà, poteva essere acquisita dalle Partecipazioni Statali, risanata, e rimaneva italiana (così come gli utili prodotti).
    Poi sono arrivati Prodi, Amato, Ciampi, Draghi, la UE e i mitici "investitori stranieri".

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    1. Caro Beppe, il tuo riepilogo dell'evoluzione economica italiana è ineccepibile.
      Volendone dare un'interpretazione elitista (che aiuta molto a comprendere certe 'svolte') si potrebbe dire che le elites italiane sono diventate internazionali o quanto meno europee.
      Per cui gli interessi economici dell'Italia non avevano più neppure il loro (discutibile fin che si vuole) supporto.
      Alte nazioni hanno utilizzato il fantoccio europeo per perseguire meglio i propri interessi nazionali; noi invece abbiamo fatto l'opposto.

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    2. "Con un cane ci compriamo un amico più fedele di un amico umano (perché non ha scelta)."

      Buona osservazione: il cane non ha scelta. È difatti quasi patologicamente dipendente dal suo padrone (che brutta parola padrone: diciamo allora dal suo amico bipede). Il cane stravede per il suo amico, lo adora (oltre tutto gli assicura i pasti). Ma parlare di amore e fedeltà del cane mi pare fuori luogo: il cane non può fare altrimenti, è fatto così. E la spiegazione di questa estrema dipendenza è dovuta probabilmente al fatto che il sapiens ha selezionato esemplari di cane dal comportamento infantile. Sono infatti eterni giocherelloni, come i bambini. E i bambini adorano i genitori, sono tutto per lui.

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    3. << probabilmente (...) il sapiens ha selezionato esemplari di cane dal comportamento infantile >>

      Caro Sergio, ritengo molto probabile che sia così, almeno per i cani da compagnia.
      Il comportamento infantile, infatti, aiuta anche la domesticazione e la docilità.
      Per i cani da guardia e da difesa, però, è possibile che la fedeltà dell'animale sia legata al rispetto (istintivo) per il maschio alfa del branco, di cui l'uomo rappresenta la versione più elevata (c.d. super-alfa).

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  3. "la democrazia ... comporta anche la responsabilità di informarsi e ragionare bene."

    Santo cielo, ho persino l'obbligo di informarmi e di ragionare bene. Com'è complicata la vita, anzi è sempre più complicata.
    Ortega y Gasset (un vecchio conservatore elitista) sosteneva che la massa non può autogovernarsi per ovvi limiti. Difatti anche la democrazia ha i suoi limiti, lo sappiamo (ma resta il sistema migliore - almeno così dicono). La gente vota e crede così di poter cambiare qualcosa: che illusa. Difatti abbiamo avuto i Monti e i Draghi scelti dai presidenti della repubblica e non dal popolo.

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    1. Temo che Ortega y Gasset abbia le sue ragioni.
      Il voto della maggioranza è troppo facilmente manipolabile per poter essere decisivo.
      Ed inoltre si esprime solo in forma rappresentativa e non diretta (a parte i referendum, nei pochi paesi in cui funzionano).
      La vera superiorità della democrazia, forse, risiede solo nella sua indole pacifica interna (cioè nei rapporti tra governanti e governati).

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    2. Ma è poi vero che le democrazie siano pacifiche? Guarda un po' quante guerre hanno fatto gli ammericani DOPO la seconda guerra mondiale. Le democrazie europee sono però davvero pacifiche (o imbelli): in Europa è ormai inconcepibile una guerra tra i vari Stati, la Germania non dichiarerà mai più guerra alla Francia e l'Italia all'Austria ... Ma non so se ciò sia merito della democrazia, la "pace perpetua" europea è piuttosto l'esito di una storia bimillenaria di guerre, una pace per sfinimento. La guerra attuale scatenata dalla Russia è un'altra storia.
      Si dice mai dire mai, ma gli italiani (vili e vigliacchi, dice un lettore di Pardo) non faranno più la guerra a nessuno (al massimo si daranno delle legnate fra di loro per qualche sciocchezza, ma niente di serio).

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    3. << Ma è poi vero che le democrazie siano pacifiche? >>

      Lo sono sicuramente nei rapporti interni, in quanto i cittadini vengono convinti dalla propaganda, non certo dalle manganellate in testa.
      All'esterno invece le cose possono essere diverse e molte nazioni demobratiche non hanno nessun problema ad essere cinvolti in una guerra.
      Non solo gli USA, con le loro esigenze imperiali, ma anche altre nazioni democratiche (Regno Unito, Fancia, ecc.) si sono trovate coinvolte in qualche guerricciola locale.
      Si tratta però di una prospettiva molto diversa.

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