giovedì 17 marzo 2022

La scelta Svedese - poscritto

Qualche mese fa (dicembre 2021) ho pubblicato un post sul sistema carcerario svedese, che ne illustrava le caratteristiche peculiari in termini sostanzialmente positivi.
Oggi torno a parlare della Svezia e delle sue scelte sociali, ma, ahimè, in termini molto più problematici.
Il testo (che parte dall'esperienza svedese per fare considerazioni più generali) è di Gaia Baracett ed è tratto dal suo blog.
LUMEN


<< Mi sembra ormai innegabile il fatto che, oltre un certo limite, l’immigrazione di massa crea problemi a tutte le società in cui si verifica, persino le più prospere, aperte e comprensive. Dire che la violenza di strada è colpa della mancanza di integrazione per me ha senso come dire che il mal di pancia dopo un’abbuffata è colpa della mancanza di digestione.

Se qualcuno nega che le cose stiano così, è o perché non vuole mettere in discussione tutto il suo castello di comprensione del mondo (come ho fatto io), o perchè di queste cose non ha esperienza diretta – non prende certi treni, non vive in certi quartieri – per cui pensa che gli altri se le inventino. (...)

Recentemente ho letto articoli davvero inquietanti dalla Svezia, considerato uno dei paesi più civili e accoglienti del mondo.

Bene, un quarto dei residenti in Svezia è nato all’estero o è di origine straniera. Si tratta di una proporzione molto alta. Ultimamente alcune città svedesi sono piagate da enormi problemi di gang criminali, di clan familiari di tipo mafioso, con sparatorie per strada, spaccio e chi più ne ha più ne metta.

Anche se i giornali non riescono proprio a dirlo, facendo un po’ di ricerche ho scoperto che praticamente tutta questa nuova violenza proviene dagli stranieri. Una società pacifica e ordinata si è trovata all’improvviso con un disordine che non aveva previsto e non sa gestire, perché non ha nemmeno le leggi giuste per farlo, non avendone avuto bisogno fino a quel momento.

Ovviamente anche in Svezia hanno iniziato a parlare di mancata integrazione e simili. Dovranno per forza affrontare la questione da questa prospettiva, perché anche se hanno ristretto gli ingressi ormai non possono certo buttare fuori un quarto della popolazione, tra cui molte persone nate nel paese, e quindi sono costretti a chiedersi “cosa sbagliamo noi”, anziché presumere che a sbagliare siano gli altri e vadano rimandati da dove vengono.

Il problema (…) della criminalità legata all’immigrazione è l’incapacità di capire che certe cose sono statisticamente inevitabili. Oppure, in altre parole, che i fenomeni hanno una loro logica e controllarli o è impossibile, o richiede di pagare un prezzo (per esempio un estremo livello di controllo sociale) che noi dovremmo sapere benissimo di non essere disposti a pagare.

Il fatto è che viviamo in una società in cui, grazie alle enormi conquiste del passato, ormai siamo presi da un inarrestabile delirio di onnipotenza.

Pensiamo che se qualcosa va storto è sempre colpa nostra, perché non abbiamo fatto le cose bene, (...) non abbiamo speso abbastanza soldi, non ci siamo spiegati a dovere… mai del fatto che il mondo attorno a noi vive anche di vita propria e se ti metti in una certa situazione una certa percentuale di rischio che qualcosa vada storto è in realtà inevitabile, quindi o lo accetti o cerchi di non metterti in quella situazione. (…)

Provate a seguire l’evoluzione di città interessate dall’immigrazione di massa: all’inizio va tutto bene o quasi, ma più gente arriva, più si aggravano i problemi. E non importa quanto siano buoni o cattivi gli immigrati o accoglienti od ostili i nativi: le culture si evolvono in risposta a una storia e a un ambiente, e quando porti in massa persone adattate ad un’altra storia e un altro ambiente il conflitto è inevitabile.

Ancora di più se le persone sono in fuga da qualcosa, che sia la guerra o la disoccupazione: è inevitabile che una buona parte di loro si porterà i problemi dietro, o addirittura è corresponsabile dei problemi da cui fugge (guardate i torturatori siriani che stanno spuntando in Germania o i trafficanti che stanno spuntando in Italia).

Come possiamo pensare di risolvere tutto questo solo con buone regole e buona volontà?

Dobbiamo avere più rispetto per la statistica. (...) Certe densità di popolazione in aree del mondo poco adatte all’insediamento umano inevitabilmente porteranno la gente a fare la fame, e non sarà sempre colpa dell’Occidente che congela i fondi per far dispetto ai talebani o addirittura del cambiamento climatico da solo.

Se crei una certa situazione, hai una tale probabilità che qualcosa vada sorto; prima di provare a irregimentare tutto, chiediti se non sarebbe stato il caso di fermarti prima di incoraggiare un certo comportamento che inevitabilmente avrà certe conseguenze.

Per questo io sono per la decrescita. (…)

Molti dei problemi legati all’immigrazione si risolverebbero non spendendo ancora più soldi nell’indegno baraccone dell’ “accoglienza” (parlate con chi ci lavora!, è una presa in giro!), nello stringerci ancora di più quando siamo già prossimi all’esaurimento mentale, ma nel fornire contraccettivi alle popolazioni che continuano a generare giovani senza prospettive, nel riequilibrare le diseguaglianze globali e nel provare a risolvere almeno con mezzi diplomatici ed economici i tanti conflitti in corso. >>

GAIA BARACETTI

10 commenti:

  1. COMMENTO DI SERGIO

    Semplice buon senso le riflessioni di Gaia.
    Io non so come gli Svedesi abbiano fatto a cacciarsi nei guai importando masse di persone inassimilabili e che stanno creando loro così tanti problemi.
    Perché sono da decenni socialdemocratici o comunque di sinistra e quindi con una certa ideologia (buonismo, accoglienza, ideali)? Com’è vero che le vie dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni. Il nuovo regime carcerario mi è sembrato apprezzabile (so però che gli Svedesi non scherzano con i drogati e li fanno filar dritti, anche con le cattive). Ma poi ci sono altre
    cose veramente buffe, ad essere benevoli. Per es. l’abolizione della prostituzione (pene severe sopratutto ai clienti), sanzioni e persino carcere ai genitori che danno qualche buffetto ai figli, adozione del genderismo con introduzione del pronome neutro per non offendere
    nessuno eccetera. Non so se definire questi Svedesi dei coglioni visto che hanno importato la guerriglia in patria senza vera necessità.
    Forse la situazione non è ancora così grave da noi in Italia come in Svezia, ma siamo su quella strada. Che è poi quella dell’UE, dell’America, della nostra società e cultura al tramonto.

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  2. Caro Sergio, penso che l'impatto dell'immigrazione di massa sul loro regime carcerario 'modello' fosse inevitabile.
    Nel senso che un sistema carcerario come quello svedese, essendo basato sulla fiducia reciproca tra i cittadini e lo stato, può funzionare solo in una società molto omogenea, abitata da persone che condividono gli stessi valori e gli stessi principi.
    Se gran parte della popolazione è immigrata, e quindi portatrice di valori ed ideologie molto diverse (sia con quella locale, che anche tra di loro), ecco che il rapporto di fiducia scompare e si ritorna al carcere come luogo di punizione ed isolamento.

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  3. A commento del post di Gaia non posso che constatare che, pur partendo da posizioni distanti, i suoi argomenti e le sue riflessioni combaciano sempre di più con le mie. In particolare mi pare che Gaia riconduca questi fenomeni di conflittualità sociale e di migrazioni illegali al problema di fondo: il mancato controllo delle nascite in aree già sovrappopolate e che non offrono risorse sufficienti alla popolazione umana in crescita eccessiva. Da qui gli estremismi, gli integralismi, le migrazioni, la vera e propria presa di controllo di altre regioni geografiche da parte di bande e di criminalità che speculano sul fenomeno.

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    1. Caro Agobit,
      sono perfettamente d'accordo con te.

      E' vero che le migrazioni hanno sempre fatto parte (e parte importante) dell'evoluzione della specie unmana sulla Terra.
      Ma - salvo i casi di occupazione di terre fertili e disabitate - si è trattato in genere di fenomeni violenti e spiacevoli, che comportavano spesso genocidi, pulizie etniche ed esodi forzati.

      Ora che il nostro pianeta è davvero 'finito', perchè abbiamo colonizzato in ogni angolo di terra, i contrasti inter-etnici ed inter-culturali non possono che aumentare di intensità.
      Il tutto ingigantito dal degrado ambientale, che riduce progressivamente le risorse naturali disponibili.

      Come ha detto qualcuno (non ricordo chi) ci sono tre cose che l'umanità dovrebbe fare al più presto: ridurre la popolazione, ridurre la popolazione e... ridurre la popolazione.


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    2. "ridurre la popolazione, ridurre la popolazione e... ridurre la popolazione"

      Ma senza violenze, eh! Però il metodo cinese (di una volta, ora si sono convertiti per ragioni di potenza) non era poi così male, a parte certi metodi che usavano. Qualcuno deve dare l'esempio o fare delle raccomandazioni, per es. l'ONU o il papa, e il popolo seguirebbe i consigli come è avvenuto appunto in Cina (che ha usato il bastone e la carota, tanto che i Cinesi adesso non hanno affatto voglia di avere due o tre figli come vorrebbe il capo).
      Ma è chiaro che non si può fare affidamento sul papa e l'ONU o altre istituzioni. Anche nelle condizioni attuali non si fa che parlare di crescita. Dobbiamo rassegnarci, sarà quel che sarà, non ci possiamo fare niente.

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    3. Purtroppo, come ci insegna la 'teoria dei giochi' certi comportamenti virtuosi funzionano solo se vengono applicati da tutti contemporanemente.
      Altrimenti, i primi che lo fanno da soli si indeboliscono e possono essere sovrastati dagli altri.
      E' un po' come la riduzione progressiva degli armementi. O tutti o nessuno.

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    4. COMMENTO DI GPVALLA

      La situazione svedese descritta da Gaia Baracetti è purtroppo ben nota, e più o meno comune a tutti gli Stati in cui si é verificata una massiccia immigrazione, compresa l'Italia, dove una percentuale altissima di reati è commessa da extracomunitari.
      È inutile: piccoli gruppi di stranieri possono essere integrati, ma se sono centinaia di migliaia, con una cultura molto diversa da quella del paese di arrivo, e arrivano inbreve tempo, si formano comunità e quartieri isolati, dove si perpetuano i costumi del paese di provenienza. E, aspetto particolarmente grave, tale alterità si protrae per generazioni, come dimostrano le banlieues francesi, dove gli immigrati di seconda e terza generazione sono spesso più radicali dei propri padri e nonni.
      Purtroppo i numeri non lasciano spazio all'ottimismo: in Italia gli immigrati sono circa il 10 % della popolazione, una situazione che non si verificava dalle invasioni barbariche.
      L'analisi della Baracetti mi pare insufficiente nella identificazione delle cause del fenomeno (considerato inevitabile: TINA), ricondotte esclusivamente all'incremento demografico nei paesi del Terzo Mondo.
      Certo, ciò ha senz' altro un suo ruolo, ma le masse non partirebbero
      se non fossero ragionevolmente sicure di poter entrare in Europa. Se fossero consapevoli che sarebbero inesorabilmente respinte, non intraprenderebbero viaggi costosi e pericolosi. Laddove, come in Australia, si è adottata una rigorosa politica di respingimenti, il fenomeno si è esaurito in breve.
      Insomma, è la politica di "accoglienza" la causa delle migrazioni, non viceversa.
      Perché allora non si combatte il fenomeno, nonostante che la grande maggioranza dei cittadini lo vorrebbe?
      A mio parere, non certo per motivi ideologici, ma perché fa comodo alle élites economiche dominanti, sotto più profili:
      - gli immigrati costituiscono "l'esercito industriale di riserva", utile per tenere basse le retribuzioni e distruggere i diritti dei lavoratori;
      - ad un livello più profondo, l' immigrazione di massa contribuisce a disgregare le comunità e gli Stati nazionali, che costituiscono potenzialmente l'unico ostacolo alla globalizzazione oligarchica: il popolo viene diviso in comunità distinte, facilmente manovrabili e contrapponibili le une alle altre in conflitti "orizzontali" evitando l'unico in realtà importante: quello di classe, fra le élites da una parte ed il resto della umanità dall'altro.

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    5. << Se le masse (...) fossero consapevoli che sarebbero inesorabilmente respinte, non intraprenderebbero viaggi costosi e pericolosi. >>

      Caro Beppe, condivido in pieno le tue considerazioni, ed in particolare l'osservazione che ho riportato qui di sopra.
      Non ci sono tendenze incontrollabili, ma strategie ben chiare ed accuratamente appicate, che vogliono portare a certi risultati.

      Le elites ne ricavano i vantaggi che citi giustamente tu, unitamente alla convinzione che ne resteranno immuni, e non verranno toccati dalle conseguenze sociali negative.
      Ma potrebbero sbagliare ed anche loro, alla fine, potrebbero esserne travolti.

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  4. Poiché purtroppo non si possono impiegare le armi si dovrebbe arrestare lo scafista imponendogli il carcere duro. Il respingimento di fatto è impossibile per vari motivi. Questi invasori volontariamente arrivano senza documernti e non si può sapere da quale Stato africano provengano. Anche se fosse possibile respingerli inviandoli negli Stati di provenienza il costo sarebbe eccessivo con gli aerei e bisognerebbe usare le navi. Ma poi chi ci assicura che la Tunisia e la Libia sarebbero disposte a prendersi gente che proviene dall'Africa subsahriana non essendo gli invasori cittadini tunisini o libici? Purtroppo è il buonismo della falsa sinistra che è complice di questa invasione. La Meloni non ha mai pensato di mettersi d'accordo non con la Libia, ma con il Niger finanziandolo perché chiuda il confine con la Libia, perché chiuso il tratto Niger-Libia non partirebbero più invasori dall'Africa provendo dalla Libia. Egualmente per la Tunisia. E ora vengo ad un argomento che nesssuno disonestamente non ha mai voluto trattare. I barconi e i gommoni per la legge internazionale dei mari sono natanti fuori legge perché non espongono la bandiera di uno Stato dove dovrebbero apparire registrati. Questi natanti sono pertanto da considerare alla stregua di navi di pirati. Pertanto non possono godere del diritto al salvataggio. Questo dovrebbero mettersi in testa i complici che vorrebbero ad ogni costo la salvezza di questi invasori, che disonestamente partono sempre quasi sempre con donne incinte o con bambini per richiedere il diritto al salvatasggio, se non anche il diritto d'asilo. Purtroppo siamo vittime della confusione della morale (fondata sul sentimento) con il diritto (fondato sulla ragione). . .

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    1. Grazie, professore, per il suo intervento.
      Purtroppo le difficoltà oggettive sono aggravate dalla mancanza di volontà politica (figlia, a sua volta, dei condizionamenti esterni).

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