giovedì 9 settembre 2021

Che cos'è la vita – 2

Si concludono qui le riflessioni di Giovanni Occhipinti sulle differenze tra la materia vivente e quella inanimata. (seconda e ultima parte). LUMEN.


<< Riassumendo: La vita è uno stato della materia che si regge su tre proprietà fondamentali: deve possedere un sistema metabolico ed essere un prodotto della riproduzione e dell’evoluzione. (...)

La cellula batterica è capace di metabolismo, è un prodotto della riproduzione e dell’evoluzione, essa è l’entità minima vitale, il primo stadio della vita su cui può agire la selezione naturale ed è quindi soggetta ad evoluzione. Esistono però degli organismi che sono più piccoli dei batteri: i Virus. Si apre spesso il dibattito se i Virus siano da considerare organismi viventi o non viventi.

Luis P. Villareal esperto di virologia in “I Virus sono vivi?”, Le Scienze 2005, paragona i Virus ai semi in quanto a potenziale da cui può sgorgare la vita.

Dorothy Crawford microbiologa tra i massimi esperti di virus è di parere opposto e nel suo saggio, “Il nemico invisibile. Storia naturale dei virus” 2002, scrive: «Diversamente dai batteri i virus non possono fare niente da soli. Non sono cellule ma particelle, e non hanno una fonte di energia né alcuno degli apparati cellulari necessari a produrre le proteine. Ciascuno di essi è composto semplicemente da materiale genetico circondato da un guscio proteico protettivo denominato “capside”. […] Ma per riuscire ad utilizzarlo devono penetrare in una cellula vivente e assumerne il controllo. […] Non appena un virus riesce a introdursi in una cellula, questa legge il codice genetico del virus che ordina “riproducimi”, e si mette al lavoro. In questo modo i virus invadono gli esseri viventi, ne requisiscono le cellule, e le trasforma in fabbriche per la produzione di virus».

Inoltre, come ci informa ancora Crawford, fuori dalla cellula ospite i Virus non possono sopravvivere a lungo perché non dispongono dei processi metabolici di una cellula e quindi non sono capaci di nutrirsi.

La definizione di vita sopra esposta chiude definitivamente questo dibattito. I Virus non sono organismi viventi perché non presentano uno dei fattori che definisce la vita: il metabolismo.

Ma se i Virus non sono viventi ma particelle, sono simili ai sassi? Come scrisse il virologo Norman Pirie già nel 1934, sono sistemi che non sono né chiaramente viventi né chiaramente inanimati. Se per indicare tali sistemi il termine Virus non è soddisfacente bisogna coniare un altro termine.

Abbiamo dato una definizione macroscopica della vita e individuato nella cellula batterica l’entità minima vitale, ma all’interno della cellula a livello molecolare, che cosa è la vita?

Nessuno scienziato ha mai avuto la pretesa di poter dare una risposta a questa domanda. La vita non si può identificare con una o con un gruppo di molecole. La vita è “emergenza” [nel senso: “che emerge” - NdL].

Il termine emergenza si deve intendere nel significato dato da Ernst Mayr (opera citata): «La comparsa di caratteristiche impreviste in sistemi complessi». «Essa non racchiude nessuna implicazione di tipo metafisica». «Spesso nei sistemi complessi compaiono proprietà che non sono evidenti (né si possono prevedere) neppure conoscendo le singole componenti di questi sistemi».

Quindi, la vita emerge da sistemi complessi, ma già a livello di sistemi semplici il mondo inanimato presenta delle analogie con il comportamento dei viventi.

La miosina è una delle proteine che partecipa al trasporto di materiali nella cellula. Vedere la miosina muoversi lungo i filamenti di actina, all’interno della cellula, sembra una piccola creatura a due gambe. Se la miosina viene portata fuori dalla cellula è immobile, ma se gli si fornisce il combustibile inizia a muoversi. La miosina non è vivente e non ha nessuno scopo, è una macchina molecolare, svolge solo funzioni come la catalasi che decompone l’acqua ossigenata e come migliaia di altre proteine.

Pier Luigi Luisi nel suo saggio “Origine della vita e della biodiversità” 2013, ha messo in evidenza come vescicole prodotte da acidi grassi possono riprodursi con meccanismi tipici degli organismi viventi. (...)

Ma già dalla metà del secolo scorso Oparin aveva messo in evidenza come vescicole di polimeri (coacervato) divenute troppe grosse tendevano a dividersi. Anche Sydney Fox ha prodotto coacervati di proteinoidi termici e osservato che questi ingrossando si dividono in modo simile ai batteri. I coacervati proteinoidi di Fox hanno inoltre deboli capacità enzimatiche. (...)

Concludendo, non esiste un “Èlan Vital”, uno spirito vitale, il comportamento di tipo vitale, l’origine dei processi vitali è radicato nella chimica fisica. Esistono però dei fatti inspiegabili, veri misteri, che sono al di fuori di possibili spiegazioni chimico-fisiche.

A livello molecolare metabolismo vuol dire migliaia di reazioni chimiche, che provvedono alla trasformazione del nutrimento in energia e componenti necessari al mantenimento e alla crescita. Ma metabolismo vuol dire fondamentalmente proteine enzimatiche. (…)

Le proteine enzimatiche costituiscono catene di montaggio, guide, controllo qualità e riciclo, trasporto materiali pompe proteiche ed elettromotori. Queste macchine molecolari sono il motore della vita, controllano anche il genoma e sicuramente sono esistite da sempre. Esse erano certamente molto più rudimentali, ma dovevano sicuramente far parte di un “proto organismo”.

Chi c’è dietro queste macchine, di che cosa sono costituiti queste macromolecole eccezionali? Di costituenti eccezionali, unici e universali: gli amminoacidi. (...) Ma chi ha dato origine agli amminoacidi? La materia inanimata.

Insomma, la materia inanimata ha fornito il materiale, gli amminoacidi, con tutte le proprietà giuste per la vita. Essa tutt’intorno ha creato un vuoto chimico in modo che la vita in formazione non abbia da sbagliare. Ed è da qui, dagli amminoacidi che inizia un particolare tipo di materia: la materia organica, la materia della vita. (...)

Rimane allora la domanda: ma come ha fatto la materia inanimata a dare origine ad amminoacidi con tutte queste proprietà, giusto quelle proprietà necessarie alla vita, mentre la vita è ancora in divenire? A questa domanda la scienza non ha nessuna risposta perché esula dal suo dominio. >>

GIOVANNI OCCHIPINTI

6 commenti:

  1. "L'origine dei processi vitali e' radicato nella chimica-fisica"
    Ok, ma allora perché l'Art.lo si conclude con l'affermazione che la spiegazione del passaggio dalla materia inanimata agli amminoacidi ESULA dal dominio della Scienza?
    Saluti

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    1. Bella domanda.
      Per quel che ho letto dell'autore escluderei equivoci creazionisti.
      Forse vuole solo sottolineare l'impossibilità di ripetere quel processo oggi, in forma sperimentale, come è invece tipico del metodo scientifico.

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  2. Miosina, actina, coacervato ecc. ecc.

    Per me è cinese, lingua che non conosco. E nemmeno m'interessa. E penso non interessi nemmeno il 99.999% della popolazione mondiale. Lasciamo queste cose agli specialisti, chimici, biologi, scienziati vari. Con ciò non dico che siano discorsi vani, anzi. Sicuramente i risultati possono influire sulla nostra vita. Ma per me è impossibile seguirli nei loro ragionamenti.

    La stragrande maggioranza della popolazione italiana, anzi mondiale, sa poco o nulla sull'energia nucleare. Può allora questa popolazione ignorante votare sull'uso delle centrali nucleari? Secondo me sì. Non so cosa ne pensi Zichichi (grande fisico che crede a Gesù bambino).

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    1. Beh, in effetti la chimica è una materia difficile ed apparentemente astrusa; ma rappresenta la base della nostra vita. E poi un post scientifico, ogni tanto, non guasta.

      Quanto all'energia nucleare, il vero tragico problema è lo smaltimento delle scorie radioattive (ancora senza soluzione), altrimenti sarebbe la più 'pulita' di tutte.
      Ma forse è un bene che venga limitata, altrimenti l'esplosione demofgrafica (che va di pari passo con la disponibilità di energia a buon mercato), non avrebbe più freni.

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    2. Mah, se ci fosse energia sicura e in abbondanza (con la fusione nucleare che tanto piace ad Agobit) effettivamente ci sarebbe un'esplosione della crescita economica e anche demografica. Però credo che sarà difficile, per non dire impossibile, superare certi limiti (che è difficile indicare con precisione). Ad alcuni la visione di un formicaio o termitaio umano potrà apparire possibile e persino desiderabile, ma per fortuna la fusione nucleare o il moto perpetuo non sono in vista e si dovrà ben trovare una quadra per i prossimi decenni.
      Qualcuno ha detto ieri che la sorte dell'umanità è segnata, fra cinquant'anni finirà male.

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    3. Bisogna vedere cosa si intende per "sorte".
      Se si intende il crollo verticale - al limite dell'estinzione - della nostra specie, mi pare un'ipotesi eccessiva.
      Se invece si intende una regressione drammatica dello stile di vita (e quindi anche della popolazione), 50 anni mi sembra un orizzonte verosimile.

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