venerdì 19 aprile 2019

Punti di vista - 6

CAPITALISMO – 1
Il capitalismo non è stato inventato dagli economisti classici. Essi lo hanno soltanto “constatato” e “descritto”, cercando di capirne le regole.
Marx invece non si è limitato ad osservarlo: ha sostenuto che andava cambiato. Bisognava sostituire il capitalismo privato col capitalismo di Stato. (…)
Il capitalismo privato non è una “teoria”, come il marxismo: è la posizione di “default” dell’economia, il suo equilibrio stabile.
Gli esseri umani, lasciati liberi, si comportano da capitalisti.
Il sistema non è esente da difetti, ma la differenza è che il socialismo, volendo la perfezione, alla lunga crea miseria, mentre la libertà economica, col suo “irragionevole edonismo competitivo”, crea ricchezza.
GIANNI PARDO


CAPITALISMO - 2
Il capitalismo è un sistema in cui l’investimento di capitale privato è il motore della crescita.
L’investimento privato avviene se, e solo se, reputa che alla fine di ciascun ciclo produttivo il profitto supererà significativamente quanto investito inizialmente. La crescita del profitto esige la crescita della produzione (vendibile) in rapporto all’investimento.
La crescita della produzione implica la crescita di processi di trasformazione e consumo di risorse.
Per quanto non ogni crescita in ogni settore implichi necessariamente incrementi significativi di trasformazione e consumo, la tendenza generale è inevitabilmente quella.
La competizione di mercato incentiva la mobilità di merci e forza lavoro, che amplifica a sua volta tutti i processi di trasformazione e consumo delle risorse. Il sistema si fonda sulla concorrenza tra capitalisti in competizione per margini di profitto.
Tale concorrenza plurale rende il sistema intrinsecamente decentrato e privo di supervisione, dunque essenzialmente anarchico e ingovernabile.
Date queste premesse, il sistema capitalistico entra necessariamente in rotta di collisione con gli equilibri ambientali.
Questo, va da sé, non implica che un sistema non-capitalista debba automaticamente rispettare gli equilibri ambientali. Tuttavia esso è nelle condizioni di decidere se farlo.
ANDREA ZHOK


PADRI E MADRI
La condivisione della genitorialità non pone fine alla battaglia fra i sessi.
Non necessariamente elimina la tensione fra gli interessi della madre e quelli del padre, che sorge dal loro diverso investimento di sforzo prima della nascita.
Anche nelle specie di mammiferi e di uccelli che praticano la cura della prole da parte del padre, i maschi cercano di minimizzare la cura che possono prestare in modo che la prole rimanga comunque in vita grazie agli sforzi della madre.
I maschi cercano anche di fecondare le compagne di altri maschi, cosicché lo sfortunato cornuto si prenda cura della prole di chi l’ha reso tale.
Quindi hanno buone ragioni per diventare paranoici sul comportamento della compagna.
JARED DIAMOND


SOVRANITA’ ITALIANA
Se c'è una cosa che è diventata palese dopo le ultime elezioni è che l'Italia non ha alcuna sovranità, non esiste più come Stato nazionale.
Le elezioni sono come il corteo storico del Palio, una simpatica rappresentazione in costume, folkloristica. (…)
La Costituzione italiana (…) da diversi anni è stata subordinata a quella che doveva essere la Costituzione europea e poi è diventata una più generale "normativa comunitaria".
Significa che una direttiva europea ha la precedenza sulla Costituzione italiana e quindi su qualsiasi pronunciamento del Parlamento italiano e quindi prevale sulla volontà degli Italiani.
LORENZO CELSI


TERRITORIO E CEMENTO
In Italia l’intero spettro politico, il coro dei media, gli industriali, e persino buona parte della popolazione sono uniti nel chiedere più cemento: si dividono solo sul dove e come.
C’è chi vuole più infrastrutture, le quali pare non bastino mai, mai, mai.
C’è chi invece propone di fare manutenzione (senza porsi il problema di cosa è utile e cosa sovradimensionato), chi chiede più edilizia popolare, chi concessioni all’edilizia privata, e poi case, scuole, ricostruzioni varie, dighe, centralone e centraline elettriche e, capolavoro del pseudo-ambientalismo, la “messa in sicurezza del territorio”, dimenticando che non è il territorio che è insicuro, ma noi, perché siamo andati a vivere e a costruire in posti in cui era meglio non farlo, e che, con alcune eccezioni, fiumi e versanti di montagne lasciati in pace non creano problemi a nessuno.
GAIA BARACETTI

20 commenti:

  1. Caro Lumen,

    tanti begli argomenti oggi: piatto ricco, mi ci ficco. Cominciamo da Pardo.
    Scrive: "Il capitalismo privato non è una “teoria”, come il marxismo: è la posizione di “default” dell’economia, il suo equilibrio stabile.
    Gli esseri umani, lasciati liberi, si comportano da capitalisti."

    Mi urta un po' la parola capitalismo. A partire da quando, da che epoca possiamo parlare di capitalismo? E poi anche come definire davvero il capitalismo. All'inizio c'è lo scambio: io ho bisogno di questo, tu di quello, e siamo contenti tutti e due, ci abbiamo guadagnato, abbiamo quello di cui avevamo veramente bisogno. Uno scambio più o meno alla pari senza arrière-pensées. E si è andati avanti così per secoli e millenni. Poi è arrivato il denaro e le cose sono cambiate: col denaro sono cominciati i calcoli e la voglia di guadagnarci, di ottenere più del lecito. Cesare e Ottaviano, e anche un filsofo come Seneca, si sono arricchiti in modo diremmo oggi indecente (ma indecenti sono anche certi guadagni di oggi, di politici, artisti e sportivi). Viviamo oggi comunque in regime capitalista considerato quasi universalmente senza alternative, specie dopo il fallimento del comunismo e del socialismo. L'essenza del capitalismo è o sarebbe il profitto, non certo il bene comune (anche se il bene comune può essere utile al capitalismo: una società ben organizzata e in cui regna una certa eguaglianza è tranquilla e lavora bene, ciò che torna utile al capitalista).

    Eppure il capitalismo è destinato al tramonto, dice il filosofo Severino. Primo perché deve investire sempre di più per la salvaguardia della terra, ciò che limiterà il profitto. Ma c'è un'altra questione di cui nessuno o quasi nessuno parla, a parte qualcuno tra cui tu e il sottoscritto: la demografia. Siamo ormai proiettati verso i dieci miliardi per il 2050 che saranno poi superati abbondantemente per fine secolo (salvo imprevisti o catastrofi). Come rifornire tutti questi miliardi del minimo vitale (cibo, acqua, energia, sanità, alloggi, istruzione ecc.) senza una superorganizzazione? Avanzerei la tesi provocatoria che la demografia sta lavorando per una forma di socialismo, se non proprio il comunismo.

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    1. Caro Sergio, credo che il capitalismo nasca con l'eccedenza, che presuppone la possibilità per un soggetto più ricco di finanziarne uno più povero.
      A patto ovviamente che quello più povero, in conseguenza di ciò, possa generare ricchezza sufficiente per poter restituire il capitale più i relativi interessi.
      Si tratta sempre di uno scambio, ma differito.
      Diciamo quindi che il capitalismo ha inventato la monetizzazione del tempo.

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  2. Sovranità

    La costituzione europea fu bocciata da Francia e Olanda. Fu sostituita dal Trattato di Lisbona che è più o meno la stessa cosa, anche se non lo si è detto e non lo si dice. Abbiamo di fatto una costituzione europea la costituzione italiana, la più bella del mondo secondo il guitto, è ormai carta straccia - ma di nuovo non lo si dice a chiare lettere, anzi è tutto un continuo appellarsi alla costituzione, anche da parte degli europeisti e antisovranisti. Non c'è bisogno di dirlo, è l'evidenza stessa. Come pure che gli Stati nazionali europei non esistono più, non esistono più i confini e nemmeno gli eserciti per difenderli (non me n'ero accorto). Ma i futuri Stati Uniti d'Europa avranno costituzione, confini ed esercito, saranno dunque sovrani? Sembra di sì, visto che l'UE vuole investire non pochi soldi nella difesa. Da chi vuole o deve difendersi? Dalla Russia o dalla Cina? O magari dagli Stati Uniti d'America che pur sono alleati, ma chissà fino a quando?
    Io comunque tutta questa polemica contro i sovranisti, considerati degli scemi o peggio nazifascisti, non la capisco. Certo ci sono problemi che possono essere ormai risolti soltanto a livello supranazionale (energia, cibo, acqua, risorse), ma il mantenimento di almeno un resto di sovranità mi sembra auspicabile, anzi necessario. O saranno altri a decidere per noi per ogni aspetto dell'esistenza.

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    1. Caro Sergio, i sovranisti hanno ragione nel voler difendere il proprio territorio e la propria nazione, non sono dei mostri asociali.
      La tragedia è che molti dei problemi attuali più importanti (demografia, ambiente, inquinamento, ecc.) non si possono più risolvere al livello dei singoli stati, ma sono diventati sovranazionali.
      Ed io ad una democrazia sovranazionale, ovvero mondiale, non riesco proprio a credere.

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    2. "Molti dei problemi attuali più importanti (...) non si possono più risolvere al livello dei singoli Stati, ma sono diventati sovranazionali"

      Qui si tocca un punto decisivo, in tale ottica insistere in maniera tetragona con il totem idealistico-romantico dello Stato nazionale ottocentesco "a sovranità assoluta" nella migliore delle ipotesi risulta una pia (auto)illusione, nella peggiore prefigura nuovi sanguinosi conflitti europei/mondiali; non a caso un grande economista e leader politico federalista come L.Einaudi (non esattamente un pericoloso rivoluzionario bolscevico...) riteneva necessario "fugare dal cuore degli esseri umani l'idolo immondo dello Stato sovrano"!
      Ma dato l'attuale clima politico-culturale sostenere tesi come queste (purtroppo) equivale a 'predicare nel deserto'... Saluti

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    3. Non voglio fare il difensore del nazionalismo, che i suoi scheletri li ha sicuramente, ma credo che molte delle colpe storiche che gli sono state affibiate siano in realtà dell'imperialismo, che è una cosa notevolmente diversa.

      Per questo ho il timore che un allargamento delle istituzioni mondiali, forse inevitabile per i motivi sopra detti, possa portare più facilmente a nuovi imperialismi, che ad un allargamento della democrazia.
      Tu, Claude, cosa ne pensi ?

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  3. Territorio e cemento

    Come non essere d'accordo con Gaia! È tutto un inno all'edilizia e al cemento, anche quello scemo di Berlusconi voleva rilanciare l'economia con l'edilizia, permettendo anche di sopraelevare un immobile. Bisogna però anche dire che l'edilizia è uno dei fattori trainanti, chissà forse il più importante. Dalle mie parte c'è un'attività persino forsennata nel costruire case "come investimento", visto che le banche non versano più interessi e che non c'è più molto da speculare e investire (restano quasi solo azioni e obbligazioni). Risultato: quartieri e villaggi fantasma in cui mancano residenti e inquilini, tanto che la paventata bolla immobiliare è già realtà pur continuando a nascondere la testa nella sabbia. Che si costruisca per i milioni di stranieri che vogliono e verranno ad abitare da noi? La Bonino sogna un ampio travaso di africani in Italia per compensare la scarsa natalità degli italiani. Come se gli ormai oltre sessanta milioni di abitanti (per 300'000 km2 non tutti edificabili) non fossero abbastanza, anzi decisamente troppi (l'ideale per l'Italia sarebbe la metà o poco più, come sotto il fascismo - che però voleva più figli e dava medaglie alle famiglie con prole numerosa, "perché il numero è potenza"). Ma ci sarà pure un limite. Ecco, noi viviamo in una epoca che non riconosce più ormai nessun limite (a parte il numero dei figli che deve restar basso per consumare oltre i limiti di una volta). Quante contraddizioni! Anche Gaia è figlia di questi tempi e non può evitare le contraddizioni, ma almeno cerca di contenerle: medaglia al merito! Non ha nemmeno figli, come me e te, Lumen. Forse non ne ha nemmeno un noto maleducato un po' supponente che considera tutti scemi.

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    1. << noi viviamo in una epoca che non riconosce più ormai nessun limite >>

      Proprio così, ma i limiti fanno parte integrante della realtà fisica, della quale, che ci piaccia o no, facciamo parte (con buona pace dell'anima immortale).
      Ed a un certo punto arriverà il conto.
      E non ci piacerà.

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  4. Non sapevo che Lugi Einaudi avesse detto che bisogna "fugare dal cuore degli esseri umani l'idolo immondo dello Stato sovrano"! Non so quanta gente semplice e lavoratrice coltivasse questo "idolo immondo".

    "il totem idealistico-romantico dello Stato nazionale ottocentesco "a sovranità assoluta" ... prefigura nuovi sanguinosi conflitti europei/mondiali"

    Nemmeno la più grande potenza militare ed economica del pianeta e forse della intera storia umana - gli Stati Uniti d'America - sono "assolutamente sovrani". Difatti hanno bisogno di tante cose che non si trovano in America e che sottraggono, con le buone o le cattive, ad altri Stati o regioni della terra.
    Assoluto è una parola ambigua. Non esistono una libertà e una sovranità assolute, come non esiste nemmeno il libero arbitrio (ogni pensiero e azione sono sintesi di tanti fattori che l'individuo in parte ignora). Se la parola sovranità dà fastidio, non parliamo poi della sovranità assoluta, cosa ci mettiamo al suo posto? Lorenzo Cesi ha chiesto una volta al filosofo Claude-Claudio-Claudianus cosa sia il contrario di sovranismo. Aspettiamo ancora la risposta. Forse il mondialismo, il governo mondiale (equo e salutare)? In teoria un governo mondiale andrebbe pure bene (lo immaginavo persino da ragazzo) e non escluderei che un giorno, salvo catastrofi, ci si arrivi. Ormai siamo tutti interconnessi con lo smartphone, non ci sono più segreti, si sa tutto di noi, possiamo essere localizzati ed eliminati con un clic. Ricordavo tempo fa lo studioso Fester che diceva: la natura ci ha fatto individui, non ha prodotto un solo individuo, una massa gelatinosa e indifferenziata. Ma è ipotizzabile che si arrivi davvero a una popolazione di 20-50-100 miliardi di individui che formano un solo organismo. Ogni individuo sarà una cellula del corpo mondiale (subito eliminabile se malata e cancerogena). Per fortuna non ci sarò più.
    Una brava lettrice italiana ha concepito una formula che può piacere: UNA SOLA TERRA - UNA SOLA UMANITÀ. Bello, siamo tutti uguali, tutti hanno diritto ai beni della terra. Lo dicevano i comunisti, lo dice il papa oggi, lo pensano i filosofi e chissà quante altre brave persone. La terra è di tutti, basta litigi (guerre), mettiamoci d'accordo nell'interesse generale. Sì, ma ...

    Invece di vaneggiare di assoluto (roba da teologi e filosofi da strapazzo), di sovranità assolute, fossimo un tantino più modesti (oserei persino dire più umani) e ci accontentassimo di una relativa sovranità, vale a dire di una certa autonomia, individuale e anche nazionale? Sicuramente col crescere dell'interdipendenza economica i confini conteranno sempre meno, ma sarà un processo lento (magari con qualche accelerazione), per così dire una crescita organica. Intanto tutti tirano la coperta dalla propria parte, si fanno cioè gli affaracci loro e poi pontificano di una sola terra una sola umanità (e abbasso i sovranisti nazifascisti).

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  5. La prospettiva filosofico-giuridico-politica FEDERALE all'interno (autonomie locali, regionalismo spinto, ecc.) & all'esterno (autentici Stati Uniti d'Europa) può allargare la moderna democrazia liberale senza cadere in nuovi imperialismi, ma temo che oggi tale prospettiva, certamente di non facile implementazione, non interessi più a nessuno: anche la Lega ha ormai rottamato l'originaria (e saggia) proposta federalista: mala tempora currunt!

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    1. << temo che oggi tale prospettiva, certamente di non facile implementazione, non interessi più a nessuno >>

      Io credo che la prospettiva federalista (all'americana) abbia ancora i suoi sostenitori e non pochi, in giro per l'Europa.
      Secondo me il problema è, come dici tu, "la non facile implementazione".

      Perchè gli stati forti dell'Europa (e sappiamo tutti quali sono) hanno paura di perdere il loro potere effettivo, che nell'attuale marasma istituzionale della UE è molto forte, ma che in una vera struttura federale risulterebbe molto diluito.
      E poi resta il problema, a mio avviso insormontabile, della lingua comune.

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  6. "E poi resta il problema, a mio avviso insormontabile, della lingua comune.*

    Tempo una generazione, al massimo due, e parleranno tutti inglese come prima lingua. Le altre gloriose lingue nazionali saranno ridotte al rango di dialetti. E tutti felici d'intendersi facilmente, al diavolo tradizione e classici, non ce ne sarà più bisogno (un po' peccato - dal mio modesto punto di vista).

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    1. Caro Sergio, è vero che ormai l'inglese è una sorta di lingua franca mondiale, ma scegliere (o imporre) una lingua unica per la UE resta un problema molto complicato, quasi insormontabile.

      Prendere l'inglese, in tempi di Brexit, fa un po' ridere, il francese potrebbe anche andare bene, ma i tedeschi non sarebbero d'accordo, e viceversa.
      L'italiano e lo spagnolo contano troppo poco.
      E se punti sul blinguismo (o trilinguismo) ufficiale ti complichi la vita senza risolvere nulla (l'esempio della Svizzera mi sembra un unicum non esportabile).
      Davvero, non me la vedo facile (ma non credo neppure che ve ne sia l'intenzione).

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    2. Il problema della lingua comune è obiettivamente rilevante, ma non mi sembra insormontabile (l'esempio svizzero può fare testo: ad es. nei docc.ti ufficiali si potrebbero adottare le 4-5 lingue più importanti ovvero francese inglese italiano spagnolo tedesco, oppure si potrebbe rilanciare l'Esperanto; del resto non mi risulta che nel 1861 ad es. Piemontesi e Calabresi si capissero molto bene...)
      Piuttosto sembra difettare l'intenzione, e non solo a livello linguistico-lessicale :(
      Eppure il lento ma inesorabile naufragio economico-politico-sociale a cui sta andando incontro il Regno (dis)Unito dopo il frettoloso, pasticciato e eterodiretto Referendum pro-Brexit potrebbe/dovere insegnare qlcs. di importante... Saluti

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    3. Secondo me, i problemi del Regno Unito sono più legati alla gestione dell'immigrazione, troppo passiva ed accomodante, che non alla Brexit.

      Il referendum è stato sicuramente frettoloso e la gestione successiva pasticciata.
      Tu però accenni all'ipotesi che il tutto sia stato anche etero-diretto.
      Secondo te, da chi e per quali scopi ?

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    4. Non tanto secondo l'umile sottoscritto, quanto secondo inchieste & ricerche condotte secondo i canoni della buona scienza (socio-politica) gran parte dell'elettorato britannico è stato deliberatamente ingannato da numerose "fake news" fatte circolare da chi vuole distruggere quel poco di unità europea faticosamente e in maniera tutt'altro che ottimale costruito negli ultimi decenni a tutto vantaggio di chi da un'Europa davvero unita & forte avrebbe tutto da perdere (a cominciare da alcuni regimi autoritari euro-asiatici piuttosto noti...) e quindi propaganda a tutto gas la nuova religione sovranista (clerico-tradizionalista, demagogico-populista, natalista, protezionista, ecc.) cavalcando abilmente il malcontento presente in quelle fasce di popolazione dei Paesi del c.d. Mondo occidentale danneggiate dai recenti processi di globalizzazione... Saluti

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    5. E' una teoria interessante, quella che tu citi, ma forse anche gli stessi USA avrebbero da guadagnarci.
      E' sempre molto difficile districarsi tra i vari interessi geo-politici.

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    6. "Forse anche gli stessi USA avrebbero da guadagnarci"

      Naturalmente, in particolare quei potentati economico-politici statunitensi ultra-conservatori, isolazionisti, protezionisti, creazionisti e negazionisti climatici che (ad es.) hanno tagliato drasticamente i fondi USA ai programmi internazionali di birth control & family planning nel Terzo Mondo...

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  7. Forse converrebbe imparare il cinese. Scherzo. Del resto i cinesi hanno già adottato l'inglese, ormai lingua franca universale. Alcuni non sottovalutano il francese, parlato in molti stati africani. Anche lo spagnolo è parlato da alcune centinaia di milioni, l'italiano invece da quattro gatti, i sessanta milioni di nostri compatrioti (ma sembra essere la più studiata all'estero, penso perché piace). Tra i meno interessati all'italiano trovi proprio gli Italiani: già oltre dieci anni fa il 37% dei giovani erano indifferenti alla preminenza dell'italiano nel nostro paese, se ne fregavano. L'inglese è un rullo compressore, travolge tutto. Da noi è già in parte lingua d'insegnamento al politecnico federale e i giovani possono dare gli esami di maturità in inglese. Gli studi scientifici si pubblicano ormai quasi solo in inglese, anche i tedeschi devono rassegnarsi al declassamento della loro lingua. Fra i pochi che difendono la propria lingua ci sono i Francesi, sempre fissati con la loro grandeur.

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    1. << Fra i pochi che difendono la propria lingua ci sono i Francesi, sempre fissati con la loro grandeur. >>

      E' vero.
      Ma nonostante la grandeur, e l'indubbio impegno, mi pare che non stiano ottenendo grandi risultati.
      Le lingue vanno dove le porta il vento (dei tempi), non sono gestibili a tavolino.

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