sabato 13 aprile 2019

I giganti della fede – Papa Bergoglio

Il pezzo di oggi mi è stato mandato dall’amico Sergio e lo pubblico con molto piacere, visto il tema di grande attualità. Vi si parla infatti della crisi profonda che sta attraversando la Chiesa Cattolica e del ruolo svolto dall’attuale pontefice, Papa Francesco (al secolo Jorge Bergoglio), che di questa crisi può essere visto, a seconda delle prospettive, come una delle cause o come un effetto. Un ringraziamento a Sergio per il contributo. 
LUMEN


<< Chi ha eletto Jorge Bergoglio papa ? Lo Spirito Santo, i cardinali in conclave, la massoneria o altri poteri che agiscono nell’ombra? Probabilmente tutti insieme questi protagonisti (ma il meno decisivo è stato sicuramente lo Spirito Santo). In altre parole: Bergoglio non è stato eletto per caso, la sua elezione rispondeva ai desiderata di personaggi noti e meno noti.

Che il suo pontificato rappresenti una rottura l’abbiamo capito fin dalle prime parole che ha rivolto ai fedeli in piazza San Pietro. Mentre Wojtyla aveva salutato i fedeli con un plumbeo “Sia lodato Gesù Cristo” stile anni Cinquanta, l’argentino ha pronunciato un cordiale “buona sera” che non poteva non sorprendere e piacere: si chiama captatio benevolentiae. Una vera autorità non ha bisogno di ricorrere a questi trucchi. Con quelle due parole il papa annunciò un radicale cambiamento.

Il tradizionalista Wojtyla voleva riportate la Chiesa all’ordine antico. Cercò di far rimettere la talare ai preti a cui ormai andava stretta. Ma non ci riuscì, i preti erano stufi d’indossare l’abito ecclesiastico e femmineo. Oggi essi schifano persino il clergyman, si presentano in maglione, uomini fra gli uomini (come del resto erano gli apostoli che non si vestivano da pagliacci per marcare la distanza tra sé e gli altri: inizialmente i credenti erano tutti più o meno alla pari, anche se riconoscevano l’autorità dei pastori.)

Un’autorità vera non può essere popolare. L’autorità emana sempre un po’ di mistero per essere tale ed è per questo che incute rispetto e riverenza. L’ultimo vero papa, forse o probabilmente l’ultimo papa della Chiesa cattolica, è stato lo ieratico Pio XII. Qualunque cosa si pensi di lui, specie in relazione al nazismo e alla persecuzione degli ebrei, indubbiamente fu una figura che incuteva rispetto persino ai non credenti. Già il successore invece familiarizzò un po’ troppo con le sue pecorelle. Il papa buono, Giovanni Roncalli, in arte Giovanni XXIII, piaceva alle persone semplici, un po’ meno a chi conosce gli arcani del potere.

Non doveva essere una persona davvero intelligente. Convocò infatti un concilio, il Vaticano II, con cui diede il primo colpo di piccone all’edificio bimillenario della Chiesa. Il suo intento dichiarato era un «aggiornamento» che si sarebbe concluso con la canonizzazione del papa reazionario per eccellenza, Pio IX. Ma il concilio prese una piega inaspettata: invece di un modesto aggiornamento, una piccola cosmesi, fu l’inizio di una rivoluzione.

Alcuni dicono che la grandezza di Roncalli consisté proprio nel non opporsi alla drammatica evoluzione dell’assise. In realtà lasciò correre sia perché non aveva l’autorità per impedire lo sfascio, sia perché forse non aveva nemmeno più le forze, era ormai malato. Morì infatti un anno dopo l’apertura del concilio, nel 1963, lasciando la patata bollente al suo successore, il povero Amleto Montini, che non poté far altro che chiudere l’assemblea del rinnovo, in realtà dello sfascio, anche se cercò d’impuntarsi con l’Humanae vitae che suscitò rammarico e disappunto sia all’interno della Chiesa che nel mondo laico.

A Montini successe il reazionario polacco che s’illuse di porre un freno allo sfacelo causato dal concilio (preti e suore si spretavano e smonacavano, i conventi si vuotavano, i religiosi rimasti si liberarono persino dell’abito). Wojtyla non mancava di carisma e di vigore e parve inizialmente poter arrestare l’emorragia dell’istituzione. Fu anche tra i protagonisti dell’abbattimento del comunismo in Europa occidentale (Reagan ringraziò).

Ma il suo lunghissimo e apparentemente trionfale pontificato, uno dei più lunghi della storia, si concluse in tono minore: nella sua amata Polonia al comunismo successe il consumismo, invece del trionfo della religione; il suo regno si concluse con l’esibizione ostentata della sua malattia che gli impediva persino di parlare, alla fine farfugliava parole incomprensibili, uno spettacolo penoso. Ma non mollò, un po’ per attaccamento al suo ruolo, un po’ identificandosi col Cristo sofferente. Penso che avrebbe dovuto dimettersi o che si sarebbe dovuto obbligarlo a dimettersi (se il papa non può più esercitare le sue funzioni per manifesti impedimenti – per es. malattia o pazzia – deve essere sostituito come prevede il diritto canonico: l’istituzione non lascia niente al caso).

A Wojtyla è succeduto uno strano personaggio, il mite Joseph Ratzinger, che assunse il nome di Benedetto XVI, appellativo già assunto da un altro pontefice nel XX secolo: Giacomo della Chiesa ovvero Benedetto XV. Indubbiamente Ratzinger intendeva continuare l’opera di restaurazione di Wojtyla, essendo anche lui un tradizionalista. Ma non poteva cadere nel ridicolo assumendo il nome di Giovanni Paolo III. Assumendo il nome di Giovanni Paolo II Wojtyla aveva voluto insistere sul concetto di continuità con la tradizione e il Vaticano II dopo l’«incidente» di papa Luciani che aveva assunto per primo il doppio nome di Giovanni Paolo per far intendere o credere che i predecessori – Roncalli e Montini – erano le sue guide spirituali e intellettuali.

È caratteristico della Chiesa ribadire la continuità del magistero: nessun papa può abolire un dogma, la Chiesa si autodistruggerebbe considerato che il dogma è controfirmato nientemeno che dal Padre Eterno in persona (così asserisce la Chiesa: un dogma è un dogma, non si scherza, molti sono stati gli eretici torturati e uccisi, non per avere esplicitamente messo in dubbio un dogma, ma per aver fatto affermazioni azzardate che potevano mettere in discussione l’autorità, il potere). Galileo, che era un buon cattolico, passò i suoi guai per aver negato il geocentrismo, ciò che contrastava con una frase del Vecchio Testamento.

Ammettiamo pure che a quell’epoca l’affermazione di Galileo turbasse l’ordine costituito: come si poteva contraddire in effetti una frase della Bibbia? Nel libro sacro si sosteneva che era il sole che girava intorno alla Terra e non viceversa. Ciò avvenne appena quattro secoli fa (Galileo muore nel 1642), cioè l’altro ieri. Ma poi l’universo è “esploso”, come conferma anche la specola di Castel Gandolfo. Il sistema solare non è che uno dei tanti sistemi di una galassia, la Via Lattea, che contiene trecento miliardi di stelle e un numero sterminato di pianeti. La Terra si è rivelata non il centro dell’universo, ma un “granel di sabbia” (Leopardi) nell’immensità dell’universo, un quasi-niente.

Eppure stranamente la Chiesa cattolica non si è dissolta nel ridicolo, esiste ancora anche se moribonda o persino morta in occidente (l’ateismo e/o l’agnosticismo dilagano ormai in Europa, specie in alcuni paesi come Svezia, Danimarca, Cechia, Svizzera – e ormai anche in Italia). Non è semplicemente più possibile credere nei dogmi del cristianesimo, in cosiddette verità rivelate che a ben vedere sono solo antiche credenze: il peccato originale, il piano di redenzione del Padre Eterno, la nascita verginale di Cristo, la sua passione morte e risurrezione e tutte le altre verità rivelate aggiunte, fino al dogma dell’Assunzione di Maria in pieno secolo ventesimo sotto Pio XII (1950).

Perché la Chiesa è sopravvissuta all’Illuminismo ed esiste ancora? Chiaramente perché il binomio trono-altare serviva e serve ancora per tenere a freno il popolo. Il potere, quello vero, aveva ed ha ancora oggi in parte bisogno del sostegno della Chiesa. Perciò le scappellate tra atei professi come Napolitano-Bonino-Scalfari e il papa regnante che arriva a dire di preferire gli atei ai credenti tiepidi o pieni di odio verso gli altri, verso gli immigrati. Ancor oggi un rappresentante del governo, magari lo stesso presidente della repubblica, accoglie all’aeroporto il papa al ritorno da uno dei suoi viaggi.

Tutti vedono, devono vedere che il potere civile e quello religioso vanno d’amore e d’accordo. In tutti gli incontri importanti delle alte cariche statali non manca la presenza di un alto prelato ben visibile in prima fila: ciò che si vede conta, è indubitabile, è vero. Perciò le processioni, le funzioni religiose magnifiche e suggestive, le solenni esequie in mondovisione dei pontefici a cui assiste tutto l’establishment mondiale (…). Ciò che si vede esiste davvero, è appunto evidente, non deve essere spiegato. E non è un caso che le processioni stiano oggi scomparendo salvo in qualche paese dove sono forme di folklore.

La religione è in declino e lo sono anche le funzioni e i riti religiosi. La processione del Corpus Domini non si fa più nel paese svizzero in cui ho vissuto. Ai miei tempi era un evento a cui tutto il paese, addobbato con fiori, partecipava. La benedizione con l’ostensorio era il clou della manifestazione religiosa: tutti s’inginocchiavano nella piazza del paese, gli occhi rivolti all’ostia consacrata (quanta energia psichica in quello sguardo!). Un momento altamente suggestivo. Non si fa più, siamo ormai nel XXI secolo e la fede – in Dio, nell’aldilà, nel paradiso e nell’inferno – è tramontata per sempre (ci sono ancora sacche di resistenza, ma ormai isolate e destinate all’estinzione).

Il pontificato era appannaggio degli Italiani fino a qualche decennio fa, era roba loro (pochissimi i papi stranieri, l’ultimo prima di Wojtyla fu eletto mezzo millennio fa (papa Adriano). È finita, gli Italiani se lo possono scordare il soglio pontificio. Wojtyla, Ratzinger, Bergoglio – il prossimo sarà quasi sicuramente un negro perché il mondo intero veda che la Chiesa di Cristo si è evoluta ed è davvero cattolica, cioè universale. Un papa negro nel 1950 non era nemmeno concepibile.

Joseph de Maistre, il grande reazionario dell’Ottocento (“Du pape”), sosteneva l’eurocentrismo della Chiesa anche a causa dell’espansione mondiale del cristianesimo: non era ormai più possibile convocare a Roma tutti i grandi prelati della Terra in un’epoca in cui i viaggi duravano settimane e mesi. De Maistre non poteva ovviamente immaginare aerei, telefonia, informatica, interconnessione globale. È così diventato papa un oriundo italiano che non ama l’Italia e la vuole anzi distrutta, papa Buona Sera.

Bergoglio figurava già da molto tempo fra i papabili, non sappiamo perché. Ma come dice qualcuno (…) niente avviene per caso: papa Buona Sera è il papa giusto al momento giusto per la rivoluzione globale voluta dalle élites mondiali e a cui l’italo-argentino partecipa da coprotagonista, sperando che così sopravviva anche la sua istituzione, la Chiesa Cattolica, protagonista della storia da ben due millenni, ma che ha ormai esaurito la sua funzione: è ormai solo tollerata dalle élite mondiali, a cui comunque fa ancora comodo.

Il cristianesimo è ormai morto, nessuno più crede nella resurrezione di Cristo, nella propria resurrezione e la vita eterna. Il cristianesimo sarà verosimilmente soppiantato da una religione più pratica, non imbevuta di teologia, persino più razionale del cristianesimo, con un sodo dogma: Allah è Dio e Maometto è il suo profeta. Chi negherà questo dogma sarà annientato, come faceva la Chiesa una volta (vedi Bruno e Galileo o Vanini). >>

SERGIO PASTORE

4 commenti:

  1. L’ultima esternazione epistolare dell’ex papa Ratzinger – che ha sollevato non poco imbarazzo in Vaticano - dimostra chiaramente che nell’alveo della Chiesa continuano a convivere due anime molto diverse, quella dei tradizionalisti duri e puri e quella dei buonisti progressisti.
    Al momento sembrano prevalere i secondi, guidati brillantemente da Papa Francesco, ma i problemi da affrontare sono talmente gravi e complessi (a cominciare da quello, forse irrisolvibile, della pedofilia) che non escluderei un ritorno di fiamma dei primi.

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  2. Ma della cosa più importante, secondo me, nessuno parla: com'è possibile nel xxI secolo credere nelle verità rivelate del cristianesimo? Senza peccato originale tutto il resto non ha senso (redenzione dell'umanità attraverso la macellazione del Figlio che però risorge tertia die più vegeto e pimpante di prima e ascende al cielo dove siede alla destra del Padre ecc. ecc. ecc.).
    Forse un giorno diranno che il peccato originale è una metafora, è il primo peccato che ogni essere umano "inevitabilmente" commette. E perché inevitabilmente? Perché la sua natura è corrotta. Da cosa? Dal peccato originale? O non piuttosto dal fatto che l'uomo è fragile, deve lottare per sopravvivere e commette degli errori, cioè azioni che gli altri membri della società non approvano, non possono approvare.
    Fra parentesi, come dove quando avvenne questo primo peccato? L'homo sapiens sapiens ha almeno cinquantamila anni e il suo predecessore, il Neanderthaler, non era poi tanto diverso visto che si accoppiò pure col sapiens sapiens. Gesù riscattò forse non solo il sapiens, ma anche il Neanderthaler che visse qualche centinaio di migliaia di anni? Possono sembrare domande blasfeme, specie per un credente, ma sono domande logiche che anche un bambino oggi sa porsi. Indimenticabile un ragazzetto di forse dieci anni a Venezia che ribatteva colpo su colpo alle osservazioni di un frate che voleva convincerlo delle verità della fede. Alla fine il frate spazientito sbottò: insomma, basta, bisogna crederci!
    Da 1700 anni i credenti recitano ogni giorno il credo di Nicea. Ogni santo giorno! Temono di dimenticarlo se no? O cercano di crederci, ci vogliono credere (per non andare all'inferno). Dice il filosofo Severino che la fede, ogni fede, è violenza, perché è un volere, è un desiderare ciò che non è, non appare, non è evidente.
    E lo si desidera ovviamente per qualche ragione: per non andare all'inferno o anche semplicemente perché una certa visione del mondo piace, dà o sembra dare un senso al mondo, alla propria esistenza.
    Il problema non è la pedofilia o il celibato, ma la fede. Ha ragione Ratzinger quando dice che la fede in Dio è crollata e con ciò anche la morale. Ma non capisce o non vuole capire perché non è più possibile credere in un Dio onnipotente, onnisciente e somma bontà. Un Dio che crea un inferno, un luogo eterno di pene, per punire una povera sua creatura che ha commesso qualche peccatuccio? Dante ci credeva, è vero. Era un genio, ma figlio del suo tempo. Anche per un genio è impossibile opporsi allo Zeitgeist (è anche pericoloso).
    Tommaso d'Aquino, che era pure lui un genio, era profondamente convinto che la bibbia contenesse la rivelazione, fosse la parola di Dio. Ma sono passati sette secoli e non sono state fornite altre prove dell'esistenza di Dio (e le sue cinque prove fanno ridere, possono convincere solo i credenti).

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    1. Caro Sergio, io penso che la fede del passato, così pervasiva e diffusa, fosse strettamente legata alla paura dell'inferno, che un tempo era il pensiero dominante per molte persone.
      Oggi invece, per una serie di motivi, nell'inferno con crede più nessuno.
      Ed ecco che anche la fede ha un crollo verticale.
      Non credo che sia solo una coincidenza.

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  3. NÔTRE-DAME BRUCIA!

    Come non esserne dispiaciuti, anche se non credenti! Il rammarico è generale, è una reazione che mi commuove e rallegra perché segno che ci teniamo ancora alle testimonianze del passato. Macron, Hollande, Mélenchon, Le Pen eccetera, tutti non credenti ma con un groppo in gola.

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