La
vittima di questa intervista virtuale è il sociologo ed
ambientalista Bruno Sebastiani, che ci parlerà del suo ultimo libro
“Il cancro del Pianeta”, edito da Armando Editore.
Le
affermazioni di Sebastiani, così come le domande, sono tratte (con
modestissime variazioni) dal blog Veritas Vincit.
LUMEN
LUMEN
– Dottor
Sebastiani, qual è l’idea fondamentale del vostro libro ?
SEBASTIANI
– La teoria centrale su cui si fonda il mio saggio è che la Terra
è ammalata di cancro e che noi uomini siamo le cellule impazzite di
questo tumore. L’origine della malattia risiede nelle nostre
accresciute capacità cerebrali che nel corso dei secoli ci hanno
spinti a depredare il pianeta in modo sempre più violento.
LUMEN
- Non vi sembra un po’ esagerato definire la specie umana “cancro
del Pianeta” ?
SEBASTIANI
- Indubbiamente l’affermazione è un po’ forte. In un passo del
libro, a pag. 25, scrivo: “Il paragone è assolutamente forzato per
tutta una serie di elementi che non mi metto neppure ad elencare,
tanto sono di per sé evidenti. Ma ciononostante, come vedremo, anche
le analogie sono veramente tante, al punto da meritare una seria
riflessione su ciò che stiamo facendo e su dove stiamo andando.”
Ecco, la definizione che dà il titolo al libro va presa proprio in
questi termini: forse noi, io, lei e tutta l’umanità, non siamo
cellule tumorali stricto sensu, ma l’analogia, fondata su tutta una
serie di similitudini analiticamente descritte nel testo, giustifica
la denominazione, la quale, oltretutto, ha il pregio di avere un
forte impatto mediatico e di attirare l’attenzione del lettore.
LUMEN
– Senza dubbio.
SEBASTIANI
- Questo è proprio l’obiettivo che mi ero prefisso nello scrivere
il saggio: attirare l’attenzione dell’uomo comune sugli squilibri
che la nostra specie ha provocato in un tempo brevissimo ai danni di
un ecosistema planetario stabile da centinaia di milioni di anni. E,
rispetto al pensiero di tanti altri che hanno denunciato l’opera
nefasta dell’uomo, io ho tentato anche di individuare l’origine
della “malattia”, la cosiddetta “carcinogenesi”: per me essa
risiede nell’abnorme evoluzione subìta dal nostro cervello nella
notte dei tempi. Poco alla volta, senza che nessuno lo volesse, il
nostro “organo di comando” ha preso a crescere, sia
dimensionalmente sia quanto a “potenza elaborativa”, sino a
quando è stato in grado di contravvenire alle leggi di natura, di
farci assumere comportamenti “artificiali”. Abbiamo addomesticato
il fuoco, abbiamo cominciato a mangiare cibi cotti, a lavorare le
pietre e così via, sino a partorire le invenzioni che hanno reso
possibili la rivoluzione industriale e la nascita dell’informatica,
dei computer, di internet e così via. Il tutto ai danni degli altri
esseri viventi, piante e animali, che abbiamo sottomesso brutalmente
proprio come fanno le cellule tumorali nei confronti delle cellule
sane nel corpo dell’ammalato. E non è un’attività tumorale
questa?
LUMEN
- Se il genere umano è simile a una cellula tumorale, come la si può
curare ? E non è solo la stessa umanità che può curare sé stessa
?
SEBASTIANI
- Non ogni strada imboccata dall’evoluzione è favorevole al
mantenimento della vita. E quando la natura innesca – per motivi a
noi ignoti, forse unicamente dipendenti dal caso – un processo
“destabilizzante”, prima o poi tende a neutralizzarlo. In pratica
attiva meccanismi simili a quelli degli anticorpi che entrano in
azione negli organismi viventi per bloccare le aggressioni di virus e
agenti patogeni esterni. Ma in questo caso la lotta insorge tra
organismi contrapposti. Ciò che è accaduto alla nostra specie è
diverso. Ci siamo lentamente evoluti in modo tale da assumere
comportamenti in contrasto con quelli suggeriti dalla natura e, ciò
che è peggio, della nostra superiorità intellettuale abbiamo fatto
un vanto, il maggior vanto della nostra specie. Abbiamo persino
scomodato presunti esseri superiori per accreditare la legittimità
del nostro predominio sull’intero orbe terracqueo.
LUMEN
– Già, ci siamo inventati anche gli dei e la religione.
SEBASTIANI
– Ora mi chiedete: posto che noi si sia cellule tumorali, chi può
curarci se non noi stessi? Potrei risponderle affermativamente, ma è
la premessa il punto debole della domanda. Io sono convinto che
l’uomo sia il cancro del pianeta, parecchi altri lo sono, ma la
gran parte dell’umanità non lo è. Come si può immaginare che
l’uomo modifichi i propri atteggiamenti distruttivi nei confronti
dell’ambiente se in gran maggioranza approva tali comportamenti e
gode dei vantaggi che gli procurano? Ecco dunque che il primo passo
da compiere è quello di rendere l’essere umano consapevole della
sua opera nefasta nei confronti della Natura. A tal fine ho già
scritto un secondo saggio, ancora inedito, dal titolo provvisorio de
“Il Cancro del Pianeta Consapevole”.
LUMEN
– Certo, la consapevolezza è importante e rappresenta, senza
dubbio, il primo passo da compiere.
SEBASTIANI
– Ma, mi chiedo, se per un improbabile evento miracoloso l’intera
umanità si rendesse conto che il tanto decantato progresso l’ha
sospinta in un vicolo cieco, allora sarebbe possibile porre in atto
opportuni rimedi ? Qui il discorso si fa complesso. L’uomo dovrebbe
ammettere che la sua superiorità intellettuale gli ha consentito di
scardinare i delicati equilibri della natura, ma non è tale da
consentirgli di ricrearli. Nel frattempo egli ha fatto tabula rasa
del vecchio stato di cose ed ha costruito un Impero basato sul
dominio della tecnica, che presto diverrà insostenibile per le
risorse del pianeta. Anche di fronte ad una consapevolezza globale
della gravità della situazione (del tutto ipotetica) sarebbe assai
difficile trovare la cura efficace. A tale argomento mi sto dedicando
in questi mesi nel terzo saggio che ho iniziato a scrivere (titolo
provvisorio: “L’Impero del Cancro del Pianeta”).
LUMEN
- Il suo libro vuole essere uno choc, un pugno nello stomaco per la
grande maggioranza inerte e consumista della popolazione, ma l’uomo
può essere solo un cancro o può riuscire a salvare da se stesso il
nostro pianeta?
SEBASTIANI
- Credo di aver già risposto in parte a questa domanda. La
situazione è estremamente aggrovigliata. Noi, uomini occidentali del
ventunesimo secolo, viviamo oggi all’apice della storia. Godiamo di
immensi privilegi. Ma cominciano le avvisaglie che la festa sta per
finire. Sulle nostre coste sbarca un esercito di diseredati che
reclama anche per sé quel benessere che ostentiamo spudoratamente
dai teleschermi. Per secoli abbiamo soggiogato non solo la natura,
ma, con lo schiavismo e il colonialismo, anche i nostri consimili,
che ora vorrebbero por termine a questo stato di cose. Dall’altra
parte del mondo una nazione immensa e sovrappopolata, la Cina, si è
incamminata anch’essa a passi rapidi sulla via dello sfruttamento
intensivo delle risorse naturali e del consumismo. Come si può
pensare che il nostro pianeta possa sopportare ancora a lungo un
depauperamento così intensivo della natura, livelli di inquinamento
sempre crescenti, cambiamenti climatici e surriscaldamento indotti in
modo forsennato dalle attività antropiche?
LUMEN
– Ma è possibile modificare questo stato di cose ?
SEBASTIANI
- L’intelligenza umana, che ci ha condotto all’apice della storia
ma anche sull’orlo del baratro, potrà salvare la vita sul pianeta
? I fautori del progresso a tutti costi, che negano l’emergenzialità
della situazione (i cosiddetti “negazionisti”), vogliono far
credere che nuove scoperte, nuove invenzioni, ci consentiranno di
mantenere e di migliorare il nostro tenore di vita (e poco importa se
ciò avverrà ai danni della natura e degli altri esseri viventi del
pianeta, in gran parte già estinti a causa nostra). La mia visione è
opposta. L’uomo gode delle distruzioni effettuate esattamente come
le cellule cancerogene di un tumore maligno possono godere del male
arrecato alle parti sane dell’organismo in cui vivono, sino a che
l’organismo defunge e con esso anche le cellule malate. Ecco, alla
fine di tutto il pianeta resterà senza forme di vita superiori, poi
lentamente si riprenderà.
LUMEN
– Questo lo penso anch’io.
SEBASTIANI
- Se le condizioni ambientali poco alla volta, milione di anni dopo
milione di anni, torneranno ad essere favorevoli allo sviluppo della
vita, questa lentamente rinascerà, non sappiamo quando e in che
forma. Non sarà il nostro mondo, che avremo rovinato per sempre. Ma
non dobbiamo ritenerci tanto importanti e potenti da essere in grado
di impedire alla natura di riprendere il suo corso, e chissà che la
prossima volta si guardi bene da innescare quel processo maligno che
ha fatto del nostro cervello l’origine di tutti i mali.
LUMEN
– Grazie per la chiacchierata.
SEBASTIANI
– Grazie e voi.