(seconda parte)
<< Cosa c'è di sbagliato nel debito
1
- Come ho detto all'inizio, il debito funziona molto male se l'economia
è in contrazione. Diventa impossibile ripagare il debito con gli
interessi, senza
ridurre il reddito voluttuario. I programmi governativi, come il
servizio sanitario per gli anziani, diventa a sua volta più costoso in
relazione ai redditi attuali.
2 - I pagamenti degli interessi sul debito tendono a trasferire ricchezza dai membri più poveri della società a quelli più ricchi. Gli economisti hanno avuto la tendenza ad ignorare il debito, perché rappresenta una transazione più o meno bilanciata fra due individui. Però rimane il fatto che i membri più poveri delle società si trovano particolarmente nella necessità di debito e molti pagano tassi di interesse molto alti. Coloro che prestano soldi tendono ad essere più ricchi. A causa di questo assetto, nel tempo i pagamenti degli interessi tendono ad aumentare le disparità di ricchezza.
3 - Troppo spesso, il flusso dei pagamenti dal quale dipende il debito si dimostra insostenibile. Nell'esempio fatto sopra [v.post precedente -ndr], tutti pensano che il petrolio del Nord Dakota continuerà per un po', quindi stipulano prestiti come se fosse così. Se invece non è così, c'è una situazione difficile. Nel caso dei prestiti studenteschi negli Stati Uniti, molti studenti non saranno mai in grado di avere posti di lavoro con salari sufficientemente alti per pagare i prestiti ricevuti.
4 - I governi tendono a implementare programmi che sono più costosi di quelli che potrebbero realmente permettersi sul lungo termine. Man mano che un'economia diventa più ricca (a causa dell'uso di più combustibili fossili), c'è una tendenza ad aggiungere nuovi programmi. Vengono aggiunte cure mediche e pensioni per gli anziani, così come le indennità di disoccupazione e livelli scolastici più avanzati. Sfortunatamente, è difficile stimare opportunamente quali saranno i costi a lungo termine di questi programmi.
Inoltre, anche se i programmi fossero sostenibili con un alto livello di combustibili fossili, quasi sicuramente non lo sarebbero se la disponibilità di energia declina. E' virtualmente impossibile ritirare i programmi, anche se non sono garantiti, una volta che le persone pianificano la loro vita sui nuovi programmi. (…) [Così, negli Strati Uniti,] le spese governative sono aumentate molto più rapidamente dei salari. Immagino che questo valga in molti altri paesi.
5 - Non c'è nessun collegamento reale fra quantità di debito emesso e ciò che verrà effettivamente prodotto in futuro. Ci viene detto che i soldi sono una riserva di valore e che questi trasferiscono il potere d'acquisto dal presente al futuro. In altre parole, non possiamo contare sui bilanci dei nostri conti in banca e, di fatto, in tutti i titoli cartacei straordinari.
Questa storia è vera soltanto se l'economia può continuare a creare una quantità di beni e servizi crescente per sempre. Se, invece, la produzione di beni e servizi scende drammaticamente (molto probabilmente perché i prezzi non possono crescere a sufficienza per incoraggiare una sufficiente estrazione di beni), abbiamo un grosso problema. Per ogni anno, tutto ciò che abbiamo a disposizione è la quantità reale di risorse che possono essere tirate fuori dal sottosuolo, più la quantità reale di cibo che può essere coltivato. Insieme, queste quantità determinano in che modo sono disponibili molti beni e servizi. I soldi fungono da distributori dei beni e dei servizi disponibili.
Presumibilmente, le persone che lavorano all'estrazione e alla produzione di questi beni e servizi devono essere pagate per prime, o tutto il processo si fermerebbe. Questo lascia fondamentalmente le “rimanenze” da condividere fra coloro che ora sono sostenuti dagli introiti delle tasse e da coloro che possiedono titoli cartacei di qualche tipo. E' difficile immaginare che chiunque, oltre ai lavoratori che producono i beni e i servizi, avrà molto se perdiamo l'uso dei combustibili fossili. I lavoratori diventeranno meno efficienti e la produzione diminuirà troppo.
6 - I “derivati” ed altri prodotti finanziari espongono il sistema finanziario a rischi significativi. Alcune grandi banche hanno scoperto di poter guadagnare introiti considerevoli vendendo derivati ed altri prodotti finanziari, permettendo alle persone o alle imprese essenzialmente di scommettere su certi risultati, come il crollo del prezzo del petrolio al di sotto di un dato prezzo, o la crescita molto rapida dei tassi di interesse, o una certa società che fallisce. Finché tutto va bene, non c'è un problema enorme.
La preoccupazione ora è che, con i prezzi dei beni (…) e i livelli delle valute che cambiano rapidamente, le società potrebbero fallire e potrebbero essere innescati grandi pagamenti. In teoria, alcuni di questi pagamenti potrebbero essere compensativi: i soldi dovuti da un cliente potrebbero compensare i soldi dovuti ad un altro cliente. Ma anche se fosse così, i default a volte possono impiegare anni per assestarsi. Potrebbero anche esserci problemi, con molti dei prodotti [finanziari], con la capacità di una delle parti di pagare. (…)
7 - I governi tendono ad essere negativamente condizionati da un'economia in contrazione, quindi potrebbero essere di poco aiuto quando ci serve di più. I pagamenti ai governi si comportano praticamente come il debito. Man mano che un'economia si contrae, i programmi che sembravano sostenibili in passato diventano meno sostenibili ed devono essere tagliati con urgenza. Così, i governi tendono ad avere problemi esattamente nello stesso momento in cui li hanno le banche ed altri prestatori.
I governi dei paesi “sviluppati” ora hanno livelli di debito che sono alti per gli standard storici. Se c'è un'altra grossa crisi finanziaria, il piano sembra essere quello di usare salvataggi delle banche analoghi a quelli di Cipro, dove, invece di salvare le banche usando il debito governativo, i depositi bancari (…) sono stati trasformati [in parte] in azioni della banca. Ma questo approccio ha molte difficoltà. Le imprese hanno bisogno dei loro fondi, per scopi come il pagamento dei dipendenti e la costruzione di nuove fabbriche. Se i loro fondi vengono presi in un salvataggio interno, la capacità dell'impresa di andare avanti potrebbe esserne danneggiata.
Anche i singoli consumatori dipendono dai loro conti bancari. L'assicurazione sul deposito, in teoria, è disponibile, ma la vera quantità di fondi per questo scopo è molto bassa in confronto alla quantità potenzialmente a rischio. Quindi torniamo al problema se i governi possano e saranno in grado di salvare le banche ed altre istituzioni finanziarie dal fallimento.
8 - Serve più debito per nascondere la mancanza di crescita economica in un'economia mondiale sofferente. Questo debito diventa sempre più difficile da ottenere, man mano che i salari ristagnano a causa dei ritorni decrescenti. Se i salari crescono abbastanza velocemente, i salari stessi possono essere usati per pompare la domanda di beni e così aumentare i prezzi. I nostri salari, invece, sono praticamente fermi ed i salari medi sono diminuiti negli Stati Uniti. Se i salari non crescono a sufficienza, l'aumento del debito dev'essere usato per accrescere la domanda. (…)
9 – Politiche diverse rispetto ai tassi di interesse ed alla creazione di moneta sembra avere la possibilità di fare a pezzi il sistema finanziario mondiale. In un'economia in rete, non allontanarsi troppo dallo status quo è un indubbio vantaggio. Se le politiche statunitensi hanno l'effetto di aumentare il valore del dollaro e le politiche di altri paesi hanno la tendenza ad abbassare le loro valute, l'effetto netto è quello di rendere il debito detenuto in altri paesi ma denominato in dollari statunitensi impagabile. E rende anche inaccessibile i beni venduti dalle società americane.
L'economia, per come è oggi, è stato reso possibile da paesi che lavorano insieme. Con le sanzioni contro l'Iran e Russia, ci stiamo già allontanando da questa situazione. I prezzi del petrolio bassi ora stanno mettendo a rischio le economie degli esportatori di petrolio. Man mano che i paesi provano approcci diversi riguardo i tassi di interessi, questo aggiunge un'altra forza ancora, demolendo le economie.
10 - L'economia comincia a comportarsi in modo molto strano quando troppo dell'attuale reddito è bloccato nel debito e in strumenti simili al debito. I modelli economici suggeriscono che se i prezzi del petrolio scendono, la domanda di petrolio crescerà in modo robusto e l'offerta scenderà rapidamente. Se i produttori di petrolio sono protetti da contratti futuri che bloccano un prezzo alto, potrebbero non rispondere nella maniera attesa. Infatti, se sono obbligati a effettuare i pagamenti del debito, potrebbero continuare a trivellare anche quando altrimenti non avrebbe senso finanziario farlo.
Analogamente, i consumatori sono a loro volta condizionati da impegni precedenti. Se gran parte del reddito dei consumatori è legato ai pagamenti del condominio, dell'auto e delle tasse, questi potrebbero non avere molta capacità di rispondere ai prezzi del petrolio più bassi. Al posto di aumentare le spese voluttuarie, i consumatori potrebbero saldare parte del loro debito con il loro reddito ritrovato.
Conclusione
Se
l'attuale sistema economico collassa e diventa necessario crearne un
altro, il nuovo sistema dovrà avere a che fare col fatto di avere una
quantità di
beni e servizi disponibili sempre minore per un periodo di transizione
piuttosto lungo. (…) A causa di ciò, il nuovo sistema dovrà essere molto
diverso da quello attuale. La maggior parte delle promesse dovranno
essere di breve durata. I trasferimenti fra persone
che vivono in una particolare area potrebbero ancora essere facilitati
da un sistema finanziario, ma sarebbe difficile avere contratti a lungo
termine e a lunga distanza.
Di conseguenza, la nuova economia avrà probabilmente bisogno di essere molto più semplice di quella attuale. E' dubbio che possa includere i combustibili fossili. Molte persone chiedono perché non possiamo semplicemente cancellare il debito e ricominciare da capo. Fare questo probabilmente significherebbe cancellare anche tutti i conti in banca. Gran parte dei nostri attuali posti di lavoro probabilmente sparirebbe. Saremmo probabilmente senza rete elettrica e senza petrolio per le auto.
Sarebbe molto difficile ricominciare da una situazione del genere. Dovremmo davvero ricominciare dal nulla. (…) Se ci sono problemi reali, tutto ciò che non è fisico finisce nella categoria della “ricchezza sulla carta” e non possiamo contare sulla ricchezza sulla carta (…) nel lungo termine.
Ogni anno, la quantità di beni e servizi che l'economia può produrre è limitata dalle prestazioni dell'economia stessa, dati i limiti che stiamo raggiungendo. Se la quantità di questi beni e servizi comincia a crollare rapidamente, i governi potrebbero fallire, in aggiunta ai nostri problemi coi default del debito. Coloro che hanno ricchezza sulla carta non possono contare di ricevere molto. I lavoratori che producono qualsiasi bene e servizio che vengono realmente prodotti dovranno probabilmente essere pagati per primi. >>
GAIL TVERBERG
«Gouverner, c'est prévoir.»
RispondiEliminaCaro Lumen,
che frustrazione a leggere certi articoli. Una prima lettura ieri mi aveva depresso. E pensare che mi avevi detto che la seconda parte del pistolotto sarebbe stata più comprensibile. Rileggendolo poco fa mi pareva inizialmente di capirci di più, ma a un certo momento le idee mi si sono confuse e sono arrivato con fatica alla fine. E adesso sparo a zero.
Innnanzi tutto. Secondo te quanti lettori sono in grado di capire queste cose? Avanzo una stima: il 90% direbbero: "Boh, ma che significa, chi ci capisce qualcosa è bravo. L'importante è che a fine mese mi arrivi lo stipendio per pagare la luce, il gas, l'affitto, il mutuo e qualche spesa voluttuaria." Posso sbagliarmi naturalmente, ma credo che la maggior parte della gente - che pure sono elettori che dovrebbero andare a votare con cognizione di causa - questo discorso non lo capisce. Nemmeno io lo capisco. Mi sento dunque come il famoso vaso di cocci tra vasi di ferro: io speriamo che me la cavo, poi si salvi chi può.
Qualcosa dunque non funziona.
Debbo confessare che io ho sempre saltato a piè pari la pagina economica dei giornali: non m'interessa, mi annoia. Preferisco la terza pagina (di una volta) ovvero la parte culturale, pur sapendo ovviamente che l'economia è una cosa importante. Non ho mai speculato in borsa (credo come la maggior parte della popolazione che non ha i soldi per speculare), non so esattamente cosa sia un'obbligazione, un'azione, lo spread.
Un economista direbbe sicuramente che sono un analfabeta in economia: come posso dunque osare esprimere un giudizio, un'idea su cose più grandi di me? Solo che abbiamo constatato che razza di tromboni siano questi economisti. Per dirne solo una: fior di Nobel e altri luminari sostengono che la politica attuale di contenimento delle spese sia catastrofica, bisogna invece indebitarsi e accettare un po' di inflazione (che pure sappiamo distrugge risparmi). L'inflazione va accettata per "rilanciare la crescita". Quanto sento un discorso così avrei voglia di metter mano alla pistola. Anzi, c'è chi dice che l'inflazione è benigna perché erode e può addirittura arrivare a cancellare il debito (per la gioia dei risparmiatori!).
La mia impressione è che si avanzi a lume di naso, che nessuno sappia troppo bene cosa ci aspetta. Bisogna a tutti i costi investire, cioè indebitarsi, non c'è altra scelta. Solo così "cresceremo". Io auguro a tutti quelli che parlano di crescita, di assoluta necessità di crescita, come unica possibilità di uscire dalla crisi, un tumore maligno in alcuni punti del corpo che non posso dire qui.
La cosa strana è che quel famoso 90% di analfabeti in economia sa gestire molto bene la sua vita. Non spende più di quanto guadagna, non frega il prossimo, non si lancia in avventure megalomani, paga le fatture, persino le tasse (anche se in Italia sono veramente eccessive). Se questo 90% di analfabeti non si comportasse così crollerebbe anche l'economia dei geni in economia.
(continua)
Caro Sergio, capisco benissimo che la cultura sia più interessante dell'economia (io stesso di economia so pochissimo, non avendola mai studiata negli anni scolastici), ma il pezzo mi sembrava abbastanza semplice e piano.
EliminaE comunque, una piccola infarinatura su questi argomenti è indispensabile, credimi.
Perchè, che ci piaccia o no, sono i soldi che fanno girare il mondo ed una minimo di conoscenza serve, quanto meno, per comprendere le scelte dei nostri governanti o per evitare le famose fregature.
Fregature che non sono solo legate alle famose speculazioni di borsa (che - come me - fai benissimo a non fare), ma anche a tante scelte di vita che non possiamo evitare (la casa, la pensione, la banca, le tasse ecc.).
Comunque, sono sicuro che - anche se lì per lì non ti sembra - la lettura di questi pezzi qualcosa ti abbia dato. O almeno me lo auguro.
"Secondo te quanti lettori sono in grado di capire queste cose? Avanzo una stima: il 90% direbbero: "Boh, ma che significa, chi ci capisce qualcosa è bravo."
EliminaQuesta considerazione che poni secondo me fa emergere un problema ancora piu' grande: che chi non conosce la materia tende a prendere per oro colato cio' che gli presenta il primo (pseudo-)competente di passaggio, senza poter avere minima contezza della tendenziosita' delle sue teorie, opinioni, ipotesi.
L'economia si presta tantissimo a questa distorsione, data la sua apparente semplicita' (in realta' praticamente tutti, se imbeccati, con un minimo sforzo, possono pensare di capirne l'essenza e di poter dire la loro - molto piu' difficile invece avere una visione delle estreme, opposte, sfumature della disciplina abbeverandosi ad un'unica fonte - e ancora piu' difficile rendersi conto che il mondo tira avanti qualsiasi teoria economica venga applicata, adattandosi ad essa, per quanto sballata).
(continuazione)
RispondiEliminaIl democristiano tedesco Geissler disse anni fa: "Il programma dev'essere
benessere per tutti." Ovviamente dobbiamo definire benessere. Certamente non è una costante fissa, varierà a seconda dello sviluppo di un popolo o magari della Terra intera. Comunque in questo preciso momento storico potremmo definire benessere in modo abbastanza preciso, dire per es. che - col potere di acquisto odierno (almeno in Italia) - il benessere si può benissimo quantificare. Tutti i sessanta milioni di abitanti dell'Italia dovrebbero per es. disporre di un reddito minimo di diciamo almeno diecimila euro (in Svizzera hanno calcolato il reddito per essere felici tra i quindici e i ventimila euro). A me sembrano francamente un po' troppi. Non sarebbe nemmeno facile spenderli tutti, una parte si potrebbe risparmiare, non tanto per la vecchiaia (ah che discorso obsoleto dei tempi di Kant), quanto per investire (cioè fare altri soldi senza lavorare, a meno che non si consideri un lavoro tremendo studiare i listini di borsa).
Dunque benessere per tutti. Ma certo! C'è qualcuno che voglia negare a tutti gli Italiani un livello di vita non solo decente o dignitoso? Ma per carità, tutti hanno diritto - dichiariamolo anche un diritto umano - vivere nell'abbondanza, non dover sempre rigirare l'euro fra le dita, spendere e spandere: questa sì che è o sarebbe vita. Ogni desiderio dev'essere esaudito, se ti opponi sei un marrano, uno sporco ... (mah, capitalista è un'ingiuria obsoleta, anche fascista, razzista, antisemita).
Ma c'è un ma: la scarsità di risorse. Se fossero abbondanti non staremmo qui a discutere, ognuno potrebbe servirsi ("e restarono ancora tante ceste di pane"). Al momento attuale non ce n'è abbastanza per tutti (se il livello dev'essere quello di Paperone).
(continua)
<< Ma c'è un ma: la scarsità di risorse. Se fossero abbondanti non staremmo qui a discutere (...). Al momento attuale non ce n'è abbastanza per tutti. >>
EliminaAppunto. E, quel che è peggio, ce ne saranno sempre di meno.
Non ti pare un buon motivo per cercare di comprendere al meglio questi problemi e le loro possibili soluzioni ?
"E, quel che è peggio, ce ne saranno sempre di meno"
EliminaCe ne saranno sempre di meno di quelle che vengono considerate risorse ADESSO. E non e' detto neppure questo. Se sembra strano, guardare a TUTTA la storia.
Quest'argomentazione dunque e' sbagliata, perche' pretende di estendere il metodo delle scienze esatte (quelle ripetibili a volonta') a quelle storiche (in cui il futuro, al contrario, non e' MAI uguale al passato, NEANCHE quando si cerca in tutti i modi di renderlo uguale apposta).
<< Ce ne saranno sempre di meno di quelle che vengono considerate risorse ADESSO. E non e' detto neppure questo. Se sembra strano, guardare a TUTTA la storia. >>
EliminaE' vero: in passato quando si scendeva sotto la soglia minima di una risorsa energetica ecco che la sorte benigna (o l'inventiva umana) ne trovavano un'altra.
Dopo il legno è arrivato il carbone e poi ill petrolio, che ci sta sorreggendo tutti ancora adesso.
Il superamento del petrolio poteva essere il nucleare, ma non ha funzionato come sperato; però, in effetti, nulla esclude che salti fuori un altro "coniglio".
Ma la situazione attuale mi pare diversa da tutte quelle precedenti perchè oggi, proprio grazie al continuo upgrade energetico, siamo vicini alla saturazione ecologia e demografica del pianeta.
In queste condizioni, la scoperta di una nuova fonte di energia potrebbe rappresentare più una tragedia che una soluzione.
Ecco, secondo me, dove sta la differenza storica.
"In queste condizioni, la scoperta di una nuova fonte di energia potrebbe rappresentare più una tragedia che una soluzione. Ecco, secondo me, dove sta la differenza storica."
EliminaAppunto, per il catastrofista la peggiore catastrofe e' che la catastrofe non ci sia. ;)
Per fare del bene al masochista bisogna fargli del male.
Ossignur !
EliminaE dire che io mi sono sempre considerato "uno che si gode la vita" e pavento la catastrofe perchè - tra le altre cose - farebbe collassare il mio status quo.
Ed invece, alla fine, scopro di essere un masochista.
Mah...
Ma scherzo!
EliminaPero' dovreste convenire che a certi altri, che la previsione e l'attesa della catastrofe entusiasma e da' uno scopo alle loro vite (cosi' siamo pure ulteriormente in tema con la presente disussione), la battuta sta a pennello...
Battuta che non vuole essere offensiva ne' di scherno, solo evidenziare alcune pulsioni sottostanti quella che pretende di essere razionalita' assoluta.
Ovvio che era uno scherzo.
EliminaPerò è vero: ci sono situazioni in cui ci si aspetta il peggio e poi, quando il peggio non arriva, si resta come delusi.
Può essere una conseguenza della ricerca di un senso a tutti i costi, oppure, molto più banalmente, il dIspiacere per aver avuto torto (la famosa dissonanza cognitivai).
Chissà...
O.T.
RispondiEliminaNel video di Dennett, citato da Diaz in uno dei precedenti commenti, compare questa frase che mi ha colpito molto e che trovo abbastanza centrata:
<< Il segreto della felicità è quello di trovare qualcosa che sia più importante di noi e dedicargli la propria (nostra) esistenza. >>
Voi che ne pensate ?
Dennett se non sbaglio intende che per essere felici bisogna essere posseduti da un meme, meglio se in comune con un sacco di altri posseduti. Che lo scetticismo richieda coraggio e rinuncia non e' certo una gran scoperta, la Fede in qualcosa e' raccomandata esplicitamente da millenni, quando non imposta col filo della spada, come mezzo per raggiungere la felicita' dei confedeli (i quali peraltro tentono a vedere, giustamente, lo scettico come una minaccia alla loro felicita', quindi da abbattere, per ovvi motivi).
EliminaIl punto che andrebbe rimarcato e' che ad ogni gruppo risalta la falsita' della fede altrui senza avvedersi minimamente della propria. Tutti i picchisti / catastofisti / economicisti attuali godono di questa prerogativa, in loro il dubbio non esiste, e chi lo manifesta viene dileggiato ed estromesso in quanto infedele. Vale non solo per grillo ma ancora di piu' per siti tipo cassandra e goofynomics. A suo modo aveva ragione Chesterton, quando diceva che da quando gli uomini hanno smesso di credere in dio credono in qualsiasi cosa.
"Il segreto della felicità è quello di trovare qualcosa che sia più importante di noi e dedicargli la propria esistenza."
EliminaSì, posso essere d’accordo, ma è poi quello che predicano tutte le religioni. Inoltre tutti gli scienziati o ricercatori
o poeti sono e si mettono al servizio di una causa. In effetti è un bel pensiero: c’è qualcosa più grande di noi,
delle nostre miserie - ma questa è però un’astrazione se non possiamo dare un nome a questo qualcosa.
Ricordo un pensiero di Ceronetti che trovavo intrigante: diceva che bisogna avere due mestieri nella vita,
uno per guadagnarsi da vivere e un altro che costituisce la nostra ragione di essere, per il quale in fondo viviamo.
Qualcosa che riteniamo davvero importante e per cui vale la pena vivere, battersi.
Però la gente è generalmente alle prese con problemi di pura sopravvivenza, assillata da mille preoccupazioni.
Sentirsi parte di un grande progetto, di una grande causa, giustifica la mia esistenza, rende grande anche me: non so se procuri davvero felicità, ma dà almeno un senso alla mia vita.
E se la vita, la mia vita, ha un senso - be', si accettano anche le disgrazie, piccoli incidenti verso il traguardo, la meta. Illusione o non illusione, se ho la sensazione che ciò che faccio è la cosa giusta, che va fatta, sono a posto: ho bell'e risolto il mio problema esistenziale (che ci sto a fare a questo mondo?).
<< Ricordo un pensiero di Ceronetti che trovavo intrigante: diceva che bisogna avere due mestieri nella vita, uno per guadagnarsi da vivere e un altro che costituisce la nostra ragione di essere, per il quale in fondo viviamo. >>
EliminaMolto bello il pensiero di Ceronetti.
Mi chiedo se sia possibile riunire questi due mestieri in uno solo (penso ad un artista, ad un attore, ad uno sportivo di successo).
Ma forse, per funzionare, questi mestieri debbono proprio essere due, in modo da poter staccare mentalmente tra uno e l'altro (un po' come accade tra lavoro e hobby).
<< Sentirsi parte di un grande progetto, di una grande causa, giustifica la mia esistenza, rende grande anche me: non so se procuri davvero felicità, ma dà almeno un senso alla mia vita. >>
EliminaIo credo che trovare un senso "supeirore" alla propria vita possa procurare davvero la felicità, anche se poi magari si rivela disastroso per il benessere materiale della persona (penso a certi estremismi ideologici o religiosi).
Ma forse può darsi che la felicità ed il benessere siano concetti meno compatibili tra di loro di quanto pensiamo.
Il benessere e' quando finisce il malessere, la felicita' quando finisce l'infelicita'. Io ho visto veri moribondi felici perche' le loro condizioni miglioravano di un nulla, e persone cui non mancava nulla infelici per il solo fatto che la loro condizione fosse la migliore possibile ma in modo noiosamente stabile (condizione che potrebbe essere proprio la nostra, en passant).
Elimina"diceva che bisogna avere due mestieri nella vita, uno per guadagnarsi da vivere e un altro che costituisce la nostra ragione di essere"
EliminaQuello che vi posso confermare per esperienza diretta del mio passato, e' che si sta meno peggio quando si alternano contemporaneamente due grandi disgrazie in cui l'attenzione all'una fa dimenticare per un momento l'altra, che non quando se ne ha una sola delle due, ossessionante, senza possibilita' di distrazione. Ceronetti, come pessimista, e' un dilettante. :)
"... la loro condizione fosse la migliore possibile ma in modo noiosamente stabile."
EliminaMah, c'è del vero. Si vede che sia "il bello stabile" che "il brutto tempo stabile" non li sopportiamo, ci vuole cambiamento. Per godere della fresca brezza dobbiamo provare prima gran fastidio per la calura. Ma allora com'era la vita in paradiso, sempre sul bello stabile? Doveva essere per finire insopportabile, non per nulla quei due si ficcarono in un mare di guai.
"Il benessere è quando finisce il malessere, la felicità quando finisce l'infelicità."
Mah, più che benessere e felicità quando finiscono malessere e infelicità, direi sollievo (un leggero sollievo). A meno che tu non consideri quel leggero sollievo il massimo di benessere e felicità che ci sia concesso. È però anche vero che la distrazione da un gran male perché se ne presenta un altro e magari peggio, è pur sempre qualcosa ("chiodo scaccia chiodo"). Mi sembra lo stesso troppo poco, vorrei qualcosa di più che un "leggero miglioramento" mentre sto magari per tirare le cuoia. Chi si accontenta gode? La saggezza popolare non è sempre il massimo. Più che godere non va incontro ad altri guai, si accontenta magari di poco. Non sarà forse pusillanime, un minimalista, un mediocre "che Dio sputerà dalla sua bocca"? Ovviamente alla mia età (71) non cerco l'avventura, me ne sto tranquillo nel mio buco che mi sembra il paradiso (poca gente, il prato sotto casa, il bosco un po' più in là).
Sempre a proprosito delle "motivazioni psicologiche", e della loro importanza a livello soggettivo, eccovi un bell'aneddoto che ho trovato sul web:
RispondiElimina<< Peter Schultz, l’inventore delle fibre ottiche, raccontava di aver incontrato una volta tre operai che lavoravano in un cantiere edile. Avvicinandosi chiese loro: “Cosa state facendo?” Avevano il medesimo compito, ma le loro risposte furono completamente diverse: “Spacco pietre” rispose il primo. “Mi guadagno da vivere” rispose il secondo. “Partecipo alla costruzione di una cattedrale” disse il terzo. >>
Chissà, forse il terzo era più felice dei primi due.
Testimonianza di mio carissimo amico, laureando in prestigiosa universita', a fronte di prima installazione di fibra ottica nel nostro paese, presiedente luminare di stessa facolta':
Elimina"finalmente ne vedo una!"
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