La lunga intervista virtuale che segue ha come interlocutore l’economista-ambientalista Nate Hagens. Un
uomo che dopo aver studiato e vissuto per anni nel cuore
più profondo della finanza americana, ha deciso di capire come
funzionava davvero l’economia del mondo reale. Ed ha scoperto molte cose
nuove, che nessuno gli aveva mai raccontato prima. LUMEN
LUMEN
– Professor Hagens, volete raccontarci quello che avete scoperto
sull’economia reale in questi anni di vita “sul campo” e che nessuno vi
aveva mai insegnato prima ?
HAGENS – Volentieri, ma preparatevi, perchè ci saranno parecchie sorprese.
LUMEN – Non vedo l’ora. Dunque, ho qui un foglietto con i 10 concetti principali che avete elaborato in questi anni. Io provvedo ad enunciarli e voi li commentate.
HAGENS - D’accordo.
LUMEN – Primo concetto: le 'leggi' dell'economia sono state create durante un periodo non ripetibile della storia umana, e basate su di esso.
HAGENS
- Le 'teorie' economiche su cui si basa l'attuale società sono state
sviluppate esclusivamente durante il breve periodo in cui il pianeta era
ancora ecologicamente vuoto di sistemi
umani, mentre quantità sempre maggiori di una energia fossile
straordinariamente potente venivano impiegate per la prima volta in un
sistema economico globale in espansione. Per decenni, le economie umane
hanno mostrato di seguire un chiaro percorso di crescita,
interrotto solo da brevi recessioni seguite da riprese. Ciò ha fatto
sembrare, a tutti gli effetti, che sia la crescita dell'economia sia la
crescita della ricchezza individuale aggregata fossero qualcosa di
simile a una legge naturale.
LUMEN - Così insegnano le scuole di economia.
HAGENS
- La verità è che l'andamento umano (passato e futuro) non è una linea
retta, ma somiglia a una spezzata, con lunghi rami diritti, verso l'alto
e verso il basso, qualche periodo ondulato
nel mezzo, e alla fine stabilizzata su valori limitati. La nostra
cultura, le nostre istituzioni, e tutte le nostre assunzioni sul futuro
sono state sviluppate durante un lungo ramo ascendente di questa curva.
Dal momento che tale periodo di andamento 'diritto'
è durato più a lungo di una vita umana media, il nostro focus
biologico, che è sul presente piuttosto che sul futuro o sul passato, ci
rende difficile immaginare che la verità sia un'altra.
LUMEN – Ma anche l’economia è una scienza, no ?
HAGENS
– Non proprio. La scienza basata su prove e dimostrazioni, quella dei
campi tipo biologia e fisica, è stata messa ai margini durante questo
lungo periodo in cui si è confusa la 'correlazione'
con il 'rapporto di causa-effetto'. E' una svista che si incontra
dovunque, non solo nella finanza e nell'economia, ma anche in molte
altre scienze sociali che nel corso delle ultime due generazioni hanno
fornito le spiegazioni 'di massima' e 'di dettaglio'
su individuo e società. Le scienze sociali hanno sempre reso grandi
spiegazioni sul COSA del nostro comportamento, ma le descrizioni sul
PERCHE' siamo quel che siamo e sul COME siamo arrivati a questa vasta e
impressionante civiltà industriale sono ancora
di là da venire nel percorso della scienza convenzionale. Attualmente è
l'economia (col suo sottoinsieme della finanza) la scienza sociale che
guida lo sviluppo della nostra cultura e delle nostre istituzioni, anche
se ormai solo per inerzia.
LUMEN – Secondo concetto: è l'economia ad essere un sottoinsieme dell'ambiente, e non viceversa.
HAGENS
- Secondo i testi classici di economia e finanza, l'ambiente naturale è
solamente un sottoinsieme di un'economia umana più grande. Una
descrizione meno antropocentrica, e più corretta,
è invece che le economie dell'uomo sono solamente un sottoinsieme
dell'ambiente naturale. Nonostante l'ovvietà di ciò, attualmente tutte
quelle cose che non influenzano direttamente i prezzi di mercato restano
al di fuori del sistema economico; e il loro valore
'attivo' è semmai dato da un'imposizione governativa, oppure da un
individuo particolare, e non dal sistema culturale nel suo complesso.
LUMEN – E’ possibile fare una stima ?
HAGENS
– Secondo la rivista “Nature” il valore totale dei 'servizi degli
ecosistemi' (quei processi fondamentali forniti dall'ambiente
all'umanità, come aria pulita, cicli idrologici, biodiversità
, eccetera), tradotto in termini monetari, è calcolabile tra il 100 e
il 300% del Prodotto Interno Lordo mondiale. Eppure, il mercato
considera questi servizi come garantiti e gratuiti, e non dà loro valore
alcuno! La ragione sta in parte nel fatto che gli
impatti negativi delle esternalità di mercato non sono immediati, e, in
una logica finanziaria, i 'benefici' nel breve periodo pesano sempre
più dei 'costi' astratti di chissà quale momento del futuro.
LUMEN – Oltretutto il peso biologico dell’uomo è molto elevato.
HAGENS
– Direi enorme. Gli esseri umani ed i loro animali d'allevamento
insieme pesano quasi 50 volte di più della fauna selvatica. Da sola la
nostra specie si appropria di più del 30% della
produttività primaria netta del pianeta (ci si può chiedere: come
possiamo usare il 30% dell'energia dal sole, e pesare 50 volte gli altri
vertebrati? La risposta è nell'uso dei combustibili fossili).
LUMEN – Possiamo fare un breve elenco degli impatti deleteri che NON vengono considerati nella formazione di prezzi e costi di mercato ?
HAGENS
- Certamente: inquinamento atmosferico, inquinamento delle acque,
produzione animale industriale, pesca eccessiva (il 90% del pesce
oceanico è scomparso), rifiuti nucleari, perdita
di biodiversità, resistenza agli antibiotici; forse il peggiore è la
minaccia del cambiamento del clima e dell'acidificazione degli oceani.
In generale, gli umani, bruciando enormi quantità di carbonio fossile,
stanno influenzando i sistemi bio-geo-chimici
globali in maniera profonda e a lungo termine.
LUMEN – Il successo però si misura per mezzo del PIL, del profitto e della 'roba'.
HAGENS
– Esatto, per cui tale perdita, al momento, non viene quantificata da
chi è al potere. Intendiamoci: non è che la società non abbia mai
introdotto regole e limitazioni per le esternalità
negative; ma lo ha fatto solo quando c'è stata una 'pistola fumante',
come ad esempio nel caso dei clorofluorocarburi, del DDT, della benzina
al piombo. Ma questi esempi, per quanto seri fossero, non erano temi
tabù per l'intera economia umana.
LUMEN – Terzo concetto: l'energia è quasi tutto.
HAGENS –
In
natura, tutto funziona grazie all'energia. I raggi solari si combinano
con suolo e acqua per far crescere i vegetali (produttività primaria).
Gli animali si nutrono di vegetali.
Animali si nutrono di altri animali. A qualunque livello di questo
processo, c'è una quantità di energia in ingresso, una quantità di
energia in uscita, e del calore di scarto. Ma alla base c'è sempre
dell'energia in entrata. Niente può vivere senza un tale
flusso.
LUMEN – Compresa la nostra civiltà.
HAGENS-
Certamente. Anche l'uomo e i suoi sistemi fanno parte della natura e
quindi anche alla base della nostra piramide trofica c'è energia in
ingresso, per il 90% circa sotto forma di carbonio
fossile. Qualunque bene, servizio, transazione venga conteggiata nel
nostro PIL ha bisogno di un input di energia come prerequisito. Non ci
sono eccezioni. Non importa come scegliamo di costruire una tazza, se di
legno, di cocco, di vetro, d'acciaio o di plastica:
il processo avrà bisogno di energia. Senza energia primaria, non
esisterebbe tecnologia, né cibo, né medicine, né microonde, né
condizionatori, né auto, né internet, nulla.
LUMEN – Quindi anche il famoso PIL misura, alla fin fine, l’energia.
HAGENS
- L'andamento di lungo periodo del PIL è altamente correlato con il
consumo di energia primaria. Per un certo tempo (nella seconda metà del
‘900) i miglioramenti di efficienza, hanno
fatto da contrappeso all'aumento del fabbisogno energetico contribuendo
all'aumento del PIL, ma nel tempo essi sono diminuiti fino ad avere
oggi scarso effetto. A partire dal 2000, il 96% dell'aumento del PIL può
essere spiegato con l'aumento di uso di energia.
Se si tiene conto dei trasferimenti di energia inglobati nei beni
finiti e nelle importazioni, non c'è una sola nazione al mondo in cui
consumo di energia e PIL non siano correlati. Ne risulta che è
l'energia, non i dollari, ciò che dobbiamo mettere in conto
e spendere.
LUMEN – Quarto concetto: non è stata la tecnologia il principale elemento motore di ricchezza e produttività, bensì l'energia a basso costo.
HAGENS
- La quantità di energia chimica potenziale che si rende disponibile
quando bruciamo le cose (ad esempio legna) è impressionante, se la
confrontiamo con l'energia che forniamo ai nostri
corpi sotto forma di cibo. I combustibili fossili (carbone, petrolio,
gas naturale) bruciano ancora più intensamente del legno e sono al
contempo molto più semplici da immagazzinare e trasportare. Abbiamo
imparato in fretta che usando un po' di questo calore
per compiere del lavoro avremmo potuto trasformare massicciamente quel
che eravamo in grado di fare.
LUMEN – Qualche cifra ?
HAGENS
- Un barile di petrolio, che costa attualmente 100-120 dollari,
fornisce un lavoro potenziale di 1.700 kWh, pari a 11 anni di
lavoro-uomo. Al salario medio orario statunitense, fanno
circa 500 mila dollari di lavoro, che possono essere sostituiti
dall'energia potenziale di un solo barile. La stragrande maggioranza dei
nostri processi e attività industriali sono risultato di questo
'Affare' o 'scambio'. Usiamo enormi quantità di energia
a bassissimo costo per compiti che l'uomo prima svolgeva manualmente; e
ne abbiamo inventati innumerevoli altri. Ogni volta, si è trattato di
uno scambio decisamente inefficiente in una prospettiva energetica (in
quanto l'uso di energia è molto più elevato
del suo rendimento); ma, nella prospettiva della società umana, si
tratta pur sempre si uno scambio profittevole.
LUMEN – In effetti le comodità non ci mancano.
HAGENS
- Per esempio, a seconda dei limiti, spostandosi in automobile su una
strada asfaltata si impiega da 50 a 100 volte più energia che facendolo a
piedi, però si arriva a destinazione
10 volte più in fretta. A questo “Affare” dobbiamo in larga parte
qualche combinazione di: stipendi più alti, profitti maggiori, merci
meno care, popolazione più numerosa. L'americano medio attualmente
consuma combustibili fossili per un equivalente di 60
barili di petrolio all'anno, un 'sussidio' derivante da piante e
processi geologici antichissimi per un ammontare pari a circa 600 anni
di suo lavoro prima della conversione. Anche considerando l'intera
popolazione mondiale di 7 miliardi di persone, ciascun
kWh umano è sostenuto da oltre 90 kWh di energia fossile; tra le
nazioni sviluppate (facenti parte dell'OCSE) questo rapporto è 4-5 volte
tanto.
LUMEN – E la tecnologia ?
HAGENS
- La tecnologia agisce da supporto, sia inventando nuovi metodi
creativi per convertire l'energia in attività utili (o anche inutili) e
beni per il consumo umano, e sia, ogni tanto,
permettendo di usare o estrarre l'energia in modo più efficiente. Anche
tutti quei servizi che possono sembrare indipendenti dall'energia in
realtà non lo sono: ad esempio, l'uso di computer e smartphone è
responsabile complessivamente del 10% del nostro consumo
totale di energia, se consideriamo i server e tutto il resto.
LUMEN – Ma la tecnologia può creare prodotto interno (PIL) senza incidere sul consumo energetico ?
HAGENS
– Certo, può farlo permettendo un uso più efficiente dell'energia. Ma
occorre tenere presente che la gran parte dei miglioramenti di
efficienza energetica teoricamente possibili sono
già avvenuti. Ed inoltre che l'energia così risparmiata viene spesso
riutilizzata nel sistema da qualche altra parte per aumentare la domanda
e i consumi, così il risultato è un aumento del fabbisogno totale di
energia primaria (il c.d. paradosso di Jevons).
LUMEN – Quindi ?
HAGENS
– Quindi, nonostante la potenza dello 'scambio', è facile che i
benefici da esso derivanti vengano ribaltati. Anzitutto, aumentando a
dismisura l'apporto di energia, anche se a basso
costo, la crescita di salari e benefici tende a diminuire. Ma
soprattutto (ed è quel che è successo negli ultimi dieci anni circa),
con l'aumentare del prezzo dell'energia i benefici dell'”Affare”
cominciano a calare: al raddoppiare o al triplicare del prezzo
dell'energia il vantaggio di questo 'scambio' cala rapidamente. Ciò
vale specialmente per i processi estremamente energivori, come ad
esempio la produzione di alluminio o di cemento.
I
benefici che derivano alla società umana dai mastodontici “depositi
bancari” che abbiamo scoperto nel sottosuolo (i giacimenti fossili)
hanno finito per far confondere la Magia (energia
a basso costo) con il Mago (tecnologia).
(continua)
Il nostro "successo" come specie deriva certamente dall'aver scoperto l'uso dell'energia nascosta nei depositi naturali (dalla legna al petrolio). Il discorso sulla tecnologia non è però secondario a quello dell'energia. La tecnologia esprime la qualità e la complessità dei fenomeni che derivano dall'uso dell'energia e riguardano le modalità stesse con cui reperiamo e sfruttiamo l'energia disponibile. In questo senso l'equazione più energia= più popolazione non è lineare. Un uso saggio della tecnologia può addirittura invertire il rapporto. Un miglioramento della qualità tecnologica della vita può spingere ad una minore natalità, pur in presenza di un maggiore consumo energetico.
RispondiElimina<< Un uso saggio della tecnologia può addirittura invertire il rapporto, >>
RispondiEliminaCaro Agobit, la tua affermazione è ineccepibile.
Ma, se ci guardiamo intorno con sincero disincanto, vediamo molta più tecnologia che saggezza.
Con tutto quel che ne consegue,
Caro Lumen,
RispondiEliminaper amor tuo (non fraintendere …) ho riletto con calma e attenzione (come la prima volta) questo testo che ho capito abbastanza bene (non è cinese) a parte qualcosa. Per quanto non esperto di economia e tecnologia mi sembra che questo Hagens ragioni bene, dica cose condivisibili. Però nel complesso non so bene cosa pensare, non mi sono entusiasmato, la mia mente non ha fatto clic, heureka, adesso ho capito. L'importanza fondamentale dell'energia, certo; i limiti della tecnologia (quante volte si sente: è necessario migliorare l'efficienza, ma non puoi migliorare quello che è già perfetto - penso ai miei binocoli di marca che proprio non si possono migliorare, sono prodotti più o meno perfetti, la qualità delle lenti ha raggiunto un optimum).
Leggerò comunque con la stessa attenzione i prossimi capitoli di questa saga: forse il meglio deve ancora arrivare…
Intanto il G20 in Australia (che stavolta ha escluso la Svizzera, invitata l'ultima volta) propone piani di crescita per l'intera economia mondiale del 2% ...
Fra parentesi una cosa che mi viene in mente: anche ammesso che si arrivi alla fusione nucleare che produrrebbe elettricità à gogo per le batterie di miliardi di auto e tante altre cose - mi sembra lo stesso che senza petrolio troppe cose non si potrebbero più fare: sbaglio? Questo petrolio è in così tanti prodotti, anche nel dentifricio, nei farmaci, vestiti, persino negli alimenti. Dunque l'energia da fusione nucleare non risolverebbe il problema, no? Senza petrolio la cuccagna è finita?
Caro Sergio, proprio così: senza petrolio la cuccagna è finita.
RispondiEliminaIl che non vuol dire che ci dobbiamo tutti suicidare, solo che si deve cercare un nuovo equilibrio economico-energetico.
La domanda che mi faccio, pertanto, è semplicemente questa:
perchè tutti (beh, diciamo quasi tutti), invece di prenderne atto e usare intelligenza e tecnologia per gestire la svolta, continuano con il classico: DRILL, BABY DRILL ?
Mah...
Sessant'anni fa non c'era la plastica (che si ricava dal petrolio), eppure si viveva benissimo. Anzi le cose erano meglio costruite e duravano di più...Non poniamo limiti all'inventiva tecnologica: può darsi che in futuro il petrolio sarà da trogloditi. Con l'energia da fusione si potranno fare cose oggi inimmaginabili...
RispondiEliminaMi sembri ironico, sbaglio?
EliminaAd esempio, con l'enorme disponibilita' di energia da fusione, si potranno sintetizzare idrocarburi artificiali, se mai ne sentissimo la mancanza... L'ironia è una chiave a volte realistica
RispondiEliminaCaro Agobit, io nei confronti dell'energia nucleare continuo a restare molto scettico.
RispondiEliminaInoltre, credo che il petrolio sarà difficilmente sostituibile non solo per motivi di EROEI ma anche di utilizzo pratico.
Per esempio, mi risulta che si possono convertire le auto da benzina/gasolio ad elettricità con una certa efficienza, ma che la stessa cosa NON sarebbe possibile con i macchinari pesanti (movimento terra, agrcoltura, ecc.) perchè l'energia elettrica non darebbe la potenza necessaria.
Quindi è giusto continuare a sperare nell'innovazione tecnologica, ma bisogna stare attenti a non considerarla una bacchetta magica.
Continuo a non capire. Chi può mai essere contro l'innovazione tecnologica? Sviluppo, miglioramento saranno sempre benaccetti. Mi sembra che agobit sia (molto) favorevole all'energia nucleare come Zichichi che sognava di "nuclearizzare" la Sicilia. Io sono stato da sempre un antinucleare (anche per via delle scorie radioattive per cui non esiste ancora una soluzione). Ma agobit sogna la "fusione nucleare" (il sole sulla terra) che risolverà tutti i problemi energetici (parola di Zichichi, uno che crede in Gesù bambino e che il sapiens sapiens è solo nell'universo di cento miliardi di galassie) ?
RispondiEliminaCredo però che sia impossibile rinunciare attualmente all'energia nucleare. Le quattro centrali svizzere forniscono il 40% dell'energia elettrica (in Italia zero). In più abbiamo tanta energia idroelettrica (lo stesso ci sono periodi in cui la Svizzera deve importare energia - dalla Francia con le sue 70 centrali).
Sui pro e i contro dell'energia nucleare, avevo pubblicato un post nel maggio 2011, dal titolo HIROSHIMA MON AMOUR.
RispondiEliminaPersonalmente, per quel che può contare, ritengo ancora valide le considerazioni di Eugenio Saraceno.