Ha
fatto molto scalpore il Referendum, tenutosi domenica in Svizzera, sul
controllo legale dei flussi migratori ed ancora di più il suo esito
favorevole.
I
commenti europei sono stati, in genere, molto critici versa questa
decisione, considerata miope e oscurantista, mentre secondo me si è
trattato di uno di quei (rari) casi in cui una democrazia
è stata capace di guardare lontano e prendere una decisione
intelligente per il suo futuro.
Ce
ne parla SERGIO PASTORE (italiano di nascita, ma svizzero d’adozione), che è
socio di Ecopop, una associazione
ambientalista che si batte da anni contro la sovrappopolazione e che ha
lanciato a sua volta un'iniziativa ancora più radicale di quella appena svoltasi.
LUMEN
<< La votazione del
9 febbraio c.m. ha suscitato grandi controversie, sia in Svizzera che
in seno all’UE. Innanzi tutto una precisazione: con l’iniziativa
popolare “Contro l’immigrazione di massa” (denominazione non
proprio felice) lanciata dall’UDC (Unione democratica di centro)
non si è voluto affatto chiudere le porte agli immigrati. La
Svizzera ha sempre avuto bisogno di immigrati e gli immigrati hanno
enormemente contribuito al benessere e alla ricchezza del paese, cosa
che nessuno contesta o ignora.
La Svizzera continuerà dunque ad
accogliere ancora immigrati, anche dopo la votazione di domenica, ma con
una sostanziale differenza: essa si riappropria il diritto di
regolare l’immigrazione, diritto perso con gli accordi bilaterali
con l’UE. Infatti in questi accordi, firmati e accettati dalla
Svizzera, è sancita la libera circolazione, una delle quattro
libertà fondamentali dell’UE (libertà di circolazione delle
persone, dei capitali, delle merci e dei servizi).
Queste libertà
sono sacrosante e non negoziabili per l’UE. Pur non essendo membro
dell’UE la Svizzera ha fatto suoi questi principi firmando gli
"accordi bilaterali I", un pacchetto dei sei accordi tra cui la libera
circolazione. L’UE rinfaccia ora alla Svizzera la violazione di
tali accordi con la modifica costituzionale sancita dal voto del 9
febbraio e minaccia di annullare anche gli altri cinque accordi. Una
clausola degli accordi prevede infatti il decadimento di tutto il
pacchetto qualora uno solo di questi accordi sia violato (la
cosiddetta clausola-ghigliottina).
Rimettendo in discussione la
libera circolazione la Svizzera ha per l’UE violato un accordo e
ciò non può che avere come conseguenza l’annullamento degli altri
accordi del pacchetto (la Svizzera ha firmato con l’UE un secondo
pacchetto di accordi, gli "accordi bilaterali II", che resterebbero
comunque in vigore).
Dopo questa premessa in cui ho
sommariamente ricapitolato la situazione venuta a crearsi vorrei ora
spiegare come mai la Svizzera abbia cambiato parere sulla libera
circolazione che pure aveva più volte approvato, estendendola anche
ai nuovi membri dell’UE.
Fino ad ora vigevano ancora alcune
restrizioni per la libera circolazione, restrizioni che a partire da
quest’anno scompariranno o dovevano scomparire. In base al
principio di libera circolazione ogni cittadino dell’UE può
stabilirsi e lavorare dove vuole (vedremo che questo principio è
astratto e per finire incongruo, non realizzabile).
Non esistono dunque più frontiere all’interno dell’UE, non c’è più bisogno del passaporto o di un permesso di soggiorno e di residenza in uno degli Stati europei. Ciò significa però – e questo non sembra chiaro a tutti - che questi Stati non sono più tali, non sono Stati autonomi e sovrani: uno Stato è tale solo se ha un territorio e leggi e istituzioni proprie. In effetti le leggi le fa ormai Bruxelles e gli ex Stati sovrani non possono che adeguarsi e recepirle.
Non esistono dunque più frontiere all’interno dell’UE, non c’è più bisogno del passaporto o di un permesso di soggiorno e di residenza in uno degli Stati europei. Ciò significa però – e questo non sembra chiaro a tutti - che questi Stati non sono più tali, non sono Stati autonomi e sovrani: uno Stato è tale solo se ha un territorio e leggi e istituzioni proprie. In effetti le leggi le fa ormai Bruxelles e gli ex Stati sovrani non possono che adeguarsi e recepirle.
Agli ex Stati sovrani resteranno alcune competenze per le
questioni locali (per es. la raccolta differenziata dei rifiuti, i
piani regolatori, la costruzione di una strada, l’organizzazione
delle sagre paesane ecc.). Questa perdita di sovranità degli Stati a
vantaggio dell’intera comunità europea è un bene o un male?
L’adozione dell’euro è stato un bene o una disgrazia?
Per alcuni chiaramente una disgrazia tanto che ne prevedono la fine – e il crollo del sogno europeo. Altri dicono che solo l’effettiva integrazione politica dei paesi europei – con una vera costituzione, una difesa comune, una politica economica – l’Europa potrà competere con le potenze emergenti, avere voce in capitolo nel contesto mondiale: frammentata come in passato è destinata al tramonto, i singoli Stati europei saranno dei fantasmi. Una visione apocalittica che personalmente non condivido.
Per alcuni chiaramente una disgrazia tanto che ne prevedono la fine – e il crollo del sogno europeo. Altri dicono che solo l’effettiva integrazione politica dei paesi europei – con una vera costituzione, una difesa comune, una politica economica – l’Europa potrà competere con le potenze emergenti, avere voce in capitolo nel contesto mondiale: frammentata come in passato è destinata al tramonto, i singoli Stati europei saranno dei fantasmi. Una visione apocalittica che personalmente non condivido.
Ricordiamoci anzitutto che l’UE
voleva diventare la prima potenza economica mondiale, sorpassando
addirittura anche gli Stati Uniti. Ciò sarebbe stato possibile
grazie al maggior numero di abitanti (500 milioni) e alle sue
competenze in campo scientifico, alle sue capacità produttive.
Queste mire di egemonia economica appaiono oggi risibili, non solo per la crisi attuale in cui versa l’Unione e che è tutt’altro che risolta (non si vede proprio la luce alla fine del tunnel), ma anche perché la globalizzazione voluta e spinta ha portato all’emergere di quella che sarà verosimilmente – se non è già – la prima vera potenza economica del pianeta, la Cina (senza dimenticare altri paesi emergenti, come l’India o il Brasile e altri Stati).
Queste mire di egemonia economica appaiono oggi risibili, non solo per la crisi attuale in cui versa l’Unione e che è tutt’altro che risolta (non si vede proprio la luce alla fine del tunnel), ma anche perché la globalizzazione voluta e spinta ha portato all’emergere di quella che sarà verosimilmente – se non è già – la prima vera potenza economica del pianeta, la Cina (senza dimenticare altri paesi emergenti, come l’India o il Brasile e altri Stati).
La Cina è senza concorrenti per la massa di
manodopera a buon mercato e anche sottopagata (la maggior parte dei
Cinesi ha naturalmente ancora uno standard di vita modestissimo
rispetto agli europei). Quanto al know how ormai anche questi paesi
sono o saranno presto alla nostra altezza e potranno inondarci di
merce di qualità e a prezzi stracciati. Il sogno di egemonia
economica europea sembra dunque già tramontato.
Si pensi poi che l’UE voleva – non è uno scherzo! – “eliminare la disoccupazione” nell’Unione entro il 2010! È invece alle prese con una disoccupazione giovanile in varie parti del continente che sarà ben difficile, per non dire impossibile riassorbire. Si direbbe che abbia fatto male i conti – cosa di cui ovviamente non possiamo e non vogliamo gioire: è una pura constatazione.
Si pensi poi che l’UE voleva – non è uno scherzo! – “eliminare la disoccupazione” nell’Unione entro il 2010! È invece alle prese con una disoccupazione giovanile in varie parti del continente che sarà ben difficile, per non dire impossibile riassorbire. Si direbbe che abbia fatto male i conti – cosa di cui ovviamente non possiamo e non vogliamo gioire: è una pura constatazione.
Per divenire quella superpotenza
economica l’UE doveva però diventare davvero un’Unione effettiva
che significa appunto politica economica unica, moneta e difesa
comune, libera circolazione. Ma poiché la compiuta integrazione
politica di così tanti Stati con lingua, cultura, stato di sviluppo
diversi appariva ardua si è pensato di poter accelerare
l’integrazione cominciando con la moneta unica e accettando il
principio della libera circolazione (di persone, capitali, merci e
servizi).
Si è cominciato cioè a costruire la casa dal tetto (con l’euro e le libertà fondamentali) sperando che ciò potesse accelerare il processo d’integrazione e unificazione politica. A quattordici anni dall’introduzione dell’euro e della libera circolazione le cose però vanno tutt’altro che bene e si sta diffondendo in Europa un forte malcontento verso l’unificazione forzata del continente.
Si è cominciato cioè a costruire la casa dal tetto (con l’euro e le libertà fondamentali) sperando che ciò potesse accelerare il processo d’integrazione e unificazione politica. A quattordici anni dall’introduzione dell’euro e della libera circolazione le cose però vanno tutt’altro che bene e si sta diffondendo in Europa un forte malcontento verso l’unificazione forzata del continente.
La libera circolazione, cioè la libertà di
risiedere e lavorare dove si vuole, deve portare prima o poi allo
svuotamento del concetto di sovranità nazionale. Se non esistono più
frontiere e se posso vivere dove mi pare evidentemente l’appartenenza
a uno stato nazionale non ha più molta importanza: essere francese o
tedesco o lettone diverrà una qualità assolutamente secondaria, o
come dicono i filosofi: un “accidente”, come il colore dei
capelli, qualcosa cioè che non definisce l’uomo.
Essendo filologo
penso subito alla lingua. La lingua – e tutto ciò che è legato ad
essa – un “accidente”, qualcosa di non essenziale? Che eresia!
Max Frisch disse una volta: “Die Heimat ist der Mensch.” (La patria è l’uomo). Un’interessante e profonda affermazione. In quanto filologo io preferisco invece quest’altra definizione di patria: “La patria dell’uomo è la lingua.”
La lingua è ancora più importante della geografia. Dove si parla la mia lingua, dove posso esprimermi con naturalezza, chiarezza, competenza, poesia, ironia – lì sono di casa, lì mi sento bene. Come fu felice Ingmar Bergman di risentire la sua lingua, lo svedese, dopo gli anni di esilio in Germania!
Max Frisch disse una volta: “Die Heimat ist der Mensch.” (La patria è l’uomo). Un’interessante e profonda affermazione. In quanto filologo io preferisco invece quest’altra definizione di patria: “La patria dell’uomo è la lingua.”
La lingua è ancora più importante della geografia. Dove si parla la mia lingua, dove posso esprimermi con naturalezza, chiarezza, competenza, poesia, ironia – lì sono di casa, lì mi sento bene. Come fu felice Ingmar Bergman di risentire la sua lingua, lo svedese, dopo gli anni di esilio in Germania!
Ora in questa benedetta UE di lingue se
ne parlano almeno una trentina: come potremmo davvero sentirci bene e
a nostro agio senza intenderci bene? Non potrà esserci una vera UE
senza una lingua comune – che sarà o sarebbe verosimilmente
l’inglese.
Dapprima lingua franca o prima lingua straniera da apprendere a scuola l’inglese diverrà o diverrebbe col tempo la prima lingua, forse persino alla fine la sola lingua. Già oggi il tedesco non ha più status di lingua scientifica e si sa che se non si può pubblicare testi scientifici nella propria lingua questa è percepita come quantité négligeable anche da chi la parla.
Già molti anni fa in un’inchiesta il 37% degli italiani intervistati manifestava la propria indifferenza alla scomparsa dell’italiano! Sorprendente – e deprimente (per me).
Dapprima lingua franca o prima lingua straniera da apprendere a scuola l’inglese diverrà o diverrebbe col tempo la prima lingua, forse persino alla fine la sola lingua. Già oggi il tedesco non ha più status di lingua scientifica e si sa che se non si può pubblicare testi scientifici nella propria lingua questa è percepita come quantité négligeable anche da chi la parla.
Già molti anni fa in un’inchiesta il 37% degli italiani intervistati manifestava la propria indifferenza alla scomparsa dell’italiano! Sorprendente – e deprimente (per me).
La Svizzera è un piccolo paese di
43'000 chilometri quadrati (di cui solo 15 sono edificabili). La
popolazione è attualmente di poco più di 8 milioni (dopo il secondo
conflitto mondiale ne aveva 5). Un notevole incremento dovuto
soprattutto alla forte immigrazione che la Svizzera (almeno la classe
imprenditrice e politica) ha promosso.
Il primo e più consistente gruppo di immigrati furono gli Italiani (e io fra questi!). Poi vennero i portoghesi, i turchi, gli jugoslavi. Oggi si assiste persino a una mininvasione di tedeschi acculturati (medici, ingegneri) che trovano in Svizzera migliori condizioni di vita che nel loro paese (i salari in Svizzera sono di circa un quarto o persino un terzo superiori ai salari tedeschi).
Il primo e più consistente gruppo di immigrati furono gli Italiani (e io fra questi!). Poi vennero i portoghesi, i turchi, gli jugoslavi. Oggi si assiste persino a una mininvasione di tedeschi acculturati (medici, ingegneri) che trovano in Svizzera migliori condizioni di vita che nel loro paese (i salari in Svizzera sono di circa un quarto o persino un terzo superiori ai salari tedeschi).
Insomma, la Svizzera
è ormai un paese cosmopolita, multiculturale, multireligioso,
plurilingue. Il plurilinguismo è stato sempre una delle peculiarità
del paese: quattro lingue e culture diverse (francese, tedesco,
italiano e romancio o ladino). Devo però dire che gli Svizzeri
romandi e gli Svizzeri tedeschi si ignorano: gli uni sanno male il
tedesco e gli altri male il francese (c’è però più simpatia per
gli Svizzeri francesi da parte degli Svizzeri tedeschi che
viceversa).
Oggi però la Svizzera è ormai una Babele. Un socialista di Basilea osservava divertito che nella sua città si parlano 160 lingue, una dimostrazione di multiculturalismo e società aperta. Divertito? Io sarei preoccupato e depresso (vista la mia definizione di patria: vedi sopra).
Oggi però la Svizzera è ormai una Babele. Un socialista di Basilea osservava divertito che nella sua città si parlano 160 lingue, una dimostrazione di multiculturalismo e società aperta. Divertito? Io sarei preoccupato e depresso (vista la mia definizione di patria: vedi sopra).
L’immigrazione ha contribuito a fare
della Svizzera uno dei paesi più ricchi del mondo, ma ciò ha avuto
anche dei riflessi negativi. Innanzi tutto la convivenza tra
autoctoni e immigrati non è stata, non è non sarà sempre facile.
C’è la questione della lingua (scusate se batto sempre su questo tasto, sarà la deformazione professionale), ma pensiamo anche ai costumi, alle abitudini, all’impressione degli autoctoni di essere invasi, di non essere più a casa propria. Inevitabilmente ci sono state frizioni, tensioni, sgarbi, ma direi che tutto ciò è normale e naturale. Negli anni Sessanta erano gli Italiani le teste di turco per gli Svizzeri.
C’è la questione della lingua (scusate se batto sempre su questo tasto, sarà la deformazione professionale), ma pensiamo anche ai costumi, alle abitudini, all’impressione degli autoctoni di essere invasi, di non essere più a casa propria. Inevitabilmente ci sono state frizioni, tensioni, sgarbi, ma direi che tutto ciò è normale e naturale. Negli anni Sessanta erano gli Italiani le teste di turco per gli Svizzeri.
Oggi gli Italiani sono molto ben visti o comunque
non danno più nell’occhio (ah quei poveri Italiani che arrivavano
con le loro valige di cartone legate con lo spago …). Comunque oggi
la Svizzera ha uno dei tassi di stranieri più elevati del
continente, il 23% della popolazione (solo il Lussemburgo ne ha di
più, ma è un caso molto speciale). Su otto milioni di abitanti 1,9
milioni di stranieri non sono pochi.
Un certo malcontento degli autoctoni si può capire. La cosiddetta xenofobia e persino il razzismo sono fenomeni naturali, anche se spiacevoli (i Neri americani non vogliono essere scambiati con gli Africani di oggi, i fenomeni di violento razzismo in Africa sono noti).
Un certo malcontento degli autoctoni si può capire. La cosiddetta xenofobia e persino il razzismo sono fenomeni naturali, anche se spiacevoli (i Neri americani non vogliono essere scambiati con gli Africani di oggi, i fenomeni di violento razzismo in Africa sono noti).
Ovviamente non si
vogliono giustificare atti d’inciviltà e di aperta ostilità o
persino aggressione verso gli allogeni. Tuttavia la diffidenza verso
lo straniero o uno sconosciuto è iscritta nei nostri geni: può
essere superata solo col tempo e l’esperienza.
Se non fossimo naturalmente diffidenti correremmo gravissimi pericoli: la diffidenza verso uno sconosciuto è naturalissima, anche se ha diritto a esser trattato civilmente, con garbo. Oggi invece il buonismo imperante vuole farci credere che lo straniero, il diverso, l’invasore sono sempre e comunque una ricchezza.
Ho usato questa brutta parola – invasore – perché i cosiddetti clandestini o migranti sono in effetti invasori. Non dubito che sarò ora trattato da xenofobo, razzista, fascista (magari anche da antisemita: tutto fa brodo, un insulto in più anche se stupido accresce il disgusto per certe persone). “Calunniate, calunniate: qualcosa resterà”. Oggi si calunnia dando del fascista o razzista a chi non la pensa uguale.
Se non fossimo naturalmente diffidenti correremmo gravissimi pericoli: la diffidenza verso uno sconosciuto è naturalissima, anche se ha diritto a esser trattato civilmente, con garbo. Oggi invece il buonismo imperante vuole farci credere che lo straniero, il diverso, l’invasore sono sempre e comunque una ricchezza.
Ho usato questa brutta parola – invasore – perché i cosiddetti clandestini o migranti sono in effetti invasori. Non dubito che sarò ora trattato da xenofobo, razzista, fascista (magari anche da antisemita: tutto fa brodo, un insulto in più anche se stupido accresce il disgusto per certe persone). “Calunniate, calunniate: qualcosa resterà”. Oggi si calunnia dando del fascista o razzista a chi non la pensa uguale.
Torniamo alla Svizzera. Dopo aver a più
riprese – per ben tre volte – benedetto la libera circolazione
ecco ora un voltafaccia. Come si spiega? Semplice: con l’immigrazione
ormai incontrollata e i cui numeri superano ogni immaginazione.
Per fare accettare la libera
circolazione e la sua estensione ai nuovi paesi che si aggregavano
all’UE il governo disse che non ci sarebbe stata un’invasione
dall’est o dal resto dell’Europa: contava su un incremento netto
della popolazione di circa 8'000 persone all’anno.
La realtà è ben diversa: da alcuni anni il saldo migratorio è di ben 80.000 persone all’anno, con punte anche di 100.000 (in realtà immigrano molte più persone, ma poiché – è una costante consolidata – 60.000–70.000 persone lasciano ogni anno definitivamente la Svizzera, Svizzeri e stranieri, il saldo è di “solo” 80.000 persone).
La realtà è ben diversa: da alcuni anni il saldo migratorio è di ben 80.000 persone all’anno, con punte anche di 100.000 (in realtà immigrano molte più persone, ma poiché – è una costante consolidata – 60.000–70.000 persone lasciano ogni anno definitivamente la Svizzera, Svizzeri e stranieri, il saldo è di “solo” 80.000 persone).
È chiaro che a questo ritmo il paese sarà invaso da
milioni di stranieri nei prossimi decenni. Nel paese vi è inoltre
una frenetica attività nel settore edilizio: si costruiscono
qualcosa come 40'000 alloggi all’anno, e non per gli Svizzeri che
ne hanno già sicuramente uno, ma appunto per i cittadini dell’UE
che vorranno stabilirsi da noi – per lavorare o anche per vivere
alle nostre spalle (molti degli immigrati non lavorano e le
prestazioni sociali svizzere sono eccellenti).
Il partito socialista e i cosiddetti
Verdi (in realtà rossi come i primi) ci dicono che “la Svizzera è
un paese d’immigrazione”. Questo nella costituzione non è
scritto.
Ma ormai sappiamo che ai socialisti e ai Verdi la Svizzera non interessa molto: l’internazionalismo è la malattia infantile dei socialisti (non l’ha detto Lenin, lo dico io). Si sono dimenticati del loro elettorato classico, la classe lavoratrice. Che non per niente comincia a votare per altri partiti.
Socialisti è Verdi sognano il socialismo (in attesa del suo avvento si abbuffano alla mensa statale scroccando salari di cui gli “operai” possono solo sognare). I Verdi poi che erano nati e si erano distinti per salvare l’ambiente ormai si sono assimilati ai rossi, tanto che non si capisce perché i loro partiti non si fondano.
Visto che per loro l’immigrazione è benvenuta – più siamo meglio è, più siamo più produciamo e più possiamo consumare – ci consigliano, per attenuare l’impatto di una popolazione crescente, di sfruttare meglio le aree edificabili, nelle città e altrove: meno consumo di territorio e più grattacieli o almeno qualche piano in più.
Ma ormai sappiamo che ai socialisti e ai Verdi la Svizzera non interessa molto: l’internazionalismo è la malattia infantile dei socialisti (non l’ha detto Lenin, lo dico io). Si sono dimenticati del loro elettorato classico, la classe lavoratrice. Che non per niente comincia a votare per altri partiti.
Socialisti è Verdi sognano il socialismo (in attesa del suo avvento si abbuffano alla mensa statale scroccando salari di cui gli “operai” possono solo sognare). I Verdi poi che erano nati e si erano distinti per salvare l’ambiente ormai si sono assimilati ai rossi, tanto che non si capisce perché i loro partiti non si fondano.
Visto che per loro l’immigrazione è benvenuta – più siamo meglio è, più siamo più produciamo e più possiamo consumare – ci consigliano, per attenuare l’impatto di una popolazione crescente, di sfruttare meglio le aree edificabili, nelle città e altrove: meno consumo di territorio e più grattacieli o almeno qualche piano in più.
Certo,
così potremmo stipare nelle conigliere altri milioni di persone.
Però c’è un fatto: queste persone hanno bisogno di tante cose,
vorranno sgranchirsi le gambe, andare in giro, e preferibilmente in
macchina, dovranno fare la spesa, svagarsi, insomma “consumare”.
Una volta la sinistra condannava (sì, perbacco, condannava) la cosiddetta “società dei consumi”. Oggi è in prima fila per reclamare più consumi, aumenti salariali (per consumare di più!). I più intelligenti di loro ci spiegano persino che più la gente consuma, più si può investire, quindi creare nuovi posti di lavoro, aumentare i redditi, coi quali si potrà consumare ancora di più ecc. ecc. Scusate, questi non sono Verdi, sono suonati …
Una volta la sinistra condannava (sì, perbacco, condannava) la cosiddetta “società dei consumi”. Oggi è in prima fila per reclamare più consumi, aumenti salariali (per consumare di più!). I più intelligenti di loro ci spiegano persino che più la gente consuma, più si può investire, quindi creare nuovi posti di lavoro, aumentare i redditi, coi quali si potrà consumare ancora di più ecc. ecc. Scusate, questi non sono Verdi, sono suonati …
Resisi conto dell’assurdità della
crescita infinita gli Svizzeri – o almeno una metà di loro (più
precisamente: dei votanti) - hanno cambiato opinione rispetto alla
libera circolazione.
Hanno capito che il paese sarà stravolto, distrutto o muterà radicalmente. E hanno così votato non per alzare muri intorno al paese, per isolarsi, come dice l’élite del paese, ma per salvare quel che resta di questo bel paese, per essere ancora se stessi.
Nessuno vuole e può isolarsi: l’interdipendenza economica degli Stati è un dato di fatto. L’emigrazione e l’immigrazione sono fenomeni che si sono sempre verificati nella storia dell’uomo. Ma “est modus in rebus”: quel che è troppo è troppo.
Hanno capito che il paese sarà stravolto, distrutto o muterà radicalmente. E hanno così votato non per alzare muri intorno al paese, per isolarsi, come dice l’élite del paese, ma per salvare quel che resta di questo bel paese, per essere ancora se stessi.
Nessuno vuole e può isolarsi: l’interdipendenza economica degli Stati è un dato di fatto. L’emigrazione e l’immigrazione sono fenomeni che si sono sempre verificati nella storia dell’uomo. Ma “est modus in rebus”: quel che è troppo è troppo.
Ringrazio comunque il popolo svizzero
per il coraggio avuto nel votare contro tutti – in Svizzera
(praticamente tutta la classe dirigente) e nell’UE. >>
SERGIO PASTORE
Vorrei protesta contro la pubblicazione di questo ignobile articolo il cui autore è chiaramente un razzsta, un fascista e un misogino. Cosa c'entra la misoginia? C'entra, c'entra. E se non c'entra non importa: calunniate, calunniate, qualcosa resterà ...
RispondiEliminaP.S. Nel cappello il curatore del sito è incorso in un errore di non poco conto: l'iniziativa su cui si è votato il 9 febbraio scorso era stata lanciata dall'UDC, l'Unione democratica di centro, l'unico partito che lotta a viso aperto contro l'adesione all'UE. All'estero è considerato un partito xenofobo e di estrema destra: chi difende la sovranità del proprio paese è oggi estremista e fascista!
L'iniziativa di Ecopop - "Contro la sovrappopolazione e per la salvaguardia delle basi naturali della vita" - è molto più restrittiva di quella dell'UDC che è pure ambigua (dice no alla libera circolazione, ma prevede quote annuali d'immigrati per l'economia: paradossalmente queste quote potrebbero risultare più elevate dei flussi attuali!). L'iniziativa di Ecopop invece esige un incremento demografico dello 0,2% ogni tre anni. Si voterà a fine anno o l'anno prossimo.
Accidenti, Sergio, pongo subito rimedio al mio errore ! (sorry).
RispondiEliminaPurtroppo queste iniziative sono possibili in un piccolo stato senza frontiere marine e ufficialmente fuori dall'Ue. In Europa si verrebbe subito sanzionati e deferiti alla Corte europea per razzismo e apologia di nazifascismo. Migliaia di trombe e tromboni dei media politically correct sarebbero pronti ad accusare i malcapitati delle peggiori infamie e i responsabili verrebbero subito isolati e additati al pubblico ludibrio. Gli esiti di questa poltitica democratica e "de sinistra" sono evidenti a tutti: la cementificazione e l'islamizzazione dell'europa. L'Ue ha tuttavia minacciato la Svizzera, dopo l'esito del recente referendum di bloccare gli spostamenti di capitali. Quale occasione migliore per cominciare una vera decrescita felice?
RispondiEliminaParole sante, caro Agobit.
RispondiEliminaChissà che un giorno non si dirà che questo piccolo referendum svizzero è stato la Stalingrado della crescita a tutti costi.
D'altra parte la decrescita è scritta nelle cose: sta a noi renderla più o meno infelice.
articolo molto interessante credo che la Svizzera abbia fatto bene e che anche qui dovreMmo fare la stessa scelta , non sia mai che ci sia qualche posto di lavoro in più per gli italiani e meno gente e meno degrado e meno cementificazione in giro.
RispondiEliminaalcune persone quando lo dico mi dicono che sono razzista per cui capisco molto bene (Ah razzista "perchè sei del nord italia", razzista io no?)
Comunque...bella frase che mi ha colpito:
I più intelligenti di loro ci spiegano persino che più la gente consuma, più si può investire, quindi creare nuovi posti di lavoro, aumentare i redditi, coi quali si potrà consumare ancora di più ecc. ecc. Scusate, questi non sono Verdi, sono suonati …
Cara Laura, se c'è un argomento in cui la parola razzista è usata veramente a sproposito è proprio questo. Cosa c'entra la razza con la ricerca di un rapporto ottimale tra popolazione e territorio ? Mistero.
RispondiEliminaLa cosa più triste è che mentre alcuni usano questo "insulto" per semplice ignoranza, ve ne sono altri che lo usano con malizia, solo per screditare le nostre battaglie.
Un giorno i fatti ci daranno ragione, ma potrebbe essere una ben magra consolazione.