Il post di oggi riporta le considerazioni di due famosi etologi, Desmond Morris e Eibl-Eibesfeldt, su alcune delle caratteristiche più tipiche dell'homo sapiens.
So bene che il titolo ha un'origine religiosa e non scientifica (è una citazione dal Vangelo di Giovanni), ma mi sembrava perfetto per l'argomento trattato.
I testi provengono dalla pagina Facebook di 'Scienziati, filosofi e altri animali' (LINK della pagina).
LUMEN
<< Desmond Morris è stato il primo ad avanzare l'ipotesi che Homo sapiens sia pelato perché neotenico, cioè che non abbia perso il pelo strada (evolutiva) facendo, ma che non gli cresca come ai 'parenti' perché raggiunge la maturità sessuale senza sviluppare i caratteri dell'adulto (...).
Oggi nessuno dubita più di questo, che è considerato un fatto. Eibesfeldt, da etologo, ha aggiunto che oltre ad essere neotenico, Homo sapiens ha in assoluto il più lungo periodo di infanzia e dipendenza dai genitori di tutto il regno animale, in proporzione alla durata della vita.
Ed ha avanzato l'idea che la neotenia e la lunga infanzia siano direttamente correlate tra loro ed allo sviluppo della neocorteccia: essere neotenici prolunga l'infanzia, avere una lunga infanzia è utile ad apprendere, cioè a sfruttare il proprio adattamento. Se sia nato prima l'uovo o la gallina in questo caso è tuttora argomento di discussione.
Anche il fatto che le femmine di Homo sapiens (e parenti strettissimi) siano sessualmente ricettive tutto l'anno e siano sessualmente più attive delle femmine di altri animali secondo lui è legato a questo: tenere i maschi, la loro attenzione, legata a loro, durante il lungo periodo di gravidanza ed infanzia.
L'affermazione forse più discussa di Eibesfeldt è stata quella per cui la xenofobia, e quindi il razzismo, in Homo sapiens sono innati.
Ha fatto le solite ricerche, osservazioni su tutti i popoli e culture possibili, test su bambini (inclusi dei nati sordo-ciechi, che reagiscono all'odore degli estranei), ed ha concluso che siamo biologicamente xenofobi, dalla nascita, anche se il carattere si manifesta dopo la prima infanzia.
Questa è una cosa piuttosto sensata, presente peraltro in moltissime altre specie animali: estraneo/diverso = potenziale pericolo; ha perfettamente senso che si sia evoluta. Oltre al fatto che è un ottimo strumento per evitare ibridazioni, cioè dispersione di tempo ed energie a vuoto; questo negli adulti, ma lui ha sostenuto che lo siamo fin dalla nascita.
Quando se ne è uscito con questo discorso è successo un putiferio, per i soliti motivi: Homo sapiens è diverso, non soggetto ad istinti così brutti, e naturale = bello, buono e giusto. Un po' quello che è successo quando il suo mentore Lorenz se ne è uscito con la cosa per cui l'aggressività è del tutto naturale, ben presente anche nell'uomo ed ha la sua utilità.
Naturalmente entrambi avevano ragione, e nessuno dei due si sognava di affermare che il razzismo e l'aggressività siano cose belle e/o da assecondare/giustificare; fanno semplicemente parte delle dotazioni di serie che abbiamo ereditato dagli antenati, antenati non in grado di fare ragionamenti in merito e quindi per i quali ha provveduto mamma evoluzione. Non si capisce perché si devono negare le cose che non ci fanno onore.
Naturalmente il nostro adattamento, cioè la ragione e secondariamente la cultura, dovrebbero metterci perfettamente in grado di aggirare il problema e capire che estraneo/diverso non significa automaticamente pericoloso, e fortunatamente spesso lo fanno benissimo. Questo, per Eibesfeldt come per Lorenz, era implicito, ma non hanno fatto i conti con l'invidia, la strumentalizzazione politica e le interpretazioni di comodo.
Eibesfeldt sosteneva anche che siamo filogeneticamente incapaci di vivere in assembramenti umani come quelli moderni, cioè grandi società anonime, essendo il nostro cervello ancora predisposto per piccoli gruppi di individui tutti conosciuti tra loro. E anche in questo caso aveva ragione: le metropoli sono palesemente al di sopra delle nostre capacità innate, tanto che di solito finisce che siano aggregati di piccoli gruppi distinti, a volte pure in competizione tra loro.
Del resto una delle cose con le quali siete stati martellati è che gli animali sociali si conoscono sempre tutti tra loro, individuo per individuo. >>
<< Il termine aggressività, in psicologia/psichiatria, ha un significato ben diverso da quello di cui si parla (…) in etologia. Dal punto di vista etologico, essere aggressivi non è niente di patologico ed è del tutto naturale; l’aggressività si è evoluta a vari livelli praticamente in tutte le specie animali - very important – a scopo di difesa.
E’ un’arma biologica quanto lo sono zanne ed artigli, veleno, corna ed altri orpelli usati dagli animali per difendersi. Difendere sé stessi, il proprio spazio vitale, il proprio cibo, il proprio investimento genetico (consorte e prole), il proprio branco nel caso degli animali sociali. Dai nemici, dai predatori, dai concorrenti; comunque sempre di difesa si parla.
Guarda caso, le specie più “armate” fisicamente (velenose, velenifere, dotate di zanne ed artigli, o semplicemente molto grandi e quindi con pochi nemici) sono di solito molto meno aggressive di quelle più inermi. Ad esempio i pesci pagliaccio sono molto più aggressivi degli squali, i criceti dei lupi, eccetera. E guarda caso, Homo sapiens si contende, tra i vertebrati, il podio dell’aggressività con il ratto.
Anche se alcuni etologi parlano di “aggressività predatoria” o “aggressività alimentare”, non è la stessa cosa: uno squalo nei confronti di un tonno, o un leone nei confronti di un bufalo, provano la stessa aggressività che provate voi nei confronti di un piatto di lasagne quando avete fame.
Con la differenza che le lasagne non scappano, non dovete inseguirle ed ucciderle, non vi prendono a cornate o a calci eccetera. Se non ci fossero i supermercati moderni e dovessimo procacciarci il cibo, oltre a mangiare molte meno bistecche, per procurarcele metteremmo sicuramente in atto dei comportamenti molto violenti, che possono essere considerati aggressivi, ma in modo ben diverso.
In pratica, maggiore è l’aggressività, minore è l’entità (o la durata) degli stimoli necessari a far scattare la reazione, e maggiore è la reazione stessa, tutto qui. Ma in condizioni normali l’aggressività si scatena solo quando, e perché, è utile alla situazione e viene quindi utilizzata. >>
SCIENZIATI, FILOSOFI E ALTRI ANIMALI
Se il nome di Desmond Morris è piuttosto noto, anche al grande pubblico, quello di Eibl-Eibesfeldt lo è molto meno (forse - se mi passate la battuta - anche a causa della pronuncia complicata...), ma si tratta di uno studioso molto apprezzato dagli 'addetti ai lavori'.
RispondiEliminaEcco cosa dice Wiki su di lui:
<< Irenäus Eibl-Eibesfeldt fu allievo di Konrad Lorenz e fu artefice [con altri] (...) del Max-Planck-Institut per la psicologia del comportamento a Seewiesen, Baviera.
L'istituto svolge ricerca nel campo dell'etologia e dell'etologia umana, studiando le caratteristiche dei comportamenti animale-uomo, innati ed appresi, ed i caratteri universali del comportamento umano.
È autore di un ricco numero di libri e pubblicazioni, oltre ad essere fondatore dell'etologia umana, come campo di ricerca a sé stante. >>
NE' IO SONO PER ANCHE UN MANZONIANO CHE TIRI QUATTRO PAGHE PER IL LESSO.....
RispondiEliminaCosì ruggiva il fiero Carducci rivendicando la sua autonomia, prendendo le distanze dai colleghi infingardi che scopiazzavano, per vivacchiare, il "poeta, il letterato" governativo Manzoni eccetera eccetera....
Ben altre procedure, protocolli, sono seguiti, osservati, dai teologi, dagli "scenziati" che pretendono illustrarci la storia della sedicente evoluzione umana, dagli albori fino ai nostri. giorni, soffermandosi sulla densità pilifera dei soggetti, sul sorgere degli appetiti sessuali nei primati umani, sulla abnorme durata del puerperio, se correlata al altri esseri senzienti a noi subalterni. Ecco quindi che una facezia, una spiritosa invenzione, viene accolta nei salotti scientifici con esultanza, mentre altri servizievoli lacchè riprendono la palla, arricchendo la boutade di nuovi inutili e grotteschi orpelli .
La fiera delle vanità e delle menzogne è sempre aperta, ai danni degli sventurati allocati, contro ogni logica, su una palla rotante appoggiata sul nulla.
Ti piace Carducci, o è stata solo una citazione casuale ?
EliminaPoeta virile non piagnone, detto alla romana. Mi piace molto. Pianto antico è un capolavoro universale. Parere personale, lo stesso dicasi per il mio precedente commento. Altro capolavoro universale Davanti a San Guido....
RispondiEliminaIn effetti, come ricorda Wiki, << con Carducci si ebbe una reazione al tardo romanticismo (Prati, Aleardi, Dall'Ongaro), perché il raggiungimento dell'unità nazionale richiedeva forza e virilità, non l'abbandono a svenevoli malinconie. >>
EliminaLeggo però che fu anche un esponente (di rilievo) della Massoneria, ma forse all'epoca, per una persona importante, era un passaggio obbligato.
Anche il grande Toto si fece massone, per lavorare, così come Gino Cervi e tanti altri...
EliminaPremesso che gli studi di Etologia umana hanno prodotto risultati scientificamente rilevanti, allo stato attuale delle conoscenze al riguardo e in un'ottica sostanzialmente laica & liberale conviene respingere sia il biologismo estremo (spesso abilmente utilizzato anche dalla Chiesa cattolica e che cmq produce un tribalismo aprioristico-dogmatico e molto conflittuale come quello nazi-femminista: Noi contro Loro e nessuna mediazione è possibile) sia la convinzione lteettanto dogmatica che tutto sia plasmato dal contesto storico-culturale. Ancora una volta: in medio stat virtus! Saluti
RispondiElimina" ... il biologismo estremo (spesso abilmente utilizzato anche dalla Chiesa cattolica) "
EliminaTi confesso di non essermi mai soffermato a riflettere su questo punto.
Puoi farci qualche esempio ?
Ad es. nelle tematiche di inizio e fine vita ovvero nel condannare/proibire drasticamente sia le moderne tecniche anticoncezionali (per non parlare dell'aborto) e sia qualsivoglia pratica eutanasica (fino alla morte "naturale") anche qualora ciò comporti sofferenze inutili per un tempo indefinito.
RispondiEliminaPS Naturalmente i teologi cattolici bypassano allegramente l'evidente contraddizione tra la demonizzazione delle tecniche anticoncezionali (ritenute "contro natura") e la santificazione dei sofisticati macchinari che in determinate drammatiche circostanze consentono di prolungare una vita meramente biologica per tempi indefiniti (cfr caso E. Englaro)...
RispondiEliminaIn effetti la contraddizione è evidente ed insanabile: o si lascia fare alla natura (con tutte le sofferenze che ne conseguono), o si interviene con i ritrovati più moderni, seguendo la volontà delle persone coinvolte.
EliminaMa loro non sembrano rendersene conto.
Traspare, in molti atteggiamenti del Cattolicesimo, una sorta di 'fascino della sofferenza' che mi spaventa.