martedì 24 settembre 2024

Uomini e Donne – (3)

Terzo post dedicato ai rapporti (eternamente complicati) tra gli uomini e le donne, scritto dal noto psicologo Umberto Galimberti (dal sito Sicilia Buona).  
A seguire, un breve pensierino del sottoscritto.
LUMEN


<< La donna dall’origine dei tempi è sempre stata vincolata alla natura. Il suo corpo è sempre stato previsto come corpo di riproduzione. La donna è sempre stata pensata legata alla natura, quindi non libera. 
 
Oggi le donne stanno entrando nella storia grazie agli anticoncezionali: la generazione non è più un destino per loro, ma è una libera scelta, e non è un passaggio da poco. Ciò nonostante, nella donna si combatte molto più drasticamente che nel maschio, quel conflitto tra le due soggettività che ci abitano: una è l’”Io” e l’altra è la “specie”. L’economia della specie, a cui è vincolata la donna in quanto genera, è completamente in contraddizione e antitetica all’economia dell’Io.

Una donna che deve generare assiste alla deformazione del proprio corpo, al trauma della nascita (che non è solo del bambino), alla soppressione del suo tempo, alla dedizione totale al nascituro, all’allattamento, alla cura, al sonno, al cambio del pannolino …a tutto. 
 
Probabilmente perderà anche il lavoro, attraverso la perdita del lavoro perde la socializzazione, magari perde anche i suoi amori, che non sono limitati al figlio e al marito. Dal punto di vista dell’economia dell’Io è un disastro, dal punto di vista della specie un guadagno secco! Questo conflitto gli uomini non lo avvertono.

Le donne hanno anche un potere assoluto, quello di vita e di morte: possono generare e possono abortire. Questo potere assoluto genera in lei un vissuto di onnipotenza molto pericoloso che si traduce nel fatto di pensare di poter cambiare un uomo. Ma gli uomini sono come pietre, non si lasciano spostare dal loro impianto e concepiscono la donna non come un altro da sé, ma come un loro possesso. Questa dimensione possessiva fa sì che l’uomo percepisca la donna con cui vive come una risposta alle sue esigenze.

Quando questa risposta non arriva più si arriva anche al femminicidio. Il femminicidio si può evitare se le donne non si affidano a questo vissuto naturale, intrinseco di onnipotenza. Non siete onnipotenti potete generare i figli, ma non potete rigenerare gli uomini. Quando questi uomini vi trattano male lasciateli subito, andate via, perché andate incontro a una vita di frustrazioni che, anche quando non uccidono, vi fanno vivere male.

Le donne si innamorano dei narcisisti. Ma i narcisisti sono persone handicappate a cui manca la struttura della relazione, e non la acquistano strada facendo nella loro vita. E’ come se ad una persona mancasse un braccio, non è che glielo puoi aggiungere vivendo con lui. E come si diventa narcisisti? I maschi trascurati dalle madri o che hanno delle madri molto severe, dove non hanno sorbito una dimensione di sentimento, hanno due chance per sopravvivere: o vanno in depressione (quella che gli psichiatri chiamano “anaclisi infantile”) oppure investono su sé stessi.

Investire su sé stessi è la loro salvezza ma è la disgrazia per chi ci vive insieme. Anche se sono belli, affascinanti, non cascate nella trappola, perché non vi daranno niete. Per loro il prossimo, e quindi voi donne, siete il loro applausometro, coloro che conferma le loro scelte, li gratifica con i complimenti, ma al di là di questo non sono capaci di vedere l’altro, quindi non sono idonei alla convivenza.

Tenete presente questa differenza radicale tra maschile e femminile, anche se ci avviamo verso una cultura unisex, la differenza tra uomo e donna è radicale. Le donne hanno qualche chance in più, però devono entrare nella storia fatta dagli uomini, e quando entrano nella storia non si comportino come gli uomini, si comportino come donne, altrimenti le cose non cambieranno mai. >>

UMBERTO GALIMBERTI



VIVA LA DIFFERENZA
Una volta stabilito che le donne devono avere gli stessi diritti degli uomini, nessuno riuscirà mai a convincermi che gli uomini e le donne sono uguali.
Le differenze fisiche le vediamo tutti, ma ci sono anche differenze caratteriali importanti, legate al fatto che le rispettive strategie riproduttive, per motivi fisiologici, sono molto diverse tra loro: le donne sono costrette a seguire la strategia K (pochi figli, da seguire con molta cura), mentre gli uomini, a livello potenziale, sono portati per la strategia R (tanti figli, poca cura).
Data l'importanza fondamentale che la riproduzione riveste nello sviluppo degli animali (e quindi anche di noi uomini) questo basta e avanza per determinare tutte le differenze caratteriali che possiamo notare a livello generale (ovviamente salvo eccezioni).
Tra le tante, vorrei segnalarne una in particolare: che gli uomini tendono sempre a sopravvalutare le proprie capacità, mentre le donne tendono a considerarsi poco adeguate alla situazione, non abbastanza all'altezza.
Ne deriva che i primi si sentono sempre molto sicuri di sé, con la conseguenza di combinare spesso disastri, mentre le seconde si sentono sempre poco sicure di sé, con la conseguenza di non sviluppare appieno le proprie potenzialità.
Ma si potrebbe continuare.
E comunque, visto che la natura ci ha fatto così: viva la differenza.
LUMEN


15 commenti:

  1. "Una donna che deve generare... Probabilmente perderà anche il lavoro, attraverso la perdita del lavoro perde la socializzazione, magari perde anche i suoi amori, che non sono limitati al figlio e al marito. Dal punto di vista dell’economia dell’Io è un disastro."

    Articolo interessante. Ma sul passaggio riportato qui sopra non sono tanto d'accordo, cioè che la maternità sia per la donna un disastro. Per tante donne moderne, specie le femministe e in genere le donne in carriera, sarà pure così, ma per la società è un disastro, si rischia l'estinzione e si estingueranno anche le donne che non vogliono figli, che rinunciano ai figli per la carriera ecc. Questo è il risvolto della cosiddetta emancipazione femminile promossa dalla crescita economica e delle opportunità. Il processo sembra comunque irreversibile e non vorrei condannarlo. Comunque il fatto che tanti giovani, uomini e donne, non progettino più di fondare una famiglia, anzi siano allergici all'idea, mi sembra allarmante o di cattivo auspicio. Io non trovo che un figlio sia un disastro per una donna, in contrasto con l'economia dell'io. Se vogliamo solo crescita economica per tutti e iperconsumo, giochi e sesso à gogo, allora i figli sono una scocciatura, questo è chiaro. I figli si faranno allora in batteria, come aveva già descritto Huxley nel Brave New World di quasi cent'anni fa.

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    1. Caro Sergio, anche a me questa affermazione di Galimberti (che peraltro apprezzo molto) è parsa discutibile.
      E' vero che le donne che scelgono di fare le madri a tempo pieno devono accettare delle rinunce nei rapporti personali e sociali, ma ne acquisiscono altri che le donne in carriera non possono avere.
      Così, per esempio, se mancheranno i rapporti sociali con i colleghi di lavoro, ci saranno i rapporti con gli altri genitori di figli coetanei.
      Quindi si potrebbe dire che l'economia dell'IO, come la chiama Galiberti, non viene devastata, ma solo modificata.

      In fondo la cosa più importante, per una donna, non è tanto il ruolo sociale che ricopre - 'fare la madre' o 'fare carriera' - ma il fatto di poterlo scegliere in autonomia, senza condizionamenti esterni.

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    2. Buona osservazione, mi sembra che siamo d'accordo ... una volta tanto. No scherzo, siamo spesso d'accordo.

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  2. Il prezzemolino sinistrorso Galimberti si riferisce a 4 o 500 milionate di donne ovviamente, ché una quantità fino a minimo 7 volte tanto vive oppressa in bendaggi con mutilazioni sessuali, abusi fisici e morali eccetera eccetera. Ergo le sue elucubrazioni si riferiscono alle donne europee e del nord America. E poco altro.

    Parlando delle donne "fortunate " occidentali tout court trovo gli schemi galimbertiani troppo stretti e scontati, tipo il manuale per l'accorto maritiello, mentre io ritengo segreto basilare per un passabile e decente, rapporto di coppia, sia il non permanere troppo negli stessi spazi domestici insieme, ed in ciò sono favoriti gli uomini il cui lavoro li porta abbastanza spesso fuori sede...Anche qui si va incontro a prevedibili rischi, comunque. Quanto al sociale, alla collocazione, ai ruoli della donna nei vari consessi, ambiti, bisogna "ringraziare " la maternità e la mensile tempesta ormonale, altrimenti per noi sarebbero guai ancor più seri.

    E poi perché introspettare l'universo femminile? Non ci riuscì satanasso, e quindi....

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    1. In effetti le donne che possono davvero fare la loro scelta sono davvero poche e non solo per i condizionamenti culturali che dominano grandi parti del mondo.
      Anche qui in occidente, dove pure la scelta teorica è possibile (ed accettata), subentrano i condizionamenti economici, che costringono molte donne ad un lavoro fuori casa per portare alla famiglia un altro stipendio.
      Quindi la scelta si riduce a quelle poche donne 'fortunate' che non solo vivono in una cultura liberale, ma appartengono anche ad una famiglia economicamente abbiente.
      Il principio della scelta, però, secondo me, resta valido

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  3. "In fondo la cosa più importante, per una donna, non è tanto il ruolo sociale che ricopre - 'fare la madre' o 'fare carriera' - ma il fatto di poterlo scegliere in autonomia, senza condizionamenti esterni."

    Caro Lumen, la donna non può "sceglierlo" in autonomia visto che fa comunque parte di un gruppo ovvero della società che ha delle aspettative nei suoi confronti, innanzi tutto di assicurare la sopravvivenza del gruppo con i figli. Se le donne deludono questa aspettativa scioperando sarà la fine della società. Le donne che manifestano con lo slogan il corpo è mio e me lo gestisco io non pensano fino in fondo. Vogliono tutto - lavoro casa istruzione sanità pari opportunità autonomia ecc. - e rifiutano il ... minimo sindacale, avere dei figli. Ma lo so che siamo 8 miliardi, decisamente troppi su questa terra, e se alcune scioperano non sarà la fine del mondo. Ma se scioperano tutte o troppe sarà lo stesso un problema. Cercare la via di mezzo.

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    1. Le donne, salvo casi marginali, i figli li vogliono: è uno dei desideri più forti ed importanti per loro, perchè madre natura le ha costruite così.
      Restano i condizionamenti economici che, come dicevo sopra, possono ridurre la fertilità in occidente.
      Ma ridurre non vuol dire rinunciare.

      Se poi le civiltà poco prolifiche vengono 'colonizzate' da quelle più prolifiche, questo è solo un problema sociale.
      Penso che il 'minimo sindacale' della riproduzione (che equivale al tasso di sostituzione complessivo) sia ampiamente garantito.

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    2. "Penso che il 'minimo sindacale' della riproduzione (che equivale al tasso di sostituzione complessivo) sia ampiamente garantito."

      In Italia non più, neanche in Giappone o nell'occidente in genere. In Corea del Sud il tasso è di 0 virgola addirittura, altro che 2,1. È un problema dell'occidente dovuto secondo me al benessere, l'ideale non è più la famiglia ma la dolce vita. Persino gli antichi Romani avevano questo problema. Forse è l'inevitabile evoluzione di ogni società. Non so se c'è una regia dietro, non credo, non sono un complottista. Quel tale che sai mi darebbe dell'idiota, l'Italia sembra popolata da 59 mln d'imbecilli, meno uno, lui.

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    3. Infatti io parlavo di tasso di sostituzione 'complessivo', cioè mondiale.
      I demografi più ottimisti pensano che l'aumento globale della popolazione dovrebbe (finalmente) fermarsi verso la metà del secolo, per poi, molto lentamente, decrescere.
      Ma prima di preoccuparci, ne deve passare di tempo....

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  4. Premesso di non credere ad una rigida "dicotomia" tra Maschile e Femminile (non tutti gli uomini ne' tutte le donne sono uguali tra loro e inoltre esistono gradazioni "intermedie") così come ad ogni altro dualismo che si pretenda assoluto, mi sembra auspicabile che (contrariamente a quanto sfacciatamente perseguito dalle femministe) alla famosa parità dei Diritti tra Uomo e Donna si affianchi quella dei Doveri... Saluti

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    1. Sì, in effetti i doveri vengono troppo spesso dimenticati (e non per caso).

      Quanto alla dicotomia uomo/donna esistono, ovviamente, molte sfumature intermedie, ma rappresentano una minoranza statistica molto piccola (per quanto mi risulta, meno del 5 %), che non dovrebbe condizionare la struttura sociale.
      Chi appartiene a queste minoranza ha sicuramente diritto ad essere rispettato, ma non può pretendere che il mondo giri intorno a lui.

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  5. Al di là della precisa quantificazione delle cd sfumature intermedie (per amore di precisione il mio discorsetto non intendeva riferirsi solamente agli aspetti strettamente biologici ma anche a quelli psicologici e socio-culturali, ma ovviamente non è il caso di approfondire qui & ora...), risulta cmq molto interessante ed eloquente il fatto che parecchie tesi LBGTQ ecc. (indipendentemente dalle modalità spesso assai discutibili e folkloristiche con le quali vengono espresse) mandino in tilt molte femministe misandriche (tipo la Rowling) in quanto queste ultime si rendono pienamente conto che tali tesi mandano sostanzialmente in frantumi la "narrativa" dominante, dogmatica, farlocca e rigidamente dualista secondo cui in estrema sintesi il Femminile rappresenta il Bene assoluto e il Maschile il Male assoluto e sulla quale i movimenti femministi (secondo la luciferina logica del "chiagni e fotti") da sempre prosperano...

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    1. Giusta la tua precisazione sulle 'sfumature'.

      Quanto ai movimenti femministi 'duri e puri', trattandosi posizioni estremistiche e dogmatiche, risultano inadeguate, anche per le donne che vorrebbero difendere.

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  6. Nota a margine su un passo di Galimberti:

    Perché si parla sempre & solo di UOMINI narcisisti? A mio avviso esistono anche parecchie DONNE narcisiste ovvero dotate di un Ego talmente smisurato e bramoso esclusivamente di carriera, denaro e potere da essere destinate a rendere INFERNALE la vita di quegli uomini che (assai imprudentemente) se ne innamorano perdutamente... Saluti

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    1. E' vero, esistono sicuramente anche i Narcisi al femminile.
      Però ho l'impressione che quelli maschili siano in percentuale più rilevante.
      Inoltre penso che in questa sorta di 'trappola psicologica' cadano più facilmente le donne che gli uomini.

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