Contrariamente a quello che molti pensano, non è la religione a forgiare i costumi ed il carattere di un popolo, ma semmai il contrario.
Ne consegue, tra le altre cose, che le Nazioni che – per scelta o per necessità – si trovano ad essere multi-religiose (cioè non applicano il principio storico “cuius regio, eius religio”) devono sempre affrontare molte difficoltà.
A questo argomento è dedicato il post di oggi, scritto da Gianni Pardo e tratto dal suo blog personale.
LUMEN
Ne consegue, tra le altre cose, che le Nazioni che – per scelta o per necessità – si trovano ad essere multi-religiose (cioè non applicano il principio storico “cuius regio, eius religio”) devono sempre affrontare molte difficoltà.
A questo argomento è dedicato il post di oggi, scritto da Gianni Pardo e tratto dal suo blog personale.
LUMEN
<< Un titolo di giornale così recita: “Impedire alle donne di studiare e lavorare è contro l’Islam”. Pare l’abbiano detto dei “leader musulmani” contro “l’apartheid femminile in Afghanistan”. E francamente viene da sorridere.
Non c’è bisogno di essere specialisti della religione maomettana per sapere che il Corano non contiene se non generiche prescrizioni riguardo al vestiario, alla cultura e al lavoro delle donne. E allora, dirà qualcuno, in Iran si rischia la rivoluzione, con centinaia o forse migliaia di morti, per un “hijab” che non è nemmeno una prescrizione religiosa? La risposta è: proprio così.
Buona parte delle religione maomettana, così come viene vissuta ogni giorno in parecchi Paesi, è più figlia della tradizione che della teologia. Dunque nella dichiarazione di quei “leader musulmani” c’è un fraintendimento di fondo che del resto si verifica anche per quanto riguarda il Cristianesimo.
Molta gente, anche in Europa, è convinta che la morale sia figlia della religione, tanto da considerare “immorale” chi è “irreligioso” e da pensare che rubare sia peccato, e soltanto in secondo luogo furto. In realtà è tutto il contrario. Per quanto riguarda i principi della convivenza sociale ogni religione costituisce la sacralizzazione delle idee prevalenti in un dato momento storico.
La religione cristiana, per esempio, è nata in un tempo e in una regione in cui era “ovvio” che le donne fossero sottomesse all’uomo e non avessero cariche direttive. Infatti alle donne è stato vietato il sacerdozio, e gli si è pure vietato di prendere la parola in chiesa (“foeminae in ecclesia taceant”, ha scritto San Paolo, o piuttosto Paolo di Tarso, per indicare la regione da cui proveniva).
Le monache ancora oggi sono vestite come l’ayatollah Khamenei amerebbe vedere vestite tutte le iraniane, per non parlare del hijab afghano che copre tutto il corpo e permette alle donne di vedere qualcosa solo attraverso una grata fatta di ricamo.
Non c’è bisogno di essere specialisti della religione maomettana per sapere che il Corano non contiene se non generiche prescrizioni riguardo al vestiario, alla cultura e al lavoro delle donne. E allora, dirà qualcuno, in Iran si rischia la rivoluzione, con centinaia o forse migliaia di morti, per un “hijab” che non è nemmeno una prescrizione religiosa? La risposta è: proprio così.
Buona parte delle religione maomettana, così come viene vissuta ogni giorno in parecchi Paesi, è più figlia della tradizione che della teologia. Dunque nella dichiarazione di quei “leader musulmani” c’è un fraintendimento di fondo che del resto si verifica anche per quanto riguarda il Cristianesimo.
Molta gente, anche in Europa, è convinta che la morale sia figlia della religione, tanto da considerare “immorale” chi è “irreligioso” e da pensare che rubare sia peccato, e soltanto in secondo luogo furto. In realtà è tutto il contrario. Per quanto riguarda i principi della convivenza sociale ogni religione costituisce la sacralizzazione delle idee prevalenti in un dato momento storico.
La religione cristiana, per esempio, è nata in un tempo e in una regione in cui era “ovvio” che le donne fossero sottomesse all’uomo e non avessero cariche direttive. Infatti alle donne è stato vietato il sacerdozio, e gli si è pure vietato di prendere la parola in chiesa (“foeminae in ecclesia taceant”, ha scritto San Paolo, o piuttosto Paolo di Tarso, per indicare la regione da cui proveniva).
Le monache ancora oggi sono vestite come l’ayatollah Khamenei amerebbe vedere vestite tutte le iraniane, per non parlare del hijab afghano che copre tutto il corpo e permette alle donne di vedere qualcosa solo attraverso una grata fatta di ricamo.
Come è ovvio, il Cristianesimo si è evoluto, perché si è evoluta la società, e addirittura non soltanto le donne prendono la parola in chiesa, ma nel Protestantesimo è addirittura permesso loro il sacerdozio, fino ad avere donne che hanno la carica di vescovo. Insomma, il Cristianesimo delle origini è quasi completamente dimenticato e, mentre in Iran impiccano gli omosessuali perché tali, papa Francesco invita a considerarli fratelli, a rispettarli e ad accoglierli nel seno materno della Chiesa.
Qui non si stanno né criticando né apprezzando i principi che applicano le varie religioni: si vuole soltanto dire che non bisogna mettere il carro dinanzi ai buoi. Non è l’Islam che rende certi popoli selvaggi, sono certi popoli che rendono selvaggio l’Islam.
Non è la società che obbedisce alla religione, è la religione che obbedisce alla società. Quanto meno in un primo momento. Poi avviene che la religione si proclama la fonte dei principi della convivenza sociale e, forte di questa auto-investitura, vuole bloccare la storia ad un dato momento storico (quello della sua affermazione, ed ecco l’abbigliamento delle suore).
Dunque la religione diviene intransigente perché crede (e fa credere) che i principi che cerca di imporre sono di origine divina. Ecco perché reputa che il suo potere di influire sulle norme della convivenza debba essere considerato indiscutibile: perché è “sovrumano”. Se l’hayatollah Khamenei è intrattabile è perché gli pare assurdo che debba mettersi a discutere la parola di Dio con quattro scalmanati (e, peggio, scalmanate).
Qui non si stanno né criticando né apprezzando i principi che applicano le varie religioni: si vuole soltanto dire che non bisogna mettere il carro dinanzi ai buoi. Non è l’Islam che rende certi popoli selvaggi, sono certi popoli che rendono selvaggio l’Islam.
Non è la società che obbedisce alla religione, è la religione che obbedisce alla società. Quanto meno in un primo momento. Poi avviene che la religione si proclama la fonte dei principi della convivenza sociale e, forte di questa auto-investitura, vuole bloccare la storia ad un dato momento storico (quello della sua affermazione, ed ecco l’abbigliamento delle suore).
Dunque la religione diviene intransigente perché crede (e fa credere) che i principi che cerca di imporre sono di origine divina. Ecco perché reputa che il suo potere di influire sulle norme della convivenza debba essere considerato indiscutibile: perché è “sovrumano”. Se l’hayatollah Khamenei è intrattabile è perché gli pare assurdo che debba mettersi a discutere la parola di Dio con quattro scalmanati (e, peggio, scalmanate).
Ma c’è di più. Come si sa “Le istituzioni camminano sulle gambe degli uomini”. La religione si crede la regola fondamentale della società e i suoi rappresentanti sanno benissimo che il loro status, la loro autorità ed anche il loro reddito dipendono dalle sorti della fede. Finché essa è rispettata sono rispettati anche loro e vivono bene; se invece la religione perde presa, perdono presa anche loro e rischiano l’insignificanza prima e la sparizione dopo.
Dunque non c’è da stupirsi che i religiosi siano ferocemente conservatori. Ogni innovazione comportamentale e morale (per esempio il matrimonio degli omosessuali) corrisponde infatti ad un perdita di territorio, ad una diminuzione del loro potere.
In questo senso Khamenei, con la sua spietata chiusura totale, mostra di aver compreso la religione; e infatti Francesco, con la sua tolleranza politically correct, rischia di far sparire il Cristianesimo anche dal Vaticano. Ma non è il primo che ha cominciato a sbagliare.
Non bisognava per esempio permettere la messa in italiano. Il latino ammantava di mistero esoterico parole e concetti che non venivano compresi, mentre la messa in italiano fa ascoltare cose arcaiche su cui si può esercitare lo spirito critico dei più svegli. Io per esempio ci ho messo decenni a capire che significa l’inizio del Vangelo di Giovanni: “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio”.
Dunque non c’è da stupirsi che i religiosi siano ferocemente conservatori. Ogni innovazione comportamentale e morale (per esempio il matrimonio degli omosessuali) corrisponde infatti ad un perdita di territorio, ad una diminuzione del loro potere.
In questo senso Khamenei, con la sua spietata chiusura totale, mostra di aver compreso la religione; e infatti Francesco, con la sua tolleranza politically correct, rischia di far sparire il Cristianesimo anche dal Vaticano. Ma non è il primo che ha cominciato a sbagliare.
Non bisognava per esempio permettere la messa in italiano. Il latino ammantava di mistero esoterico parole e concetti che non venivano compresi, mentre la messa in italiano fa ascoltare cose arcaiche su cui si può esercitare lo spirito critico dei più svegli. Io per esempio ci ho messo decenni a capire che significa l’inizio del Vangelo di Giovanni: “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio”.
(PS - Per chi avesse questa curiosità: la frase deriva dalle convinzioni gnostiche dell’autore e riflettono – salvo errori – una teoria di Aristotele.
Dio, essendo perfetto, non può avere modificazioni, perché agire è modificare e modificarsi. Ma Dio ha creato il mondo. Come ha fatto? Dicendo: “Fiat”. La sua Parola (Verbo, in latino), essendo la parola dell’Onnipotente, ha provocato la creazione, mentre Dio rimaneva “Motore immobile”.
Ma, ammoniva l’evangelista, la sua Parola è la Parola di Dio, è presso Dio, è Dio stesso. Giovanni intendeva spiegare la natura di Gesù, contemporaneamente – per chi era disposto a crederci – entità separata da Dio, e nel frattempo consustanziale a Dio e Dio stesso.) >>
Dio, essendo perfetto, non può avere modificazioni, perché agire è modificare e modificarsi. Ma Dio ha creato il mondo. Come ha fatto? Dicendo: “Fiat”. La sua Parola (Verbo, in latino), essendo la parola dell’Onnipotente, ha provocato la creazione, mentre Dio rimaneva “Motore immobile”.
Ma, ammoniva l’evangelista, la sua Parola è la Parola di Dio, è presso Dio, è Dio stesso. Giovanni intendeva spiegare la natura di Gesù, contemporaneamente – per chi era disposto a crederci – entità separata da Dio, e nel frattempo consustanziale a Dio e Dio stesso.) >>
GIANNI PARDO
Francamente al principio storico "Cuius regio eius religio" mi sono sempre sembrati ampiamente preferibili la Laicità (= rigorosa separazione tra Potere politico e Potere religioso), la Filosofia, il Metodo scientifico, insomma la moderna Democrazia liberale di matrice illuminista. Saluti
RispondiEliminaCaro Claude, che la laicità dello Stato sia teoricamente preferibile, non lo posso certo mettere in dubbio io, che appartengo alla categoria degli atei/agnostici.
EliminaPerò ti chiedo: può davvero funzionare bene uno Stato senza un collante ideologico forte ?
Ed esistono collanti ideologi forti che NON siano religiosi ?
Io mi sono posto spesso questa domanda e, guardando alla storia dell'umanità, sono giunto alla (triste) conclusione che la laicità razionale, da sola, non funziona.
E se proprio devo accettare un collante religioso, è evidente che le società multi-religiose sono quelle che funzionano peggio.
Pertanto, il principio del 'cuius regio' - nonostante l'evidente oscurantismo - ha una sua logica.
Secondo il grande Voltaire, quando in una determinata entità politico-territoriale circola una sola Confessione religiosa quest'ultima soffochera' la libertà individuale, quando ne circolano due si combatteranno aspramente tra loro, ma allorquando (come nella Gran Bretagna a lungo visitata dal pensatore francese nella prima metà del Settecento) ne circolano parecchie esse coesisteranno abbastanza pacificamente con evidenti benefici per la popolazione.
EliminaInsomma, un po' come per le famose Elites (argomento a Lei caro) anche per le Idee una libera circolazione e competizione (chiaramente entro un quadro minimo di norme condivise) appare ricca di conseguenze positive.
Caro Claude, è davvero interessante la riflessione di Voltaire che hai citato; grazie.
EliminaIn effetti la seconda opzione è di gran lunga la peggiore, mentre sia la prima (una sola confessione) che la terza (tante religioni in equilibrio) hanno sia vantaggi che svantaggi.
I rischi della prima sono quelli ben indicati da Voltaire (oscurantismo), ma ci sono dei rischi anche nella terza, in quanto una delle confessioni vigenti potrebbe prendere il sopravvento e rompere l'equilibrio laico così faticosamente raggiunto.
Ma sono discorsi teorici, perchè queste tendenze dipendono da molti (e diversi) fattori, per cui raramente possono essere governate.
S'il vous plait, proprio perché "qs tendenze dipendono da molti (e diversi) fattori e raramente possono essere governate" le Istituzioni pubbliche (locali, nazionali, transnazionali) potrebbero/dovrebbero mantenersi neutrali ovvero indipendenti da influenze religioso-confessionali (cfr la laicite' francese).
EliminaSaluti
Si tratta di un suggerimento ragionevole, ma non sempre seguito.
EliminaLa tentazione di intervenire, per le Istituzioni, è spesso troppo forte, anche con le migliori intenzioni.
COMMENTO di SERGIO
RispondiEliminaCaro Lumen,
spiegami questa contraddizione: da un lato ti dichiari ateo e ateo radicale, non devoto. Non vuoi essere chiamato nemmeno agnostico, benissimo (l’agnostico si sa lascia aperta la “questione” e chissà che non sia anche lui in cerca di Dio …). In quanto ateo radicale dovresti essere anche almeno moderatamente anticlericale (io da giovane ero invece ferocemente anticlericale, ma poi ho smesso visto che la Chiesa postconciliare era ormai allo sfascio con grande dolore di papa Montini). Per un certo tempo hai frequentato anche quelli dell’UAAR (pure io). E dopo queste premesse dici:
a) la religione è fondamentale per la coesione sociale, è probabilmente il collante più forte;
b) per questo la religione ovvero le religioni hanno ancora, anzi avranno sempre, un radioso avvenire.
Io invece credo e spero che le religioni scompariranno, ma non così presto come pensavo fino a poco tempo fa. Ci vorranno ancora decenni e magari secoli per arrivarci (ma non credo millenni). Qual è il bilancio di due millenni di cristianesimo? Siamo diventati più buoni, più solidali, compassionevoli, insomma più umani? Non direi. Non nego che il bilancio abbia anche degli attivi, per es. la fede ha aiutato i credenti a vivere, a sopportare le pene dell’inferno (già in questa vita!) che la Divina Provvidenza elargiva alle sue creature (carestie, malattie, pestilenze, guerre, terremoti, eruzioni vulcaniche apocalittiche). La fede ha dato un senso all' esistenza. E poi c’è stata tutta quella stupenda fioritura di creazioni artistiche in ogni campo che ancor oggi anche noi atei ammiriamo. Ma il bilancio è forse ampiamente negativo visto che il cattolicesimo ha anche bloccato il progresso e lo sviluppo scientifico (c’è chi afferma che l’Illuminismo è figlio del cristianesimo, ma io non ci credo). Da non dimenticare che il cristianesimo ha anche perseguitato, torturato e ucciso i dissidenti detti eretici, benedetto e fomentato guerre di conquista. Io non arrivo a capire l’esaltazione del cristianesimo da parte di un ateo o agnostico come Croce. Non possiamo non dirci cristiani? Mah, forse.
Ma cos’è poi una religione? Una visione del mondo da cui discendono un’etica e una ritualità.
In un documentario sui templi greci il commentatore diceva che tali templi non servivano più, avevano esaurito la loro funzione. Io penso che lo stesso si possa dire del cristianesimo o forse meglio del cattolicesimo, visto anche l’accanimento dell’argentino nel demolire ogni cosa. La stragrande maggioranza dei cattolici non sa nemmeno cosa significhi “immacolata concezione” e della natura di Cristo (vero Dio e vero uomo) non gliene importa un fico. La religione era quasi solo pura ritualità (ovviamente anche la ritualità ha significato e un valore positivo).
Per concludere: non so perché difendi lo stesso la religione e la ritieni fondamentale, necessaria e quindi inestirpabile. Allora tanto vale tenerci anche il cristianesimo.
Leonardo Sciascia, volterriano di ferro, diceva che lui “a volte” credeva in Dio. Si direbbe che abbiamo bisogno di credere in qualcosa. Crediamo tutti in tante cose, molte futili e irrilevanti.
Io mi fido di chi ne sa più di me se quella tal persona mi pare attendibile.
Ma non è che alla fine la gente molto banalmente non vuole morire e s’inventa magnifiche sorti e progressive, appunto la salvezza eterna e il paradiso? Mi sorprende che gli ebrei non credano alla vita eterna.
Caro Sergio, mi rendo conto che la mia posizione possa apparire un po' contraddittoria, ma credo che non lo sia, perchè quello dell'ateismo è un punto d'arrivo strettamente individuale, mentre la credenza religiosa è anche (e soprattutto) un fatto sociale.
EliminaIn altri termini: non credo che quello che va bene per me (o per alcuni altri singoli), possa andare bene per tutti.
Se ben ricordo, la Rivoluzione Francese provò ad impostare la società su basi strettamente razionali, abbandonando i miti religiosi: ma fu una catastrofe.
<< Ma non è che alla fine la gente molto banalmente non vuole morire e s’inventa magnifiche sorti e progressive, appunto la salvezza eterna e il paradiso? Mi sorprende che gli ebrei non credano alla vita eterna. >>
EliminaProprio così: la gente non accetta la limitatezza che ci è imposta dalla natura (le leggi della fisica e quelle della biologia) per cui preferisce inventarsi delle soluzioni consolatorie.
Quanto agli ebrei, non mi ero mai soffermato su questo strano apetto della loro religione (che pure ha un impatto ideologico molto forte) e non so darmene una spiegazione.
Forse sono convinti che Dio li possa aiutare direttamente in questa vita. Tu cosa ne pensi ?
COMMENTO di SERGIO
Elimina"Forse sono convinti che Dio li possa aiutare direttamente in questa vita. Tu cosa ne pensi ?
Mah, non lo so. Io gli ebrei non li capisco, non so in cosa credano e che cosa desiderino.
Sembra che aspettino ancora il messia, ogni tanto si sparge la voce che è arrivato, ma naturalmente il tale non era il vero messia. Che cosa poi si aspettino da questo messia non lo so. Mi riferisco ovviamente agli ebrei ortodossi, la maggior parte degli israeliani sono agnostici o atei come noi, pensa a tipi come Harari.
Sono però convinto che abbiano conservato la loro identità grazie alla religione. Ma non era meglio se si assimilavano e non continuassero a credersi il popolo eletto che è poi una presunzione inaudita e un po' anche razzista? Che siano più intelligenti degli altri è forse possibile, le difficoltà aguzzano l’ingegno.
Una cosa che mi chiedo è cosa pensino gli ebrei ortodossi del fatto che una bella fetta dell’umanità consideri un ebreo, Gesù, figlio di Dio e lui stesso Dio. La cosa gli farà piacere o penseranno che siamo dei babbei? Più probabile che ci prendano per scemi. Però lo stesso adoriamo un ebreo …, dev’essere pure una soddisfazione, no?
Mi sembra di aver letto che, per loro, il Messia tanto atteso (e non ancora giunto) sia più un capo politico/militare, che li guidi alla riscossa contro l'oppressore di turno, che non un capo spirituale.
EliminaSe è vero, questo potrebbe spiegare molte cose.
COMMENTO di SERGIO
EliminaTu scrivi: " Se ben ricordo, la Rivoluzione Francese provò ad impostare la società su basi strettamente razionali, abbandonando i miti religiosi: ma fu una catastrofe. "
A dir la verità quel fanatico di Robespierre voleva addirittura fondare una nuova religione, quella dell’Essere Supremo. Essendo un razionalista aveva giustamente capito che la Rivoluzione aveva bisogno di una religione, ma pensava che se ne potesse fare una a tavolino (tipico atteggiamento degli intellettuali). La festa dell’Essere Supremo suscitò risa e pernacchie fra il popolino che preferiva ovviamente Gesù e la Madonna. Robespierre si rese ridicolo, fu l’inizio della fine. La religione sarà anche necessaria (come pensi tu), ma una religione non si costruisce con l’appello alla ragione e a un fantomatico Essere Supremo o Grande Architetto.
La religione non è un affare di testa o di testa soltanto, deve diventare sentimento, conquistare i cuori. Cos’era l’educazione religiosa? Un condizionamento lento con preghiere e riti suggestivi
che diventava una seconda natura: credevi senza accorgertene. E che fatica poi liberarsi dal condizionamento, quasi impossibile una volta (ho letto che Croce fu sul punto di suicidarsi quando perse la fede, non so se è vero, mi sembra una cosa pazzesca, ma anch’io feci una grande fatica).
Caro Sergio, ti ringrazio per il chiarimento storico su Robespierre.
EliminaIn effetti il suo tentativo non poteva funzionare, non solo perchè una religione non si costruisce a tavolino (ma qualcuno ci ha provato), ma soprattutto perchè 'Sentimento religioso' e 'Pensiero razionale' sono due concetti antitetici tra loro.
Quindi, o l'uno o l'altro.
COMMENTO di SERGIO
RispondiEliminaHo trovato interessanti le osservazioni di Pardo sulla religione che fa sue le norme di una società in evoluzione e non ne è all’origine. Una delle vere innovazioni del cristianesimo è stata l’abolizione della schiavitù in quanto siamo tutti figli di Dio (ma la Chiesa ha difeso la schiavitù addirittura nel XIX secolo …). Stendhal dice che i nostri costumi si sarebbero “addolciti”, cioè umanizzati, anche senza il cristianesimo: una tesi convincente, anche se non si può provare.
Un caso analogo lo osserviamo proprio ai nostri giorni. Io sono stato un verde della prima ora, cioè cinquant’anni fa. All’epoca l’ecologismo e il discorso della sovrappopolazione non interessavano né la sinistra né tantomeno la Chiesa, anzi erano discorsi reazionari e magari razzisti.
Oggi, guarda un po’, la Chiesa si è fatta mosca cocchiera del movimento per la salvaguardia della creazione (del destino eterno dell’uomo ossia della salvezza dell’anima il gaucho non parla più). La mater et magistra ha sposato l’ambientalismo …
Caro Sergio, la Chiesa ha fatto spesso la 'mosca cocchiera' dando però sempre l'impressione (con molta abilità) di guidare la società.
EliminaAnche la schiavitù, sarà anche stata addolcita dai precetti 'buonisti' del cristianesimo, ma è stata lungamente tollerata e giustificata, in quanto parte integrante delle società dell'epoca.
Tanto è vero che la sua condanna formale risale al... 1965 (!!!).
P.S. - Per chi volesse approfondire l'argomento, rimando ad un mio vecchio post del luglio 2016 (Catene in Paradiso).