mercoledì 21 settembre 2022

Messi all'Indice

Il famoso 'Indice dei Libri Proibiti' venne emanato dalla Chiesa Cattolica a metà del '500 per motivi religiosi, ma – per una serie di conseguenze – finì per avere moltissima influenza su tutta la cultura occidentale, anche scientifica.
Il post di oggi è dedicato a questo argomento, visto sotto diversi punti di vista.
LUMEN



INDICE E STAMPA
Il XVI secolo è caratterizzato da due avvenimenti importanti e strettamente intrecciati tra di loro. E' il secolo della Riforma protestante e della reazione della Chiesa cattolica che cerca di limitare il diffondersi delle idee luterane in Italia.
Ma è anche il secolo che vede un rapido sviluppo della stampa e della diffusione dei libri tra strati sociali che prima non potevano accedervi a causa del prezzo molto elevato dei manoscritti, con la rivoluzione introdotta dalla stampa a caratteri mobili.
Martin Lutero, avendone intuito il potenziale, utilizza la stampa come veicolo per diffondere le sue idee. La Chiesa cattolica reagisce dando battaglia sullo stesso terreno, imponendo restrizioni e divieti su ciò che si poteva pubblicare.
Nel 1559 il Papa promulga il primo Indice dei libri proibiti in cui venivano elencate le opere che non potevano essere né pubblicate né lette. 
Dopo il primo Indice, ne seguono altri che ampliano la portata delle proibizioni, inizialmente concentrate sui libri con tematiche religiose, a generi letterari diversi, generando un clima di grande incertezza.
LA VOCE INFO


INDICE E SEGRETI
Secoli fa, era vietato avere in casa tutti i libri iscritti su un “indice”. Il guaio era che nessuno, o quasi poteva accedere a tale “indice”: ovvero nessuno tranne inquisitori e vescovi aveva accesso. 
Il risultato fu che, per paura di avere in casa libri all’indice, il ceto medio semplicemente si libero’ in massa dei pochi libri che aveva.
Fu un errore o fu voluto? Gli storici sono divisi, io personalmente propendo per chi crede fu un errore: in ultima analisi la stampa di libri era ancora un gran business per la chiesa stessa, e la diffusione di alcuni libri era voluta, specialmente dopo la controriforma.
Non per nulla, i ricchi e i nobili che potevano permettersi un confessore e un precettore , di solito gesuiti, avevano molti libri in casa. Il confessore e il precettore, infatti, avevano accesso all’indice e quindi potevano consigliarli. 
Quindi non era volonta’ far sparire tutti i libri dalle case del ceto medio. Il problema e’ che oggettivamente fu questo il risultato.
URIEL FANELLI


INDICE E CONTRO-INDICE
Dopo aver appreso che la sua opera principale era stata inclusa nell’Indice dei libri proibiti, lo storico Ferdinand Gregorovius esclamò: «La mia opera è compiuta e si sta diffondendo nel mondo: adesso il Papa le fa pubblicità».
Non tutti però reagivano alla messa all’indice dei propri libri con la stessa disinvoltura, anche perché, se è vero che ciò che è vietato suscita sempre interesse, l’inclusione di un testo nella temuta «lista nera» della Congregazione dell’Indice poteva portare alla scomunica, mettere in pericolo la salvezza eterna dell’anima dell’autore oppure comprometterne la carriera accademica.
L’Indice dei libri proibiti, istituito nel 1559 e abolito solo nel 1965, ha rappresentato lo strumento con cui il Vaticano ha combattuto sia a difesa della propria ortodossia sia contro possibili ingerenze da parte della cultura laica.
Nel 1998 è stato finalmente consentito agli studiosi l’accesso agli archivi della Congregazione. [Questo] ha gettato luce anche su quello che potremmo chiamare il Contro-Indice, cioè l’elenco dei titoli presi in esame, ma poi «assolti». 
È il caso de La capanna dello zio Tom, di cui mai si era saputo finora che fosse stato oggetto di un processo. Era infatti proibito rendere pubbliche le assoluzioni.
DONZELLI EDITORE


INDICE E CULTURA
L’elenco degli scrittori colpiti dal primo ”Index” è ampio e va da Boccaccio e Machiavelli ad Erasmo da Rotterdam e Rabelais.
Vennero inoltre proibiti i libri in cui non fossero indicati autore o stampatore, quelli senza indicazione della data di pubblicazione, quelli usciti senza imprimatur o stampati da stampatori “eretici” – i fedeli erano tenuti a consegnare immediatamente tali libri alle autorità ecclesiastiche. 
Va da sé che subito i librai protestrono contro l’indice, che in primis colpiva in modo pesante molte loro giacenze di magazzino che non avrebbero potuto più esser vendute cagionando un danno economico catastrofico per i loro proprietari; inoltre molti studiosi, in primis di medicina (i cui testi provenivano per lo più dal mondo germanico) si vedevano costretti a rinunciare a libri su cui avevano studiato.
Tutto questo portò molti stati (come il Granducato di Toscana e la Repubblica di Venezia) a non applicare rigorosamente l’Indice.
Cinque anni dopo, col Concilio di Trento (1564) si aggiorna l'indice, attenuando in parte le proibizioni, in particolare si consentì di pubblicare i libri "vietati" una volta “ripuliti” dalle parti proibite (opera che spesso stravolgeva il pensiero originale dell’autore) e si consentì il rilascio della licenza per la lettura dei testi sacri in lingua volgare con minori restrizioni. 
In compenso furono proibiti i testi scientifici non conformi all’interpretazione aristotelico-scolastica.
Diversamente dall’Indice precedente, questo venne applicato ben oltre i confini dello Stato della Chiesa, ovvero in tutta Italia ed in buona parte dell’Europa.
EDOARDO QUAQUINI


4 commenti:

  1. Questa è bellissima! Uncle Tom's Cabin or Life Among the Lowly, un romanzo abolizionista scritto da Harriet Beecher Stowe, messo all'indice!. Fu pubblicato nel 1852 in seguito alla promulgazione, nel 1850 della legge sugli schiavi fuggitivi, che decretava che gli schiavi fuggiti da Stati schiavisti in Stati liberi dovessero essere arrestati e poi restituiti ai proprietari nello Stato di origine. Perché mai dovrebbe essere pericoloso per il Vaticano! Quale ortodossia si voleva difendere?

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    1. Caro Agostino, in effetti la presenza di questo libro è abbastanza curiosa, anche se nell'ottocento la posizione del Vaticano sulla schiavitù era ancora un po' contraddittoria (veniva condannata, ma anche - per certi versi - tollerata).

      Per chi volesse approfondire l'argomento rimando ad un mio vecchio post del luglio 2016, dal quale riporto questo breve passo:
      << Solo nel 1839, con l’enciclica 'In supremo', Gregorio XVI condannò come “delitto” la schiavitù in quanto tale, ormai bandita dai maggiori paesi europei. E tuttavia pochi anni dopo un’Istruzione del Santo Ufficio approvata da Pio IX, dichiarava “Non contrario alla legge naturale e divina che uno schiavo possa essere venduto, acquistato, scambiato o regalato” (1866) >>

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  2. Dunque l'Indice fu abolito solo nel 1965. Ebbi la "fortuna" di acquistare l'ultima o una delle ultime edizioni di questa opera fondamentale per lo "sviluppo integrale della persona umana" (compito a cui si applica tuttora il magistero). Purtroppo l'ho perso: è pur sempre interessante e curioso vedere chi era finito o finiva all'indice (anche molti autori del XX secolo, per es. Sartre). Non proprio all'indice ma quasi finì anche Leopardi (gli fu negato il nulla osta per i suoi "Pensieri" (reazione di Leopardi: "Qui regnano e regneranno sempre i preti." Interessante anche apprendere che Manzoni chiedeva l'autorizzazione del confessore per poter leggere certe opere all'indice (ma che brava persona).
    Mi piacerebbe sapere perché la Chiesa abolì l'indice. Per la sua patente inutilità o per l'impossibilità di visionare la ormai immensa mole di pubblicazioni? Sicuramente in passato molti censori erano adibiti all'opera di controllo perché di libri se ne pubblicavano sempre tanti (Leopardi: ormai ci sono più scrittori che lettori). Strano mestiere quello del censore: magari gli piaceva pure, si sentiva importante, la salvezza delle anime gli stava molto a cuore. Ma a forza di leggere libri condannabili non metteva a rischio anche la sua anima? Speriamo che almeno un censore "si convertì" (all'uso della ragione).

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    1. << Mi piacerebbe sapere perché la Chiesa abolì l'indice. Per la sua patente inutilità o per l'impossibilità di visionare la ormai immensa mole di pubblicazioni? >>

      Probabimente per entrambi i motivi, ma credo che i principale fosse i primo.
      Ormai la Chiesa, pur conservando una posizione morale di notevole prestigio, non riusciva più ad avere il controllo minuzioso sulla vita dei fedeli che aveva esercitato nei secoli passati.
      A quel punto, è molto meglio non vietare, che vietare e poi assistere impotenti alle ripetute violazioni.
      Ne guadagna la propria immagine di guida spirituale (o quel che resta di essa).

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