venerdì 9 luglio 2021

Sovrappopolazione: domande e risposte – 4

Obiezioni e risposte sul tema della sovrappopolazione, in un testo dell'associazione Umanitamtam (quarta parte). LUMEN.


<< 15) “Per ridurre la fertilità è sufficiente migliorare la condizione delle donne tramite l’istruzione!”

No, non è sufficiente. È una delle cose da fare, non l’unica. Non si dovrebbero più sentire frasi come “Lo so che i miei figli sono tanti, ma mio marito li vuole, che ci posso fare?”.

Questo non toglie che l’educazione a una moderazione della fertilità possa essere dedicata anche agli uomini. Tutti devono essere consapevoli dei problemi che la sovrappopolazione porta al mondo, alle nazioni e alle famiglie. La cosa migliore è responsabilizzare tutti, nessuno escluso.


16) “L’agro-ecologia sarà in grado di alimentare anche 20 miliardi di persone!”

I principi dell’agro-ecologia sono già stati applicati in passato. Alcuni sono convenienti e quindi si usano ancora oggi: rotazione delle colture, coltivazione sullo stesso appezzamento di terreno di produzioni di diverso tipo, scelta delle culture a seconda del tipo di terreno, minor utilizzo possibile di acqua.

Altri principi dell’agro-ecologia venivano applicati in passato semplicemente perché consistono nel non usare ciò che al tempo non esisteva: fertilizzanti chimici e sofisticati macchinari. Si tratta di una rinuncia che oggi sarebbe certo non funzionale a nutrire più persone, e anzi diminuirebbe la produzione. Quindi no, l’agro-ecologia non permette né permetterà di alimentare 20 miliardi di persone.

I sostenitori dell’agro-ecologia come soluzione al problema della fame nel mondo basano la loro proposta su un sistema ideale, utopistico, in cui la produttività si ottiene estendendo al mondo intero esperienze svolte in piccola scala, su culture specifiche e in condizioni ottimali, con operatori sempre motivati e competenti, in un contesto economico protetto.

Ma la realtà del mondo agricolo è complessa: c’è da tenere conto di competenze diseguali, terreni inadatti, vincoli economici, guerre, dittature, eventi climatici eccezionali. Infine, di nuovo, non esiste solo la questione di sfamare tutte le persone presenti nel pianeta. Occorre farle vivere in armonia con l’ambiente, senza che per coltivare sempre di più si abbattano altre foreste.

A questo la coltivazione non intensiva non contribuisce più di quella industriale. Sarà un’ottima cosa aumentare la pratica dell’agro-ecologia, ma potremo permetterci di farlo solo dopo che la popolazione mondiale sarà diminuita di molto.


17) “Con gli alimenti che il primo mondo spreca potrebbero essere sfamati i paesi poveri!”

No, per niente. Se anche riuscissimo nell’impossibile impresa di eliminare gli sprechi nel primo mondo, questo non sarebbe di alcun aiuto al terzo mondo. Viene istintivo, a un primo sguardo superficiale, pensare che il cibo sprecato nel primo mondo potrebbe essere spedito nel terzo mondo. Ma se consideriamo la deperibilità dei prodotti e i costi dei trasporti, ci accorgiamo che è impraticabile.

Ha invece senso inviare ai paesi poveri denaro per finanziare iniziative locali (molto meglio se per mettere questi paesi in condizione di autosostentarsi da un certo momento in poi piuttosto che fornire un aiuto a breve termine, che dev’essere costantemente ripetuto).

Lo spreco è una cosa antipatica, ma è inevitabile dove c’è benessere. I livelli di spreco sono il risultato dell’industrializzazione dell’agricoltura, che ha fortunatamente ridotto i costi di produzione, consentendo a un numero maggiore di persone di alimentarsi senza cadere in povertà.

Anche volendo vedere isolatamente lo spreco come qualcosa di fastidioso, non si può fare a meno di notare che se la popolazione aumenterà, si produrrà più cibo, quindi anche lo spreco aumenterà, secondo logiche che riguardano l’economia sia aziendale che familiare: la causa principale degli sprechi è il prezzo basso dei cibi, in particolare quelli confezionati, gran parte dei quali viene buttato via perché il costo della sua prolungata conservazione sarebbe maggiore del guadagno ricavabile dalla vendita.

Dal punto di vista economico, e talvolta anche ecologico, è meglio accettare che ogni tanto, per un errore di valutazione, capiti di buttare via del cibo rispetto a imporre una rigorosa precisione nella quantità di cibo da comprare, il che comporterebbe dover prendere più spesso l’automobile per andare a fare la spesa.

Analogamente per un supermercato rischiare di esaurire le scorte significherebbe rischiare di scontentare i propri clienti, e siccome è impossibile bilanciare con estrema precisione domanda e offerta, e fare tanti piccoli ordini sarebbe impossibile e sconveniente da un punto di vista logistico, economico e ecologico, l’azienda preferisce per sicurezza eccedere nelle quantità di alimenti ordinati al grossista, sapendo che parte di essi supereranno la data di scadenza senza essere acquistati e verranno quindi buttati via.

Il tutto non costituisce alcuno svantaggio né mancato vantaggio per i paesi poveri. Altro discorso sono le iniziative locali: ad esempio a volte i clienti di un supermercato possono mettere alcuni dei prodotti alimentari appena acquistati in un apposito contenitore situato vicino all’uscita, che serve alla raccolta di cibo destinata agli indigenti della stessa città.

Inoltre le associazioni che localmente si occupano di indigenti possono ricevere in dono dai supermercati prodotti che hanno oltrepassato la data del termine minimo di conservazione (cncetto diverso da “data di scadenza”). Tutto questo non c’entra con l’eliminazione degli sprechi a favore dei paesi del terzo mondo e tanto meno è un argomento che autorizza a sottovalutare il problema della sovrappopolazione. >>

UMANITAMTAM

(segue)

8 commenti:

  1. Si dice che la gente butti via un terzo dei prodotti alimentari acquistati. Ammesso che sia vero (probabile) come si potrebbero eliminare questi sprechi? Acquistando solo i prodotti di cui abbiamo bisogno nell'immediato (per uno, due o tre giorni). Io butto davvero via molti prodotti e me ne rammarico, in compenso vado a fare la spesa solo una o due volte la settimana invece di andare tutti i giorni in macchina al supermercato.

    Ma c'è poi un altro aspetto. Se si riuscisse davvero a ridurre gli sprechi (addirittura di un terzo) ciò comporterebbe anche una notevole contrazione del profitto e anche una riduzione del personale.
    Si buttano poi via in genere prodotti deperibili, frutta e verdura soprattutto. Altri prodotti possono essere conservati nel congelatore.
    E poi non è che riducendo noi i consumi se ne avvantaggino i paesi del terzo mondo.

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    1. "E poi non è che riducendo noi i consumi se ne avvantaggino i paesi del terzo mondo."

      È chiaro che riducendo i consumi ed evitando per quanto possibile gli sprechi se ne avvantaggerà il mondo intero (meno inquinamento, ambienti più vivibili ecc.).

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  2. Parte dello spreco alimentare è figlio della scarsità di tempo delle famiglie moderne che, tutte prese dal lavoro (di entrambi) e dai mille altri impegni (sopratutto per i figli), si sono dovute accontentare di un'unica 'spesona' settimanale, cosa che rende più difficile fare dei calcoli precisi.

    Può darsi però che l'attuale tendenza al lavoro da casa possa aumentare il tempo disponibile e consentire quindi una maggiore frequenza delle spese.
    Io credo che sarebbe una cosa utile.

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  3. Approccio veramente laico, abbondante buon senso, logica impeccabile, riferimenti precisi, sano realismo. Eppure a qlcn sembreranno affermazioni scandalose/sconvolgenti...

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    1. Sono d'accordo con te.
      E' difficile trovare argomentazioni migliori di queste per esporre il problema della sovrappopolazione e convincere la gente che occorre assolutamente fare qualcosa.
      Eppure, a quanto pare....

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    2. "... e convincere la gente che occorre assolutamente fare qualcosa."

      Sì, ma cosa? Avresti qualche idea praticabile? Io no, anzi penso che non si possa far niente e andremo a sbattere. Noi magari no, la sfangheremo per raggiunti limiti di età. Après-nous, le déluge.
      Ne riparleremo dopo la prossima (e ultima?) puntata.

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    3. Caro Sergio, di idee praticabili ovviamente non ne ho, ma solo perchè - in mancanza di comportamenti spontanei- occorrebbe intervenire con la forza, cosa oggi del tutto impensabile.

      Quanto alle puntate future, ne sono previste ancora 3, per cui ci saranno molti altri aspetti da commentare.

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    4. I comportamenti spontanei, però, sarebbero più che sufficienti. Per questo parlo di consapevolezza come unica soluzione.

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