venerdì 19 marzo 2021

I giganti della fede – San Francesco d'Assisi

Fra le tante anime della religione cristiana, una delle più importanti è quella 'ascetica', diretta discendente del misticismo orientale che al cristianesimo preeesisteva da secoli.

Ed una delle icone di questa anima è sicuramente San Francesco d'Assisi, il poverello estatico, che parlava coi lupi. Ma il personaggi, se si guarda la storia con occhi disincantati, potrebbe essere stato molto diverso da quello che appare.

Ce ne parla Valentino Salvatore in questo articolo (tratto dal sito dell'UAAR), in cui  fa la recensione del libro “Lo stregone di Assisi” di Andrea Amati.

LUMEN


<< Il “poverello” di Assisi viene ancor oggi presentato come il simbolo d’una religiosità semplice, pura, disinteressata, persino ingenua, lontana dagli interessi materiali, con quel pizzico di criticità nei confronti del papato ricco e potente, addirittura come precursore di tendenze animaliste, ecologiste e pacifiste, tali da attirare anche le simpatie di molti laici, e persino non credenti.

Parlarne al di fuori di questa cornice agiografica e conciliante può sembrare seccante e ingenerare l’idea di voler fare i “criticoni” anti-religiosi per partito preso. Ma cosa c’è di reale in tale immagine edulcorata accettata dai più?

In questa indagine il giovanissimo Andrea Armati ci propone un resoconto più smaliziato e realistico del santo, che ne rivela «il volto proibito […] distante anni luce da quanto la tradizione cattolica e gli slogan no global ci hanno raccontato».

In realtà il frate, tutt’altro che semplice e sprovveduto, «non si limitò a realizzare un’esperienza alternativa di fede, ma inventò un “format” facile da capire e immediato da riconoscere», dimostrandosi più colluso coi potenti e col papato, meno disinteressato e più egocentrico di quanto non si pensi.

Tanto che l’autore afferma: «i sogni di gloria non abbandonarono mai la mente di Francesco; anche dopo la conversione, il poverello mantenne uno spiccato senso di protagonismo, un bisogno innato di essere riconosciuto e ammirato dagli altri».

La predicazione di Francesco coglie il passaggio culturale dall’immagine del Christus triumphans a quella del Christus patiens, più umano e vicino al popolo, in contrapposizione a una Chiesa mondana. Tale cambiamento, all’apparenza unicamente iconografico, ha in realtà conseguenze profonde, tanto che il frate vuole «essere considerato dai suoi seguaci il nuovo Cristo», emblematico il caso delle stimmate, «di evidente origine psicosomatica».

I “miracoli” e le pratiche di Francesco si inseriscono in tale tendenza auto-esaltatoria e fanno emergere inoltre una religiosità legata a culti pre-cristiani ancora profondamente radicata nel mondo contadino, condannata esplicitamente dalla Chiesa come eretica e stregonesca, come nei casi del culto degli alberi e della comunicazione con gli uccelli.

Anche per questo è «opportuno sgombrare il campo dalle farneticazioni che si sono consolidate nel corso degli ultimi decenni, su tutte la 'balle' del Francesco animalista».

Il “mito” di Francesco è frutto di profonde mistificazioni, veicolate prima dalla Chiesa, che ne inglobò la figura per scopi propagandistici, ma anche dalla politica: il santo viene infatti esaltato come “eretico” e ribelle dal clima risorgimentale; diventa poi il rassicurante esponente dell’umile ruralismo tradizionalista in epoca fascista, che aiuta a creare un clima favorevole al Concordato; ancora peggio, nel dopoguerra viene ammantato di socialismo, di internazionalismo e del pacifismo dalla cultura di sinistra per intercettare l’elettorato cattolico.

In realtà, l’autore fa crudamente notare come Francesco non fu affatto un pacifista (coltivando ad esempio contatti con nobili e capi militari), né si oppose a guerre e crociate, anzi, seguì come fervente embedded i crociati e si mostrò sostanzialmente ostile all’islam, rispetto al quale prospettava la lotta e la necessità di conversione, con piglio zelante.

(E questo, nonostante si sia creata la leggenda del pacifico incontro “inter-culturale” col sultano Malik al-Kamil, che non fu né così pacifico, né così inter-culturale).

Non ci si può quindi non interrogare sul senso della marcia per la pace Perugia-Assisi, cui l’autore [del libro] preferirebbe una «Monreale-Palermo», nel ricordo di un contemporaneo del pio frate, ovvero Federico II, in confronto al primo ben più “laico”, tollerante e aperto verso le altre culture.

La diffusione delle icone francescane è l’ulteriore dimostrazione di come il santo sia divenuto il fulcro di una vera e propria «operazione mediatica» studiata dalla Chiesa, che tenne conto persino delle diverse tipologie di “pubblico”: così Francesco diventa «santo da una parte, stregone dall’altra», a seconda che si tratti del target cittadino e borghese, oppure di quello rurale e paganeggiante.

L’autore così tira le somme: «L’immagine che il Medioevo ci ha trasmesso di Francesco è parzialmente falsa; oltre che povero tra i poveri, l’assisano fu anche un’astuta mente politica in grado di comunicare alle masse senza perdere i contatti con le persone che contano».

Insomma, Francesco d’Assisi fu un personaggio molto più complesso, contraddittorio, ambiguo e oscuro di quanto non si voglia comunemente credere: il lavoro di Armati – che verrà approfondito da ulteriori ricerche – apre molti squarci in un quadretto fin troppo innocuo e perfetto veicolato durante i secoli e attraverso le ideologie. >>

VALENTINO SALVATORE


9 commenti:

  1. San Francesco addio. Non ho dovuto attendere "Lo stregone di Assisi" per congedarmi dal santo. Che pure ha affascinato tanti e che spopola ancora persino fra i protestanti che pure non hanno molta simpatia per i santi cattolici (li chiamano i "cosiddetti" santi).
    Il francescanesimo si diffuse rapidamente in tutta Europa già ai tempi di S. Francesco, fu una vera rivoluzione culturale. Regnavano povertà e miseria ovunque e il colpo di genio fu abbracciare Madonna Povertà e "amarla poi di dì in dì più forte". Insomma, i poveri fecero di necessità virtù.
    Qualcosa di simile meditano le elite al giorno d'oggi con il Grand Reset. Visto che non si può fare di 8-10 miliardi di esseri umani dei ricchi possidenti le elite hanno avuto una pensata geniale: nessuno più (tranne loro) sarà proprietario di qualcosa (casa, fondi ecc.), ma tutti saranno felici pur non possedendo nulla. O bella, e come sarà ciò possibile? Rifornendo tutti del necessario e persino qualcosa di più. Altro che panem et circenses, le elite saranno generose e inonderanno l'umanità di tante piccole cose utili, necessarie e divertenti, ma a condizione che l'umanità non possegga più nulla (hai bisogno della macchina per un viaggio o uno spostamento? Eccoti servito, la macchina è a disposizione). La casa? Certo, un tetto ci vuole e te la mettiamo a disposizione, ma ne sei proprietario).
    Un nuovo francescanesimo? Tutti poveri o non proprietari (a parte le elite). I nuovi francescani però se la godranno (sesso à gogo per tutti, cosa vuoi di meglio?).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. << Regnavano povertà e miseria ovunque e il colpo di genio fu abbracciare Madonna Povertà e "amarla poi di dì in dì più forte". Insomma, i poveri fecero di necessità virtù. >>

      Geniale davvero. Le elites potevano stare tranquille ed i poveri si consolavano con la speranza del paradiso (che non costava nulla).

      Elimina
  2. Pur non essendo credente ho avuto anch'io molta simpatia per San Francesco. Ho letto tante sue vite, da quella di Salvatorelli a quella di Manselli (molto raccomandabile) e di Chiara Frugoni (Vita di un uomo), autrice anche di una fondamentale opera sulle stimmate di San Francesco che sembra nessuno mai vide davvero (ma anche Dante ci credette). Di stimmatizzati ce ne sono stati tanti, noi pensiamo soprattutto o soltanto a S. Francesco e Padre Pio. Il fenomeno sembra essere di natura psicosomatica.
    Grazie alle stimmate Francesco divenne effettivamente Cristo, l'identificazione fu totale per i fedeli.
    Comunque qualche ambiguità del personaggio si nota anche nelle agiografie.
    Dicevo sopra - S. Francesco addio. Perché? Mah, la sua imitatio Christi non attrae intanto più nessuno, al massimo qualche verde suonato. Semplicità, moderazione, modestia sono belle qualità, ma non la vera povertà o la miseria. Non dimenticherò mai le lagnanze di un povero frate nel monastero di Greccio per il freddo. I francescani vanno scalzi o con soli sandali, ma quando il freddo morde i piedi fanno male, molto male (e magari ti vengono anche i geloni - oggi quasi nessuno sa più cosa siano i geloni - io ne ho sofferto molto perché a Caserta nel collegio dei salesiani non c'era il riscaldamento e nel 1956 cadde mezzo metro di neve ...).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. << Di stimmatizzati ce ne sono stati tanti, noi pensiamo soprattutto o soltanto a S. Francesco e Padre Pio. Il fenomeno sembra essere di natura psicosomatica. Grazie alle stimmate Francesco divenne effettivamente Cristo, l'identificazione fu totale per i fedeli. >>

      Che poi, paradosso dei paradossi, l'unico NON stimmatizzto potrebbe essere proprio il capostpite, ovvero Gesù Cristo.
      Pare infatti che la crocefissione usata dai romani non prevedesse l'uso dei chiodi.
      Ne avevo parlato in un post del novembre 2018 (L'enigma della croce), che riportava la ricostruzione storica di Luigi Cascioli.

      Elimina
  3. A proposito delle stimmate. I francescani ovviamente menavano vanto per il loro santo stimmatizzato (S. Francesco fu canonizzato ad appena due anni dalla morte, record assoluto). Una mazzata per i domenicani che non potevano opporre niente di simile all'altro ordine ... Uno si chiede come mai esistano tanti ordini all'interno della Chiesa e ne nascano sempre di nuovi, come quello di Chiara Lubich (i focolarini) o di Giussani (Comunione e Liberazione). Ogni movimento ha una sua "specialità" (i ciellini vanno forte tra gli universitari). Che non sia anche l'ambizione ad animare i capi o i fondatori di un ordine o movimento? Per carità, nessuna critica o condanna, l'ambizione è naturalissima.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. << Che non sia anche l'ambizione ad animare i capi o i fondatori di un ordine o movimento? >>

      Direi che l'ambizione guidi più i capi successivi che il fondatore, il quale, quando parte, non ha nessuna certezza di riuscita, per cui è guidato principalmente da un ideale illuminante.
      Nei capi successivi, invece, l'ambizione può essere prevalente e questo spiega perchè molti movimenti ed ordini abbiano vissuto la loro età d'oro in un periodo molto posteriore alla fondazione.

      Elimina
  4. S. Francesco e Ignazio di Loyola

    Il primo papa gesuita della storia ha assunto il nome del fondatore di un altro ordine, cosa che non può non stupire. Il fatto è che Ignazio di Loyola non è molto popolare e i gesuiti godono di fama controversa (l'ordine fu persino abolito dalla Chiesa, ma poi ricostituito).
    Si direbbe che Bergoglio abbia scelto quel nome perché S. Francesco è popolare e conosciuto in tutto il mondo. Inoltre certe caratteristiche del santo di Assisi si sposano con l'impostazione della nuova Chiesa cattolica che ha in mente Bergoglio: meno o addirittura nulla importanza della dottrina e dei dogmi, abbandono della sessuofobia, salvaguardia del creato ovvero massima importanza dell'ecologia, immigrazionismo in vista di una società aperta e meticcia, morale relativista.
    Si tratta ovviamente di un'autentica rivoluzione, anzi nasce con Bergoglio una nuova Chiesa cattolica che non ha più molto in comune con quella che abbiamo conosciuta. Bergoglio detesta espressamente il proselitismo, ciò che è in contrasto con la secolare opera missionaria della Chiesa. L'adesione al cristianesimo non è più richiesta, le religioni hanno pari dignità e sono state persino volute da Dio. Che senso ha allora l'opera di redenzione di Cristo? Cristo è ancora il figlio di Dio in senso stretto e Dio lui stesso o era solo un profeta? In un certo senso Bergoglio cancella due millenni di riflessione filosofico-teologica (si pensi alla cristologia). Apparentemente andiamo verso l'isituzione di una religione universale, la religione della fratellanza universale fondata sui buoni sentimenti, ma senza verità. Bisognerà però vedere se le altre religioni oggi professate "ci staranno". Qualche dubbio sull'Islam è lecito senza perciò essere accusati di islamofobia (curiosamente quest'accusa proviene dalla sinistra notoriamente atea). Papa Imbroglio e atei sono apparentemente pappa e ciccia.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi piace la tua ipotesi circa la scelta del nome da parte del nuovo Papa.
      Certamente il parallelo tra il personaggio di san Francesco (o almeno l'immagine popolare che ne hanno i fedeli) ed i cardini del nuovo cristianesimo a-teologico propugnato da papa Bergoglio coincidono parecchio.

      Resta da vedere se il giochino basterà a tenere a galla la baracca.
      leggevo sul web che il Vaticano è in crisi finanziaria perchè - sarà colpa della crisi o sarà colpa della secolarizzazione - sono crollate drammaticamente le donazioni.
      Non è una faccenda da poco conto, per loro.

      Elimina
    2. "la sostanziale vacuità (per non dire peggio) delle ideologie di sinistra."

      Dunque anche del vangelo ("ama il prossimo tuo come te stesso"). Diceva Hegel che si volesse vivere secondo il vangelo la società si dissolverebbe.
      Eppure i cristiani come i rivoluzionari moderni erano armati delle migliori intenzioni, erano degli idealisti. Forse senza cervello perché non hanno tenuto conto delle pulsioni individuali, del sacrosanto egoismo. Egoismo che però in società va temperato e per questo ci sono prescrizioni e leggi oltre al costume. Da una parte il sacrosanto egoismo individuale, dall'altra la necessità dell'ordine sociale. Apparentemente è molto difficile, ma non impossibile direi, far convivere l'uno e l'altra.
      Diceva Fidel Castro: "Il comunismo è contro natura? Cambieremo la natura!" La cosa è oggi persino possibile intervenendo sul patrimonio ereditario, ma è una cosa da prendere con le pinze. Ma sicuramente le elite del massimo livello ci stanno pensando ...

      Elimina