venerdì 15 novembre 2019

Punti di vista – 13

RESISTENZA
Un Paese come l’Italia è disposto a credere le cose più assurde, purché sufficientemente ripetute.
Ad esempio la leggenda dell’efficacia bellica della nostra “Resistenza”, cosa di cui non si trova traccia in nessun libro straniero di buon livello.
E del resto gli Alleati, imponendoci la resa “senza condizioni”, non ne hanno tenuto nessun conto, in sede di Trattato di Pace. Proprio perché non avevamo nulla con cui negoziare.
E come avrebbe potuto essere diversamente? La guerra moderna si combatte coi mezzi corazzati e i partigiani non avevano un solo carro armato.
Malgrado ciò, milioni di ingenui sono disposti a credere che la Resistenza abbia “liberato l’Italia dal nazifascismo”.
Aggiungendo che la Resistenza ci ha dato “i valori democratici”, come se l’Italia non li avesse avuti prima del fascismo e come se li avessero inventati i comunisti e non gli inglesi.
GIANNI PARDO


NUOVA GLOBALIZZAZIONE
La globalizzazione è in crisi, ma l'allarme climatico potrebbe essere il trucco per rilanciarla.
Cosa c’è di meglio, infatti, di una narrazione che vede l’umanità sotto la Spada di Damocle del disastro climatico, per imporre ancor più una globalizzazione basata sulla necessità di un comando politico planetario?
Le multinazionali, le grande banche d'affari, i principali centri del potere finanziario, remano tutti in questa direzione.
Così pure le attuali èlite politiche, che eviterebbero in questo modo la gran seccatura delle elezioni nazionali.
PROGRAMMA 101


SINTESI
Una delle cose che manca all’Italia è la sintesi.
La sintesi significa non brevità fine a se stessa, ma capacità di dire quello che si deve dire con il numero minore possibile di parole, così da non far perdere tempo all’interlocutore.
La sintesi è una virtù anglosassone e faremmo bene a importare quella, anziché infiniti anglicismi di cui non ci facciamo niente.
Articoli, documenti ufficiali, esternazioni politiche peccano sempre in questo: usare tante parole per dire poco. Ripetizioni, liste, abuso di aggettivi e avverbi, termini vuoti.
GAIA BARACETTI


DESTINO COLLETTIVO
Secondo Tolstoj l’umanità è incapace, collettivamente, di decidere del proprio destino.
Può solo proiettarsi in avanti, preda dei propri istinti primordiali ed inconsci, resi eccezionalmente distruttivi dalla conoscenza scientifica accumulata nei secoli.
Dove questo ci porterà, se all’ostinato prevalere dell’egoismo individuale e collettivo o ad un ripensamento etico, non è dato sapere, ma preoccuparsi è lecito.
MARCO PIERFRANCESCHI


WEB E CONFERME
Se la rete ha dato alle persone accesso a una quantità di informazioni che non è mai stata così ampia, allo stesso tempo ha creato il problema di come selezionare ciò che è rilevante per ognuno. (…)
Gli individui tendono naturalmente, proprio a causa della razionalità limitata da “pastori erranti”, a considerare le informazioni che confermano le proprie credenze e convinzioni precedenti, sminuendo ciò che è dissonante.
Si tratta, in buona sostanza, di una naturale omofilia: un meccanismo cognitivamente comodo (e molto praticato, più di quanto siamo disponibili ad accettare coscientemente), poco dispendioso in termini di energia mentale, ma fallace.
Infatti “chi cerca conferme le troverà sempre”, e conferme di questa fattura potranno essere consolanti ma non aiuteranno a scovare le verità nascoste nelle pieghe della complessità: le regole dei filosofi della scienza come Karl Popper consiglierebbero, piuttosto, di verificare un’ipotesi provando a confutarla. (…)
Come pronta riposta gli algoritmi delle piattaforme funzionano in modo che gli utenti siano esposti tendenzialmente alle notizie che gradiscono (le capacità tecnologiche e di calcolo permettono profilazioni degli utenti e dei loro componenti sempre più precise e accurate).
GABRIELE GIACOMINI

13 commenti:

  1. Fuori tema (ma comunque interessante, almeno per me). Trovo nel sito "reazionario" di Radio Spada (covo di cattolici tradizionalisti ma non fessi, anzi più preparati e acculturati dell'attuale pontefice) questo interessante messaggio:

    #miri

    9 Marzo 2017 at 10:56 am
    Sotto il pontificato di Ratzinger, il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace emanava il 24 ottobre 2011 una NOTA:

    “Per una riforma del sistema finanziario e monetario internazionale

    NELLA PROSPETTIVA DI UN’AUTORITA’ PUBBLICA A COMPETENZA
    UNIVERSALE”.

    La concezione di una nuova società, la costruzione di nuove istituzioni dalla
    vocazione e competenze universali, sono una prerogativa e un dovere per tutti, senza distinzione alcuna. È in gioco il bene comune dell’umanità e il futuro stesso.

    In tale contesto, per ogni cristiano c’è una speciale chiamata dello Spirito ad
    impegnarsi…….

    In un mondo in via di rapida globalizzazione, il riferimento ad un’Autorità
    mondiale diviene l’unico orizzonte compatibile con le nuove realtà del nostro tempo e con i bisogni della specie umana.
    Già!…..Nel nostro tempo ... Nostra Aetate ...

    Commento
    Dunque il mondialismo e l'instaurazione di un Governo Mondiale sono una realtà (non ancora pienamente compiuta), non una balla dei complottisti.
    Bergoglio - in odore di massoneria, come altri alti prelati vaticani - sta operando proprio nella prospettiva del mondialismo, di un'autorità mondiale (chissà magari vaticana).
    In quanto ateo non m'importa nulla delle verità rivelate e dei dogmi di santa romana Chiesa. Mi disturba però il gioco sporco di questo papa (e dei suoi fedeli collaboratori destinati a rilevare il testimone - si parla già di Parolin come futuro pontefice).
    Perché dico gioco sporco? Perché «in pratica» Bergoglio ha liquidato il Credo e la tradizione - ma senza avere il coraggio di dirlo chiaramente. Ormai fa politica, del destino eterno dell'uomo, della sua salvezza, della Trinità e della divinità di Cristo non fa più motto, anzi insistere sull'essenza del cristianesimo disturberebbe il dialogo con i fratelli ebrei e musulmani.
    Si affacci - se ne ha il coraggio - al balcone in piazza S. Pietro e dica ai fedeli: "Abbiamo scherzato, è stato tutto un equivoco, durato fin troppo, addirittura quasi due millenni. Gesù, che non era ovviamente Dio, è morto e stramorto, anche la resurrezione è una balla o da intendere metaforicamente. Punto, godetevi la vita, paradiso e inferno sono su questa terra, per conto mio potete anche praticare la sodomia ("chi sono io per giudicare?") come Vendolo e Scalfarotta, due bravi omosessuali che cercano Dio.
    Ite, ecclesia catholica est (= è finita). Da domani fondo un partito e mi presenterò alle prossime elezioni.

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    1. << Bergoglio (...) sta operando proprio nella prospettiva del mondialismo, di un'autorità mondiale (chissà magari vaticana). >>

      Caro Sergio, la Chiesa cattolica è sempre stata una istituzione elitaria, assolutista e profondamente anti-democratica.
      Pertanto, non mi stupisce che apprezzi e desideri un eventuale governo mondiale, il quale - anche solo per le dimensioni - non potrebbe essere altro che elitario, assolutista ed anti-democratico.
      Loro, ovviamente, ne sarebbero schiacciati, ma questo è un altro discorso.

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  2. Resistenza

    Naturalmente ha ragione Pardo. Ma c'è un filosofo (dei miei stivali) che ogni volta che apre bocca si appella all'Italia nata dalla Resistenza (ovviamente con la maiuscola). Un filosofo che sogna una nuova costituzione "quasi comunista" (come sognava Spinelli all'epoca del famigerato Manifesto). Era resistenza anche quella dei volgari assassini che DOPO LA GUERRA trucidavano a sangue freddo i fascisti, crimini da ergastolo (magari con la copertura del Migliore). Pansa ha rimediato, ma ora anche lui ciancia di ritorno del fascismo. A me sembra che stia tornando il sogno comunista, tutti pretendono la luna dallo Stato, persino lavoro (ma che bravi, vogliono anche lavorare, ma mi raccomando, un lavoro non troppo pesante).

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  3. Nuova globalizzazione

    Una volta la sinistra era contraria alla globalizzazione, adesso è anche lei a favore.
    È un bene o un male la globalizzazione? Difficile dire. Probabilmente è un fenomeno inarrestabile come l'incremento demografico - che alimenta ancor più la globalizzazione. Tutti contro tutti per fare soldi. È la modernità, bellezza, ridacchiano Ferrara & Cerasa del Foglio, fonte di opportunità mai viste, lavoro e benessere per tutti, abbasso il pauperismo di Bergoglio. Ma ora anche Bergoglio è per il rimescolamento dei popoli alias meticciato e la globalizzazione. Un solo popolo, una sola umanità.
    Ma riusciranno le élite a dominare il processo da loro innescato e favorito? Non è sicuro, mi viene in mente l'Apprendista stregone di Goethe/Walt Disney. Anche la Greta potrebbe essere una pedina delle élite per il rilancio del nucleare (che però ad Agobit piacerebbe). Vacci a capire.

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    1. << Ma riusciranno le élite a dominare il processo da loro innescato e favorito? Non è sicuro, mi viene in mente l'Apprendista stregone di Goethe/Walt Disney. >>

      Lo penso anche io.
      Ma forse è eccessivo dire che la globalizzazione sia stato un processo 'innescato e favorito' dalle elites.
      Forse è nato un po' per caso e le elites, per una sorta di economia dei mezzi, lo hanno semplicemente cavalcato a loro vantaggio.
      In questo caso, sarebbe ancora più probabile la loro incapacità di tenerlo sotto controllo.
      Con tutto quel che ne consegue.

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  4. Sintesi

    È vero, gli Italiani sono ricchi di parole e rischi di non capirci niente. Italo Calvino raccomandava di saltare le prefazioni dei classici, prolisse e semi
    incomprensibili. Le prefazioni della Bibliothèque de la Pléiade sono tutte chiare e comprensibili, un aiuto per il lettore. Prendete una qualsiasi prefazione italiana di un classico: uno esce pazzo ovvero si sente un cretino, il prefatore non scrive per il "lettore medio" (la stragrande maggioranza), ma per il collega, per i pochi acculturati, vuole fare una bella figura, esibire la sua cultura.
    Io personalmente tendo alla sintesi, mi scoccio se qualcuno la prenda alla larga (dico subito: per favore, stringi, veniamo al nocciolo, all'essenziale).
    Ammetto che la mia preferenza per la stringatezza è forse un segno di debolezza o di scarsa intelligenza: non voglio perdermi in un mare di chiacchiere, mi piace venire subito o rapidamente al dunque, specie oggi che siamo bombardati come non mai da notizie di ogni genere.

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    1. Lo scrittore e filosofo siciliano Manlio Sgalambro ha pubblicato un libretto (un libretto! bravo!) dal titolo suggestivo: "Del pensare breve".
      Immagino senza troppi aggettivi o giri di parole inutili, insomma pensieri essenziali che possono essere espressi con poche parole.

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  5. Destino

    È una parola grossa ed equivoca. "Destino della necessità" è il titolo di un libro di Emanuele Severino che una volta mi piacque. E anche un brillante filosofo moderno, Ortega y Gasset, parla del destino individuale che non bisogna perdere di vista pena insoddisfazione e fallimento (secondo lui Goethe, imborghesendosi come funzionario a Weimar, non si realizzò pienamente). Oggi mi è difficile credere che otto miliardi di individui abbiano tutti un proprio destino diverso da quello degli altri.
    Quanto al destino dell'umanità cosa possiamo dire? Siamo destinati a colonizzare Marte e poi la galassia e l'universo? Non è megalomania questa, l'eterno "titanismo" dell'uomo? Destino, parola suggestiva ma equivoca. Intanto non sappiamo nemmeno se arriveremo alla fine del mese o del secolo.

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    1. << Quanto al destino dell'umanità cosa possiamo dire? >>

      "Di ciò di cui non si può parlare, si deve tacere", sentenziava Ludwig Wittgenstein nel suo Tractatus logico-philosophicus.
      E credo che se c'è un concetto al quale questa proposizione si applica alla perfezione, è proprio quello di 'destino'.

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  6. WEB e conferme

    Confesso che anch'io cerco conferme delle mie idee e pregiudizi. Ovviamente mi informo anche delle idee degli altri che non mi piacciono troppo. Anzi, trovo queste idee molto più interessanti di banali conferme dei miei pregiudizi. Le idee che non condivido mi obbligano a misurarmi con esse, a rivedere le mie o a precisarle e magari persino ad abbandonarle.
    In un dibattito o dialogo che sia davvero tale ci misuriamo con le idee dell'altro e possiamo anche alla fine condividerle. In genere però i dibattiti sono scontri per mettere k.o. l'avversario. Può esserci un dialogo aperto tra un teologo e un ateo? Non credo proprio che un teologo arrivi a condividere l'ateismo dopo un dialogo civile e onesto (ovviamente nemmeno il contrario è ipotizzabile, che un ateo convinto si converta alla fede).

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    1. << Non credo proprio che un teologo arrivi a condividere l'ateismo dopo un dialogo civile e onesto (ovviamente nemmeno il contrario è ipotizzabile, che un ateo convinto si converta alla fede). >>

      Su questo, ovviamente, sono d'accordo con te: un semplice dialogo - anche onesto e sincero - lascia i partecipanti con le opinioni di prima.

      Però può succedere che dei credenti (magari anche ex teologi) diventino atei e viceversa.
      Sono cose accadute anche a personaggi importanti.
      Ma questo - in genere - è il punto d'arrivo di una lunga maturazione interiore, non certo di un singolo confronto.

      E in fondo è giusto così: le idee fondamentali hanno bisogno di tempo per sedimentarsi nella nostra mente.
      Altrimenti non sarebbero fondamentali.

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  7. Credo che gli alleati avrebbero volentieri fatto a meno dei partigiani, che furono più un grattacapo che un aiuto. Anche perché in maggioranza combattevano ed auspicavano una dittatura altrettanto feroce

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    1. Caro Agobit, questo è un aspetto su cui non mi ero mai soffermato, ma che mi sembra abbastanza verosimile.
      I partigiani, in genere, combattevano per la causa comunista e questo, agli americani, non poteva certo essere gradito.

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