Un articolo di Luigi Copertino sull’annosa controversia che divide gli economisti sulla reale natura della moneta, vista da taluni come esogena (cioè immessa nel mercato da un’autorità esterna) e da altri come endogena (cioè creata dal mercato al suo interno). Un testo un po’ tecnico, ma interessante.
LUMEN
<< La questione [della moneta] non può essere dipanata se non alla luce del dibattito scientifico tra i cosiddetti “esogenisti”, per i quali la moneta in quanto di creazione esogena può essere quantificata dal lato dell’offerta e quindi governata centralmente, ed i cosiddetti “endogenisti”, per i quali invece essendo la moneta una creazione endogena dipende dalla domanda e quindi non può essere centralmente controllata in ordine alla misura della quantità occorrente. (…)
<< La questione [della moneta] non può essere dipanata se non alla luce del dibattito scientifico tra i cosiddetti “esogenisti”, per i quali la moneta in quanto di creazione esogena può essere quantificata dal lato dell’offerta e quindi governata centralmente, ed i cosiddetti “endogenisti”, per i quali invece essendo la moneta una creazione endogena dipende dalla domanda e quindi non può essere centralmente controllata in ordine alla misura della quantità occorrente. (…)
Il dibattito tra esogenisti ed endogenisti coinvolge lo scontro tra la scuola neo-classica, liberale e conservatrice, e le scuole eterodosse, di vario e diverso indirizzo filosofico e politico. Per la scuola neoclassica la moneta è merce e come tale, prima di poter essere prestata, deve essere raccolta dalle banche e quindi messa in circolazione mediante le aperture di credito a copertura integrale.
Il punto di vista esogenista è quello dell’offerta. Gli esogenisti ritengono valida la legge del Say per il quale è l’offerta a creare la domanda. Quindi per essi deve essere l’Autorità monetaria centrale, sia essa lo Stato o la Banca Centrale, a dover stabilire la quantità di moneta necessaria al sistema e ad immettere moneta nei limiti di tale preventivata quantità, impedendo alle banche di creare moneta aggiuntiva prestando allo scoperto.
Andare oltre, nel paradigma esogenista, significa indurre inflazione. Gli esogenisti, infatti, da buoni neoclassici, sposano la “teoria quantitativa della moneta”. Essendo la moneta merce bisogna controllarne la quantità onde evitare che il suo eccesso ne svaluti il valore materiale intrinseco. Questo perché l’aumento quantitativo di moneta, oltre a svalutarla, fa innalzare il livello generale dei prezzi.
Per le diverse scuole endogeniste, invece, la moneta, essendo un titolo di credito benché inesigibile, è creata ogniqualvolta, all’interno della vita economica reale, viene emessa una promessa di pagamento che, poi, circola come moneta, anche se, come accade oggi, dietro quella promessa non c’è più il deposito aureo. Purché, però, ci sia un prestatore di ultima istanza, ossia la Banca centrale, normativamente deputata a stampare moneta per le banche ordinarie che, mediante aperture di prestiti allo scoperto, creano moneta dal nulla in forma di moneta bancaria creditizia. (…)
Secondo il paradigma endogenista, l’Autorità monetaria centrale, sia essa lo Stato o la Banca centrale, ha il dovere di soddisfare la domanda pena il crollo del sistema, ossia pena la contrazione della liquidità e quindi la deflazione. L’Autorità monetaria centrale non è in grado di determinare anticipatamente, quindi esogenicamente, la quantità di moneta necessaria al mercato. Infatti non esiste alcun metodo in grado di stabilire preventivamente la quantità di moneta necessaria e quando si è provato a farlo i risultati sono stati disastrosi, come diremo.
L’unico strumento che l’Autorità monetaria centrale ha per influenzare, più che controllare, la quantità di moneta creata endogenicamente dal sistema bancario, in base alla domanda, è il tasso di sconto, ossia il tasso di interesse che la Banca centrale applica ai prestiti in moneta legale effettuati da essa alle banche ordinarie – giacché l’intero sistema bancario attuale funziona sulla base del circuito dei prestiti – che va ad aumentare il tasso di interesse che le banche ordinarie applicano alla loro clientela.
Quindi se la Banca centrale vuole influenzare al ribasso la creazione endogena di moneta bancaria deve aumentare il tasso di sconto, se invece vuole influenzarla al rialzo deve abbassarlo.
Questo meccanismo spiega perché gli endogenisti affermano che sono i prestiti a creare i depositi, ossia che le banche ordinarie non hanno bisogno di riserve in moneta legale (tanto è vero che in molti Paesi non esiste alcun obbligo di riserva) alla quale commisurare in percentuale l’apertura di fidi bancari. Sicché un prestito, anche se non coperto da riserve o depositi, che si formano solo alla fine del circuito, una volta concesso circola nell’economia con una funzione (quasi)monetaria.
C’è senza dubbio un problema di eticità che gli endogenisti non prendono mai in considerazione e sta nel fatto che aprendo prestiti senza copertura, in depositi di oro o di moneta legale, si effettuano prestiti senza contropartita e si presta in sostanza il nulla, in modo che poi, alla fine del circuito, questo nulla viene riempito di valore creato dal lavoro e dai sacrifici di coloro che domandano moneta, chiedono liquidità, ottenendo prestiti dal sistema bancario, che, in tal modo, diventa in ultima analisi il vero beneficiario, in termini però speculativi, del meccanismo di “creatio ex nihilo” del valore monetario.
In effetti questo aspetto etico sussiste, perché sotto un profilo di diritto naturale non è moralmente lecito prestare il nulla ed ottenerne un profitto, ma la risposta non può essere quella neoclassica. A meno di non voler tornare, in modo surrettizio, alla base aurea, e quindi alla concezione materialista della moneta merce, o voler sposare le teorie sulla “decrescita felice” di Serge Latouche.
La via esogenista porta esattamente ad un ritorno, sotto forma di politiche di austerità – che sono sempre favorevoli ai creditori ed al capitale finanziario e sempre sfavorevoli ai debitori ed ai lavoratori (imprenditori, impiegati ed operai) – , al tallone aureo. Gli esogenisti, infatti, ben consapevoli che la copertura aurea è ormai un fatto del passato, sostituiscono all’oro la moneta legale quale stock di base per governare centralmente la moneta, fissarne la giusta misura, evitare l’inflazione, bloccare il meccanismo di “creatio ex nihilo” di moneta bancaria e, a loro dire, riportare il sistema ad un naturale equilibrio. In realtà il risultato della ricetta esogenista sarebbe un nuovo regime aureo senza oro e, quindi, non il riequilibrio naturale ma la deflazione.
Perché, come si è detto, l’Autorità monetaria centrale non è in grado, per via delle molteplici variabili in gioco non tutte determinabili e preventivabili, di quantificare con esattezza, o perlomeno con buona approssimazione, la quantità necessaria di moneta per il funzionamento del sistema economico. Neanche in una economia pianificata di tipo sovietico sarebbe possibile farlo. Ed è un paradosso che gli esogenisti, difensori di tipo conservatore del libero mercato, si indirizzano verso ipotesi di pianificazione centralista.
Non si tratta solo ipotesi, tuttavia. Perché gli esogenisti ci hanno provato, almeno una volta, creando un disastro. L’occasione arrivò con le amministrazioni Reagan negli Stati Uniti e Thatcher in Inghilterra. La svolta liberal-conservatrice alla fine degli anni ’70 fu determinata dall’alta inflazione mondiale innescata dalle due grandi crisi petrolifere del 1974 e del 1979. Ma la narrazione che di essa si dette seguì il paradigma monetarista di Milton Friedman, che non a caso fu premiato con il Nobel.
Secondo il monetarismo era necessario controllare preventivamente lo stock di moneta legale emesso dalla Banca centrale e quindi contrarre la monetizzazione central-bancaria della spesa pubblica, tagliare la spesa sociale (da compensare con la carità privata: cosa che attrasse verso il monetarismo la interessata, non certo per amore della Chiesa, simpatia dei cattolici conservatori), ridurre i salari. Milton Friedman dal suo piano di tagli salvava, non a caso, solo la spesa militare: questa poteva aumentare perché, con Reagan, si trattava di vincere la guerra fredda e far trionfare il “mondo libero”.
L’idea di fondo, di matrice neoclassica, era che la moneta legale è una merce, anche se non più aurea, il cui valore è, esogenicamente, quello merceologico. Ma trattandosi, oggi, di carta quel che si sostituiva all’oro era il funzionamento della massa monetaria legale sotto il controllo e governo della Banca centrale, il cui funzionamento, secondo Milton Friedman, non doveva essere più quello di tentare di governare o influenzare il tasso di interesse, da lasciare liberamente fluttuare nel gioco di mercato, ma quello di individuare nel medio-lungo periodo il target monetario.
Alla prova dei fatti, i tentativi di “monetary targeting” non solo non fermarono l’inflazione (che iniziò a diminuire solo in conseguenza del ritornare, sul mercato, di una adeguata offerta di petrolio) ma si risolsero – come fu costretto ad ammettere lo stesso Friedman – in una incontrollata impennata di creazione di forme di pagamento alternative ad iniziare dalla crescita esponenziale dei prestiti bancari allo scoperto.
Il mercato, per fronteggiare l’asfissia da rarefazione di liquidità, inventò endogeticamente forme monetarie alternative o ne accrebbe l’incidenza. Famiglie ed imprese iniziarono a rivolgersi al sistema bancario per ottenere, in forma di moneta bancaria, la liquidità che non ottenevano più dalla circolazione di moneta legale e dalle contratte prestazioni statuali del Welfare. Si iniziò, ad esempio, a ricorrere ai prestiti bancari o alle assicurazioni per la pensione o per pagare gli studi ai figli. Insomma, il monetarismo, replicando schemi neoclassici, diede la stura alla finanziarizzazione dell’economia che, nei decenni successivi, diventò globale.
Il monetarismo trovò il suo demolitore scientifico in Nicholas Kaldor, un endogenista, che smontò la teoria di Milton Friedman in un noto libro , mettendo in evidenza i disastri e le lacune dello schema neoclassico riproposto dal padre del monetarismo, ad iniziare dalla concezione esogena della moneta. Il punto debole, dunque, stava nella convinzione che la moneta sia una creazione esogena e non endogena. >>
LUIGI COPERTINO
Gia', peccato che l'inflazione sia cominciata prima della crisi del petrolio, e si sia ritratta solo con la restrizione monetaria (cosi' come, platealmente, negli ultimi anni di crisi dell'area euro: solo con la restrizione monetaria i prezzi si sono stabilizzati, mentre al contrario all'introduzione allegra della nuova moneta, che e' stata accompagnata da immissioni di oltre il 10 per cento annuo, l'inflazione e' stata tremenda, il che mostra anche che cambiare moneta per imposizione dall'alto da' sempre una certa inflazione finche' la nuova moneta non viene digerita e i prezzi stabiliti dall'uso).
RispondiEliminaBisogna stare molto attenti a questi articoli "scientifici", nascondono sempre un intento politico, che nel caso della fonte in questione e' estremamente sospetto (e fa il paio con i siti politico-"economici" che pubblicizzi in spalla...). Vorrei proprio vedere quanto ci metteremmo ad andare a gambe all'aria seguendo le loro ricette: finche' si criticano gli altri (vedi il grillismo e il venezuela) sembra tutto cosi' facile.
Ma insomma: le banche ti prestano un milione fasullo e vogliono poi un milione vero con gli interessi? "Così fan tutte" ormai? E se hai qualcosa da recriminare minacci l'economia, la crescita, l'occupazione. Mah! Ci rivediamo alla prossima crisi finanziaria che sarà peggio di quella non ancora smaltita. Per questo sì alla Moneta Intera, l'iniziativa svizzera che intende ridare alle banche centrali l'esclusiva del battere moneta garantendo i risparmiatori che sono oggi invece alla mercè delle banche. Una volta le banche correvano dietro ai rispamiatori, oggi per le banche i risparmiatori sono dei fessi e degli avidi che vogliono interessi sui propri soldi senza far niente. Continuiamo a ... farci del male, continuiamo a creare soldi dal nulla. L'economia moderna funziona così, se no scoppia la rivoluzione. Scoppierà anche l'economia.
RispondiElimina"le banche ti prestano un milione fasullo e vogliono poi un milione vero con gli interessi"
RispondiEliminaSe fosse fasullo non ci compreresti niente, e non lo chiederesti in prestito.
Per il resto, controllare la moneta non e cosi' semplice neanche per l'autorita' piu' forte, tutto puo' essere usato come moneta, il che succede sia se scarseggia quella "vera", sia se ce n'e' troppa e inflazionata.
Qui in italia durate i decenni della lira debole e svalutata, per qualche decennio abbiamo usato le case come moneta, finche' non si sono inflazionate pure quelle ed e' arrivata una moneta piu' affidabile.
Gli speculatori passano tutto il loro tempo a cercare di far aumentare di valore i beni su cui hanno puntato quando ancora non valevano nulla (vedi il bitcoin).
"Se fosse fasullo non ci compreresti niente, e non lo chiederesti in prestito."
EliminaSì, certo con quel pezzo di carta su cui la banca ha scritto "questo è 1 milione, signor Bonaventura" puoi effettivamente comprare qualcosa, anche case e terreni, insomma fare affari per "rimborsare" poi la banca che incamera un milione vero con gli interessi.
In altre parole tutti, anche io e te, possiamo stampare moneta o emettere un titolo di credito. Il problema è vedere se quel pezzo di carta o altro è accettato dagli altri. Così va il mondo oggi (in parte anche ieri). Ma sui biglietti di banca non c'era scritto una volta, se ricordo, che "le contraffazioni saranno punite a norma di legge"?
Ovviamente le contraffazioni dei biglietti di banca.
Siamo tutti dei potenziali falsari, ma che importa, basta che l'economia giri.
"per "rimborsare" poi la banca che incamera un milione vero con gli interessi"
EliminaForse non capisco bene. Mi pare che la banca voglia indietro il milione piu' gli interessi pattuiti esattamente nella stessa forma in cui te lo ha prestato. Se e' una finzione, e' una finzione in cui essa stessa fa finta di credere.
Ma non mi sembra: la banca il milione che ti presta non ce l'ha in cassaforte (risparmi e altri fondi). Il milione lo inventa dal nulla, senza alcuna copertura, ma da te vuole poi un vero milione (frutto del tuo lavoro) più interessi. Non puoi riportare in banca il pezzo di carta su cui la banca ha scritto: questo è 1 milione. Naturalmente quel pezzo di carta è stato accettato da altri come pagamento perché ritenuto valido (porta il timbro della banca che te l'ha dato). Ora sembra che le banche lavorino tutte così (non lo sapevo): danno crediti non coperti gonfiando così a dismisura la massa di milioni fasulli nella speranza che i debitori onorino poi il debito, consegnino cioè milioni veri, ciò che non sempre accade (molti debitori falliscono). Le banche devono avere per legge mezzi propri (denaro vero non fiat money), non so quanto esattamente (10-20%). I milioni che distribuiscono se li inventano e poi vogliono da te milioni veri. Almeno così ho capito dopo avere appreso di questa iniziativa svizzera detta Moneta Intera (Vollgeldinitiative). La mitica gente, cioè la gran parte della gente, non sa di questo fatto: che le banche i soldi che ti prestano non ce li hanno in cassaforte (io non lo sapevo). Per questo oggi ti prendono a pesci in faccia come risparmiatore, non sei più tanto importante come una volta. Una volta le banche per prestare dovevano prima rastrellare. L'iniziativa svizzera è avversata da tutti: banche, governo, parlamento, partiti e quasi sicuramente, anzi sicuramente verrà bocciata, anche perché troppo complicata per la gente, e la gente quando non capisce dice ovviamente no.
EliminaGuarda che su queste cose girano delle bufale pazzesche, e questa con ogni probabilita' e' una di quelle.
EliminaQuella che descrivi e' la "riserva frazionaria", ma significa una cosa ben diversa:
"La riserva frazionaria è la percentuale dei depositi bancari che per legge la banca è tenuta a detenere sotto forma di contanti o di attività facilmente liquidabili." Che oggi ammontano circa a un sesto del capitale prestato.
La parola chiave e' "facilmente liquidabili".
Su questa ambiguita' il complottismo ha costruito un castello di carte a cui dovremmo ormai essere assuefatti.
Poi, che il credito non sia facilmente controllabile, per i motivi detti sopra, cioe' che l'uomo ha la tendenza a dare valori a cazzo a tutto e al contrario di tutto, e' altrettanto vero.
Non credo ci siano altri modi di gestire la situazione del classico colpo al cerchio e colpo alla botte.
Tieni inoltre presente che da quando "i soldi fanno soldi", la tendenza della moneta, se e' monopolisticamente controllata, e' come quella dei cognomi nei posti isolati: alla fine resta tutto a uno solo, stato o persona, a cui tutti gli altri pagano gli interessi sul debito.
Il problema, per le Banche, non è tanto l'ammontare eccessivo dei prestiti erogati, ma la loro cattiva qualità.
EliminaMolti crediti diventano inesigibili col passare del tempo, a causa di eventi sfortunati che colpisce i debitori, e questo fa parte del gioco.
Ma molti altri lo sono sin dall'inizio, e vengono erogati ugualmente o per gonfiare i numeri del bilancio, o, quel che è peggio, per favorire gli amici degli amici.
Poi i Crediti in Sofferenza (in gergo NPL) esplondono, come sta avvenendo oggi in italia, e tutto il sistema bancario diventa ballerino.
Vediamola anche in modo piu' "sistemico": hai dei soldi risparmiati, e li porti in banca. Quei soldi cosa rappresentano? Rappresentano un credito che hai verso il "sistema economico", per cui in corrispondenza del tuo credito deve esserci un debito, se l'insieme di tutti i soldi rappresenta simbolicamente il valore di tutti i beni. Ma questo accade solo se la banca ha riprestato quei soldi a qualcun altro, creando cosi' il debito corrispondente. E' nel caso contrario che quei soldi non valgono niente, se la banca li tiene in cassaforte. Anche nel caso si tratti di oro inteso come simbolo di un valore. Ovvio pero' che, come dice Lumen, se quei soldi vengono prestati per essere impegnati in attivita' senza senso e/o senza valore (tipo produrre bitcoin), e' come se venissero buttati via, bruciati. Ma capire a priori quali sono le attivita' che hanno senso e' valore, e soprattutto qualsi avranno senso e valore nel futuro, non e' facile ne' sempre possibile, gli uomini sono pazzi, danno valore alle cose in modo molto volubile.
EliminaMagari il mio ragionamento sopra e' sbagliato, ma se lo e', dimostra quanto sia facile inventare favole con cui "incartare" il prossimo su questo argomento. :)
EliminaComunque, il succo del nostro "sviluppo" sta anche nel fatto che quando uno e' indebitato deve correre come una trottola per cercare di ripagare il debito, con pezzi di carta o no, con interessi o no, perche' altrimenti, secondo le nostre usanze e leggi riguardo ai prestiti, va alla rovina sociale, che e' quanto gli uomini temono di piu'.
EliminaVedere l'economia del dono su wikipedia, persino il dono, in qualsiasi societa' per quanto semplice, e' considerato alla stregua di un prestito (ad interesse o meno, in questo caso e' secondario): come ben sappiamo tutti quando si riceve un dono poi ci si sente in debito...
Il problema è che sinchè si resta nell'economia del baratto o del dono (che è poi un baratto differito), l'economia può anche rimanere stazionaria.
EliminaMa quando entri nella logica del prestito di cose fungibili, che presuppone necessariamente l'interesse (per compensare il rischio), passi irreversibilmente all'economia della crescita.
Che, prima o poi, dovrà finire, ma non abbiamo la più pallida idea di come succederà.
Mah, e cos'e' poi la crescita?
EliminaUna qualita', una quantita'?
Come si misura, e con quale unita' di misura, soprattutto?
Alla fine, misuriamo la crescita con il metro della crescita stessa.
Non e' che stiamo inseguendo, o crediamo di essere inseguiti, da una chimera? (a seconda che si sia crescisti o decrescisti)
<< Gli speculatori passano tutto il loro tempo a cercare di far aumentare di valore i beni su cui hanno puntato quando ancora non valevano nulla (vedi il bitcoin). >>
RispondiEliminaBuoni quelli (i bitcoin, intendo) !
E c'è sempre qualcuno che ci casca.
Alla fine sono la dimostrazione "plastica" che per gli uomini tutto, ma proprio tutto, puo' avere o non avere valore, e fungere da moneta di scambio o di riserva, da cui l'incontrollabilita' e l'imprevedibilita' a lungo termine dell'economia.
EliminaDeve avere a che fare con la natura ricorsiva della nostra intelligenza, che le rende naturale lavorare coi simboli (dei simboli dei simboli).
Se ho ben capito, (in estrema sintesi) ci si trova di fronte ad un marcato paradosso logico-filosofico, peraltro ricco di conseguenze pratiche: da una parte i liberal-liberisti (gener.te anti-statalisti) esogenisti propugnano il controllo centralistico della Moneta, dall'altra i "social-democratici" (gener.te statalisti) endogenisti intendono sottrarla al controllo statale e lasciarla al libero gioco delle negoziazioni individuali: pare proprio un'altra dimostrazione del fatto che l'Economia politica NON è una scienza esatta (ciò peraltro a mio avviso non legittima la diffusa tesi che i metodi/modelli econometrici debbano essere rigettati "in toto")...
RispondiEliminaL'articolo critica il monetarismo di milton friedman, facendo tutta quella confusione fra esogeno ed endogeno che non c'entra nulla, probabilmente perche' e' la dottrina che ai tempi di reagan e tatcher ha risollevato l'occidente dalla crisi keynesiana (nessuna dottrina economica funziona sempre e per sempre) cominciata alla fine degli anni '60, ben prima della crisi del petrolio, quando cominciava ad esaurirsi la spinta della crescita provocata dalle enormi innovazioni della seconda guerra, l'apertura dei mercati (solo in occidente), e il passaggio all'economia dell'"abbondanza di tutto" per ragioni prima di tutto tecnologiche, dalla rivoluzione verde in agricoltura alla meccanizzazione pervasiva (abbondanza che peraltro era dal lato dell'offerta, la supply side della reganomics, e non della domanda kynesiana, da cui la bassa inflazione fino a quel momento nonostante l'alta crescita, a cui segue, dalla fine dei '60 appunto, la "stagflazione", combinazione cioe' di recessione e inflazione, che la teoria keynesiana standard riteneva, e ritiene tuttora, impossibile - chissa' cosa ne avrebbe pensato keynes, che a differenza dei suoi discepoli aveva almeno il coraggio di contraddirsi e cambiare idea).
RispondiEliminaIl solito articolo di economisti del cazzo, che hanno la fortuna, a differenza di tutti gli altri studiosi, di poter sparare qualsiasi cazzata a raffica senza poter essere mai smentiti definitivamente: ma questa e' la caratteristica delle religioni, non delle scienze. Ed per questo che hanno sempre successo presso i semplici, che ultimamente tendono anche ad idolatrarli.