mercoledì 31 gennaio 2018

Il grande balzo all'indietro

Le considerazioni del giornalista Rodolfo Casadei sulla storica rivoluzione cinese di Mao Zedong (o Mao Tse-Tung che dir di voglia), le immani tragedie che l'hanno accompagnata e l’imbarazzante cecità della sinistra occidentale (testo tratto dal sito Tempi.it). 
LUMEN 


<< Ci si può dimenticare di commemorare lo sterminio di 30-40 milioni di persone, prodotto della stupidità fanatica e dell’ideologia criminale di un regime? Sì, si può. È caduto quest’anno [2012 - NdL] il cinquantesimo anniversario del più grande disastro economico e della più grande perdita di vite umane mai causata da un governo ai suoi stessi cittadini, ma la grande stampa italiana non se ne è accorta.
 
Cinquant’anni fa veniva messa fine al “Grande balzo in avanti”, la campagna di modernizzazione comunista dell’economia della Cina imposta da Mao Zedong e attuata in un misto di entusiasmo e di paura da centinaia di milioni di cinesi. Per trent’anni il bilancio di morte di quell’esperienza è rimasto gelosamente custodito negli archivi del Partito comunista. [Solo] nel 1991, nelle pagine di Cigni selvatici, il capolavoro autobiografico di Jung Chang, scrittrice cinese emigrata in Europa, si poteva finalmente leggere [qualcosa]. (…)
 
Nel 2010 è stato pubblicato il più autorevole e documentato studio scientifico sulla vicenda, opera dello storico olandese Frank Dikötter, “Mao’s Great Famine”, che attribuisce al presidente Mao la responsabilità per la morte di ben 45 milioni di persone, per lo più falcidiate dalla fame e dalla malattia, ma non solo: dai due ai tre milioni di cinesi sarebbero stati picchiati o torturati a morte, o sommariamente sottoposti alla pena capitale, per non aver raggiunto gli obiettivi di produzione fissati, per aver dichiarato pubblicamente che erano irraggiungibili, o per aver osato criticare la politica del governo. (…)
 
Come è potuta accadere una cosa del genere e rimanere segreta per tanto tempo? Come ha potuto il mito del maoismo restare di moda in Europa per altri vent’anni dopo quella catastrofe? Mao era un genio del male. La sua conoscenza delle debolezze dell’animo umano (lo spirito gregario, la propensione a sottomettersi a un capo, la cedevolezza ai ricatti, il bisogno di approvazione) gli hanno permesso di realizzare il capolavoro del totalitarismo. (…) 

Tutto comincia alla fine del 1957, quando Mao torna dal vertice mondiale dei partiti comunisti a Mosca (il primo dopo la denuncia dello stalinismo) e lancia la sua sfida all’Unione Sovietica di Kruscev per la leadership del comunismo nel mondo. Il leader russo aveva affermato che nel giro di quindici anni l’Urss avrebbe superato gli Stati Uniti sia nella produzione industriale che in quella agricola, Mao proclama che l’industria pesante e l’agricoltura della Cina avrebbero superato quelle della Gran Bretagna nello stesso arco di tempo.
 
A questo scopo ordina di raddoppiare in un anno la produzione cinese di acciaio, di rivoluzionare le tecniche delle colture e dell’allevamento (sulla base delle teorie dello pseudo-scienziato sovietico Trofim Lysenko) e di riorganizzare il mondo rurale in comuni popolari dove la proprietà privata sarebbe stata integralmente abolita: tutta la produzione andava consegnata a un’autorità centrale e persino le cucine familiari andavano smantellate e sostituite con mense popolari che avrebbero provveduto ai pasti dei contadini.
 
In ogni cortile vengono costruite fornaci, alimentate da ogni tipo di legname, comprese porte e finestre delle case, e da ogni tipo di metallo destinato alla produzione di acciaio, comprese padelle e utensili da cucina in ferro e in ghisa. Cento milioni di contadini sono obbligati a dedicarsi alla costruzione e all’alimentazione delle fornaci, trascurando il lavoro dei campi.
 
Le piante vengono coltivate così densamente da soffocarsi l’una con l’altra e i semi interrati all’assurda profondità di due metri; villaggi sono abbattuti per fare posto a immense porcilaie che non entrano nemmeno in funzione. In mancanza di personale specializzato dalle fornaci esce un materiale inutilizzabile, mentre la produzione agricola crolla e milioni di persone si ritrovano senza un tetto.
 
Per paura di rappresaglie, i responsabili delle comuni dichiarano alle autorità di avere centrato e superato gli obiettivi di produzione (…). In breve la fantasia prende il posto della realtà, e i pochissimi che obiettano vengono eliminati. (…). L’intera nazione finisce per parlare in un modo e comportarsi in un altro: le parole divorziarono dalla realtà, dalla responsabilità e dai reali pensieri della gente. Il grande successo totalitario del maoismo sta nell’aver convinto un popolo intero a dubitare dell’evidenza. (…)
 
Le mense collettive consumano le riserve fino a quando non rimane più nulla, il governo continua ad esportare all’estero i presunti surplus, e la carestia s’installa. All’ottavo ‘plenum’ del Comitato centrale del partito comunista, nel giugno 1959, il ministro della Difesa Peng Duhai critica i risultati negativi del Grande balzo in avanti e chiede un approccio più pragmatico all’economia.
 
Mao accusa lui e i suoi sostenitori di essere «opportunisti di destra», lo esonera dal suo incarico e lo pone agli arresti domiciliari, scatena in tutto il paese la campagna contro gli «opportunisti di destra»: a ogni provincia vengono assegnate «quote di arresti» da compiere come se si trattasse di quote di produzione.
 
Seguono tre anni di fame e mortalità crescente in tutto il paese, ma Mao non si commuove: «Quando non c’è abbastanza da mangiare, la gente muore di fame. Allora è meglio lasciar morire metà della gente così che l’altra metà possa nutrirsi a sufficienza», dichiara senza vergogna.
 
Nel 1962 finalmente viene messo in minoranza: alla Conferenza dei settemila quadri afferma che la carestia ha cause naturali per il 70 per cento e umane per il 30 per cento, ma il presidente Liu Shaoqi ribatte che è il contrario, cioè che le cause sono umane al 70 per cento.
 
Lui e Deng Xiaoping (allora segretario generale del partito) riescono a imporre una svolta pragmatica che, con l’abolizione delle comuni e delle mense collettive e il ripristino dei piccoli lotti privati, permette di tornare ad accrescere la produzione alimentare. Mao si vendicherà quattro anni dopo, scatenando la Rivoluzione culturale che emarginerà Deng e causerà la morte di Liu.
 
Fra i successi storici della propaganda maoista c’è quello di non aver permesso per lungo tempo che filtrassero in Occidente gli orrori prima del Grande balzo in avanti (1958-62) e poi della Rivoluzione culturale (1966-76). La chiave del successo, in entrambi i casi, consistette nell’invitare in Cina per visite sotto stretto controllo grandi personalità scientifiche e politiche della sinistra occidentale che, con rare eccezioni, tornarono tutte a casa entusiaste di quello che avevano visto.
 
Dichiararono che non c’era alcuna carestia in Cina dopo missioni sul posto il famoso sinologo britannico Joseph Needham, il giornalista americano Felix Greene, il futuro presidente francese François Mitterrand e il generale Montgomery. In Italia espressero giudizi positivi sulla Rivoluzione culturale dopo aver visitato la Cina personaggi come Alberto Moravia, Dacia Maraini, Dario Fo, Mario Capanna, eccetera.
 
Moravia scrisse che la Rivoluzione culturale gli infondeva «sollievo» perché rappresentava un’«utopia realizzata»; Dario Fo scrisse: «Qui da noi l’uomo è una cosa, una merce (…). Da noi c’è una divisione netta fra concetti come bene, moralità e rapporti di produzione. In Cina invece il mangiare, il bere, il vestirsi, i princìpi morali sono un tutt’uno. C’è una concezione profonda della vita che determina tutto quanto. C’è l’uomo nuovo perché c’è una filosofia nuova». >>
 
RODOLFO CASADEI

19 commenti:

  1. "In Italia espressero giudizi positivi sulla Rivoluzione culturale dopo aver visitato la Cina personaggi come Alberto Moravia, Dacia Maraini, Dario Fo, Mario Capanna, eccetera."

    Persino Cesare Musatti. Eccetera.

    Eppure chi sa come andarono veramente le cose. Il testo qui sopra non potrebbe essere propaganda antimaoista e anticomunista? Tutte queste vittime appaiono inverosimili: cento milioni quelle del comunismo (di tutto il comunismo?), 30-40 milioni quelle cinesi. Sono cifre enormi, incredibli. Che dobbiamo credere visto che noi non le abbiamo contate, non possiamo contarle. Forse un po' mitiche come i sei milioni di morti ebrei del nazismo (e con questa frase mi sono già squalificato, sono reo di negazionismo). Alcune cifre però paiono credibili e persino documentate (per es. i due milioni di morti cambogiani vittime di quei pazzi furiosi educati nelle università dell'occidente - due o tre milioni?). Non si esagera un po' con queste cifre? Eppure la salma di Mao non è stata ancora rimossa (nemmeno quella di Lenin) e viene ancora omaggiata dalle folle che fanno la coda per vederla (o forse non più? prego aggiornarci). Del resto il regime cinese, ufficialmente comunista, non ha ancora sconfessato integralmente Mao: commise degli errori, sì, certo, ma fu anche il gran timoniere, il padre della nuova Cina. Probabilmente fu Deng il grande restauratore e modernizzatore della Cina odierna che sarà presto, se non lo è già, la prima potenza economica del pianeta. Quanti neomiliardari in Cina, alla faccia del comunismo!
    Eppure il comunismo è nel nostro futuro, l'ha detto anche la Boldrini e lo pensano il papa e Scalfari. Lo stile semplice dei negri che accogliamo diventerà il nostro stile di vita, semplice, frugale, conviviale. Perché per organizzare dieci miliardi di cavallette umane che vogliono bere e mangiare bisognerà ridurre gli sprechi, dichiarare fuorilegge il lusso.
    Ah, a proposito! GRAZIE a quel criminale di Mao vivono oggi mezzo miliardo di Cinesi in meno (la politica del figlio unico). Anche questo un crimine ovviamente. Perché più siamo meglio è, la produzione e il PIL mondiale crescono. Ma per fortuna la Cina ha cambiato rotta e abbandonato quella criminale politica demografica.
    Chi ci capisce è bravo! Forse ci salverano gli algoritmi. Grazie agli algoritmi risolveremo anche la questione dell'esistenza di Dio (Bergoglio l'ha capito e ha già provveduto all'aggiornamento: basta dogmi, viva la misericordia). Che carnevale tutto quanto.


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    1. << GRAZIE a quel criminale di Mao vivono oggi mezzo miliardo di Cinesi in meno (la politica del figlio unico). >>

      Certamente la Cina, tra Mao ed immediati successori, ha vissuto un periodo di flessione demografica, sia per l'aumento della mortalità, sia per la famosa (e concettualmente ammirevole) politica del "figlio unico".

      Si tratta comunque, a mio avviso, di una eccezione storica notevole, visto che le dittature, in genere, sono tutte seguaci del numero come potenza.

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    2. "... flessione demografica, sia per l'aumento della mortalità, sia per la famosa (e concettualmente ammirevole) ..."

      Crollo demografico dovuto anche alla pazzia di Mao?
      Non ci avevo pensato. Ma se il contenimento o la riduzione della popolazione erano auspicati quella follia avrebbe dunque avuto ricadute positive! (sto scherzando ovviamente, non sia che intervenga la polizia postale o mi si accusi di incredibile cinismo).
      Quanto al "concettualmente ammirevole" non pochi avranno da ridire. Il bello (o il brutto, a seconda) è che l'Italia è diventata fanalino di coda mondiale quanto a natalità senza nessuna coercizione. Sono bastati un po' di boom economico e la Cinquecento per un cambio di mentalità radicale. Ma non si può avere la botte piena (famiglie numerose) e la moglie ubriaca (consumismo sfrenato). O l'una o l'altra. Il Foglio incita al consumo ("i soldi sono sexy", Ferrara dixit) e piange sul crollo demografico. Difficile tornare indietro, non bastano sussidi alle famiglie, è che le donne si sono emancipate e non voglio più figli o solo uno o due. Una politica svizzera ha avuto giorni fa il suo primo figlio ... a 43 anni!

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  2. "Sono bastati un po' di boom economico e la Cinquecento per un cambio di mentalità radicale"

    Secondo me e' principalmente perche' ci si vive di merda, altro che boom economico.
    I beni economici, come tutti i beni, sono sottoposti alla legge dell'utilita' marginale: fino ad un certo punto migliorano la qualita' della vita, poi cominciano a peggiorarla, e diventano una schivitu'. Noi siamo ampiamente nella fase discendente della parabola, la gente e' infelice, stressata, incazzata, come raramente e' mai stata, nonostante il lusso, la cornucopia, la bulimia. Tanto che si sente povera per quanto aumenti la sua ricchezza.

    Per il resto, Mao fu grande propugnatore del tanti figli - tante baionette - tanto PIL, nei suoi anni c'e' stata la crescita verticale della popolazione (nel 1949 i cinesi erano circa un terzo di adesso, come se l'italia fosse cresciuta da 50 a 150 milioni di abitanti, cosa in cui il giappone ha seguito la cina, raddoppiando a 130 milioni nello stesso periodo - il giappone e' grande circa come l'italia, solo poco di piu').

    La politica del figlio unico e' dei successori di Mao, quelli che hanno rovesciato la banda dei quattro e la sua politica in questa come in altre cose, ad esempio con la creazione delle zone economiche speciali (la prima e' quella di shenzen del 1980, che da villaggio di 4 pescatori e' diventata una megalopoli) a economia di libero mercato semi-anarchica, inconcepibile nel nostro paese corporativo-burocratico per meta' sovietico e per l'altra meta fascista.

    https://it.wikipedia.org/wiki/Shenzhen

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    1. "la gente e' infelice, stressata, incazzata, come raramente e' mai stata, nonostante il lusso, la cornucopia, la bulimia."

      Ovviamente questo non vale per tutti, c'e' gente che sta lo stesso benissimo e gente che comunque non ha nulla, ma vale per la societa' nel suo complesso.

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    2. Non lo sapevo che la politica del figlio unico non è stata varata da Mao, ma da Deng & C. (dunque dopo il 1976).

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    3. Io mi ricordavo vagamente che Mao aveva propugnato, come fanno sempre i dittatori, l'incremento demografico, almeno nella prima fase del suo dominio.
      Qui ci sono i grafici della popolazione dal 1950 e della piramide demografica cinesi:
      https://en.wikipedia.org/wiki/One-child_policy
      Metto la versione inglese solo perche' in quella italiana manca il grafico dell'aumento della popolazione dal 1950.
      Nella versione tedesca manca la piramide demografica ma e' mostrato ancora meglio l'andamento della popolazione nella storia.
      https://de.wikipedia.org/wiki/Ein-Kind-Politik

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  3. Fra l'altro guardate qua:

    https://it.wikipedia.org/wiki/Politica_del_figlio_unico

    La piramide demografica e' quasi identica alla nostra in italia (infatti anche qui abbiamo avuto il figlio unico per lo stesso lasso di tempo), situazione che pero' per loro potrebbe essere piu' facilmente gestibile perche' non sono ancora abituati allo stato sociale che abbiamo qui e non hanno le tasse che abbiamo noi, nel senso che tale piramide ne rende in futuro insostenibili i costi, specialmente per un paese come il nostro che ha GIA' la pressione fiscale altissima e insostenibile.

    Se ci si pensa un po' seriamente, la faccenda dei migranti non serve a "meticciare il popolo italiano per opprimerlo meglio", ma forse e' davvero solo un disperato tentativo delle classi dirigenti (ammesso che siano in grado di pianificare qualcosa, cosa di cui dubito fortemente) di ovviare a un enorme problema economico che comunque le condannera'.

    Il rifiuto di considerare questo lato della faccenda da parte dei siti che frequentiamo, o meglio la volonta' di rifiutarlo, non cambiera' piu' di tanto la realta' del futuro, se non in peggio.

    Badate che questo sara' un problema in ogni caso, sia che le risorse e l'energia saranno disponibili in abbondanza, sia che scarseggeranno. Se scarseggeranno sara' peggio, ma anche nell'altro caso andremo, o andranno in contro a serissimi problemi.

    Insomma in ogni caso non la vedo bene.

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    1. C’è un neologismo tedesco
      carino: verschlimmbessern, composto di schlimm = cattivo, negativo
      e bessern = migliorare. È un'espressione sarcastica per qualificare certi tentativi velleitari di migliorare le cose.
      Invece di migliorarle (bessern) le rendono peggiori (schlimm). Ma errare humanum est, no? Siamo sempre animati ahimè dalle migliori intenzioni. Che lastricano la via dell'inferno.

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    2. verschlimmbessern =
      cambiare in peggio (volendo migliorare)

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    3. Caro Sergio, il distinguo sulla fonte di un danno (che è poi quello Cipolliano tra gli stupidi e i banditi) è sottile ma interessante e meritevole di approfondimento.

      Chi peggiora le cose credendo di migliorarle può essere compreso dalla legge (con le famose attenuanti) e viene addirittura perdonato, ab origine, dalla religione, che presuppone il peccato consapevole.
      Ma nella vita quotidiana, che dire di questi ordigni ambulanti ?
      E che fare di questa gente ?

      Forse aveva ragione quel tale che scappava sempre dalla parte opposta, quando qualcuno si recava da lui per fargli intenzionalmente del bene.

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    4. Non darei cosi' per scontato che quelli che peggiorano le cose cercando di migliorarle siano sempre e solo gli altri...

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    5. << Peras imposuit Iuppiter nobis duas: propriis repletam vitiis post tergum dedit, alienis ante pectus suspendit gravem.
      Hac re videre nostra mala non possumus; alii simul delinquunt, censores sumus. >>

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  4. @ Diaz

    << la faccenda dei migranti non serve a "meticciare il popolo italiano per opprimerlo meglio", ma forse e' davvero solo un disperato tentativo delle classi dirigenti (...) di ovviare a un enorme problema economico che comunque le condannera'. >>

    Giusta osservazione, ma forse in questo caso c'è proprio l'incontro, magari solo casuale, di due diverse strategie e due diversi obbiettivi.
    I quali però, così congiunti, finiscono per avere un effetto ancora più devastante, in quanto si perdono per strada i rispettivi (possibili) contrappesi.

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    1. "ma forse in questo caso c'è proprio l'incontro"

      Non si puo' mai essere certi di nulla, ma in questo caso sono assolutamente in disaccordo: in primo luogo non credo ci sia alcun piano deliberato di "meticciato" (e anche se ci fosse lo troverei del tutto irrilevante, lo spazio dell'uomo e' esclusivamente nella cultura, che viene scambiato dai semplici e dagli ignoranti con la razza), in secondo luogo non credo nemmeno ci sia alcuna volonta' centrale di favorire o meno l'immigrazione, c'e' solo che l'unica cosa che sanno fare, e cercano di fare, e' cercare di avere piu' gente possibile a cui applicare una tassa. Molto semplice, e secondo me pure evidente.

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    3. Mah, mi rendo conto che, a voler fare il complottista, si rischia spesso di cadere nel ridicolo, ma in questo caso mi sentirei di fare un'eccezione.
      Gli immigrati irregolari non sono, non possono essere, una risorsa fiscale per lo Stato, perchè non c'è nulla da tassare.

      C'è però la possibilità di rovinare ulteriormente un mercato del lavoro già molto disastrato di suo, come fa presente Bagnai nel suo post di oggi (che vi consiglio vivamente di leggere).

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    4. Rovinare il mercato del lavoro? L'italia ha bisogno come l'aria di abbassare i costi di produzione, e siccome non riesce in nessun modo per motivi di dominanza politica ad abbassare i costi dell'enorme pletora statale, parastatale e burocratica che ci soffoca (si tratta della stragrande maggioranza elettorale), deve per forza farlo sulle altre voci, ricorrendo anche al lavoro dei cinesi negli scantinati a 5 euro al giorno.
      Si chiama adattamento e selezione naturale, o flessibilita' per non morire.

      Per il resto del ragionamento, mi sembra non sia del tutto corretto, gli immigrati che oggi sono regolari, sono partiti se non tutti, quasi tutti come irregolari. E la maggior parte lavora e produce anche quando non paga tasse, e riempie le periferie delle citta', che altrimenti sarebbero ormai disabitate con grave danno economico per la pletora di dipendenti pubblici locali nostrani, molto piu' costosi e dannosi degli immigrati, che "se ne occupano" (e vivono alla grande succhiando salate imposte patrimoniali sulla casa).

      L'altro problema che abbiamo, semmai, e' l'esplosione demografica prevista in africa nei prossimi decenni. Non e' se lavorano o no ne' se pagano tasse o no, e' che si trattera' di uno tsunami umano.

      D'altra parte, i piu' feroci oppositori dell'immigrazione pare siano gli immigrati stessi di piu' vecchia data: anche loro, come gli operai autarchici di bagnai, non tollerano la concorrenza, cioe' che altri facciano cio' che hanno fatto loro. E' umano.

      Bagnai e' un comunista-nazionalista che ora addirittura si candida con un partito ormai del tutto snaturato verso l'estrema destra, non condivido praticamente nulla della sua visione del mondo. E le sue analisi sono corrette all'interno della sua visione del mondo, non in assoluto.
      Preferisco di gran lunga le analisi dei federalisti liberali, anche se non mi illudo che in un paese naturalmente tendente al fascismo, di destra o di sinistra, come l'italia, avranno mai cittadinanza maggioritaria come invece hanno avuto in altri posti tipo la svizzera.

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