sabato 13 settembre 2014

Fratelli coltelli

LUMEN – Abbiamo qui con noi, oggi, il Conte Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi, un personaggio molto significativo nella storia europea. Posso chiamarvi solo Conte Kalergi ?
KALERGI – Ma certamente. 

LUMEN – Purtroppo i libri di storia parlano ben poco di voi.
KALERGI – Ormai, dopo tutti questi anni, mi sono rassegnato. Anzi, vi ringrazio per avermi invitato qui.

LUMEN – Il conte Kalergi, per chi non lo sapesse, è stato l’ideatore dell’Unione Paneuropea,  un'associazione fondata nel 1922 con l'intento di porre le basi per l'unità politica ed economica dell’Europa.
KALERGI – Noi la chiamavamo Pan-Europa, e con me c’erano non solo uomini politici, ma anche letterati famosi come Thomas Mann e Rainer Maria Rilke.

LUMEN – Non male. Allora, signor Conte, com’era la situazione in Europa nei primi anni del  novecento ?
KALERGI - All'inizio del XX secolo le potenze europee avevano, complessivamente, il mondo in pugno.   Una solida alleanza fra Inghilterra, Francia e Germania avrebbe avuto la forza di tenere in un angolo Stati Uniti, Russia e Giappone, nonché di risolvere tutti i problemi interni di povertà, continuando a sfruttare spudoratamente il resto del mondo.  

LUMEN – Questo, grazie al colonialismo, che era giunto al suo apice.
KALERGI - Certo, la cosa non era etica, ma non fu per uno scrupolo morale, bensì per un desiderio folle di predominio che gli europei decisero di suicidarsi scatenando la più terribile guerra mai vista fino ad allora.

LUMEN – La cosiddetta “grande guerra”, che fu grande per davvero.
KALERGI - Anche i vincitori ne uscirono molto peggio di come ci erano entrati ed il fiume di sangue fu così impressionante che ne  scaturì il mio progetto della “Paneuropa”.  Era un progetto che ebbe un notevole successo iniziale, ma presto fu soffocato dallo sbarco in Europa della Grande Depressione degli anni ‘30, nata in U.S.A.  

LUMEN – Tutto grande, nel novecento.
KALERGI - Il precipitare della situazione economica riportò al governo i partiti nazionalisti, che tentarono di arginare i danni ai singoli paesi a scapito dei vicini.  Particolarmente feroci furono i francesi a danno dei tedeschi, cosa che aiutò non poco la carriera politica di Adolf Hitler.

LUMEN – Che di aiuto non avrebbe avuto nessun bisogno.
KALERGI - Fu così che gli europei si gettarono in un secondo ed ancor più devastante suicidio collettivo; il più grandioso dell’intera storia umana.   Come andò lo sappiamo e, scavalcando forse 50 milioni di morti, giungiamo al 1945, con noi europei ridotti ad un cumulo di macerie, mentre USA ed URSS si spartivano il mondo, Europa compresa.

LUMEN – Un bel salto all’indietro.
KALERGI - Fu in questo desolante paesaggio che Robert Schuman ebbe l’idea geniale di sostituire lo sfruttamento dei vinti con la collaborazione economica.  Un processo che nelle sue intenzioni doveva gradualmente sanare le ferite reciproche e creare quel clima di fiducia e fratellanza che era indispensabile per giungere alla creazione di quegli Stati Uniti d’Europa, tante volte vagheggiati, a cominciare da me, e mai realizzati.

LUMEN – E questa volta, per fortuna, i risultati furono migliori.
KALERGI – In effetti, la cosa funzionò e giungiamo così al 1989, con il collasso dell’Impero Sovietico.  Occasione per gli europei per un nuovo suicidio. Con la Russia a pezzi e l’America troppo ebbra di vittoria per preoccuparsi di noi, si aprì  una finestra di almeno 10 anni in cui si potevano fare due cose.

LUMEN – Quali ?
KALERGI – Primo: guidare l’economia in uno stato il più possibile stazionario. Secondo: creare una Unione Europea che fosse politicamente molto coesa ed integrata da subito, diluendo invece l’integrazione economica nei decenni a venire.  In altre parole, politica e difesa comuni; economie tendenti all’unificazione, ma con i tempi e le protezioni di cui ognuno aveva bisogno.   Ancor più importante: basare l’integrazione dei paesi dell’est sulla necessità di fare fronte comune alle immense difficoltà che sarebbero ben presto arrivate, anziché sulla prosopopea dell’arricchito che “educa al benessere” il suo vicino di casa povero.  

LUMEN – Ma non andò così.
KALERGI – No. Fu esattamente il contrario di quanto fecero i partiti al potere di allora.

LUMEN - Ed anche di oggi, se è per questo.
KALERGI – Ma non basta: perseguendo un sogno neo-coloniale assolutamente folle, gli europei promossero e spinsero la globalizzazione economica planetaria.   Il sogno era affascinante: un Europa faro di civiltà che gestisce buona parte dell’economia mondiale (…a proprio vantaggio, ovviamente), mentre le fabbriche, l’inquinamento, il proletariato urbano e tutte le altre cose sgradevoli connesse con lo sviluppo se le prendevano gli altri che, per di più, ce ne sarebbero stati grati.  

LUMEN – I “commoda” senza gli “incommoda”. Una bella idea.
KALERGI – Le cose, però, sono andate un po’ diversamente ed ora che la realtà bussa alle porte dei sogni, riemergono gli spettri di un nazionalismo che, evidentemente, non è ancora costato abbastanza.  Sembra che gli europei stiano nuovamente scegliendo di scannarsi fra di loro, anche se solo sul piano economico e commerciale, anziché su quello militare, probabilmente perché non abbiamo più forze armate in grado di combattere se non come supporto a quelle USA. 

LUMEN – Beh, se non altro facciamo tacere i cannoni, almeno nell’ambito della U.E. (Ucraina permettendo).
KALERGI – Fenomeni complessi come questo hanno sempre cause altrettanto complesse, ma una di queste è facile da identificare: i partiti che controllano i governi nazionali controllano anche il Consiglio Europeo che è il vero organo decisionale comunitario.   E da 30 anni questi partiti sono impegnati in un gioco di prestigio: far funzionare un’economia integrata, ma senza integrare le politiche; anzi, spesso tirando a farsi l’un l’altro le scarpe.  

LUMEN – Un gioco che, infatti, non funziona.
KALERGI - Non funziona e non può funzionare, ma questa semplice constatazione non riesce a scalfire i processi decisionali interni agli stati che poi, tramite il Consiglio, si riverberano a livello comunitario.   Il paradosso sta tutto qui: gli stessi partiti che nel Parlamento europeo spingono per una sempre maggiore integrazione, nelle rispettive capitali locali e nel Consiglio Europeo remano invece contro, chi più chi meno.  

LUMEN – Un bel paradosso.
KALERGI - Del resto è sempre così: le comunità sono più forti dei singoli e danno quindi dei vantaggi, ma per farle funzionare occorre che ognuno sia disponibile a far passare l’interesse collettivo avanti a quello individuale.   Dunque, se proprio coloro che da sempre stanno seduti nelle “stanze dei bottoni” hanno estrema cura che certe cose non funzionino, è ovvio che non funzioneranno mai.   

LUMEN – Una bella ipocrisia.
KALERGI - Ed è altrettanto ovvio che questo provocherà problemi, scontento e la precisa sensazione di essere presi in giro. Sentimenti più che giustificati su cui estrema destra e sinistra hanno facile presa. 

LUMEN – Speriamo solo di poterci fermare prima di un nuovo abisso bellico.
KALERGI – Speriamo davvero. In fondo, finchè i cannoni tacciono tra i paesi dell’U.E., c’è sempre una speranza per la Paneuropa.

LUMEN - Grazie signor Conte. 
KALERGI – Di nulla. E’ stato un piacere.

P.S. – Le opinioni sull’Europa del Conte Kalergi sono in realtà dell’ambientalista Jacopo Simonetta, collaboratore di vari blog.  LUMEN
 

4 commenti:

  1. Caro Lumen,

    io ho appreso di questo Kalerghi e della sia Pan-Europa solo recentemente. Un giretto su Wikipedia fornisce alcune informazioni interessanti. E anche sconcertanti, sconvolgenti addirittura (se sono vere). Sembra infatti che Kalerhgi e soci volessero trapiantare in Europa africani e asiatici per amalgamare meglio il tessuto umano della nuova Europa. Che evidentemente non sarebbe più stata l'Europa cristiana e/o illuminista di Tedeschi, Francesi, Italiani, Spagnoli ecc. Insomma, il famoso melting pot così caro agli internazionalisti nostrani di sinistra. Basta con le vecchie e decrepite patrie europee di un tempo e largo alla nuova civiltà.
    A me questo progetto apparentemente illuminista e lungimirante sembra invece un autentico genocidio culturale (e non solo culturale). Purtroppo qui sopra non ci accenna a queste geniali vedute di Kalerghi e soci.
    Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi tu, se ne sai qualcosa, se queste teorie e progetti di Kalerghi sono veri. Da "sinistra" si sostiene che è un'immensa bufala dei complottardi. Comunque il conte Kalerghi è un personaggio storico e i progetti di una Pan-Europa non inventati.
    Un altro progetto che ho trovato interessante è poi quello della Panarchia (vedi Wikipedia). La Panarchia vede il problema di fondo nell'esistenza della Stato, potente e militarista, e nell'anarchia la soluzione. Ma non si tratta di romanticismo anarchico, la teoria del movimento è interessante.

    Quanto all'evoluzione dell'UE ci siamo già scambiati molti argomenti e mi sembra che la pensiamo abbastanza uguale. L'UE è stata costruita cominciando dal tetto: euro e abbattimento delle frontiere. Si credeva così di dare una potente accelerazione al progetto d'integrazione europea, ma le cose non stanno andando come auspicato, anche per le complicazioni del quadro internazionale (con l'irruzione della Cina fra i protagonisti assoluti e già prima potenza economica mondiale, cosa che Schumann e Spinelli e altri nemmeno si sognavano). La globalizzazione credo però sia stata voluta soprattutto dagli USA, non dall'UE. Infatti siamo noi le prime vittime di questa globalizzazione spinta che doveva farsi casomai con gradualità. Invece abbiamo armato la concorrenza e ne subiamo le conseguenze.
    Una cosa che mi dà molto fastidio è l'argomento del nazionalismo risorgente. Non c'è un solo paese occidentale europeo con mire espansionistiche territoriali. Certo c'è concorrenza economica e poca voglia di spartire i profitti coi meno abbienti, ma mi sembra logico e naturale non farsi sfruttare.
    Comunque la demografia potrebbe anche indurre volenti o nolenti a una maggiore cooperazione piuttosto che a una lotta spietata per assicurarsi le ultime risorse.

    RispondiElimina
  2. << Una cosa che mi dà molto fastidio è l'argomento del nazionalismo risorgente. Non c'è un solo paese occidentale europeo con mire espansionistiche territoriali. >>

    Caro Sergio, in effetti troppi confondono (per pigrizia mentale o per malafede) il nazionalismo con l'espansionismo,
    Sono due concetti totalmente diversi, anche se dal primo (che è la semplice difesa del proprio territorio e della propria cultura) si può passare eventualmente al secondo.
    Ma, come dici giustamente tu, non è questo il rischio che corre attualmente l'Europa.

    Piuttosto si sta assistendo al ritorno delle piccole patrie omogenee, con le tendenze separatistiche della Catalogna, dell'Ucraina dell'est, del Belgio fiammingo, della Scozia, ecc.
    A proposito della Scozia, faccio un tifo sfrenato per la vittoria del referendum secessionista.
    Staremo a vedere.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. "A proposito della Scozia, faccio un tifo sfrenato per la vittoria del referendum secessionista."

      Pure io! A Bruxelles vedono questi movimenti separatisti come il fumo negli occhi, come pure tutta la sinistra ebete e idiota nostrana e europea. Il bello è che l'UE non mi sembra proprio un progetto socialista: libera e spietata concorrenza è il suo principio di base per conquistare i mercati mondiali. Progetto però già fallito. I movimenti separatisti minacciano però il centro del potere e rallentano il processo d'integrazione europeo, gli Stati Uniti d'Europa (che anche gli USA auspicano - per liberarsi del fardello europeo o per controllarlo meglio? Bush ridacchiava e diceva che agli Stati Uniti d'Europa preferiva l'Europa degli Stati Uniti ...).

      Mi sembra comunque che attuino due tendenze contrarie: una centrifuga per affermare la propria identità e non farsi fagocitare dagli altri e una centripeta dettata dalla circostanze, tra cui lo sviluppo demografico e la necessità di cooperare per non doversi scannare e sopravvivere. Secondo me le tue tendenze non sono necessariamente antitetiche: si può benissimo cooperare con reciproco vantaggio e restare se stessi. E non si può essere se stessi senza accettazione delle differenze e di ambiti separati (compresi i territori e i confini). Al limite posso restringermi ai 100 metri quadrati di casa mia come territorio esclusivamente mio. Ma per i sinistri se considero casa mia casa mia sono un esclusivista, un isolazionista, uno xenofobo, un razzista, un fascista, un antisemita (che c'entra l'antisemitismo? Tutto fa brodo per dipingerti come un essere bieco, preferibilmente da eliminare).

      Libertà vo' cercando ch'è sì cara ...

      Elimina
  3. << si può benissimo cooperare con reciproco vantaggio e restare se stessi. >>

    Una sintesi perfetta, che dovrebbe fungere da principio guida dei prossimi decenni.
    Ma coloro che ci guidano (uomini di stato, potentati economici ed opinion leaders) saranno così saggi da seguirlo ?

    RispondiElimina