sabato 20 settembre 2014

L'anno che verrà

La vittima di questa intervista virtuale è l’ambientalista spagnolo Antonio Turiel, un nome che, per chi segue questo blog, non ha bisogno di presentazioni. Con lui ci dedicheremo ad uno dei “passatempi” preferiti dall’uomo: quello di  immaginare il futuro che ci aspetta. LUMEN


LUMEN – Professore, voi affermate spesso che la crisi economica in cui ci troviamo “non finirà mai”.
TURIEL – E’ vero.

LUMEN – Però tutte le cose finiscono prima o poi. E quindi dovrà finire anche questa crisi.
TURIEL – Beh, certo. Però nulla più tornerà come prima: è questo il punto fondamentale. Ci troveremo in una terra incognita, in cui i principi attuali della scienza economica, quali sono stati elaborati negli ultimi 200 anni e fondati esclusivamente sulla crescita, non potranno esserci di nessun aiuto.

LUMEN – Però possiamo provare ugualmente a fare qualche previsione.
TURIEL – Questo sì, ma tenendo presente che si tratta di pure ipotesi.

LUMEN – Ovviamente. Allora iniziamo
TURIEL – Punto primo: annullamento degli attuali debiti.

LUMEN – State scherzando ?
TURIEL – Proprio per niente. Forse alcuni si potrebbero restituire, ma in generale sarà impossibile ripagarne la grande maggioranza, per non parlare di pagare gli interessi. Il mondo sta cambiando, si sta trasformando, e le regole che lo definiscono devono a loro volta cambiare. Non si può cominciare con un fardello pesante da cui  probabilmente non si potrebbe risalire. 

LUMEN – Sarà un terremoto. Andiamo avanti.
TURIEL – Punto secondo: riforma radicale del sistema finanziario.

LUMEN – In che senso ?
TURIEL - Non si può sperare di continuare a chiedere interessi per il prestito di denaro. Se il settore finanziario è cruciale per il buon funzionamento della società, e lo sarà anche durante il periodo di transizione, non lo si può affidare alla gestione privata,

LUMEN – E perché ?
TURIEL – Perché il settore privato tende a privatizzare i guadagni e a socializzare le perdite, perdite che a partire da adesso saranno crescenti e inevitabili; ed inoltre è pur sempre orientata alla crescita. 

LUMEN – Questo è vero.
TURIEL – Punto terzo: ridefinizione dei soldi. La politica monetaria non potrà più essere espansiva e in un primo momento sarà piuttosto in contrazione. I soldi sono una rappresentazione del valore, non il valore in sé.

LUMEN – Un concetto ovvio, anche se molti se lo dimenticano.
TURIEL – Quindi la loro gestione deve essere controllata dai settori direttamente coinvolti: ovvero produttori, commercianti, consumatori. Le persone tenderanno a usare monete locali prima della moneta nazionale, per la maggior difficoltà di garantire il valore di quest'ultima in una società che collassa. Le monete locali non possono essere controllate da interessi speculativi esteri e pertanto non può essere permesso che vengano messe a tesoro o si capitalizzino.

LUMEN – Quindi, addio globalizzazione.
TURIEL – Sicuramente. Ed infatti l'analisi economica classica dice che in questo modo si perdono opportunità di investimento e di crescita; ma questo diventa irrilevante.
LUMEN – In effetti, il cambio di paradigma consiste anche in questo.

TURIEL – Punto quarto: riforma degli Stati. Sin dalla loro nascita, gli Stati e il capitalismo hanno condiviso obbiettivi e sono stati complementari, con grande efficacia sociale, in alcuni paesi; inevitabilmente lo Stato-Nazione entra anche in crisi quando il capitalismo smette di essere sostenibile.

LUMEN – Simul stabunt, simul cadent
TURIEL - E' necessario rilocalizzare i centri decisionali e avvicinare la gestione agli amministrati, ma realmente, non a parole. La gestione deve essere prima di tutto municipale più che locale, prima di tutto locale che regionale, prima di tutto regionale più che nazionale. La mancanza di energia porterà ad una logica di rilocalizzazione che tenderà gradualmente a rendere gli ambiti amministrativi sempre più locali.

LUMEN – Quindi i due processi dovrebbero andare di pari passo.
TURIEL – Sì, ma senza dimenticare che, durante la transizione, l'inefficienza di un potere amministrativo nazionale iper-trofizzato potrà ancora porre molti  legacci, soprattutto di tipo legale. 

LUMEN – La grande burocrazia è sempre dura a morire.
TURIEL - Punto quinto: definizione di piani di transizione locali. Ogni popolazione deve determinare quali siano i suoi maggiori problemi e deve investire risorse per controllarli. In alcune comunità mancherà l'acqua, in altre il problema sarà la mancanza di suolo fertile, in altre l'eccesso di popolazione, l'inquinamento o la scarsità di risorse fondamentali.

LUMEN – Questo è inevitabile.
TURIEL - Si dovrà quindi analizzare la situazione attentamente, comprendendo che non vivremo una continuazione del sistema attuale, ma un cambiamento radicale. Una volta identificati i punti sensibili si devono investire risorse e sforzi per modellarli per rendere possibile la transizione, anche se da un punto di vista capitalistico attuale tale investimento non sia redditizio. Questo sarà uno dei grandi ostacoli, anche se sufficientemente minore della cancellazione dei debiti e dell'interesse composto.

LUMEN – Sarà una bella lotta.
TURIEL - Punto sesto: preservare i servizi fondamentali. Questa sarà forse una delle difficoltà maggiori della transizione.

LUMEN – E perché mai ?
TURIEL – Da un lato ci sarà l'opposizione del capitale al fatto di perdere i suoi privilegi, dall’altro la difficoltà di mantenere un afflusso di risorse sufficiente a permettersi certi privilegi. A seconda del grado di scarsità al quale troverà sottoposta ogni località, si potranno mantenere più o meno certi servizi.

LUMEN – I quali, a loro volta, saranno più o meno costosi.
TURIEL – Appunto. I più fondamentali sono l'educazione, la sanità e l'assistenza alle persone più anziane e bisognose. Ma per poter conservare questi servizi fondamentali ogni località dovrà decidere che sistema di finanziamento impiegherà, se per mezzo di tasse o con il lavoro volontario dei cittadini. Il poter offrire più servizi dipenderà dalla ricchezza relativa di ogni luogo. 

LUMEN – Non abbiamo ancora parlato di energia.
TURIEL – E’ vero. Le previsioni sopra indicate non parlano esplicitamente di energia, ma di organizzazione economico-sociale. Tuttavia, tutte hanno implicazioni a lungo raggio sull'uso e la disponibilità di energia.

LUMEN – Lo immaginavo.
TURIEL - Di fatto, le ipotesi che abbiamo abbozzato avranno un impatto energetico molto maggiore delle modeste misure di risparmio ed efficienza che vengono abitualmente proposte. Inoltre, sono le uniche che hanno senso in una situazione di decrescita energetica.

LUMEN – Concludo con la domanda che mi sembra più importante: ma questa transizione sarà gestibile o la dovremo subire con tutto quel che ne consegue ?
TURIEL – E chi lo sa ? Ma lo vedremo presto.
 

2 commenti:

  1. Mi pare che ci sia un'incompatibilità fra il punto 4 ed i successivi: non vedo come economie locali di livello municipale o regionale possano assicurare servizi di livello nazionale o superiore come trasporti, cure mediche specialistiche ecc. Semplicemente, man mano che le economie si riorganizzeranno a livello locale dovremo fare a meno di certe cose. Chi avrà poca acqua o poca terra dovrà arrangiarsi con quella. Saranno possibili collaborazioni, ma solo su scala locale, per l'appunto.
    Inoltre (premesso che ho quasi 60 anni portati così così) penso che l'assistenza ai vecchi ed agli invalidi sia una nobilissima cosa che può fare solo una società opulente. Una società che deve fare i conti con l'oste farà bene ad occuparsi dei giovani e per i vecchi pazienza.

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  2. Caro Jacopo, anzitutto grazie per la tua visita ed il tuo commento (io ti leggo e ti saccheggio spesso, ma mai avrei immaginato di poterti ospitare).

    Nel merito, sono senz'altro d'accordo con le tue considerazioni: penso anch'io che la realtà locale che ci aspetta avrà risorse limitate e sarà ben poco opulenta.
    Ma la mia intervista virtuale riportava il pensiero di Antonio Turiel, che è sempre un piacere ascoltare.

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