Tra i tanti libri che parlano dell’origine dell’uomo, tutti inevitabilmente in bilico tra certezze (poche) ed ipotesi (molte) si staglia nettamente il libro dell’antropologa britannica ELAINE MORGAN dal titolo L’ORIGINE DELLA DONNA.
Nel suo libro, la Morgan, provvede, in modo molto anti-conformista, a rovesciare la prospettiva tradizionale della narrazione storica (anzi preistorica) dal maschile al femminile.
L’evoluzione della nostra specie, in altre parole, sarebbe guidata dalle esigenze biologiche e comportamentali della donna e della sua prole, ben più importanti, in senso evoluzionistico, di quelle dell’uomo cacciatore.
Inoltre l’autrice avanza l’ipotesi, molto affascinante, che la nostra sia in qualche modo una “specie acquatica”, in quanto, nel corso della sua evoluzione, l’uomo sarebbe vissuto per un certo periodo a stretto contatto con l’acqua, sulle rive di un mare o di un lago
La riprova sarebbe data da alcune nostre caratteristiche peculiari, che sono tipiche dei mammiferi marini o acquatici, ma che sarebbero molto difficile da spiegare in un mammifero esclusivamente terrestre: assenza di pelliccia, abbondanza di grasso sottocutaneo, lacrimazione salina, forma e struttura del naso, labbra carnose, seni gonfi e sporgenti.
Quindi è altamente probabile che anche i nostri antenati pre-umani abbiano trascorso un periodo abbastanza lungo sulle rive di un mare o di un lago, passando in acqua molto del loro tempo. Il tal modo potrebbero aver acquisito, per selezione naturale, le caratteristiche sopra citate, così tipiche della nostra specie.
Quello della Morgan è un libro estremamente piacevole ed interessante, in quanto molto ben scritto e documentato. Purtroppo, per uno dei soliti misteri insondabili dell’editoria italiana, risulta anche molto difficile da trovare.
Riporto pertanto qui di seguito alcuni passaggi delle prime pagine, in cui l’autrice, in modo molto spiritoso ed ironico, demolisce il mito preistorico di Tarzan, il grande cacciatore.
LUMEN
<< Stando al libro della Genesi, Dio creò per primo l’uomo. La donna fu non soltanto un ripensamento, ma un’amenità.
Per quasi duemila anni si ritenne che questo sacro testo giustificasse la sua subordinazione e ne spiegasse l’inferiorità; poiché, anche in quanto copia, ella non era una copia molto ben riuscita. Esistevano differenze. La donna non costituiva una delle più belle opere di Dio. (…)
Ci si sarebbe potuti aspettare che quando Darwin si fece avanti e scrisse una versione completamente diversa dell’origine dell’uomo questa tesi venisse sradicata, poiché Darwin non riteneva che la donna fosse un ripensamento: egli pensava che l’origine di lei fosse come minimo contemporanea a quella dell’uomo.
Ciò avrebbe dovuto portare a una sorta di sfondamento nei rapporti tra sessi. Invece non fu così. Quasi subito gli uomini si dedicarono al compito per essi congeniale e affascinante di elaborare tutta una serie completamente nuova di ragioni in seguito alle quali la donna era manifestamente un essere inferiore e irreversibilmente subordinato.
Da allora hanno continuato a dedicarvisi allegramente. Anziché alla teologia, ricorrono alla biologia e all’etologia e allo studio dei primati, ma vi ricorrono per pervenire alle stesse conclusioni.
La leggenda del retaggio della giungla e dell’evoluzione dell’uomo in quanto carnivoro cacciatore ha affondato nella mente del maschio radici salde quanto quelle della genesi. (…) Si ritiene che quasi ogni nostra caratteristica sia derivata da ciò.
L’evoluzione della nostra specie, in altre parole, sarebbe guidata dalle esigenze biologiche e comportamentali della donna e della sua prole, ben più importanti, in senso evoluzionistico, di quelle dell’uomo cacciatore.
Inoltre l’autrice avanza l’ipotesi, molto affascinante, che la nostra sia in qualche modo una “specie acquatica”, in quanto, nel corso della sua evoluzione, l’uomo sarebbe vissuto per un certo periodo a stretto contatto con l’acqua, sulle rive di un mare o di un lago
La riprova sarebbe data da alcune nostre caratteristiche peculiari, che sono tipiche dei mammiferi marini o acquatici, ma che sarebbero molto difficile da spiegare in un mammifero esclusivamente terrestre: assenza di pelliccia, abbondanza di grasso sottocutaneo, lacrimazione salina, forma e struttura del naso, labbra carnose, seni gonfi e sporgenti.
Quindi è altamente probabile che anche i nostri antenati pre-umani abbiano trascorso un periodo abbastanza lungo sulle rive di un mare o di un lago, passando in acqua molto del loro tempo. Il tal modo potrebbero aver acquisito, per selezione naturale, le caratteristiche sopra citate, così tipiche della nostra specie.
Quello della Morgan è un libro estremamente piacevole ed interessante, in quanto molto ben scritto e documentato. Purtroppo, per uno dei soliti misteri insondabili dell’editoria italiana, risulta anche molto difficile da trovare.
Riporto pertanto qui di seguito alcuni passaggi delle prime pagine, in cui l’autrice, in modo molto spiritoso ed ironico, demolisce il mito preistorico di Tarzan, il grande cacciatore.
LUMEN
<< Stando al libro della Genesi, Dio creò per primo l’uomo. La donna fu non soltanto un ripensamento, ma un’amenità.
Per quasi duemila anni si ritenne che questo sacro testo giustificasse la sua subordinazione e ne spiegasse l’inferiorità; poiché, anche in quanto copia, ella non era una copia molto ben riuscita. Esistevano differenze. La donna non costituiva una delle più belle opere di Dio. (…)
Ci si sarebbe potuti aspettare che quando Darwin si fece avanti e scrisse una versione completamente diversa dell’origine dell’uomo questa tesi venisse sradicata, poiché Darwin non riteneva che la donna fosse un ripensamento: egli pensava che l’origine di lei fosse come minimo contemporanea a quella dell’uomo.
Ciò avrebbe dovuto portare a una sorta di sfondamento nei rapporti tra sessi. Invece non fu così. Quasi subito gli uomini si dedicarono al compito per essi congeniale e affascinante di elaborare tutta una serie completamente nuova di ragioni in seguito alle quali la donna era manifestamente un essere inferiore e irreversibilmente subordinato.
Da allora hanno continuato a dedicarvisi allegramente. Anziché alla teologia, ricorrono alla biologia e all’etologia e allo studio dei primati, ma vi ricorrono per pervenire alle stesse conclusioni.
La leggenda del retaggio della giungla e dell’evoluzione dell’uomo in quanto carnivoro cacciatore ha affondato nella mente del maschio radici salde quanto quelle della genesi. (…) Si ritiene che quasi ogni nostra caratteristica sia derivata da ciò.
Se la nostra andatura è eretta, ciò è dovuto al fatto che il Potente Cacciatore dovette erigersi allo scopo di scrutare l’orizzonte per cercare la preda. Se viviamo nelle caverne, fu perché i cacciatori avevano bisogno di una base cui fare ritorno. Se imparammo a parlare, fu perché i cacciatori dovevano progettare il safari successivo e vantarsi dell’ultimo.
Desmond Morris, cogitando sulla forma del seno femminile dedusse all’istante che le mammelle si erano evolute in quanto il compagno della donna era diventato un potente cacciatore, e difese questa tesi assurda con la più grande ingegnosità. C’è un qualcosa nella figura di Tarzan che li ha ipnotizzati tutti. (…)
Perché [gli australopitechi] camminavano eretti ? Dovette esservi una ragione davvero potente in seguito alla quale fummo costretti per un lungo periodo di tempo a camminare sugli arti posteriori, sebbene quell’andatura fosse più lenta. Dobbiamo scoprire tale ragione. (…)
Perché [gli australopitechi] camminavano eretti ? Dovette esservi una ragione davvero potente in seguito alla quale fummo costretti per un lungo periodo di tempo a camminare sugli arti posteriori, sebbene quell’andatura fosse più lenta. Dobbiamo scoprire tale ragione. (…)
Altro interrogativo: Perché la scimmia nuda divenne nuda ? Desmond Morris sostiene che, a differenza di carnivori più specializzati, come i leoni e gli sciacalli, la scimmia ex vegetariana non era fisicamente attrezzata “per lanciarsi fulmineamente verso la preda”. Avrebbe sofferto “un caldo eccessivo durante la caccia, e la perdita del pelo sarebbe stata di grande importanza nei momenti supremi della caccia stessa”.
Ecco un esempio di perfetto modo di pensare androcentrico. Esistevano due sessi anche allora ed io non credo che sia mai stato così semplice privare una femmina della pelliccia, soltanto per evitare al buon maschio di coprirsi di sudore durante i suoi momenti supremi. (…) Questo problema sarebbe potuto essere risolto dal dimorfismo: la perdita del pelo più accentuata in un sesso che in un altro. E fu così, naturalmente, ma sfortunatamente per i tarzaniani, fu la femmina che restava in casa a diventare più nuda, e fu il surriscaldato cacciatore a conservare i peli sul petto.
Domanda successiva: Perché la nostra vita sessuale è diventata così complessa e sconcertante ? La risposta che si da, non ho quasi bisogno di dirlo è la seguente: tutto cominciò quando l’uomo divenne un cacciatore. Egli doveva percorrere lunghi tragitti per inseguire la preda e cominciò a preoccuparsi di quello che avrebbe potuto combinare la sua piccola donna. (…)
Divenne necessario, così si racconta, stabilire un sistema di “legame di coppie”. (…) “il metodo più semplice e più diretto per riuscirvi consisteva nel rendere più complcate e più ricche di compensi le attività condivise dalla coppia. In altri termini nel rendere il sesso più sexy”.
A tale scopo, alle nude scimmie spuntarono i lobi delle orecchie, narici carnose e labbra che sporgevano in fuori, tutto ciò, si sostiene, affinché gli individui si stimolassero vicendevolmente fino alla frenesia (…) e la femmina imparò a reagire sessualmente in ogni momento. (…)
Inoltre le scimmie decisero di passare al sesso faccia a faccia, in luogo del maschio che montava la femmina da tergo, come in precedenza, perché questo nuovo metodo portava ad un “sesso personalizzato”. (…)
Ciò mise alquanto in imbarazzo la signora Scimmia Nuda. Fino a quel momento, la cosa elegante da esibire negli approcci sessuali era consistita in “un paio di natiche carnose, emisferiche”. Ora, di colpo, le natiche non la facevano approdare a niente.
Si avvicinava al compagno facendo a più non posso segnali di identità soltanto frontali con i suoi bei nuovi lobi delle orecchie e con le narici, ma, per una ragione o per l’altra, il maschio non voleva semplicemente saperne. Sentiva la mancanza degli emisferi carnosi, capite.
La situazione era critica, insiste il dottor Morris. “Se la femmina della nostra specie voleva spostare con successo l’interessamento del maschio verso la parte anteriore, l’evoluzione avrebbe dovuto fare qualcosa per rendere più stimolante la regione frontale”. Indovinate che cosa ? Di primo acchito la femmina puntò su un secondo paio di emisferi carnosi nella regione toracica e noi fummo salvati una volta di più per un pelo.
Queste sono tutte ipotesi appassionanti, ma non possono di certo essere prese sul serio. I branchi di lupi riescono a collaborare senza tutto questo armamentario erotico. (…)
E soprattutto, da quando in qua una intensificata sessualità ha garantito un’accresciuta fedeltà ? Se il maschio della scimmia nuda poteva vedere tutto questo aggiunto potenziale sessuale nella propria compagna, come avrebbe potuto non accorgersi che la stessa cosa accadeva a tutte le altre femmine intorno a lui ? (…)
Non abbiamo ancora incominciato con gli interrogativi non posti. (…)
Primo: se l’orgasmo femminile si determinò nella nostra specie per la prima volta allo scopo di fornire alla femmina “una ricompensa di comportamento” dell’accresciuta attività sessuale, perché in nome di Darwin, la faccenda è stata così abborracciata che si sono avute intere tribù e intere generazioni di donne quasi inconsapevoli della sua esistenza ? (…)
Secondo: perché nella nostra specie il sesso è divenuto così strettamente legato all’aggressività ? (…) In quale modo il sesso e l’aggressività, i due inconciliabili del regno animale, divengono soltanto nella nostra specie così strettamente connessi che i termini relativi all’attività sessuale li si ringhia come insulti e imprecazioni ? In quali termini evolutivi dobbiamo spiegare il marchese De Sade ? (…)
Primo: se l’orgasmo femminile si determinò nella nostra specie per la prima volta allo scopo di fornire alla femmina “una ricompensa di comportamento” dell’accresciuta attività sessuale, perché in nome di Darwin, la faccenda è stata così abborracciata che si sono avute intere tribù e intere generazioni di donne quasi inconsapevoli della sua esistenza ? (…)
Secondo: perché nella nostra specie il sesso è divenuto così strettamente legato all’aggressività ? (…) In quale modo il sesso e l’aggressività, i due inconciliabili del regno animale, divengono soltanto nella nostra specie così strettamente connessi che i termini relativi all’attività sessuale li si ringhia come insulti e imprecazioni ? In quali termini evolutivi dobbiamo spiegare il marchese De Sade ? (…)
Non, ritengo, nei termini di Tarzan. E’ tempo di affrontare nuovamente l’intero problema dall’inizio: questa volta dal lato femminile e seguendo una strada completamente nuova. >>
ELAINE MORGAN
(continua)
ELAINE MORGAN
(continua)
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