Una delle questioni più interessanti di cui si occupa il darwinismo moderno è quella della scala temporale.
Ovvero: il ritmo dell'evoluzione è stato lento e sostanzialmente costante (come sostiene Dawkins) oppure ha avuto lunghi periodi di stasi intervallati da brevi periodi di accelerazione (come sostiene invece Gould) ?
Ce ne parla Aldo Piombino in questo interessante post tratto dal suo blog 'Scienza-e-dintorni' (LINK).
LUMEN
<< Richard Dawkins e Steven Jay Gould sono due dei principali pensatori sull'evoluzionismo degli ultimi 50 anni. Entrambi grandissimi scienziati ed appassionati divulgatori (ho avidamente letto molti dei libri che hanno scritto) - biologo l'inglese, paleontologo l'americano - hanno spesso polemizzato pubblicamente. Tempo fa mi sono dichiarato un Darwinista di stretta osservanza, (…) di confessione Dawkinsiana ('Il gene egoista'), ma che nel contempo strizza l'occhio agli equilibri punteggiati Gouldiani.
Su alcune cose non la penso come Darwin, ma semplicemente perchè la Scienza fa il suo corso e io ho accesso a una quantità di informazioni enormemente più grande di quella che aveva il naturalista inglese. Quindi andare “oltre Darwin” significa adeguare l'evoluzionismo con le conoscenze attuali, non che l'impianto fondamentale di “l'evoluzione delle specie” sia da buttare!
Ricordo alcuni "errori" di Darwin. In primis il grande naturalista inglese pensava alla mescolanze dei caratteri: è uno sbaglio ma all'epoca non aveva a disposizione né gli studi di Mendel né tantomeno conosceva l'esistenza del DNA: pertanto arrivare a capire che o prendi quel gene da un genitore o lo prendi dall'altro era molto improbabile.
Inoltre pensava che l'evoluzione procedesse in maniera lenta e continua. Invece gli equilibri punteggiati gouldiani prevedono dei momenti in cui l'evoluzione accelera il suo corso in mezzo a periodi di poche variazioni.
Gould, pensando a questi due aspetti, traeva delle conclusioni completamente differenti: non si riteneva (purtroppo è morto nel 2002) un darwinista di stretta osservanza e questo ha portato alcuni creazionisti a dire, forzando il significato di alcune sue frasi prese a caso, che Gould abbia sconfessato Darwin e – implicitamente – che sia stato un antievoluzionista. Roba da ricovero alla neurodeliri.
A questo punto mi dovrei porre il problema se sono un darwinista di stretta osservanza o no. Propendo per il “si”, nella convinzione che secondo me i messaggi principali sono “l'evoluzione è avvenuta, ma non grazie all'ereditarietà dei caratteri acquisiti”, ma grazie alla “sopravvivenza del più adatto”.
Quanto alla velocità lenta e costante dell'evoluzione, Darwin nella sua formulazione è decisamente un gradualista estremo, forse anche un po' troppo. Però succede spesso che le nuove teorie quando vengono alla luce siano piuttosto semplici e successivamente, durante le ricerche in merito, il quadro, valido nell'impianto generale, si complichi un pò. E' il caso per esempio della Tettonica a zolle Crostali.
Poi bisogna calarsi nella sua epoca per capirlo. A parte che non conosceva ancora l'esistenza del DNA, l'immenso naturalista inglese nel suo gradualismo “totale” era forse anche condizionato dalla polemica fra “gradualisti” e “catastrofisti”: i gradualisti, capofila Lyell sostenevano che la Storia della Terra si era sempre svolta ad una certa velocità, quando invece i catastrofisti sostenevano degli scossoni che provocavano improvvisamente sollevamenti di montagne e estinzioni di massa.
Oggi i creazionisti puntano molto sul catastrofismo, come già nel XIX secolo. (...) Essendo ovviamente schierato dalla parte dei gradualisti, forse proprio per reazione ai catastrofisti, Darwin non poteva sicuramente pensare che ad una estrema gradualità dell'evoluzione. Oddio, ormai le idee gradualistiche stavano decisamente trionfando, ma nella concezione di uno scienziato c'è sempre un imprinting dettato dall'ambiente e dalle polemiche in cui si è svolta la sua formazione iniziale.
Dopodichè appartengo alla “confessione” Dawkinsiana. Richard Dawkins sostiene una visione un po' estrema secondo la quale, alla fine, noi esseri viventi siamo semplicemente delle macchine che consentono ai geni di perdurare. Quindi procreiamo non per perpetuare la specie, ma perchè sono i nostri geni che ci dicono di farlo in modo che loro si possano perpetuare. Una visione estremistica ma che mi trova piuttosto d'accordo.
Il “gene egoista” è abbastanza chiaro e semplice: i geni sono i replicatori che sono sopravvissuti nel tempo e per sopravvivere (per propagarsi come replicatori) hanno costruito dei veicoli, cioè delle macchine di sopravvivenza (animali, vegetali, uomo): noi siamo macchine da sopravvivenza programmate per permettere ai nostri geni di replicarsi.
E' ovvio che solo i geni che danno le forme più adatte (spesso in coabitazione fra più geni) si riproducono. Anzi, i geni sono unità che sopravvivono "passando attraverso un gran numero di corpi successivi". I geni quindi vivono “milioni se non miliardi di anni”.
Veniamo ora agli equilibri punteggiati: l'idea parte dalle dinamiche della genetica ed in particolare dalla rapida evoluzione tipica di piccole popolazioni alla conquista di un nuovo ambiente.
Lo si vede sia in grande scala nel caso delle grandi radiazioni adattative (come quella dei primi placentati o quella delle forme nordamericane in Sudamerica alla formazione dell'istmo di Panama) o in piccola scala citando il classico esempio delle lucertole di Pod Mrcaru [che si modificarono notevolmente in pochi decenni, solo passando da una isoletta all'altra].
Si vede quindi che in effetti grandi cambiamenti possano avvenire in periodi di tempo limitati. E' questo il senso degli equilibri punteggiati Gouldiani: grandi salti in brevi lassi di tempo, mentre in periodi “normali” l'evoluzione procede con grande lentezza. Un andamento opposto all'estremo gradualismo darwiniano, ma che, ovviamente, non è uno scarico di Darwin e dell'evoluzione da parte di Gould. Anzi, direi tutt'altro. E' semplicemente una migliore precisazione di quello che succede. (...)
Io penso che, alla fine, Gould e Dawkins abbiano descritto due facce dello stesso problema. Gould parte dalla visione del paleontologo, che ha pochi reperti a disposizione, studia l'anatomia comparata, e cerca di capirne perchè vede pochi “anelli di congiunzione”. Dawkins è un biologo, nella cui visione i geni sono il sistema per leggere il passato. (...)
I geni sono sempre in lotta per la loro sopravvivenza contro altri geni e le mutazioni genetiche [lente] si sono dimostrate fondamentali non solo nella competizione preda/predatore, ma anche in risposta alle pressioni ambientali: se i geni non si fossero modificati nel tempo, difficilmente sarebbero sopravvissutiai tanti cambiamenti della Terra dalla loro apparizione.
Quindi, potersi modificare [lentamente] è stata una tattica vincente. Ma tutto questo non impedisce certo una evoluzione gouldiana: i geni specialmente in fasi di modifica ambientale o di conquista di nuovi ambienti sono molto “in pressione”, [e questo accade] quando sono più favoriti quelli che consentono dei cambiamenti anziché quelli che dimostrano tendenze più conservative. >>
ALDO PIOMBINO
Sulla diatriba di cui sopra è stato anche scritto un libro, "La sopravvivenza del più adatto. Dawkins contro Gould", di Kim Sterelny.
RispondiEliminaQuesta la presentazione dell'editore Raffaello Cortina:
<< Per più di vent'anni Richard Dawkins, l'etologo inglese teorico del "gene egoista", e Stephen J. Gould, il paleontologo di Harvard noto per i saggi di storia naturale, non si sono risparmiati colpi per contendersi l'eredità di Darwin. Sul tappeto, due visioni diverse dei meccanismi che producono il cambiamento: il gene come unità fondamentale dell'evoluzione, nel caso di Dawkins, una storia naturale influenzata da fattori ecologici molteplici e contingenti, nel caso di Gould. Kim Sterelny propone qui una sintesi della controversia, riducendola ai temi essenziali senza mai banalizzarla. Delinea le ragioni dello scontro, ma anche i possibili punti di convergenza, di una delle dispute più appassionanti del dibattito contemporaneo. >>
Libro di Sterelny letto anni fa, poco dopo la lettura di alcuni testi di D. e di G. e l'impressione ricavata (da NON biologo) è che i due approcci possano/debbano essere considerati proficuamente COMPLEMENTARI più che radicalmente alternativi... Saluti
EliminaIo il libro, purtroppo, non l'ho letto (complimenti a te), ma penso anch'io che i due concetti siano ampiamente complementari.
EliminaForse la polemica è scoppiata anche per la diversa personalità dei due biologi (oltretutto molto bravi e molto famosi).
Noi figli e figlie della scimmia nuda, se evolutasi da sé medesima o per intervento di terzi ha poca importanza, noi scimmiotti glabri, dicevamo, siamo più o meno tutti impegnati nella ricerca della nostra matrice, del mammo celeste severo ma imparziale ovvero del kaos primigenio donde scaturi la vita, dal paramecio, dall'ameba, fino agli organismi più complessi. Anche il darwinismo è una religione, la religione del più adatto, del più forte, del più furbo e via discorrendo... Gira che ti rigiro sempre lì si finisce, come la mosca sulla bica di materia la più vile.
RispondiEliminaE magari siamo invece la ormai troppo folta schiera di discendenti dagli schiavi dei grandi rubatori delle risorse del nostro quadrante, primati modificati tra provette ed alambicchi ed impiegati nei lavori più duri e faticosi.
Forse lasciarono, insieme ai kapo' che si riciclarono nelle famose elites, forse lasciarono pure un grande cervellone elettronico, la famosa intelligenza artificiale, programmata sul mantenimento dello status quo, con buona pace di Marx, Engel e di tutti i filosofi, con buona pace dei vari messia, san franceschi, madri terese, tutti figuri torvi e prezzolati che non meritano la maiuscola ....
Le macchine non hanno sentimento, ma abbiamo creduto alla transustanziazione e quindi non vedo perché non si possano impetrare i circuiti elettronici del grande AL , una volta imparato a puntino il suo linguaggio....
E comunque conosco, conoscevo, una mezza dozzina di passatempi migliori.
Complimenti, Mauro, per questo pezzo di letteratura. Non sempre capisco quello che scrivi o dici ma apprezzo la tua prosa ... gaddiana. Vuoi mettere la tua prosa con la mia di quinta elementare?
EliminaCerto lo stile di scrittura è una cosa molto soggettiva, ma credo che dipenda principalmente dal tipo di letture che si fanno.
EliminaQualcuno ha detto che si scrive come si legge.
Incasso il tuo complimento Sergio anche se mi parrebbe essere un fratello minore se mi paragono alla tua cultura enciclopedica ed al tuo scrivere piano e comprensibile.
RispondiEliminaVivere è un pasticciaccio brutto e non soltanto in via Merulana....
Da Wiki:
Elimina<< 'Quer pasticciaccio brutto de via Merulana' è un romanzo di Carlo Emilio Gadda.
Apparve per la prima volta in cinque puntate sulla rivista Letteratura nel 1946 e, riveduto e ampliato, 11 anni dopo in volume pubblicato dall'editore Garzanti, prevedendo un secondo volume che Gadda non portò mai a termine, lasciando così senza soluzione l'enigma poliziesco. >>
Probabile che esista una "costanza di intensità evolutiva per unità di pressione ambientale": in periodi stabili e lunghi (bassa pressione ambientale) l'evoluzione è lenta, in periodi caotici, di brusche variazioni ambientali (alta intensità) l'evoluzione è veloce.
RispondiEliminaIn altre parole la dinamica evolutiva delle popolazioni umane è solo un rappresentante di una dinamica generale.
Condivido.
EliminaMi sembra una buona sintesi dei meccanismi che guidano la speciazione.