sabato 18 aprile 2015

Fino ad estinzione

I biologi parlano di “Estinzione di massa” quando, in un periodo geologicamente breve, si verifica un massiccio sovvertimento dell'ecosistema terrestre, con la scomparsa di un grande numero di specie viventi e la sopravvivenza di altre che divengono dominanti.
Normalmente il tasso di estinzione è abbastanza costante, ma si sono osservati almeno cinque grandi picchi di “estinzione di massa”, avvenuti circa 450, 377, 251, 203 e 66 milioni di anni fa.
Ed ora ? Ora siamo arrivati noi umani, con il nostro devastante stile di vita, che potrebbe portare ad una nuova, imprevedibile estinzione di massa. 
Ce ne parla la giornalista americana Elizabeth Kolbert, in questo breve passo, tratto dal suo libro “La Sesta Estinzione”. LUMEN


<< Un numero sempre maggiore di specie animali è in via di estinzione. Nell’epoca che stiamo vivendo – il c.d. Antropocene - stiamo assistendo ad una immensa catastrofe che supera le precedenti “Big Five” che hanno portato alla scomparsa di specie importanti come i dinosauri o il mastodonte americano o l’alce gigante o innumerevoli specie di piante. Ma quella che sta avvenendo ai nostri giorni rischia di cambiare per sempre l’aspetto, la storia e il destino della Terra.
 
Dalla distruzione della foresta amazzonica, ai cambiamenti irreversibili della cordigliera delle Ande, alla frammentazione della Grande Barriera Corallina, alla scomparsa di specie (…) del Centro-America, al pipistrello bruno, agli orsi, alle foche, alle tante specie di uccelli in pericolo, a migliaia di specie marine, al triste destino dei rinoceronti e degli elefanti, e delle tantissime specie a rischio nel continente africano, stiamo assistendo ad una estinzione di massa senza precedenti.
 
Tutto questo nel silenzio generale, anzi mentre tutte le discussioni vertono sulle esigenze egoistiche della specie Homo e sull’aumento continuo dei suoi consumi e della sua produzione. Tutti siamo preoccupati che nei prossimi anni non potremo cambiarci l’automobile come negli anni precedenti, o dovremo prendere un numero minore di aerei, o accontentarci di un tenore di vita meno dispendioso. Ci disinteressiamo invece completamente di quello che sta avvenendo alle specie viventi diverse da Homo che ci hanno accompagnato per milioni di anni.
 
Da dove nasce la grande catastrofe cui stiamo assistendo? Tutto comincia con la comparsa di una nuova specie animale, forse duecentomila anni fa. Come accade a tutte le specie molto giovani, la sua posizione è all’inizio piuttosto instabile. Ridotta numericamente, la sua presenza è limitata a una ristretta porzione dell’Africa orientale.
 
Lentamente la popolazione di questa nuova specie cresce. I membri di questa specie non sono dotati di particolare rapidità nei movimenti, né possiedono una grande forza o alti tassi di fertilità. E tuttavia sono pieni di risorse. Gradualmente si spingono verso nuove regioni con climi differenti, differenti predatori, differenti prede da cacciare. Sembra che nessuno dei classici limiti ambientali né la geografia possa scoraggiarne la migrazione. Nelle zone costiere raccolgono crostacei e molluschi, in quelle interne cacciano altri mammiferi. Si adattano in fretta a ogni luogo intervenendo fortemente e trasformando l’ambiente circostante.
 
Quando si spostano verso l’Europa, entrano in contatto con creature particolarmente simili a loro (Neanderthal), ma più robuste e forse dotate di maggiore forza muscolare. Si incrociano con questa nuova popolazione e poi, in un modo o nell’altro, la sterminano.
 
L’esito di questa vicenda si rivelerà esemplare. Man mano che la specie in questione amplia il suo raggio di azione, incrocia il cammino di altri animali, di dimensioni anche due, dieci, venti volte maggiori: enormi felini, orsi giganteschi, tartarughe grosse come elefanti, bradipi alti quasi cinque metri. Sono specie fisicamente più forti, e spesso molto più feroci. Ma non si riproducono con rapidità, e vengono spazzate via.
 
Anche se è terrestre per natura, la nostra specie – alquanto ingegnosa - attraversa i mari. Raggiunge isole abitate da esemplari di particolari processi evolutivi: uccelli con grandi uova, ippopotami nani, scincidi giganti. Queste creature, abituate all’isolamento totale, sono male equipaggiate per far fronte ai nuovi arrivati o ai loro compagni di viaggio (la maggior parte delle volte, topi). Molte di loro, ancora una volta, soccombono. Il processo non si arresta; si protrae a singhiozzo per millenni, finché la specie in questione non si è diffusa praticamente in ogni angolo del pianeta.
 
A questo punto, più o meno contemporaneamente, intervengono diversi fattori che permetteranno all’Homo sapiens, questo è il nome che la specie è giunta a darsi, di riprodursi con una frequenza senza precedenti. In un solo secolo la popolazione raddoppia; in seguito raddoppia ancora, e poi ancora una volta in qualche decennio. Intere foreste vengono abbattute. Gli esseri umani lo fanno di proposito, allo scopo di procurarsi il sostentamento.
 
Trasportano organismi da un continente all’altro, alterano le terre, cacciano e distruggono animali, inquinano, bruciano, edificano, imprimendo così un nuovo aspetto alla biosfera terrestre. Introducono senza volerlo agenti patogeni e quando in un ambiente si presenta un agente patogeno del tutto nuovo è come se venisse introdotta una pistola in un duello col coltello.
 
Non avendo mai incontrato prima il fungo o il virus o il batterio, il nuovo ospite non possiede difese contro l’aggressione che sta per ricevere. Questo tipo di interazioni sono letali. Nell’ottocento il castagno americano fu distrutto da un fungo parassita importato dal Giappone (qualcosa come 4 miliardi di alberi scomparvero). Molte popolazioni di animali furono annientate da virus o batteri.
 
Ma nell’ultimo secolo si sta per compiere una trasformazione ancora più insolita e radicale. Dopo aver scoperto riserve sotterranee di energia, gli uomini avviano un processo di consumo di idrocarburi che modifica la composizione dell’atmosfera. Questo, a sua volta, altera gli equilibri climatici e chimici degli oceani.
 
Alcune specie animali e vegetali reagiscono spostandosi: superano montagne e mari e migrano verso i due poli. Ma un gran numero di queste – sulle prime centinaia di specie, poi migliaia, e in seguito forse milioni - si ritrovano abbandonate nel deserto. Il tasso di estinzione cresce vertiginosamente, e il modo in cui è strutturata la vita sul pianeta muta.
 
Per sostenere il numero crescente di esemplari Homo, la specie assassina che sta infestando il pianeta ricorre a fertilizzanti, estrae azoto dall’atmosfera per utilizzarlo chimicamente per produrre cibo, riempie di veleni e antiparassitari le terre emerse e le acque per aumentare la produzione di cibo, utilizza dosi massicce di anabolizzanti ed ormoni per aumentare la produzione di carne, depreda i mari di pesci e molluschi, li riempie di plastiche di scarto. I veleni immessi aumentano anche essi vertiginosamente la distruzione di specie animali e vegetali.
 
In passato le grandi estinzioni avevano visto la loro origine in una glaciazione, come nel caso dell’estinzione della fine dell’Ordoviciano [450 milioni di anni fa]; nel riscaldamento globale e nei mutamenti della composizione chimica degli oceani per quella della fine del Permiano [251 milioni]; nell’impatto di un asteroide contro il nostro pianeta nelle battute finali del Cretaceo [66 milioni].
 
L’estinzione attualmente in corso ha le sue nuove cause specifiche: non un asteroide o una imponente eruzione vulcanica, ma una specie infestante: l’essere umano. La modernità è la piena espressione di questa distruttività umana. Si tratta di una capacità forse inscindibile dalle caratteristiche che ci rendono umani: l’irrequietezza, la creatività, la capacità di collaborare e risolvere i problemi, intervenendo attivamente sull’ambiente circostante.
 
“Sotto molti aspetti il linguaggio umano è come il codice genetico”, ha scritto il paleontologo britannico Michael Brenton. “L’informazione viene immagazzinata e trasmessa, con delle modifiche, di generazione in generazione”. E’ la comunicazione a tenere insieme la società e a permettere agli esseri umani di sfuggire all’evoluzione. Eppure queste capacità aggiunte all’estremo egoismo di specie che ci caratterizza come umani ci sta conducendo alla catastrofe.
 
Saremo in grado di prenderne coscienza e di cambiare rotta (se si è ancora in tempo?). Proprio ora, in quel magnifico momento che è per noi il presente, ci troviamo a decidere quale percorso evolutivo rimarrà aperto e quale invece verrà sbarrato per sempre. Nessuna altra creatura si è mai trovata a gestire nulla di simile, e sarà, purtroppo, il lascito più duraturo della nostra specie.
 
La Sesta Estinzione continuerà a determinare il corso della vita sul pianeta molto dopo che ciò che l’uomo ha scritto e dipinto e costruito sarà ridotto in polvere, quando magari i ratti giganti avranno – oppure no - ereditato il pianeta. >>
 
ELISABETH KOLBERT

(N.B. – il brano è ripreso dal blog “Un pianeta non basta” dell’amico Agobit).

27 commenti:

  1. Confesso di aver letto questo testo con un discreto interesse ma anche un po' annoiato - perché di questi testi ne abbiamo letti ormai tanti, sono ripetitivi, non cambiano niente. Non solo: mi sono profondamente stufato e penso che non ci sia più niente da fare, non possiamo invertire la rotta, perché siamo tutti avidi (a parte alcuni, in numero esiguo, che non possono incidere sulla realtà). Siamo ormai proiettati verso i 10 miliardi, 10 miliardi di uomini-cavallette decise a consumare tutto quello che c'è da consumare e completamente disinteressate alle sorti del pianeta. Al massimo si preoccupano per figli e magari anche nipoti, ma più in là non possono guardare. È anche normale, i problemi di sopravvivenza, il desiderio di qualche gratificazione consumistica attanagliano più o meno tutti (e il sottoscritto non è molto diverso dagli altri, anche se crede di vedere un po' più in là del proprio naso: illuso!).
    Siamo in surplace, ovvero continuiamo, continueremo per la strada additata dai governanti (non c'è alternativa alla crescita, tutti vogliono consumare, è un diritto umano).
    Solo una grande catastrofe può fermare il corso degli eventi (che per noi occidentali non sono poi nemmeno tanto male). Dunque bando ai sogni e alle illusioni e ... godiamoci quel che c'è ancora da godere. Non possiamo cambiare il corso degli eventi. Il tema della mostruosa proliferazione umana è ormai rimosso. Giuliano Ferrara bacchetta papa Francesco per aver detto: non moltiplicatevi come conigli. Una battuta, dice l'ateo devoto, da ultimo sociologo da strapazzo. Mah, l'ateo devoto che non ha avuto manco un figlio si rammarica per tutti i Cinesi abortiti o uccisi.
    Insomma, ce la cantiamo da soli, e il mondo va per la sua strada. Che magari non sarà nemmeno così brutta come ce l'immaginiamo (come ci piace immaginarcela, perché noi siamo mejo, consapevoli appunto).

    Ma per cambiare discorso (su, dài, sempre le stesse cose) vi propongo un testo letto ieri ne Il Foglio del dimissionario Ferrara che mi ha molto colpito (almeno ho letto qualcosa di diverso dalle solite menate catastrofistiche). L'autore è un cattolico, a me sconosciuto. Il testo mi lascia anche perplesso, però mi ha profondamente commosso. Un altro sguardo sul creato. È un po' lungo, ma per me è valsa la pena (lo sto perfino traducendo in tedesco).


    http://www.ilfoglio.it/articoli/2014/04/19/qui-si-eleva-un-inno-alla-sacralita-degli-animali___1-v-98622-rubriche_c337.htm

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    1. Caro Sergio, fra l'essere annoiato per quello che ti propone Lumen e un cambiamento di discorso proposto da te, io dico che dovresti scriverlo tu qualche post, su un tuo blog;)

      Vedo che Winston ti ha contagiato, magari non sarà così brutta? Magari sarà anche peggio. Conosci la tendenza di fondo, non potrà che essere terribile. E' come se tu avessi un conto in banca, e dovessi vivere con gli interessi (il flusso di servizi che riceviamo dalla natura). E siccome non riusci a farteli bastare, prelevi un pezzo di capitale ogni anno, e non compensi con i versamenti (per es. non si ripiantano mai alberi in misura tale da compensare quelli che sono tagliati in modo definitivo).
      Finito il capitale-natura, non avrai più niente per vivere.

      Che siamo i mejo perché consapevoli è ovvio, che ci piace immaginarcela in questi termini, non direi. E a chi può piacere una cosa del genere?

      Siamo tutti avidi, senz'altro, potendo nessuno si fermerebbe neanche agli incroci. Ma l'avidità generale dovrebbe fare i conti con un principio superiore (la legge) che invece è come se non ci fosse.

      Una mia curiosità, cosa ti ha commosso di quest'articolo?

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    2. Dunque. Prima cosa: siamo, come ho già detto sopra, in surplace, bloccati. "Commenti dalla Collina" ha chiuso, agobit deve essersi preso una vacanza o anche lui si è forse rassegnato. Qui parliamo di cose di varia umanità a volte interessanti, divertenti, piacevoli. Ma le cose del mondo vanno come vanno, direi non bene (litote, per non fare il catastrofista). E il problema grosso (a nostro modo di vedere), cioè come dare non solo da bere e mangiare a una moltitudine, ma anche uno straccio di prospettiva, di speranza, degli spazi, un lavoro o un'attività decente, sensata a tutti questi miliardi di esseri umani (secondo me è ormai impossibile). Diceva Fukuyama: "La storia è finita, ha vinto il capitalismo. Un videoregistratore a tutti e saranno felici e contenti." Pensa, non c'era ancora Internet quando diceva queste cose, non c'era ancora l'interconnessione globale (apprendo stamattina che in America cominciano ad averne abbastanza di Facebook e Twitter).
      Che, se non tutti, almeno molti guai provengano dalla sovrappopolazione e dall'impossibilità di assicurare a tutti non solo il vitto, ma anche un lavoro (perché l'uomo è una macchina che deve lavorare, se no s'inceppa, arrugginisce e buona notte, non siamo fatti solo per usare la testa - se no, diceva un germanista, potremmo creare un uomo senza gambe visto che non servono più). Ecco. L'ultimo sussulto che mi lasciava sperare in una svolta è stata l'azione meritevole di Ecopop che però è stata massicciamente bocciata da popolo e cantoni (però 26% è qualcosina: pensa che i Verdi Liberali svizzeri che volevano sfondare con la "svolta energetica" hanno raccolto l'8% dei suffragi). Davanti alla crisi, che non è passeggera ma si aggraverà, ormai tutti pensano alla sopravvivenza immediata, altro che problemi a lunga o media scadenza. Esplosione demografica? Alcuni non ne hanno addirittura mai sentito parlare. Poi se ti sente Ferrara passi dei guai, lui mena. Insomma, tira una brutta aria per noi ecologisti e decrescisti. Persino qua siamo presi a pesci in faccia da W. Diaz (che non ho ancora capito come la pensa davvero). Ammetto che decrescita è una brutta parola, immalinconisce chi sperava in un deciso miglioramento del suo stato. E se dicessimo buon senso invece di decrescita? Qui si tratta di mettersi d'accordo su cose tutto sommato non così difficili da capire. Risorse tot, uomini tot, dividiamocele onestamente se no finisce a puttane.
      Troppo facile, vero? Les terribles simplificateurs.
      Avevo davvero voglia di scrivere a Lumen: non sarà il caso di chiudere come i Commenti dalla Collina e agobit? Tanto ce la cantiamo e suoniamo da soli.
      Dulcis in fundo. Ecopop, nonostante tutto, si presenterà alle prossime elezioni. Accidenti che coraggio. Auguri comunque (io sono e resto socio, anche se un po' disincantato).

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    3. La sacralità degli animali. Naturalmente ci sono varie cose in questo articolo che non mi piacciono molto, a cominciare da Dio e Gesucristo. Però il rispetto per le creature non umane mi va benissimo e l'autore ha toccato certe corde del mio cuore. Sono anche diventato vegetariano, ma da poco e in tarda età per cui non farò il moralista, lascio a Lumen le sue bistecche. Il mattatoio è un luogo orrendo, terrificante. La quasi totalità degli esseri umani sono incapaci di uccidere un animale per mangiarselo, delegano la triste bisogna agli specialisti (i macellai) che operano in sedi fuori città perché i carnivori non sentano le urla dei maiali o i belati degli agnelli). Pensa che in tedesco vogliono sostituire il termine Metzger (= macellaio) con "Gewinner" che fa più fino (da gewinnen che ha vari significati tra cui ottenere, ricavare - nel caso cibo per gli umani). Dare a qualcuno del macellaio non è proprio un complimento.
      Comunque escluderei dagli animali sacri zecche, zanzare, pidocchi, cimici, serpenti e qualche altra specie poco simpatica oltre che nociva). Proprio tutti non possiamo salvare e rispettare.
      Si sta diffondendo una certa sensibilità per gli esseri non umani ovvero gli animali che può passare per sensiblerie, smanceria.
      Non per niente siamo pieni di cani e gatti. Che sono anche loro troppi ahimè. Diceva un professore di linguistica otto anni fa che gli animali domestici di compagnia sono un grossissimo problema (infatti tra l'altro mangiano - soprattutto pollame, e sappiamo in che stato sono tenuti i polli). Aveva ragione, anche questo è un problema (grosso). Ovviamente il professore si è preso una bella dose di insulti dagli animalisti.
      Si direbbe che ci sono solo problemi a questo mondo. Be', sai che noia senza problemi.
      Però termini come sacro, sacralità non mi piacciono troppo. La sacralità della vita (umana e non umana)? Mah, che usi questa parola una Chiesa che ha torturato e ucciso uomini che non credevano nei suoi stupidi dogmi mi dà fastidio. È una parola un po' pomposa. Meglio rispetto. E cordialità, gentilezza, affetto.

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    4. Caro Sergio e caro Francesco,, è vero che anche qui, su certi temi, ce la cantiamo e ce la suoniamo da soli, e che ormai siamo arrivati a non sapere più cosa dire o fare di utile.

      Però a questo piccolo blog, ed alla vostra compagnia, mi sono affezionato e non vedo perchè ci dovrei rinunciare; in fondo, come ammette lo stesso Sergio << qui parliamo di cose di varia umanità a volte interessanti, divertenti, piacevoli. >>

      Quanto poi alle mie "bistecche", vi assicuro che per me rappresentano una parte assai piccola della mia dieta, non essendo assolutamente un appassionato di questo cibo.
      Ma non sono ancora pronto a rinunciare del tutto alla carne, anche se sono ben consapevole della crudeltà dei mattatoi (per fortuna, solo per sentito dire).

      Forse anche questa è una delle mie (piccole) contraddizioni a cui non so trovare una via d'uscita.

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    5. Anzitutto direi che nessuno dovrebbe aprire un blog dedicato a simili argomenti aspettandosi di ricevere i commenti dei tanti, meglio aprirne uno di cucina. E' tutto da mettere in conto, e per me fai benissimo, Lumen, a dire di non volerci rinunciare.

      Dalla massa non può venire né comprensione del problema, né soluzione. Se aspettiamo di migliorare la situazione con le elezioni possiamo stare freschi, non succederà mai. L'iniziativa di Ecopop è stata senz'altro meritoria, ma contro le percentuali c è poco da fare, gli stupidi saranno sempre in maggioranza.

      Quanto a quell'articolo, a parte "qualche" lungaggine, anche a me non è piaciuto il tono, men che meno il pistolotto contro la religione classica. Non ho simpatie per gli animalisti, e so che razza di fanatici siano. Mi fa sorridere Melis quando scrive che non vota Lega perché Salvini va a caccia.
      Sul consumo di carne, sottoscrivo quanto dice Lumen.

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    6. << L'iniziativa di Ecopop è stata senz'altro meritoria, ma contro le percentuali c è poco da fare >>

      Povera la mia democrazia.
      Appena ti allarghi dall'agorà di Atene (pochi cittadini bene informati), non funziona più molto bene...

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    7. @ Francesco

      "Dalla massa non può venire né comprensione del problema, né soluzione."

      Un bel problema perché in regime democratico la massa incide sul corso degli eventi (pensa ai 20 anni di berlusconismo, un secondo ventennio, anche se meno tragico).
      Ma anche la democrazia è un problema essendo i più disinformati e opportunisti. Il bello è che l'opportunismo è una tendenza naturalissima che non necessita di giustificazione: siamo tutti egoisti e interessati, lo sono persino i santi che "usano" i loro simili per andare in paradiso. Il "sacro egoismo" è legge di natura, è un diritto umano che assicura la sopravvivenza del soggetto.
      Ma poi ci siamo organizzati in società rinunciando ad alcuni nostri diritti in vista di un bene più grande: la potenza del gruppo che significa anche un miglioramento delle condizioni individuali di vita. Questo è pacifico, elementare. E per chi non sta al gioco cerando di fregare gli altri (sempre per l'egoismo innato) ci sono leggi e sanzioni, anche la pena capitale.
      Però l'educazione e l'informazione riescono a uniformare fino a un certo punto la massa. Leggo che gli Svedesi sono di un conformismo ... terrificante. L'educazione o la manipolazione ha dunque avuto su di loro effetti magnifici (per modo di dire).

      Posso dunque capire un po' il tuo scetticismo su massa e democrazia. Ma quale sarebbe l'alternativa alla democrazia?
      Per me la democrazia è poi solo un metodo per evitare l'impasse o magari la guerra civile. La sacralizzazione della democrazia mi fa un po' ridere: come se una maggioranza di coglioni fosse un bene in sé. Meglio un sovrano o un'élite illuminata e onesta che una maggioranza di coglioni. Ma dove la trovi quest'élite?
      Forse sbaglio ma mi sembra che tu preferisca metodi autoritari o spicci. Bando alle chiacchiere, seguitemi, la via della salvezza è per di qua.
      Si dice poi che la democrazia favorisce la stabilità, popoli democratici sono meno aggressivi, meno disposti alle avventure. Eppure c'è stata la guerra non dichiarata alla Libia che ha sprofondato il paese nel caos e ha avuto come immediata conseguenza la tragedia siriana da cui nessuno sa come uscire.

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    8. http://franco-francofaziocom.blogspot.it/2015/03/svezia-il-regno-del-politicamente.html

      In effetti se tutti pensano allo stesso modo e' piu' facile avere la pace sociale (all'interno del proprio gruppo!).

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    9. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    10. "Per me la democrazia è poi solo un metodo per evitare l'impasse o magari la guerra civile."

      Secondo Popper, e secondo me e' la definizione migliore finora, la democrazia e' solo quel modo che permette di cambiare governo in modo incruento, senza spargimento di sangue. Ovviamente cio' viene dedotto trasponendo in politica la sua teoria della falsificabilita' delle teorie scientifiche come criterio di validita', quindi in ogni caso l'esatto opposto della politica elitaria platonica (suo grande nemico) e della verita' di fede.

      In altre parole non resta che andare avanti (vorwarts kameraden, come mi avevi scritto a suo tempo), con correzioni successive, strada facendo: un colpo al cerchio e uno alla botte.

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    11. "Per me la democrazia è poi solo un metodo per evitare l'impasse o magari la guerra civile."

      Anche io sto con Popper.
      Ed aggiungo che, secondo me, i veri punti deboli della democrazia sono soltanto due:
      - che ha bisogno di cittadini MOLTO informati
      - che qualsiasi decisione, anche la più lungimirante, comporta sempre dei vincitori e dei vinti, i quali non la accetteranno mai volentieri.

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    12. "La sacralizzazione della democrazia mi fa un po' ridere: come se una maggioranza di coglioni fosse un bene in sé. Meglio un sovrano o un'élite illuminata e onesta che una maggioranza di coglioni".

      Leggo, approvo e sottoscrivo con tutto il cuore. Il grande Isaac Asimov disse qualcosa di simile. L'opposto (meglio una democrassia sgangherata di una dittatura illuminata) l'ho sentito dire a Bossi, prima che gli si storcesse la bocca. Così, Asimov e Bossi, il gigante e il nanetto.

      Dici che è un metodo per evitare l'impasse? In queste ultime 24 ore l'agenda politica è dominata da questo notizione: l'ebetino ha cacciato 10 dissidenti dalla utilissima commissione affari costituzionali, ancora al lavoro (ancora!) su
      quella stronz... di Italicum ("pastrocchium", se preferisci la definizione di Sartori). Secondo i suoi lecchini la democrazia ha i suoi tempi (impasse), il tempo c è e la giornata è buona, diceva mio padre. Forse avrebbero dovuto spiegarlo a Renzi, quando prometteva di fare 4 riforme epocali in 4 mesi!
      E poi oltre ai tempi, un mare di paletti, non puoi fare questo, non puoi fare quest'altro, non puoi fare niente. E a ogni soffio di vento si grida al golpe.

      L'alternativa è quella che hai individuato tu, il governo dell'elite. preferibilmente organizzato in forma monarchica (la più semplice, stabile, efficace) anziché oligarchica.
      Dove la trovi, la devi formare. Si ricomincia, dopo aver fatto un po' di buchi in fronte.
      Quanto all'evitare la guerra civile, non è certo la nostra misera democrazia ad avercela risparmiata in questi decenni, solo le condizioni economiche e le prospettive percepite dalla massa.

      Non sbagli proprio, modi autoritari, spicci, quello che vuoi. Se togliessero il diritto di voto ai bifolchi che mi circondano al paesello, non sarebbe di certo un male. Che lo levino anche a me, a questo punto, tanto sarei sempre in minoranza. Se il mio principe si chiamasse Traiano, o Adriano, o Antonino, o Marco, non me ne importerebbe nulla del voto, a perderlo ci sarebbe tutto da guadagnare (un lettore di Gibbon, come te, può capirmi).

      Naturalmente niente idiozie come il costituzionalismo moderno: il re deve regnare e governare, i suoi poteri devono essere incoercibili, e l'unico limite deve essere quello che lui stesso decide di imporsi. Così è stato da Augusto in poi, ed è durata 500 anni, senza contare Bisanzio. Questa democrazia d'accatto quanto durerà?
      Certo se tutto quello che può essere espulso dal ventre di un donna deve essere bello, buono e santo, lasciando il farabutto accanto al galantuomo con tutti i danni che questo crea perché il sangue ci impressiona, allora buonanotte. Diamo vitto e alloggio alla feccia nelle patrie galere, e facciamoci condannare dall'UE perché la feccia non è accomodata bene; riempiamoci di parassiti da barcone tanto per deteriorare ancora qualità della vita e dell'ambiente; portiamo i confetti al vicino che è al sesto figlio che un giorno per sopravvivere ci sbranerà.

      Giustamente notava Lumen che può funzionare a livello di polis. Ora parliamo sempre di politica, l'etimo è sempre quella, ma la realtà è tutt'altra. Lo stato ha le dimensioni di una basileia, di un impero, taluni; eppure dovrebbero essere, o pretenderebbero di essere, democratici. Ma in antico non c'era la basileia o l'impero democratico. Roma stessa, repubblica imperiale, era un'oligarchia. Quale democrazia del cavolo, quella in cui non vai nemmeno tu all'agorà, ma ci mandi un tuo rappresentante, che ovviamente, farà i tuoi interessi:D (pensa a Razzi e al suo "amico caro...")


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    13. Grazie dell'esauriente risposta. D'accordo.

      Sono abbonato alla NZZ (organo liberale). In merito all'«ennesima» tragedia del mare - sponsorizzata dall'uomo vestito di bianco - commentavo un commento di un altro lettore così: "Alla fine della 2a guerra mondiale l'Africa contava 200 milioni di persone. Ora siamo al miliardo ed entro la fine del secolo saranno - dicono - 4 miliardi. Quante centinaia di milioni di Africani può accogliere l'Europa? Una domanda per i Verdi svizzeri, un lettore anonimo di sinistra (ben accetto alla NZZ) e magari Jean Ziegler.
      Vediamo se questo commento passa visto che è passato il Suo, che i buonisti stimeranno xenofobo, razzista, nazionalconservatore, fascista ecc."

      Uè, con tutto che sono abbonato la NZZ (giornale liberale) mi ha sbattuto fuori. Mi sono congedato dal giornale.

      Un conoscente con cui mi sono lamentato mi scrive. Credo che sai il tedesco per cui te la copio nell'originale nel prossimo messaggio. Tra le altre cose c'è una frase molto cara ai buonisti e al papa: "La scelta del luogo di residenza deve essere considerata un diritto umano." No comment.

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    14. Eccoti il messaggio che contiene varie altre cose interessanti, direi notevoli. Mi scuso con gli altri ma non ho voglia di tradurre questo lungo messaggio.

      Ja, ja. Niemand kann behaupten Sie hätten nicht recht. Es genügt 1 und 1 zusammenzuzählen. Aber die Dummköpfe (der untrügliche Beweis wurde mit der Mehrwertsteuerinitiative [Iniziativa IVA] geliefert) beim Namen zu nennen, das ist gegen die Regeln. Der unüberlegte Satz: „Die freie Wahl des Wohnorts sollte ein Menschenrecht sein“ steht in deren Parteiprogramm (jetzt sind gerade wieder Hunderte ertrunken, die dies in die Tat umsetzen wollten). Wie die Unschuldsvermutung gibt es auch eine „Intelligenzvermutung“. Davon profitiert heute eine ganze „Wissenschaft“ nämlich die „Soziale“. „Lebenserfahrung“ ist um jeden Preis zu vermeiden. Das sind nur „gefühlte“ Wahrnehmungen. Ganz generell werden neu einfach nur Ursache und Wirkung ins Gegenteil verdreht. Wieso hat dies während Hunderten von Jahren niemand vorher bemerkt? Weil es falsch ist!

      Seit 20, 30 Jahren macht man genau das Gegenteil von dem, was zu tun wäre um die Probleme in den Griff zu bekommen. Anstatt die „Probleme“ kleinräumig zu halten und lokal zu lösen, wird „Globalisierung“ propagiert. Nur eine globale Scheisse ist eine richtige Scheisse. Völkerverständigung durch Handel. Da ist etwas dran. Aber beim Handel sollen Güter und Kapital verschoben werden. Nichts anderes. Sonst dreht die Verständigung in Konflikt. Niemand will Armut und fremde Miteigentümer am Volksvermögen importieren.

      Man hat die Schutzzölle abgeschafft. International „kompetitiv“ zu sein ist leider wichtiger, als eine Bevölkerung in Brot und Arbeit zu haben! Obwohl schon die geographischen Bedingungen alles andere als „fair“ sind. Die Spiesse sind ungleich von Beginn weg. So werden Leute in die Migration gezwungen, weil Ihre Arbeitsplätze vor Ort vernichtet werden. Dort wo ihre Arbeit jetzt gemacht wird, werden sie aber nicht gebraucht. Sie werden gar nirgends gebraucht. Die effiziente Wirtschaft wandert von Land zu Land und zerstört lokale „ineffiziente“ Arbeitsplätze. Dann weiter und weiter. Dieses „Effizienzgeschwür“ will wachsen. Auf Kosten der Einheimischen. Internationaler Wettbewerb. Die Wirtschaft wuchert also weiter, bis auch der letzte unversehrte Fleck infiziert ist. Das heisst, bis man auf keinem Ort auf dieser Welt noch leben kann, ohne auf technische Hilfsmittel aus der Hand der Effizienten angewiesen zu sein. Der Profiteur ist der, der aus dem „weltweit konkurrenzfähigsten“ Ort heraus produziert. Und dort müssten eigentlich alle Weltbewohner aus wirtschaftlichen Überlegungen hinziehen…! Im „Kapital“ soll stehen, dass, wenn der Kapitalismus nicht demokratisch gesteuert wird, am Schluss ein einziger Eigentümer alles besitzt. Auf dem Weg sind wir….

      Kein einziges Lebewesen lebt ausserhalb seiner natürlichen Grundlagen. Nur der nach dem Ebenbild Gottes (woher weiss man das?) geschaffene zahlenmässig auswuchernde Mensch hat jede „Sagesse“ verloren. Man sieht es bei uns: Man muss sich in die Höhe aufstapeln (verdichten) oder sich eingraben (Stadttunnels) sonst kann nicht weitergewuchert werden. Das einzige Ziel heisst: Möglichst lange weiterwursteln und den „Aufprall in die Wand“ verzögern. Von Lebensqualität redet längst kein Mensch mehr, ausser Werbefachleuten. Schauen Sie die unsäglichen stil- und seelenlosen Designer-Bauten an, die heute in die Natur gesetzt werden. Optische Landschaftsverschmutzung. Fussballer, Model, Sozialarbeiter, Tennisspieler, Kickboxer, Schlagersänger. Die Traumberufe von heute. Man zieht 24h am Tag „Songs“ in sich hinein. Hunderte, Tausende. Inhalt unwichtig, Hauptsache „Mega-Geil“ und Cool. Irgendwie scheinen alle zu wissen, dass die Zukunft schon etwas zurückliegt und nichts mehr zu erwarten ist. Man ist dauernd dabei Hürden zu senken, weil sie inzwischen zu hoch sind. Deshalb hat man auch keine Ziele ausser Umsatzzielen.

      Meinrad Odermatt

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    15. @lumen
      "- che ha bisogno di cittadini MOLTO informati"

      Concetto molto problematico! Quasi quasi lo sostituirei con "cittadini consapevoli di essere POCO informati"... Questo perche' ho l'impressione che credano di sapere tutto in particolare quellli che non capiscono un emerito.
      Un amico che risiede in svizzera da decenni mi diceva che li' per decidere qualcosa sono quasi piu' lenti della serenissima repubblica di venezia.

      "- che qualsiasi decisione, anche la più lungimirante, comporta sempre dei vincitori e dei vinti, i quali non la accetteranno mai volentieri."

      Mah, io piu' che il principio di maggioranza, ultimamente, dopo averne visto le distorsioni, preferisco quello di unanimita' (funzionava cosi' il vecchio diritto canonico): se non si e' tutti d'accordo, non se ne fa niente. E l'efficienza, in virtu' del quale si invoca quello di maggioranza, che se ne vada al diavolo.

      http://www.adelphi.it/libro/9788845901874

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    16. "La scelta del luogo di residenza deve essere considerata un diritto umano."

      Pero' bisogna dire che lo sostengono anche liberali come Antonio Martino e i vecchi radicali italiani, che pure fecero ampia propaganda al controllo delle nascite in africa e misero in guardia con decenni di anticipo dell'invasione dalla sponda sud del mediterraneo che ne sarebbe altrimenti derivata. Anche se, devo dire, non vedo cosa sarebbe cambiato se ci si fosse intromessi di piu' nel senso opposto al papa. Credo proprio zero, nonostante la buona volonta' (di uno e degli altri, ognuno secondo le sue convinzioni). In fin dei conti il risultato del pronatalismo vaticano e' l'italia, il paese con in media il piu' basso tasso di crescita demografico del mondo, e la popolazione piu' vecchia...

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    17. "Pero' bisogna dire che lo sostengono anche liberali come Antonio Martino e i vecchi radicali italiani."

      (Martino( Che però sono certo vive in qualche bel posto in Italia e ha magari anche qualche residenza all'estero (come il boss), ma registrata al catasto e sicuramente debitamente custodita (senza gli eccessi francesi che appendevano una volta il cartello "Maison piégée" per dissuadere gli scassinatori - la trappola era costituita da una scarica di fucile che li faceva anche secchi - erano comunque stati avvertiti ... Questi cartelli però sono oggi proibiti).
      Cosa voglio dire? Che certi principi (libertà di muoversi e risiedere dove si vuole) possono sembrare anche interessanti o persino sacrosanti, ma poi in pratica non funzionano, non possono funzionare (almeno nel mondo attuale, e un altro mondo ancora a lungo non esisterà, ammesso poi che fosse desiderabile).
      La cosa per me sommamente irritante è l'odio per le frontiere, i confini, odio che Verdi e Rossi fomentano (ma anche Abbado odiava, parole sue, "qualsiasi tipo di confine" - dall'alto dei 30'000 dollari che percepiva a concerto; e poi s'era fatto anche una casetta in Svizzera).
      Ci sono dei dati di fatto irreversibili. Nessuno di noi si è scelto i genitori che ha e il paese in cui è nato e cresciuto e la lingua che per prima ha imparato. Certo si possono imparare altre lingue e pure emigrare, ammesso che ci sia un paese disposto ad ospitarti (provateci con l'Australia o gli USA). Insomma, i confini non solo esistono, ma sono assolutamente necessari. Ogni definizione è una delimitazione, ogni concetto si distingue da un altro concetto. Non si può nemmeno pensare senza avere dei concetti precisi.
      Ma niente, ai Rossi e ai Verdi le frontiere scocciano tantissimo, le odiano. Salvo poi barricarsi nelle proprie residenze e assicurare i propri conti, se necessario con la dinamite (maison piégée ...).
      Mi diceva un conoscente quanto siano utili gli steccati per venirsi incontro e fare magari anche amicizia. Una volta delimitati i propri territori, appunto con una siepe o steccato, i vicini possono cominciare a dialogare e diventare persino amici.
      Senza lo steccato invece chissà quanti litigi per gli sconfinamenti.
      È davvero una gran cosa non dover presentare più il passaporto alla frontiera in Europa? (Si badi che le frontiere esistono ancora). Mah, sì, è una comodità, ma non direi un salto di civiltà.
      La mia libertà finisce dove comincia la libertà dell'altro, si ripete.
      Dunque ci sono cose da rispettare, confini da non superare, insomma limiti. Come faccio a parlare di libertà e confini senza prima "definire" questi concetti? E ogni definizione è separazione di un elemento dal contesto.
      "Libertà vo' cercando ch'è sì cara ..."
      Gli Africani cercano la felicità, dice Bergoglio. Pure io, ma non m'introduco in casa degli altri. In Vaticano non ci entri senza permessi e credenziali.

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    18. Anche secondo me, prima condizione per andare d'accordo, e' che ognuno sia padrone a casa sua. Dalle mie parti si diceva "meglio una sessola da soli che una barca in due". La "sessola" e' la paletta per svuotare l'acqua di sentina.

      Ma il problema e' cosa si definisce come unita' di partenza, come "ognuno": le destre, sociali e non, intendono popolo, nazione, i liberali, e tutto sommato i cattolici, individuo, persona. Le sinistre boh.

      Tipico problema di indecidibilita':
      http://it.wikipedia.org/wiki/Problema_della_terminazione

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    19. Cari amici, alla fin fine siamo ancora lì: al primato evidente del concetto di impronta ecologica.

      Se la mia popolazione è INFERIORE alla capienza del mio territorio, posso anche accettare nuovi arrivi (salvo un eventuale filtro culturale).
      Se invece è SUPERIORE, nel mio territorio non ci deve entrare più nessuno.

      Non nego che i relativi calcoli siano complessi, ma il concetto mi sembra di facilissima comprensione.

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    20. @Lumen: la cosa angosciante è che a dispetto di comprensibilità e importanza del concetto, il primato si accorda alla sua negazione, diritto assoluto alla vita e alla felicità. E se non si capisce una cosa tanto facile, come tu metti in evidenza, allora si può solo dire che l'uomo medio è stupido, ma stupido forte.

      @Sergio: grazie per il messaggio, l'ho letto con gusto. Ho capito che la freie Wahl sta nel loro programma, ma io dico, vai ad abbonarti ad un giornale liberale? A parte la battuta e il mio ghigno nel leggere il resoconto della tua esperienza, io sfido chiunque abbia una cospicua sensibilità verso questo tema, a restare liberale e immaginare di venire a capo della sovrappopolazione con i mezzi di questa ideologia. Del resto, il rifiuto di soluzioni diverse si basa solo su ragioni ideologiche, sentimentali, insomma, sempre sulle idiozie. Tanto la guerra è inevitabile. Cos'altro può fare una popolazione di individui che ha sovrasaturato un habitat che è l'unico e il solo, se non combattere.

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  2. Caro Sergio, ho aperto il link ed ho inziato a leggere, ma anche se l'argomento è senza dubbio interessante, la prosa dell'autore, così pindarica ed emotiva, non fa proprio per me.
    Quanto al rapporto uomo-animali, pur essendo fermamente contrario ad ogni forma di sofferenza e di crudeltà, mi fermo lì, senza arrivare a condannare in linea di principio l'uccisione (e la cibazione) di un animale.
    Ma è un argomento che non ho mai approfondito molto, e su cui non mi sento molto sicuro delle mie opinioni.

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    1. "... la prosa dell'autore, così pindarica ed emotiva, non fa proprio per me."

      Sì, non hai tutti i torti, posso capirti. In più uno che crede davvero in Gesù figlio di Dio ecc. Tuttavia colpisce nel segno quanto al rapporto essere umana - essere non umano. Mi dispiace, ma facciamo letteralmente schifo. E chissà che proprio perché facciamo schifo, tormentiamo e uccidiamo esseri innocenti che vorrebbero vivere - e con la loro grazia e bellezza ci allietano pure - ne consegue tutto l'altro schifo che deprechiamo (la riduzione dell'ambiente e del pianeta a discarica). Insomma, uno schifo tira l'altro.

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    2. << Insomma, uno schifo tira l'altro >>

      Sì, probabilmente c'è un collegamento diretto tra le due cose.
      E questo potrebbe essere uno dei motivi per cui è così difficile cambiare paradigma.

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  3. ITALIANI CHE ODIANO GLI ITALIANI ...

    ... le proprie origini, lingua, storia, cultura - pur essendo o credendosi intellettuali e ovviamente moralmente superiori essendo de sinistra.

    Leggetevi la prosa di questa donna, Annamaria Rivera, che scrive per il Manifesto ed è di professione sociologa ed antirazzista. Credo che il secondo termine - antirazzista - sia quello più qualificante. Sa qualcuno dove si studia e ci si laurea in antirazzismo?

    Scusatemi, ma sono incazzatissimo: non una parola di questa troia de sinistra sull'esplosione demografica all'origine di questa invasione (che tale è anche se solo agli inizi, il peggio deve ancora arrivare grazie agli antirazzisti).
    Non credo che sia sposata ed abba figliato (come del resto la Boldrini). Sicuramente scopa ma senza far figli, i figli sono una seccatura. Tutti moralisti, moralmente superiori agli italici cialtroni razzisti e fascistoidi.

    Ma dove li metti, scema, centinaia di milioni in più credenti in Allah?

    Tutti gli ex comunisti che hanno ingannato i lavoratori col comunismo e il socialismo sono oggi sistemati e benestanti, a cominciare da quell'orrendo individuo che è Napolitano. L'ex comunista d'Alema è diventato viticoltore e produce vino pregiato sicuramente non a vil prezzo. Anche quello scemo di Veltroni, che è ancora qui e non è ancora andato in Africa come desiderava, è sistemato e benestante. Hanno fatto carriera col comunismo (salvo poi dire come Veltroni che lui comunista non era mai stato, ma comunque era nel PCI). E questi farabutti accusano gli Italiani di essere razzisti.
    Ma eccovi la prosa dell'antirazzista Annamaria Rivera (che - udite udite - si è preso un negro in casa). Certo i negri ce l'hanno più lungo.

    http://temi.repubblica.it/micromega-online/la-strage-dei-migranti-e-le-responsabilita-delleuropa/


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  4. Caro Sergio, sull'invasione dei migranti e le conseguenti stragi marittime ho deciso di NON leggere più nulla.
    Ho un fegato solo, abbastanza sano, e non ho intenzione di rovinarmelo.
    Lo so che è un comportamente un po' da struzzo, ma, al momento, è l'unico meccanismo di sopravvivenza che mi viene in mente.

    Quanto ai politici di sinistra è ovvio che una volta arrivati cambiano verso: entrano anche loro a far parte delle "elites", per cui di sinistra non possono più avere i comportamenti, ma solo gli elettori.

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  5. Buongiorno, sono Aldo Giannuli. Essendo molto amico di Annamaria Rivera e non essendo in particolar modo interessato ai temi che vengono affrontati nel blog, chiedo di essere rimosso dai siti web collegati, non avendo piacere di essere segnalato dal vostro blog.

    Aldo Giannuli

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