mercoledì 30 agosto 2017

Pensierini – XXXIV

TRIBALITA’ 
Molti sostengono che lo Stato-Nazione sia in declino irreversibile e che il futuro sia un ritorno alla tribalità, sul modello tipico del mondo arabo, che non l’ha mai abbandonato. 
La cosa non mi sorprende, perché quello della tribù è l'unico tipo di aggregazione umana che si accordi con la nostra natura biologica, essendo fondata sull'altruismo genetico. 
Lo stato-nazione, invece, è esclusivamente una sovrastruttura culturale, in quanto presuppone un altruismo sociale di tipo ideologico. 
E’ abbastanza logico quindi che, in un momento di grave crisi come quella che ci attende (economica, ambientale e demografica), lo stato-nazione possa andare in frantumi, mancando totalmente di coesione biologica. 
Staremo a vedere. 
LUMEN
 

SINGAPORE 
Secondo il demografo Massimo Livi-Bacci, l’aumento della popolazione non deve preoccupare, in quanto l’uomo si è ormai abituato a vivere in numerosa vicinanza: lo conferma il fatto che Singapore, che ha la più alta densità di popolazione al mondo, è anche il posto dove si ha la maggiore speranza di vita. 
Tutto bene, quindi ? Forse no. 
Come ha osservato giustamente Luca Pardi, il nostro demografo ha esposto solo una parte del problema, dimenticandosi che l’homo sapiens, nell’occupare ogni possibile nicchia del pianeta, ha progressivamente accresciuto il tasso di prelievo dall’ambiente che lo sostenta. 
La questione, quindi, non è rilevare quanto stanno bene gli abitanti di Singapore, pur ristretti in uno spazio minimo, ma vedere da quante risorse esterne dipendono i suoi abitanti, cioè stimare la loro Impronta Ecologica. 
Ed allora ci si accorge che Singapore consuma risorse ad un tasso tale che se tutti i cittadini della Terra facessero lo stesso, ci vorrebbero circa 4 pianeti come il nostro. 
Quindi, felici (forse) sì, ma a quale prezzo ! 
LUMEN
 

VOTO SEGRETO 
L’unico tipo di “voto” che può - anzi deve ! - essere segreto, in una democrazia rappresentativa, è quello dei cittadini elettori. 
Ed invece la nostra Costituzione prevede espressamente lo scrutinio segreto anche per i membri del Parlamento, in caso di votazione su alcune materie e circostanze (art. 49 e segg.). 
Il principio mi appare inaccettabile. 
In una democrazia rappresentativa, il cittadino-elettore è costretto a decidere sulle faccende dello Stato per interposta persona, tramite i parlamentari da lui eletti. 
Se costoro possono trincerarsi dietro un voto segreto, negando all’elettorato di conoscere le proprie decisioni in “ogni” circostanza, il rapporto di fiducia è finito, e così anche il principio di rappresentanza. 
Non so come funzionino le cose all’estero, ma qui in Italia il voto segreto in parlamento è diventato una prassi non marginale. 
E questa è la negazione della democrazia. 
LUMEN
 

BASTA LA PAROLA 
Pare che nell’editoria scientifica divulgativa – un campo non facile, per il modesto numero di lettori - vengano applicati dagli editori due principi molto pratici: 
1 -ogni formula (matematica o fisica) contenuta nel testo dimezza i lettori. 
2 –la parola “dio” nel titolo del libro li raddoppia. 
Non so se sia tutto vero, però nei saggi che mi è capitato di leggere le formule erano sempre ridotte al minimo. 
Per contro, la parola “dio” nel titolo è stata usata anche da molti scienziati dichiaratamente atei o agnostici, come Edoardo Boncinelli, per cui sono abituato a non prenderla “alla lettera”. 
L’unico caso in cui sono rimasto “fregato” è stato con il fisico Paul Davies, il cui libro “La mente di Dio”, parla proprio (più o meno)… di quello. Succede. 
LUMEN
 

SCUOLA DI VITA 
I bambini piccoli hanno una doppia esperienza esistenziale: il contatto con i genitori e il contatto con i coetanei. Ma le differenze sono notevoli.
Dice Gianni Pardo: << Dai genitori (il bambino) avrà sempre protezione, carezze, perdono. Mentre dai coetanei riceverà il peggio dell’umanità: percosse, vessazioni e perfino atti di crudeltà di cui gli adulti si vergognerebbero. Infatti i bambini non hanno ancora una coscienza morale. I genitori danno spesso ai piccoli una certezza d’impunità che gli altri bambini gli tolgono immediatamente. Addirittura, il ragazzino avrà modo di accorgersi che con i genitori a volte non era punito neanche se si comportava male, con gli altri bambini gli può capitare di essere maltrattato per semplice capriccio. >>
Ne deriva, secondo Pardo, che i bambini devono assolutamente avere un contatto con i coetanei (perché solo questo darà loro un’idea del rapporto col prossimo), ed inoltre che i figli delle famiglie numerose crescono più maturi.
Non so però se siano stati fatti degli studi scientifici sull'argomento.
LUMEN


IDEOLOGIA 
Secondo il politologo Aldo Giannuli, sulla questione dell’ideologia c’è scarsa chiarezza e si confonde l’ideologia in quanto tale con il suo cattivo uso. 
Dice Giannuli: << L’ideologia non è altro che un sistema di idee organizzato, per il quale i vari pezzi si sostengono a vicenda e si integrano. Anche la scienza è un sistema ideologico, anzi, ospita nel suo interno molteplici ideologie che spesso assumono la forma di paradigmi scientifici. Il suo cattivo uso è la pretesa che ci siano dogmi indiscutibili, ma una visione di insieme, un modello di società cui ispirarsi, un sistema valoriale sono cose di cui non si può fare a meno. >>
E conclude: <<Ovviamente le ideologie, al pari dei paradigmi scientifici, non sono eterne e, dopo un periodo più o meno lungo, sono destinate ad essere superate, abbandonate o trasformate in nuove sintesi. 
E possono anche ibridarsi fra loro, dando risultati più o meno riusciti. >> 
Ma questo può dirlo solo la storia, con il senno di poi.
LUMEN
 

mercoledì 23 agosto 2017

Storie di confini - 3

Ma la difesa dei confini, non era una cosa di “destra” ? 
Credo che moltissime persone, di fronte a questa domanda, risponderebbero di sì. 
Eppure, il rispetto e la tutela dei confini nazionali può essere invocata anche da un personaggio dichiaratamente “di sinistra” come Alberto Bagnai.  
Ecco il suo pensiero sull’argomento (tratto dal suo blog). 
LUMEN


<< La cosiddetta "crisi" dei cosiddettissimi "migranti" possiamo anche vederla come un segnale: un segnale importantissimo e utilissimo per capire in che modo il capitale arma i suoi sicari (i media) per uccidere la democrazia. Già parlare di "migranti", come sapete, è una lieve forzatura del linguaggio. Queste persone per l'Italia non sono "migranti", e infatti nelle statistiche ufficiali di "migranti" non si parla, ma di "immigrati".
 
L'uso di un termine tecnicamente scorretto, quando non lessicalmente improprio, dovrebbe suscitare sospetto: sospetto che diventa certezza quando si veda, come non vogliono farci vedere (e quindi non vediamo), che negare l'uso del termine "immigrati" significa negare la legittimità del nostro punto di vista, il punto di vista di un paese in cui la disoccupazione è raddoppiata e la povertà triplicata in pochi anni come risultato di precise scelte politiche, dettate da regole adottate per precisi motivi di distribuzione del reddito.
 
Il nigeriano con il quale ho parlato venendo in ufficio non è un migrante: è un emigrato (dalla Nigeria, per motivi da approfondire) ed è un immigrato (in Italia, con conseguenze da approfondire). Così figura (se figura) nelle statistiche del suo e del mio paese: questo è il dato. Ma il dato è amico della verità, quindi nemico del capitale e della sua simpatica favoletta. Basterebbe questo (…) per far capire come stanno le cose. Ma forse qualche elemento di riflessione in più occorre darlo, tanto per portare elementi di verità nel discorso (…).
 
Intanto, torniamo all'inciso: cioè, se il simpatico nigeriano figura nelle statistiche. Ecco, forse dovremmo ricordarci che se ci sono delle leggi, sia nazionali che internazionali, a disciplinare l'ingresso di esseri umani (come di qualsiasi altra cosa, peraltro) in una data polity, in una data comunità, chi le viola è per definizione un criminale, un delinquente (e chi lo aiuta, come le ONG, concorre al delitto, e chi non se ne distanzia con vigore, come nessuna delle ONG asseritamente "nobili" ha fatto, purtroppo, si merita il sospetto nel quale incorre) (…).
 
Poi, si può discutere delle motivazioni per le quali si è spinti a delinquere, e naturalmente c'è chi è chiamato a valutarle. In un ordinamento democratico, però, questo "qualcuno" è l'ordine giudiziario, che lo fa secondo le norme che la polity in questione si è data. Non dovrebbero farlo i giornali. Ma lo fanno. Quando un giornale si rifiuta di chiamare clandestino chi è clandestino, o quando emette in prima pagina su cinque colonne una sentenza di condanna verso chi magari non ha nemmeno ancora ricevuto un avviso di garanzia, sta facendo esattamente la stessa operazione (anche se in un caso né noi né lui ce ne rendiamo conto): si sta sostituendo alla magistratura.
 
Perché, vedete, è un dato di fatto: un conto sono i rifugiati, e un conto gli immigrati. Se ci sono due parole diverse, un motivo ci sarà. E un conto sono i naufraghi, e un altro conto sono i passeggeri (per quanto pericoloso sia il mezzo che sono stati criminalmente indotti a scegliere). Anche qui, se ci sono due parole, un motivo ci sarà.
 
Riflettiamo sui rifugiati: persone i cui diritti politici o civili (o, in generale, umani) sono gravemente lesi nel paese in cui risiedono. Anche qui, la mia definizione è sbrigativa. Quella corretta esiste, ed è data dalla Convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati. Ora, si potrebbe andare sul tecnico, sul difficile, ma andrò sul semplice, dove non vogliono che andiate perché potreste capire cosa sta succedendo.
 
Il semplice fatto che esistano dei rifugiati, cioè persone delle quali è ufficialmente riconosciuto che devono abbandonare una polity e muoversi in un'altra per potersi realizzare come esseri umani, per potersi esprimere, ci fa capire quanto sia essenziale, in termini di promozione umana e di protezione dei diritti universali dell'uomo, che esistano polity diverse. E in cosa si traduce, concretamente, l'esistenza di diverse polity? Nei confini che le separano.
 
A me fa tenerezza, ma anche un po' paura e molto schifo, che ci sia chi, sdilinquendosi ostentatamente per il debole e l'oppresso (rigorosamente altrui), propugna l'abolizione delle frontiere. Un mondo senza confini è come un corpo senza membrane cellulari: un simpatico lago di citoplasma, che il sole di questi giorni farebbe evaporare nel giro di un quarto d'ora.
 
I rifugiati sono persone che hanno necessità di superare un confine per pensare diversamente, e questo semplice dato strutturale ci fa comprendere che chi è sinceramente amico della diversità e della possibilità di esprimerla deve difendere le frontiere (non mi addentro sul fatto che questo sarebbe anche un obbligo imposto dal Trattato di Schengen - basta leggere il Capo II dell'Accordo di Schengen).
 
Ma per qualche strano motivo, gli amici della "diversità" sessuale, culturale, e via dicendo, sono anche quelli che lottano strenuamente insieme al capitale perché venga abolito il presupposto della diversità politica, che poi è il presupposto fondamentale perché le altre diversità vengano riconosciute e disciplinate. (…) Ma riflettiamo anche sugli immigrati, volete? Immigrare è un diritto? La risposta è un sonoro (ma taciuto dalla nostra stampa serva e vile, e quindi inascoltato dai suoi lettori boccaloni): no !
 
E non è la risposta mia: è la risposta dell'ordinamento (come stiamo capendo ora che Franza e Spagna ci stanno prendendo a pesci in faccia, e noi scopriamo di non potergli dire niente perché loro stanno semplicemente applicando le regole), ma è anche la risposta di filosofi, che si sono interrogati sul concetto di giustizia nel loro lavoro di ricerca, e che quindi si presuppone ne sappiano un tantino di più dei giornalisti, scherani del capitale, squadristi del fascismo dell'opinione, cancro della democrazia.
 
Mi riferisco in particolare a David Miller, che si pone esplicitamente la domanda se esista un diritto umano ad immigrare, e si risponde: no; fra l'altro, sollevando un tema del quale concretamente nessuno parla, ovvero quello di come tutelare i diritti umani di chi invece ha diritto a rifugiarsi altrove: perché i cosiddetti "migranti economici", cioè gli immigrati - clandestini o meno - non solo si appropriano liberamente del capitale sociale di una comunità (…), ma compromettono seriamente il sacro diritto dei rifugiati di trovare asilo politico, rendendone l'esercizio ulteriormente penoso, o magari vedendoselo rifiutare, come sta succedendo ai tibetani, che sono "meno migranti" degli altri.
 
Andrebbe anche detto, ma sono pochi a farlo, che un conto è un paese in crescita, e un conto un paese in recessione (e mantenuto in questo stato per precise scelte politiche !) Riflessione che abbiamo fatto spesso (…) e che travalica la sfera dei diritti umani per coinvolgere quella della prassi politica. Alla fine, se mi permettete di allargare l'obiettivo, il problema dei nostri politici è tutto qui: non aver capito che non solo il moltiplicatore keynesiano, ma l'intera logica politica è diversa in “bad times” e in “good times”. (…)
 
[Perché] un conto è la politica quando il PIL cresce, e un conto quando il PIL cala, e questo perché nel primo caso l'accresciuta disuguaglianza relativa, che tutti i politici hanno voluto per decenni - dai comunisti (…) ai conservatori - ed alla quale tutti hanno attivamente cooperato, nel primo caso non comporta necessariamente una diminuzione dei redditi assoluti, nel secondo [invece] sì, e quindi viene percepita dagli elettori (ed infatti ora tutti i politici ipocriti e cialtroni devono correre ai ripari versando una affrettata lacrimuccia di circostanza) (…).
 
Quando il PIL cresce, la mediazione su come spartirsi la torta può anche andare bene: ma quando il PIL cala, solo strategie politiche radicali sono vincenti: e questo spiega sia i recenti fallimenti di alcune forze che pretendevano di essere antisistema (qui come altrove), sia perché dalle grandi recessioni emergano, come stanno emergendo, regimi totalitari (la UE lo è a modo suo, ma verrà spazzata via da qualcosa di peggio). >>
 
ALBERTO BAGNAI

martedì 15 agosto 2017

Tengo famiglia

LUMEN – Abbiamo oggi qui con noi, tanto nomini, Papa PIO X, che ringraziamo per la sua cortesia.
PIO X – Pace e bene a tutti.
 
LUMEN - Santità, voi siete passato alla storia, tra le altre cose, anche per il famoso “Giuramento antimodernista” elaborato ed emanato nel 1910 per tenere sotto controllo le elités culturali dell’epoca. 
PIO X – Sì, è vero, e ne sono molto orgoglioso. E’ stato un provvedimento indispensabile, che ci ha dato tante soddisfazioni.
 
LUMEN – Voi sapete però che molti effettuavano il giuramento per compiacenza, ma senza esserne assolutamente convinti ? 
PIO X – Non mi risulta proprio. Sembravano tutti molto consapevoli e coinvolti nella loro decisione.
 
LUMEN – Sembravano, appunto. Ma in cuor loro la pensavano in modo molto diverso ed accettavano il testo ufficiale solo perché non potevano farne a meno. 
PIO X – Ma non è possibile ! Non ci posso credere.
 
LUMEN – Lo immagino. Se volete vi posso riportare il testo alternativo che molte persone recitavano in cuor loro. 
PIO X – Beh sì, sono curioso.
 
LUMEN – Allora cominciate voi con il testo ufficiale ed io vi seguo con l’altro.
 
PIO X - Io N.N. fermamente accetto e credo in tutte e in ciascuna delle verità definite, affermate e dichiarate dal magistero infallibile della Chiesa, soprattutto quei principi dottrinali che contraddicono direttamente gli errori del tempo presente. 
LUMEN – «Io N.N. fermamente credo che sia pericoloso contestare le verità definite, affermate e dichiarate dal magistero della Chiesa, soprattutto in quei principi dottrinali che contraddicono le conquiste del tempo presente.»
 
PIO X - Primo: credo che Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza e può anche essere dimostrato con i lumi della ragione naturale nelle opere da lui compiute, cioè nelle creature visibili, come causa dai suoi effetti. 
LUMEN - «Primo: credo che Dio, se anche esiste, non può essere conosciuto con certezza e non può essere dimostrato con i lumi della ragione naturale.»
 
PIO X - Secondo: ammetto e riconosco le prove esteriori della rivelazione, cioè gli interventi divini, e soprattutto i miracoli e le profezie, come segni certissimi dell'origine soprannaturale della religione cristiana, e li ritengo perfettamente adatti a tutti gli uomini di tutti i tempi, compreso quello in cui viviamo. 
LUMEN – «Secondo: non riconosco come valide le prove esteriori della rivelazione, cioè gli interventi divini, i miracoli e le profezie, che ritengo adatti solo agli uomini più ignoranti dei tempi antichi.»
 
PIO X - Terzo: con la stessa fede incrollabile credo che la Chiesa, custode e maestra del verbo rivelato, è stata istituita immediatamente e direttamente da Cristo stesso vero e storico mentre viveva fra noi, e che è stata edificata su Pietro, capo della gerarchia ecclesiastica, e sui suoi successori attraverso i secoli. 
LUMEN - «Terzo: sono consapevole che la Chiesa, custode del verbo rivelato, non è stata istituita direttamente dal Cristo storico, mentre viveva fra noi, e che solo per una finzione appare edificata su Pietro, capo ideale della gerarchia ecclesiastica.»
 
PIO X - Quarto: accolgo sinceramente la dottrina della fede trasmessa a noi dagli apostoli tramite i padri ortodossi, sempre con lo stesso senso e uguale contenuto, e respingo del tutto la, fantasiosa eresia dell'evoluzione dei dogmi da un significato all'altro, diverso da quello che prima la Chiesa professava; condanno similmente ogni errore che pretende sostituire il deposito divino, affidato da Cristo alla Chiesa perché lo custodisse fedelmente, con una ipotesi filosofica o una creazione della coscienza che si è andata lentamente formando mediante sforzi umani e continua a perfezionarsi con un progresso indefinito. 
LUMEN - «Quarto: respingo la dottrina secondo cui la fede è stata trasmessa a noi dai padri apostoli tramite i padri ortodossi, sempre con lo stesso senso e uguale contenuto, essendo evidente l'evoluzione dei dogmi da un significato all'altro, diverso da quello che prima la Chiesa professava.»
 
PIO X - Quinto: sono assolutamente convinto e sinceramente dichiaro che la fede non è un cieco sentimento religioso che emerge dall'oscurità del subcosciente per impulso del cuore e inclinazione della volontà moralmente educata, ma un vero assenso dell'intelletto a una verità ricevuta dal di fuori con la predicazione, per il quale, fiduciosi nella sua autorità supremamente verace, noi crediamo tutto quello che il Dio personale, creatore e signore nostro, ha detto, attestato e rivelato. 
LUMEN - «Quinto: sono assolutamente convinto che la fede cattolica è un cieco sentimento religioso che emerge dall’ignoranza e da una volontà malamente educata, per le false verità ricevute con la predicazione.»
 
PIO X - Mi sottometto anche con il dovuto rispetto e di tutto cuore aderisco a tutte le condanne, dichiarazioni e prescrizioni dell'enciclica ‘Pascendi’ e del decreto ‘Lamentabili’, particolarmente circa la cosiddetta storia dei dogmi. 
LUMEN - «Mi sottometto formalmente, per quanto possa servire, a tutte le condanne, dichiarazioni e prescrizioni dell'enciclica ‘Pascendi’ e del decreto ‘Lamentabili’, qualunque cosa dicano, visto che non le ho mai lette.»
 
PIO X - Riprovo altresì l'errore di chi sostiene che la fede proposta dalla Chiesa può essere contraria alla storia, e che i dogmi cattolici, nel senso che oggi viene loro attribuito, sono inconciliabili con le reali origini della religione cristiana. 
LUMEN – «Sono consapevole che la fede proposta dalla Chiesa è contraria alla storia, e che i dogmi cattolici, nel senso che oggi viene loro attribuito, sono inconciliabili con le reali origini della religione cristiana.»
 
PIO X - Disapprovo pure e respingo l'opinione di chi pensa che l'uomo cristiano più istruito si riveste della doppia personalità del credente e dello storico, come se allo storico fosse lecito difendere tesi che contraddicono alla fede del credente o fissare delle premesse dalle quali si conclude che i dogmi sono falsi o dubbi, purché non siano positivamente negati. 
LUMEN - «Respingo l'opinione che l'uomo cristiano più istruito possa rivestirsi della doppia personalità del credente e dello storico, in quanto allo storico deve essere lecito proporre e difendere tesi che contraddicono alla fede del credente.»
 
PIO X - Condanno parimenti quel sistema di giudicare e di interpretare la sacra Scrittura che, disdegnando la tradizione della Chiesa, l'analogia della fede e le norme della Sede apostolica, ricorre al metodo dei razionalisti e con non minore disinvoltura che audacia applica la critica testuale come regola unica e suprema. 
LUMEN - «Apprezzo quel sistema di giudicare e di interpretare la sacra Scrittura che, disdegnando la tradizione della Chiesa, ricorre al metodo dei razionalisti ed applica la critica testuale come regola unica e suprema.»
 
PIO X - Rifiuto inoltre la sentenza di chi ritiene che l'insegnamento di discipline storico-teologiche o chi ne tratta per iscritto deve inizialmente prescindere da ogni idea preconcetta sia sull'origine soprannaturale della tradizione cattolica sia dell'aiuto promesso da Dio per la perenne salvaguardia delle singole verità rivelate, e poi interpretare i testi patristici solo su basi scientifiche, estromettendo ogni autorità religiosa e con la stessa autonomia critica ammessa per l'esame di qualsiasi altro documento profano. 
LUMEN – «Sono convinto che l'insegnamento di discipline storico-teologiche deve prescindere da ogni idea preconcetta della tradizione cattolica, ma interpretare i testi patristici solo su basi scientifiche, estromettendo ogni autorità religiosa, con la stessa autonomia critica ammessa per l'esame di qualsiasi altro documento profano.»
 
PIO X - Mi dichiaro infine del tutto estraneo ad ogni errore dei modernisti, secondo cui nella sacra tradizione non c'è niente di divino o peggio ancora lo ammettono ma in senso panteistico, riducendolo ad un evento puro e semplice analogo a quelli ricorrenti nella storia, per cui gli uomini con il proprio impegno, l'abilità e l'ingegno prolungano nelle età posteriori la scuola inaugurata da Cristo e dagli apostoli. 
LUMEN - «Mi dichiaro del tutto d’accordo con i modernisti, secondo cui nella sacra tradizione non c'è niente di divino.»
 
PIO X - Mantengo pertanto e fino all'ultimo respiro manterrò la fede dei padri nel carisma certo della verità, che è stato, è e sempre sarà nella successione dell'episcopato agli apostoli, non perché si assuma quel che sembra migliore e più consono alla cultura propria e particolare di ogni epoca, ma perché la verità assoluta e immutabile predicata in principio dagli apostoli non sia mai creduta in modo diverso né in altro modo intesa. 
LUMEN - «Mantengo pertanto fede nella forza della verità, assumendo quella che sembra migliore e più consona alla cultura propria e particolare di ogni epoca, perché la verità assoluta ed immutabile predicata in principio dagli apostoli, non potendo essere creduta in modo diverso, è del tutto inaffidabile.»
 
PIO X - Mi impegno ad osservare tutto questo fedelmente, integralmente e sinceramente e di custodirlo inviolabilmente senza mai discostarmene né nell'insegnamento né in nessun genere di discorsi o di scritti. 
LUMEN - «Mi impegno ad osservare tutte queste regole pubblicamente, ma non sinceramente, senza mai discostarmene né nell'insegnamento né in nessun genere di discorsi o di scritti, ove possano recarmi danno.»
 
PIO X - Così prometto, così giuro, così mi aiutino Dio e questi santi Vangeli di Dio. LUMEN – «Così prometto a voce, e formalmente giuro, basta che facciamo in fretta, perché tengo famiglia e non posso permettermi di perdere lo stipendio per quattro sciocchezze dottrinali.»
 
PIO X – Oh, cielo ! Ma io non immaginavo una cosa simile ! 
LUMEN – Che volete, santità ? I papi saranno anche infallibili, ma vivono la chiesa dall’interno, in una specie di nicchia dorata, e ci sono un mucchio di cose del mondo esterno che non conoscono.

mercoledì 9 agosto 2017

Quando la crescita non c’era

Immaginare un’economia senza crescita, al giorno d’oggi, ci appare quasi impossibile, come un ossimoro.
Eppure non è sempre stato così: per molto, molto tempo l’economia è stata praticamente stazionaria e ci si arricchiva depredando il prossimo. 
La crescita continua è arrivata solo di recente, con il “re petrolio, ma anche la monarchia dell’oro nero sembra ormai in pericolo. 
Quale sarà il nuovo punto di equilibrio ? 
Prova a raccontarcelo Eugene Marner, in questo breve passo, tratto da un post di Effetto Risorse.
LUMEN


<< Anche se nessuno di noi che è vivo oggi può ricordare un tempo in cui la crescita economica non fosse parte delle nostre aspettative per il futuro, tale crescita è stata concepita soltanto negli ultimi 200 anni circa. Finché i combustibili fossili non sono diventati l'energia che ha alimentato la Rivoluzione Industriale, le economie crescevano facendo la guerra ai propri vicini e appropriandosi della loro ricchezza.
 
La storia era fatta di questo: gli imperi sorgevano sul principio del conquistare un territorio, esigere da questo dei tributi e alla fine collassare sotto il peso dei costi militari e delle spese del trasporto di tutto il bottino a casa.
 
Gli europei avevano quasi esaurito le risorse del loro angolo di continente eurasiatico quando Colombo giunse in quello che veniva chiamato Nuovo Mondo. Naturalmente, era vecchio quanto qualsiasi altro posto e, al contrario della persistente mitologia, non era vuoto ma pieno zeppo di animali, piante e, sì, molti milioni di esseri umani che vivevano in culture complesse.
 
Nei tre secoli successivi, prima gli spagnoli e i portoghesi e, subito dopo, olandesi francesi ed inglesi, hanno attraversato l'Atlantico per sottomettere, conquistare e sterminare gli abitanti per rubare, nel modo imperiale tradizionale, le loro cose. L'Europa è tornata ad essere ricca. Ecco come veniva fatta la crescita prima del 1800 circa e dell'inizio dell'era dei combustibili fossili.
 
Dall'inizio del XIX secolo, la Rivoluzione Industriale è stata alimentata dal carbone fossile, che era sporco, ma aveva un contenuto energetico molto più alto della legna e della carbonella, i principali combustibili che gli esseri umani avevano usato fino ad allora.
 
Nel 1859, un imbroglione che si definiva “Colonnello” Edwin Drake ha trivellato il primo pozzo a Titusville, in Pennsylvania, così è iniziata l'era del petrolio. Il petrolio è un combustibile senza confronti: all'inizio veniva estratto facilmente, trasportato facilmente e, cosa migliore di tutte, un singolo gallone di petrolio contiene tanta energia quanta quella prodotta da un uomo sano che lavora duramente per tre mesi o circa 700 uomini che lavorano per un'ora. Un gallone.
 
Quella enorme quantità di energia improvvisamente a disposizione è ciò che ha dato origine a quella che ora chiamiamo “crescita economica”. Più produzione e consumo richiedono più ingressi di energia e il petrolio lo ha reso possibile. Ma, su un pianeta finito, niente può andare avanti per sempre e, dagli anni 60, le società petrolifere trovano meno nuovo petrolio ogni anno di quello che bruciamo.
 
Quindi, circa 40 anni dopo, ecco il picco del petrolio. Il carbone e il gas continueranno ad essere disponibili per un po', ma entrambi cominceranno a declinare entro un decennio o due. Entrambi hanno già problemi finanziari seri e nessuno dei due può fare quello che fa il petrolio. (…)
 
Senza l'aumento del consumo di energia, non può esserci alcuna crescita economica e, senza aumento di forniture, non può esserci alcun aumento del consumo di energia. Le cosiddette rinnovabili dipendono disperatamente dai combustibili fossili per la produzione, installazione e manutenzione e sono molto meno concentrate dei combustibili fossili.
 
Il fatto è che siccome la produzione di petrolio non può essere aumentate, la crescita economica ora è finita. Le promesse di Donald Trump di riportare la produzione di carbone, aumentare l'estrazione di combustibili fossili e ricostruire il comparto manifatturiero semplicemente non si realizzeranno, non per colpa di Trump, ma perché la politica non comanda più.
 
Da ora in avanti sono geologia e fisica che decidono. Il petrolio che rimane è troppo costoso da ottenere ed estrarre. Le società petrolifere non possono fare profitti ad un prezzo che i consumatori in un'economia in contrazione non possono permettersi di pagare. Il gioco della crescita è finito come presto lo saranno la moltitudine di frodi finanziarie che, a partire dal picco di produzione del petrolio degli Stati Uniti del 1970, sono arrivate a includere gran parte della nostra economia.
 
Ci serve un nuovo tipo di politica e di economia: locale, cooperativa, su base comunitaria, a basso tenore di energia, conservazionista, non inquinante, un'economia che supporti sostenibilmente i bisogni biologici e la salute, piuttosto che perseguire la ricchezza. Non penso che ci sia qualche politico che lo farà per noi, dobbiamo farlo da soli.
 
Nella “Genesi 3:19”, Dio informa Adamo che la sua punizione sarà “Con il sudore del tuo volto mangerai il pane”. Apparentemente, agli esseri umani questo non è piaciuto molto, visto che tutta la storia rivela gli stessi a cercare di aggirare quell'ordine con qualsiasi mezzo possibile: costringendo gli altri a fare il lavoro (schiavitù), diventando ricchi ad assumendo altri per fare il lavoro (schiavitù salariata) o bruciando petrolio.
 
E' di nuovo il tempo della cooperazione comunitaria, di soluzioni low-tech come la forza di buoi, cavalli e muli, per tecnologie semplici e relativamente non costose che possano essere costruite localmente, come zappe, falci e forconi e per il sudore sulle nostre facce. Non è questione di virtù ma di necessità; sta arrivando una vita più semplice, che noi scegliamo di abbracciarla o no. >>

EUGENE MARNER