sabato 30 novembre 2013

Dei Delitti e delle Pene

LUMEN – Abbiamo qui con noi un ospite eccezionale: il grande Cesare Beccarla, uno dei padri fondatori del diritto penale moderno.
BECCARIA – Buongiorno.

LUMEN – Maestro, la situazione in cui versa il diritto penale in Italia non mi sembra proprio ottimale.
BECCARIA – Direi che non lo è per nulla.

LUMEN - Pare che il Parlamento italiano intenda discutere l’ennesima riforma della “custodia cautelare”. Perché tanto accanimento su questo istituto ?
BECCARIA - Il dibattito sul tema è alimentato, in genere, da due tipi di fatti. Da un lato c’è il clamore sollevato da qualche personaggio importante, che viene magari assolto dopo essere finito in carcere (preventivo) per un certo periodo. E dall’altro c’è l’allarme, oramai cronico, sul sovraffollamento delle carceri.

LUMEN – Quindi si tratterebbe di intervenire in senso limitativo.
BECCARIA – Esatto, ma sarebbe un grosso errore. I dati più recenti dicono che in Italia ci sono ca. 67.000 / 68.000 detenuti, di cui circa il 37-38 % sono “in attesa di giudizio”.

LUMEN – Sembra una percentuale molto alta.
BECCARIA – Sembra, ma non lo è. In realtà i detenuti ancora in attesa della prima sentenza sono solo la metà di questi, ovvero il 18-19 % del totale, mentre gli altri o sono già stati condannati in Tribunale, e aspettano l’appello, o sono stati condannati anche in appello, e attendono la Cassazione.

LUMEN – Una bella differenza.
BECCARIA – Una differenza abissale. Quindi non si vede quale “riforma” possa ridurre drasticamente questo numero senza mettere in pericolo la sicurezza dei cittadini. Né come si possa evitare di arrestare qualcuno che poi verrà assolto, salvo rimpiazzare i magistrati con degli indovini, o far scrivere le sentenze direttamente ai PM.

LUMEN – Buona questa !
BECCARIA - Checché ne dica qualcuno, la custodia cautelare non è una “vergogna” per il nostro Paese, visto che esiste in tutto il mondo, né “una ruota di tortura medievale” usata dai magistrati per strappare una confessione che giustifichi il proprio giudizio arbitrario.

LUMEN – Sono d’accordo.
BECCARIA – È, molto semplicemente, una triste necessità dello Stato che, per evitare che i cittadini si facciano giustizia da soli, è costretto a prevederla come extrema ratio, nel periodo che passa fra la scoperta del possibile autore di un delitto e la sentenza definitiva. Per evitare che il tizio fugga, o inquini le prove, o torni a delinquere.

LUMEN – Un rischio che lo Stato non può ignorare.
BECCARIA – No di certo. E’ un periodo piuttosto breve nei paesi più seri, che non conoscono tre gradi di giudizio automatici, né l’esecutività delle sentenze solo dopo l’ultima sentenza, e che – in generale - non hanno una giustizia sfasciata dalla classe politica. Non per nulla, l’Italia ha il record di durata delle custodie cautelari, almeno nelle statistiche.

LUMEN – Sono soddisfazioni !
BECCARIA – In America, tanto per fare un esempio, il condannato deve presenziare “obbligatoriamente” al primo processo e, se viene condannato, non esce più dalla porta principale, ma finisce direttamente a scontare la pena in carcere. E di lì eventualmente presenta appello, ma solo in caso di nuove prove (quella che per noi sarebbe la “revisione”).

LUMEN – Quindi, di impugnazioni ce ne saranno di meno.
BECCARIA – Molte di meno. I ricorsi alla Corte Suprema che passano il filtro di ammissibilità sono un centinaio all’anno. In Italia 80 mila.

LUMEN – Una differenza spaventosa, che aiuta a capire perché i nostri organi giudiziari sono sempre intasati.
BECCARIA - Gli appelli dilatori e pretestuosi sono sanzionati duramente, anche perché dappertutto (fuorché da noi) chi ricorre contro la condanna può beccarsi una pena più alta nel grado successivo (c.d. reformatio in peius).

LUMEN – Che sarebbe un’ottima cosa.
BECCARIA – Certo. Perché al condannato, se non è proprio innocente, non conviene ricorrere: semmai patteggiare e chiuderla lì. Inoltre la prescrizione, come vuole il buon senso, si blocca all’inizio del processo, mentre da noi galoppa fino alla sentenza di Cassazione.

LUMEN – E ti pareva…
BECCARIA - Dal 1989, quando entrò in vigore il nuovo Codice di procedura penale, il Parlamento ha riformato la custodia cautelare ben 20 volte. Ora accorciando e ora allungando la durata, ora restringendo e ora allargando i requisiti a seconda dell’“emergenza” del momento, per amore di popolarità.

LUMEN – Tipico dei nostri politici.
BECCARIA - Tre anni fa, fu resa obbligatoria per lo stupro (ma non per l’omicidio: così agli stupratori conveniva ammazzare la vittima dopo averla violentata). Poi si tentò di fare altrettanto addirittura per lo stalking. Ora l’arresto in flagranza è divenuto obbligatorio anche per i maltrattamenti e il femminicidio (per il maschicidio invece no).

LUMEN – La solita confusione incoerente.
BECCARIA - Ora non è ben chiaro cosa vorrà escogitare il Parlamento, visto che già oggi per arrestare qualcuno prima della condanna occorrono “gravi indizi di colpevolezza”, e solo per reati molto gravi, e solo se le alternative sono insufficienti, e solo in presenza di prove granitiche sul pericolo di fuga, o di inquinamento delle prove, o di reiterazione del reato.

LUMEN – E poi ci sono comunque vari livelli di decisione.
BECCARIA – Certo. Ogni provvedimento può essere vagliato da un PM, da un GIP, da tre giudici di Riesame e da 5 di Cassazione.

LUMEN – Un po’ troppo, forse.
BECCARIA – Ma non basta. A partire dalla controriforma del 1995, per fermare un possibile fuggiasco, non basta più il “concreto pericolo che l’imputato si dia alla fuga”, ma occorre provare che questi “stia per darsi alla fuga”: pericolo “attuale” e “fondato su un fatto espressamente indicato”.

LUMEN - Cioè ?
BECCARIA – Cioè – volendo fare dell’ironia - bisogna sperare che il fuggitivo si faccia beccare con la valigia pronta, il cappotto addosso e il biglietto aereo in tasca.

LUMEN – Sembra una scena da film.
BECCARIA - E, come se non bastasse, la recidiva non conta più nulla.

LUMEN – Quindi, dobbiamo prepararci al peggio ?
BECCARIA – Direi di sì. I partiti vogliono ridurre ancora i termini massimi di custodia (oggi fissati in 6 anni, dalle indagini al terzo grado, per i reati più gravi), senza far nulla per accorciare i processi, che così si chiuderanno tutti a gabbie vuote anche per i mafiosi.

LUMEN – Mamma mia !
BECCARIA - O magari proibirla per i reati dei colletti bianchi, visto che sono loro gli unici detenuti in attesa di giudizio a fare scandalo.

LUMEN – E sono anche i reati che toccano i nostri politici più da vicino.
BECCARIA – Appunto. E quindi, in attesa dell’ennesima porcheria, mi permetterei di avanzare una modesta proposta.

LUMEN – Quale ?
BECCARIA - Lasciate stare i codici e fate una lista di persone che non si devono mai arrestare. Così evitiamo i forconi delle vittime inferocite, risparmiamo sulle spese e facciamo pure prima.

LUMEN – Questa è bellissima ! Grazie Maestro.


P.S. – Le argomentazioni attribuite a Cesare Beccaria non sono, ovviamente, di Cesare Beccaria; sono invece del bravissimo Marco Travaglio (giornalista del Fatto Quotidiano), a cui chiedo umilmente scusa per il piccolo “furto” innocente. D’altra parte stiamo parlando di reati, no ? LUMEN

sabato 23 novembre 2013

Apocalipse now

Si chiama fascino dell’abisso. E’ quello che spinge inconsciamente molte persone, nei momenti di forte crisi sociale, a desiderare una palingenesi totale del mondo, una sorta di apocalisse che spazzi via tutto quello che non va. Una versione moderna del “Muoia Sansone con tutti i filistei”.
Ma non è sicuramente questo l’approccio corretto da usare di fronte all’attuale crisi ecologica che tanto ci spaventa; una crisi che va combattuta facendo esattamente l’opposto.
Come ci spiega Antonio Turiel, in questa breve ma profonda riflessione sull’argomento (da Effetto Cassandra).
LUMEN


<< E’ già da tempo che al cinema, nei racconti, nelle serie televisive nei fumetti e nei videogiochi (…) si possono trovare racconti di un futuro più o meno apocalittico. (…) In tutti i casi la catastrofe presuppone la fine della nostra civiltà e l'inizio di una nuova epoca di scarsità, necessità e grandi pericoli.

Questo tipo di fantasia ha una lunga tradizione nel mondo occidentale. Non per caso una catastrofe che può mettere in ginocchio la civiltà di solito viene chiamata Apocalisse, in riferimento all'ultimo libro del Nuovo Testamento.
Le rivelazioni che l'Apostolo San Giovanni e i suoi accoliti lasciarono riflesse in quel libro si riferivano alla desiderata caduta di Roma (…) ma sono serviti per secoli come base di tante profezie millenarie.

Se si guarda la storia dell'Europa si può vedere che, con una certa frequenza, i paesi hanno attraversato dure crisi di identità, di messa in discussione profonda del proprio modello di civiltà e proprio in quei momenti l'idea di vivere in una civiltà decadente che sarà purificata dalle fiamme dell'Apocalisse è diventata ricorrente.
L'attrattiva principale della narrativa apocalittica è che offre una via d'uscita ad una civiltà che è giunta ad un punto morto, ad un'impossibilità di continuare per la stessa strada da cui veniva.

Siamo tutti in grado di vedere cose che non funzionano intorno a noi, in ciò che percepiamo come “società”, nel nostro paese, nel nostro stato.
Solo quando si accumulano troppe cose negative comincia a sembrare desiderabile distruggere tutto e iniziare da zero, cercando di non tornare a commettere gli stessi errori del passato, eliminando tutto ciò che è stato fatto male. Il che, con un certo cinismo, implica anche eliminare milioni di persone che già sono, nella nostra percezione, “male educate”.
Per qualche curioso motivo, quelli che credono, fino a desiderarlo, nell'arrivo dell'Apocalisse pensano, che loro saranno fra quelli che sopravviveranno, nonostante ci si aspetti che la carneficina sia estrema ed estesa.

Tuttavia, la narrativa apocalittica si adatta poco alla realtà delle transizioni, comprese quelle dei collassi delle civiltà.
Generalmente il collasso di una civiltà impiega molti decenni, anche vari secoli, e la riduzione è abbastanza graduale per la percezione umana, anche se storicamente rappresenta solo alcune generazioni. Proprio perché ogni generazione è una vita completa ed i nuovi venuti danno per scontato che ciò che i grandi chiamano “il nuovo ordine delle cose” sia la normalità. (…)

La psiche umana ha la tendenza a modellare la propria memoria in forma di stati (visione statica) e non di processi (visione dinamica), così che normalmente vediamo lo stato A e poi lo stato B, senza comprendere che c'è stata tutta una successione continua che ci ha portato, ed era prevedibile che ci portasse, da A a B.

Quindi, salvo in casi di declino improvviso di alcune risorse fondamentali (cosa che potrebbe accadere durante il tramonto del petrolio già in corso, ma che non è prevedibile che accada nella generalità dei casi), non è l'Apocalisse ciò che potrebbe aspettarci nel futuro, ma uno scenario di degrado continuo (…)
Colui che richiama l'Apocalisse sta dicendo che preferisce uno scenario di sangue e fuoco dove potrebbe lottare per una vita più austera ma libera, forse perché intuisce che la cosa più probabile è che senza grandi clamori possa semplicemente diventare uno schiavo.

A margine delle persone che aspettano e desiderano l'Apocalisse come momento personale di redenzione, in generale la società, ed in particolare le persone con una migliore posizione sociale, rifiutano in toto una tale narrativa e persino l'uso dell'aggettivo “apocalittico” è considerato dispregiativo, usato per disprezzare chi è ritenuto fuori di senno per il fatto di affermare o credere che una tale cosa possa accadere. (…)

Questa è, di fatto, la situazione in cui tante persone che tentano di promuovere la presa di coscienza riguardo alla crisi energetica si sono trovate in miriadi di occasioni.
Io stesso mi sono trovato a confronto con gente che, dopo aver proposto la propria soluzione tecnologica al “problema” e dopo aver sentito le mie obbiezioni ad essa, invece di capire che la chiave sta nel “ripensare il problema”, continua a cercare una crescita infinita in un pianeta finito e mi dice sprezzante: “Lei ha una visione apocalittica”. (…)

Molta gente ride quando le dico che io non sono un pessimista. Che io non sia un pessimista dovrebbe risultare evidente semplicemente vedendo che impiego una quantità significativa del mio tempo libero a fare divulgazione sul problema della crisi energetica (…).
Se io pensassi che non c'è niente da fare, che senso avrebbe dedicare tanto tempo ad una causa persa? E' proprio perché credo che si possa e si debba fare qualcosa che spiego queste cose.

Ovviamente non ho tutte le soluzioni per tutti i problemi; cerco solo di creare consapevolezza, visto che non potremo mettere la conoscenza e la capacità di questa società nella giusta direzione per costruirci un futuro se prima non siamo coscienti del problema che abbiamo.
E nonostante gli anni che abbiamo perso già nel tentativo di cambiare una rotta di collisione, continueremo a provarci sempre, perché noi, coloro che si dedicano a questo, crediamo che le cose si possano ancora cambiare in meglio.

Chi è in realtà il vero pessimista? Colui che crede che non si possa cambiare nulla. Il suo comportamento è simile a quello dell'autista del nostro autobus che segue prosegue per la sua strada e all'improvviso vede che il ponte per il quale doveva passare è crollato, ma nonostante questo persiste nel proseguire per la stessa strada.

Noi gli diciamo che può svoltare, che può girare a sinistra o a destra per continuare su un'altra strada, o che perlomeno freni, ma lui dice che ha fatto la stessa strada migliaia di volte, che gli ingegneri stradali sono persone molto abili e che se vien fuori un qualche problema lo risolveranno in tempo, che alla fine dei conti siamo solo degli ignoranti e dei catastrofismi, e continua imperturbabile sulla stessa strada, quella che lo porterà nel burrone, e noi con lui.

Proprio queste persone che dicono che “nulla cambierà”, che “la crescita economica non è negoziabile” (…), sono le persone che con più probabilità accusano coloro che avvisano del problema di essere “catastrofisti” ed “apocalittici”.
Forse inconsciamente, le loro accuse cercano di nascondere il loro senso di colpa, che in realtà sono loro i catastrofisti. E sono loro stessi, il giorno in cui comprenderanno che il loro beneamato programma di progresso e la loro visione di crescita infinita fanno acqua da tutte le parti, coloro che probabilmente aspetteranno e desidereranno con fervore devoto l'Apocalisse che li redima.

Non ci aspetta l'Apocalisse più avanti; piuttosto un amaro declino ed una miseria crescente, se non sappiamo gestire questa situazione.
Ma possiamo gestire correttamente questa situazione difficile. Sì, possiamo.
Possiamo trasformare questa crisi storica in un'opportunità storica, quella di ripensare il sistema economico e trasformarlo in qualcosa di più umano e più giusto. Si può passare dall’idea all’azione. Facciamolo. >>

ANTONIO TURIEL

sabato 16 novembre 2013

Premio Pulitzer

Basta con le notizie a metà ! Ecco qui le notizie degli ultimi giorni finalmente complete, come non le avete mai lette prima.
LUMEN



Lunedì 4 novembre 2013

Ministero dell'Economia / 1: "Con la Legge di Stabilità 2014 le tasse non aumenteranno".
(Ovviamente rispetto a quelle del 2015 - ndL).

Ministero dell'Economia / 2: “Il nostro Paese non sforerà il tetto del 3% nel rapporto deficit / Pil”.
(Sforeremo direttamente il tetto del 4 % - ndL).

Renato Brunetta: "Il ministro Cancellieri non deve dimettersi".
(Non scherziamo. Ci sono ancora tanti amici importanti che hanno bisogno di un aiutino - ndL).


Martedì 5 novembre 2013
 

 Annamaria Cancellieri: “La vicenda Ligresti e il caso Ruby sono due cose diverse".
(In effetti, Berlusconi si era divertito molto più di me - ndL).

Angelo Alfano: "Il candidato premier ? E’ da scegliere con le primarie".
(Abbiamo già individuato i 2 sfidanti: Silvio Berlusconi e Berlusconi Silvio – ndL).

Raffaele Fitto: “Solo Silvio Berlusconi in persona può autorizzare il ‘dopo Berlusconi’".
(Anche San Pietro e il Padreterno stanno aspettando istruzioni - ndL).


Mercoledì 6 novembre 2013

Silvio Berlusconi: “Napolitano è in tempo per la Grazia"
(Vorrei tanto avere a cena da me la Maria Grazia Cucinotta, con cui non ha ancora avuto il piacere… - ndL).

Angelo Alfano / 1 : “Ho la fiducia di Berlusconi”
(Pensate: mi ha mandato a fare la spesa da solo e mi ha dato persino la tessera del Bancomat - ndL).

Angelo Alfano / 2: “La seconda rata dell’IMU non si pagherà”
(Ci prenderemo l’IMU tutta intera, con un prelievo diretto sulla tredicesima - ndL).

Guglielmo Epifani: “Sulle tessere irregolari, occorre procedere con rigore assoluto”
(Nel dubbio, comunque, ce le teniamo tutte - ndL).

 

Giovedì 7 novembre 2013.

Silvio Berlusconi: “I miei figli si sentono perseguitati come gli ebrei ai tempi di Hitler”.
(Questa è talmente grossa che non la crede nessuno, ma serve per fare un po’ di polverone - ndL).

Paolo Becchi: “Non ho nessuna intenzione di candidarmi alle prossime elezioni; aiuto il Movimento 5 Stelle perché può fare nascere una nuova Italia”.
(Ho insistito, ho pregato, ho implorato, ma non c’è stato niente da fare; Beppe non mi vuole - ndL).

Enrico Letta: “Cosa pensano di me in UE ? Che ho delle ‘balls of steel’ ”.
(Quando le uso a bocce, non mi batte nessuno - ndL).


Venerdì 8 novembre 2013.

Niccolò Ghedini: “Da Berlusconi non c’è nessuna domanda di Grazia”.
(La Cucinotta, purtroppo, non era disponibile. Comunque le ragazze non gli mancano - ndL).

Enrico Letta: “Le ‘balls of steel’ ? E’ stato tutto un equivoco”.
(Pensavo che si parlasse di bocce, e invece poi mi sono accorto che si parlava di biliardo - ndL).

Papa Francesco: “La corruzione toglie la dignità”.
(Un po’ più di attenzione, che diamine ! Bisogna fare le cose con riservatezza, senza farsi scoprire - ndL).


Lunedì 11 novembre 2013.

Enrico Letta: “Ci sarà la ripresa nel 2014. Giudicatemi solo alla fine”.
(La ripresa di cosa non lo so, ma non ha importanza. Intanto posso fare il premier per un altro anno. E quando mi ricapita un’occasione così ? - ndL).

Angelo Alfano: “Votare ora, sarebbe un danno per l’Italia”.
(O comunque per molti italiani, o almeno per qualche italiano; per esempio per me - ndL).

Rosy Bindi: “Dico no ad un nuovo centro”.
(E se poi quelli mi lasciano fuori, cosa faccio ? Mi metto a lavorare ? Non so fare nulla, io - ndL).


Martedì 12 novembre 2013.

Ministero dell’Economia: “Niente tasse sotto i 12.000 euro”.
(Le tangenti sotto questa soglia, sicuramente, non saranno tassate; abbiamo già la copertura. Per quelle sopra, ci stiamo lavorando - ndL).

Fabrizio Cicchitto: “Nel PDL mancano le condizioni per un dibattito sereno”.
(Dobbiamo decidere il nuovo colore della moquette e della tappezzeria, ma parlano sempre tutti insieme - ndL).

 

Mercoledì 13 novembre 2013

Silvio Berlusconi: “Con la decadenza, stop a collaborazione con Letta"
(Smetterò immediatamente di passargli le ragazze. Voglio proprio vedere come farà a trovarsene da solo - ndL).

Matteo Renzi: “Ci sarà una proposta di legge elettorale entro il 27 novembre"
(Del 2015 o del 2016, devo ancora vedere - ndL).


Giovedì 14 novembre 2013

Giorgio Napolitano: “Bisogna ridare fiducia ai giovani"
(Io, per esempio, dopo il terzo mandato mi ritirerò da presidente e lascerò il posto a qualcun altro più giovane - ndL).

ISTAT: “Il PIL continua a diminuire, ma la caduta sta rallentando"
(E quando saremo arrivati a toccare il fondo, potrebbe addirittura fermarsi - ndL).

Papa Francesco: “Con l’Italia c’è amicizia. I rapporti sono eccellenti”.
(Fanno tutto quello che gli chiediamo e senza neppure insistere. E’ una nazione ideale per noi - ndL).


Venerdì 15 novembre 2013.

Ministero dell’Economia: “Tassa sulla prima casa: sarà esonerato l’80 % dei proprietari”.
(Tra questi ci saranno sicuramente tutti i politici, i manager pubblici, la Chiesa, i loro parenti e i loro amici - ndL).

Enrico Letta: “L’Italia ce l’ha fatta da sola. Ora serve una svolta UE”.
(Siamo riusciti a distruggere la nostra economia quasi da soli. Adesso la UE deve fare la sua parte, togliendoci quel poco che è rimasto - ndL).

Giulia Ligresti: “Sono dispiaciuta per gli azionisti."
(Ma soprattutto sono dispiaciuta che ci abbiano beccato - ndL).

Silvio Berlusconi: “Se avessi il passaporto, me ne andrei ad Antigua."
(Tra l’altro, me lo dicono tutti: “ma perché non vai a quel paese ?” - ndL).

sabato 9 novembre 2013

Quasi giusto

LUMEN – Non ci posso credere ! Il mitico Isaac Asimov qui con noi. Ma questa è fantascienza.
ASIMOV – Fantascienza certo, ma non solo…

LUMEN – Giusto. Tra le vostre opere c’è anche molta scienza divulgativa. A proposito, posso farvi una domanda un po’ particolare ?
ASIMOV – Sono qui. Dite pure.

LUMEN – Qualcuno ha detto che la scienza è sopravvalutata, perché ogni nuova scoperta scientifica rende automaticamente falsa quella precedente. In ogni secolo la gente ha creduto di aver compreso definitivamente l’universo, ed ogni volta si è dimostrato che aveva torto. Ne segue che l’unica affermazione che possiamo fare a proposito delle nostre conoscenze attuali è che sono errate.
ASIMOV – Un bel sillogismo, non c’è che dire. Però non coglie nel segno.

LUMEN – In effetti non convince molto neppure me.
ASIMOV – Certo, quando la gente credeva che la Terra fosse piatta, aveva torto; e quando credeva che fosse sferica, aveva di nuovo torto. Ma ritenere che la Terra sia sferica NON è altrettanto sbagliato che ritenerla piatta. C’è una bella differenza.

LUMEN – Senza dubbio.
ASIMOV - Il problema di fondo è che la gente pensa che “giusto” e “sbagliato” siano termini assoluti, che ogni cosa che è perfettamente e completamente giusta sia totalmente e ugualmente sbagliata. Io non la penso così. Mi sembra che ragione e torto siano concetti complessi.

LUMEN – Ma da dove viene l’idea di una “ragione” e di un “torto” assoluti ?
ASIMOV - Credo che la loro origine affondi nei primi anni di vita, quando i bimbetti che conoscono poche cose sono istruiti da insegnanti che ne sanno più di loro. I bambini imparano l’ortografia e l’aritmetica, per esempio, e qui incontriamo qualcosa di apparentemente assoluto. Come si scrive “zucchero”? Risposta: z-u-c-c-h-e-r-o. Giusto. Qualunque altra risposta è sbagliata. Quanto fa 2+2? La risposta giusta è 4. Qualunque altra risposta è sbagliata.

LUMEN – E fin qui, siamo tutti d’accordo.
ASIMOV - Avere risposte esatte e avere un “giusto” e “sbagliato” assoluti minimizza la necessità di pensare, e questo fa piacere agli studenti come agli insegnanti. Per questa ragione maestri e allievi preferiscono a un esame articolato dei test con risposte brevi, magari da scegliere in uno schema a scelta multipla o del tipo vero-falso. A mio parere, test del genere non sono adatti a misurare la comprensione dell’argomento da parte dello studente. Danno soltanto il grado di efficienza della sua capacità di memorizzare.

LUMEN – Che è importante, ma non basta.
ASIMOV – E’ anche per questo che giusto e sbagliato sono concetti relativi. Come si scrive “zucchero”? Alice risponde p-q-z-z-f, mentre Manuela risponde s-u-c-c-h-e-r-o. Hanno sbagliato entrambe, ma c’è qualche dubbio che Alice abbia sbagliato più di Manuela?

LUMEN – Direi proprio di no.
ASIMOV - Oppure supponete di scrivere “zucchero”: s-a-c-c-a-r-o-s-i-o o C12H22O11. Strettamente parlando, avete sbagliato entrambe le volte, perché non avete scritto la parola ZUCCHERO; ma avete dimostrato una conoscenza dell’argomento addirittura superiore, che va al di là della semplice scrittura.

LUMEN – C12H22O11 è infatti la formula chimica dello zucchero, tecnicamente chiamato saccarosio.
ASIMOV – Proviamo ora con la domanda più classica: quanto fa 2+2? Giovanni dice 2+2=rosso, mentre Mario risponde: 2+2=17. Entrambi hanno torto, ma l’errore di Giovanni è sicuramente più grave.

LUMEN – Decisamente più grave.
ASIMOV - Supponiamo invece che voi diciate: 2+2=un numero intero. Sarebbe impreciso, ma avreste ragione, no? Oppure: 2+2=un numero intero pari. Avreste ancora più ragione. Oppure: 2+2=3,9999.

LUMEN – Sembra il prezzo di un prodotto in offerta.
ASIMOV - La risposta non sarebbe quasi giusta? Se l’insegnante si aspetta di sentire 4 e non distingue tra i diversi livelli d’errore, non è forse un limite non necessario imposto alla conoscenza?

LUMEN – Senza dubbio.
ASIMOV – Ora vi faccio una domanda trabocchetto.

LUMEN – Sentiamo.
ASIMOV – Se io vi chiedo quanto fa 9+5 e voi rispondete 2, verrete ridicolizzati e messi di fronte al fatto che 9+5=14.

LUMEN - Mi pare ovvio.
ASIMOV - Se però vi dico che sono passate 9 ore da mezzogiorno, e quindi sono le 9 di sera, e vi si chiede che ore saranno tra 5 ore, voi - forti della conoscenza certa che 9+5=14 - potreste rispondere 14. E sareste di nuovo ridicolizzati ed edotti che la risposta è: le 2 di notte. Dopo tutto, pare che in questo caso 9+5 sia uguale a 2.

LUMEN – Questa è molto bella, complimenti.
ASIMOV – Ma non è finita. Immaginate che Riccardo dica: 2+2=100 e rischi di essere spedito a casa con una nota sul diario. Però potrebbe subito aggiungere: “su base binaria, naturalmente” e allora avrebbe ragione.

LUMEN - Su base binaria, infatti, 1-0-0 equivale a 4 + 0 + 0.
ASIMOV – Appunto. Di conseguenza, quando qualcuno mi dice che in ogni secolo gli scienziati hanno creduto di aver compreso l’universo e hanno sempre avuto torto, quello che io voglio sapere è: quanto avevano torto? Sbagliavano tutti nella stessa misura? Io dico di no.

LUMEN - Facciamo qualche esempio.
ASIMOV - Agli albori della civiltà, l’opinione generale era che la Terra fosse piatta. Non perché la gente fosse stupida: pensavano che fosse piatta in base a una sana evidenza. E’ vero che la Terra non sembra sempre piatta: la sua superficie è piena di montagne, vallate, gole, scogliere e via dicendo. Però esistono le pianure dove, per un’area limitata, la Terra sembra abbastanza piatta.
E le acque di stagni e laghi sembrano molto piatte nei giorni di calma.

LUMEN – Senza dubbio.
ASIMOV – Adesso proviamo a chiederci quale sia la “curvatura” della superficie terrestre, di quanto cioè devia (in media) da un piano perfetto se misurata su una distanza considerevole. Secondo la teoria della Terra piatta non c’è alcuna deviazione, per cui la curvatura risulta 0 per chilometro.
Oggi c’insegnano che la teoria della Terra piatta è sbagliata: tutta sbagliata, terribilmente sbagliata, assolutamente sbagliata. Ma non è così. La curvatura terrestre è “quasi 0” per chilometro, dunque, per quanto effettivamente sbagliata, la teoria della Terra piatta è casualmente quasi corretta. Per questo è durata a lungo.

LUMEN – E quanto vale esattamente la curvatura della terra ?
ASIMOV – La sfera terrestre ha una circonferenza di circa 40.000 chilometri, per cui la sua curvatura è solo di 0,000126 per chilometro. Un valore quasi indistinguibile dallo 0 per chilometro della terra piatta, e non facilmente misurabile con le tecniche a disposizione degli antichi.

LUMEN – Un differenza davvero minuscola.
ASIMOV – Ovviamente, anche una differenza minima, come quella tra 0 e 0,000126 può essere importante. Non si può fare una mappa accurata di un’area vasta della Terra senza considerare la Terra sferica anziché piatta. Così come non si può intraprendere un lungo viaggio in mare senza poter determinare la propria posizione. Inoltre la Terra piatta presuppone la possibilità di una Terra infinita oppure l’esistenza di un “termine” della superficie. Invece la Terra sferica postula una Terra senza termine e tuttavia finita, ed è questo secondo postulato ad essere in accordo con tutte le scoperte successive. Però la teoria della Terra piatta è solo leggermente sbagliata, e di ciò va riconosciuto il merito ai suoi inventori,.

LUMEN – Però la Terra non è neppure una sfera, giusto?
ASIMOV - No, non è una sfera, almeno in stretto senso matematico. Una sfera ha certe proprietà: per esempio, tutti i diametri hanno la stessa lunghezza. Questo non è vero per la Terra: diversi diametri della Terra differiscono in lunghezza. La Terra ha un rigonfiamento all’equatore e si appiattisce ai poli: è quel che si dice uno “sferoide schiacciato”.

LUMEN - Perciò i vari diametri della Terra sono di diversa lunghezza.
ASIMOV – Esattamente. I diametri più lunghi sono quelli che collegano l’equatore. Il diametro più corto va dal polo nord al polo sud. La differenza tra il diametro maggiore e quello minore è di 44 chilometri e questo vuol dire che lo schiacciamento della Terra (il grado di scostamento dalla vera sfericità) è dello 0,0034.

LUMEN – Un’altra inezia.
ASIMOV – Comunque, tornando al nostro discorso iniziale, se il concetto di Terra sferica è sbagliato, è pur sempre meno sbagliato del concetto di Terra piatta.

LUMEN – E qui ci fermiamo.
ASIMOV – E qui NON ci fermiamo. Strettamente parlando, anche la nozione della Terra come sferoide schiacciato è sbagliata.

LUMEN – Questa poi !
ASIMOV – Grazie alle misurazioni del satellite Vanguard risultò che il rigonfiamento equatoriale a sud dell’equatore era leggermente più pronunciato di quello a nord dell’equatore e che il livello del mare al polo sud era leggermente più vicino al centro della Terra di quello al polo nord.

LUMEN – E quindi ?
ASIMOV - Non sembrava esserci altro modo di descrivere questa deformazione se non dicendo che la Terra è a forma di pera. In realtà la deviazione a pera rispetto allo sferoide schiacciato è una questione di metri più che di chilometri e l’aggiustamento della curvatura è dell’ordine dei milionesimi di centimetro per chilometro.

LUMEN – Meno male.
ASIMOV - Per farla breve, e per fortuna, la scienza procede così. Se invece vivessimo in un mondo mentale di torto e ragione assoluti, potremmo immaginare che, dato che tutte le teorie sono sbagliate, la Terra possa essere considerata sferica oggi, cubica il prossimo secolo, un icosaedro cavo il prossimo ancora e a forma di ciambella quello successivo.

LUMEN – Beh, visto come stiamo ci stiamo “mangiando” il pianeta, la forma a ciambella potrebbe anche avere un valore simbolico.
ASIMOV - Nella realtà, una volta che gli scienziati s’impadroniscono di un buon concetto, gradualmente lo migliorano e lo estendono di pari passo con l’evoluzione degli strumenti di misurazione disponibili. Le teorie non sono tanto sbagliate quanto incomplete.

LUMEN – E questo vale ovviamente in molti altri casi.
ASIMOV – Praticamente in tutti i casi. Perfino le nuove teorie più rivoluzionarie scaturiscono di solito da piccoli aggiustamenti. Una teoria che richiede qualcosa di più di una piccola modifica non può durare a lungo.

sabato 2 novembre 2013

Tap Model

Tutti sanno chi sono le Top Model (ragazze stupende, che vengono “pagate” per indossare abiti di lusso), ma ben pochi sanno chi sono i Tap Model (anche perché il termine l’ho appena inventato io).
Chi sono dunque i Tap Model ?
Sono i “Tappi Modello”, i “galleggiatori” di professione, ovvero quei personaggi che riescono, con diabolica abilità, a galleggiare sempre nel proprio ambiente, senza mai andare a fondo.
E quali sono le caratteristiche del Tappo Modello ?
Ce lo spiega il giornalista Alessandro Gilioli, in questo bellissimo post al vetriolo, tratto dal suo blog “Piovono Rane”.
LUMEN


<< I galleggiatori d’establishment si alzano al mattino pensando a come rimanere a galla; poi escono a pranzo per incontrarsi con altri galleggiatori d’establishment con cui intessono rapporti per continuare a far parte dell’establishment.

I galleggiatori d’establishment, essendo appunto establishment, stanno bene economicamente ma consumano ogni loro energia nello sforzo continuo di rimanere establishment.

I galleggiatori d’establishment di solito non hanno talenti, né know-how o conoscenze culturali particolari; più o meno oscuramente lo sanno: infatti sono terrorizzati da chi è più bravo di loro, specialmente se nella scala sociale o nello stesso establishment occupa un posto più basso – e magari è più giovane.

I galleggiatori d’establishment però non litigano quasi mai con nessuno, perché temono che un domani questo gli si ritorca contro; tuttavia, se sono del tutto sicuri che qualcuno è troppo debole per danneggiarli e non farà mai parte di un establishment, con quel qualcuno saranno spietati.

I galleggiatori d’establishment sono sospettosi, perché convinti che per tutti gli altri la vita sia com’è per loro; però spesso sembrano cordiali e a volte mandano gli sms di auguri per il compleanno o l’anno nuovo, sia ai componenti del proprio gruppo-cordata sia ai componenti di gruppi-cordate diversi o avversari, purché parte dell’establishment.

I galleggiatori d’establishment, anche se sono incazzati o tristi, fingono di essere di buon umore perché pensano così di rendersi più gradevoli a chi gli può servire per restare a galla nell’establishment.

I galleggiatori d’establishment non parlano mai in pubblico dei loro sentimenti; se hanno un lutto in famiglia, agli altri componenti dell’establishment diranno che è stato ‘un incidente di percorso’.

I galleggiatori d’establishment sono credenti ma appena appena, evasori ma appena appena, fedifraghi ma appena appena. Pensano che essere appena appena, in tutto, sia meno rischioso – e faccia più establishment.

I galleggiatori d’establishment possono avere un’idea politica, ma solitamente la smussano in pubblico perché temono che una presa di posizione troppo netta possa danneggiarli; in alternativa, hanno l’idea politica prevalente dei più potenti del gruppo-cordata in cui si trovano, da cui dipende il loro galleggiare: così avviene ad esempio all’interno dei partiti e dei giornali, ma non solo.

I galleggiatori d’establishment, più in generale, hanno le stesse opinioni del gruppo-cordata di cui fanno parte, e le considerano idee di buon senso; di solito hanno anche gli stessi vestiti, e li considerano di buon gusto.

I galleggiatori d’establishment, essendo appunto establishment, hanno tendenzialmente paura dei cambiamenti: però hanno anche un fiuto molto sviluppato per capire di volta in volta se questi cambiamenti saranno di giovamento o di danno per il loro galleggiare.

I galleggiatori d’establishment non criticano mai il proprio gruppo-cordata, ma tengono sempre gli occhi aperti per vedere se un altro gruppo-cordata garantisce loro un galleggiamento più duraturo; anzi, il miglior galleggiatore è proprio quello che capisce quando bisogna saltare da un gruppo-cordata calante a un gruppo-cordata vincente.

I galleggiatori d’establishment pensano che chiedere scusa rappresenti una perdita simbolica di potere, quindi non lo fanno; a meno che ovviamente chiedere scusa non gli serva nelle dinamiche per restare a galla nell’establishment: allora lo fanno.

I galleggiatori d’establishment quando devono decidere dove andare in vacanza scelgono luoghi che ritengono utili per galleggiare meglio negli altri giorni dell’anno.

I galleggiatori d’establishment sono stati ambiziosi da giovani e saranno disincantati da vecchi: intanto galleggiano.

I galleggiatori d’establishment in Italia sono dappertutto, o meglio ovunque ci sia establishment: nella politica, nelle professioni, nella burocrazia, nelle imprese, nei media, nei sindacati, nelle Chiese.

Ma non vale davvero la pena augurargli del male, perché la loro punizione consiste già nel loro ininterrotto e pavido galleggiare nell’establishment. >>

ALESSANDRO GILIOLI