mercoledì 25 ottobre 2017

Abbasso la squola - (2)

Torno a parlare dei problemi della scuola, perché il continuo degrado di quella italiana è, purtroppo, sotto gli occhi di tutti. 
Quali le cause ? Si tratta solo dell’incapacità dei nostri governanti o vi è dell’altro ? 
Quelle che seguono sono alcune considerazioni sull’argomento di Alberto Bagnai e di due lettori del suo blog. 
LUMEN
 

<< [Appare] evidente la volontà dei nostri governi, da quello dove si distinse Luigi Berlinguer in giù, di distruggere il nostro sistema di istruzione. 
I nostri politici si lamentano, con lacrime di coccodrillo, del fatto che i nostri giovani migliori sono costretti ad andare all'estero, ecc. 
A parte che chi li costringe sono loro, i politici, con le loro scelte dissennate, (…) il punto è che fra un po' giovani migliori non ce ne saranno più: un anno di istruzione superiore in meno, niente compiti a casa, presidi sceriffo e precariato diffuso, programmi infestati dalla propaganda (si inizia studiando l'identità europea!) e scritti dai pedagoghi dell'OCSE (…). 
Questa è una aggressione coordinata e continuativa a un modello che funzionava, perché insegnava a pensare, e perché portava i nostri studiosi in posizioni di eccellenza non solo scientifica, ma anche accademica in tutto il mondo. 
Perché la sinistra vuole distruggere la nostra cultura ? (…) 
Per gli stessi motivi per i quali è passata da una giusta, vibrante difesa dell'indipendenza nazionale, a una squallida, gesuitica subalternità a potenze straniere. 
Essere indipendenti significa in primo luogo pensare con la propria testa: e per poterlo fare, occorre essere avviati all'uso di quello strumento critico che il capitalismo massimamente teme: “il libro senza figure”. >> 
ALBERTO BAGNAI
 

<< Oggi su Amazon ho letto un commento di uno studente universitario, tale Rob, che recensiva un testo di storia che ha acquistato, indicatogli come testo di studio dal proprio professore. 
E leggendo ho capito. Ho finalmente capito l'insistenza di Alberto Bagnai sui " libri senza figure". 
Lo studente nella sua recensione ha assegnato un giudizio pessimo al testo d'esame soprattutto perché «E' quasi assente un qualsiasi tipo di aiuto mnemonico(riassunti, schemi, linee del tempo, esercizi)e le cartine sono poche e in toni di grigio (!)» (…). 
E ha ribadito che tale libro «come manuale è decisamente sconsigliabile (opinione condivisa da tutti gli studenti universitari con cui mi è capitato di parlarne)», ma che «il libro non è pensato come manuale, ma per come testo per lettori interessati alla materia» (…). 
Capite?! Non si tratta di un testo idoneo allo studio, dato che è scritto per lettori "interessati"!
Questi poveri ragazzi sono talmente abituati ai libri scolastici odierni, pieni zeppi di premasticati "aiuti mnemonici", che si abituano alla presenza di tali "aiuti". 
E senza tali "aiuti" fanno fatica ad approcciare un libro "senza figure".
Arrivano a considerare tali aggiunte un supporto INDISPENSABILE al "proprio" pensiero, non accorgendosi che di "proprio" nella loro testa rischia di non esserci più nulla.
Non si rendono conto di aver studiato per anni su riassunti, schemi, mappe, ecc. elaborati da altre teste, non dalla propria. 
Infatti i riassunti, gli schemi, le mappe concettuali già a disposizione, oltre ad effettuare una selezione del materiale secondo i criteri di chi li crea, inibiscono la capacità di ragionare con la propria testa, proprio perché esternalizzano il pensiero, e quindi dispensano dallo scegliere ciò che è importante ricordare e collegare. 
Senza individuare autonomamente i concetti chiave, senza evidenziare da sé le relazioni che li legano, e quindi senza produrre in proprio i supporti alla memorizzazione (ed alla comprensione), il pensiero critico, semplicemente, non c'è. >> 
(COMMENTO)
 

<< Nei secoli passati, la classe lavoratrice ha lottato, faticato, sudato, ..., è morta, per dare ai propri figli la possibilità di istruirsi e di scegliere il proprio percorso di vita. 
Oggi, quella stessa classe lavoratrice lotta solo per una cosa: essere promossi e avere il titolo. Faticando il meno possibile. 
Su Facebook ci sono gruppi come "Basta compiti" (fondato da un preside scolastico!). 
Molti plaudono alla riduzione di un anno scolastico alle Superiori, cioè, praticamente alla fortissima riduzione di un servizio pubblico (offerto alle classi più deboli, perché chi può pagare, la scuola buona - e non la "buona scuola" - ce l'ha). 
Se si legge di un professore punito perché ha rimproverato un alunno per un comportamento gravemente scorretto o perché ha messo voti «troppo bassi», tutti sono lì a gioire. 
L'importante è colpire l'insegnante, cioè la scuola, cioè l'istruzione. In fondo, a scuola ci si deve andare per divertirsi. 
Io ho avuto una preside che ci rimproverava continuamente - urlando e sbraitando - perché usavamo i libri di testo! 
Niente più lezioni! I ragazzi devono divertirsi! Lezioni capovolte, brainstorming, ecc. E così via.
Insomma, anche in questo campo la classe dominante sta vincendo. E questo sta avvenendo con il supporto ed il consenso dei lavoratori. 
Così, come avviene per l'eurismo, il jobs act, ecc. 
Ogni volta che si toglie un diritto, politici, media, tv, ecc., riescono a far passare la cosa come un miglioramento, un regalo. E i lavoratori purtroppo ci cascano. >> 
(COMMENTO)

mercoledì 18 ottobre 2017

Pensierini – XXXV

CORRISPONDENTE DI GUERRA 
Una delle cose che ho imparato con l'età è che le atrocità commessa dagli uomini in guerra sono sempre le stesse, tutte tragicamente intollerabili.
Cambiano i tempi, cambiano le ideologie, cambiano i popoli, ma la guerra resta sempre l’abisso dell’umanità.
E se è vero che la storia la scrivono i vincitori - i quali cercano di convincerti che loro hanno vinto perché erano buoni, etici e giusti, mentre gli altri erano stupidi e cattivi, ed hanno perso anche per questo - semplicemente non bisogna MAI crederci.
Purtroppo, la gran parte delle persone conosce quelle quattro vicende imparate sui libri di scuola (scritti per definizione dai vincitori) e si ferma lì.
E quindi parla, con sincera convinzione, di guerre giuste e di guerre sbagliate, di guerre sante e di guerre ignobili; ma sono differenze che non esistono.
A volte penso che uno dei mestieri più inutili al mondo sia quello del giornalista “corrispondente di guerra”: perché in guerra succedono sempre le stesse, vergognose, identiche cose.
Raccontata una, raccontate tutte.
LUMEN


SINISTRA ITALIANA
Il socialismo italiano si è sempre portato dietro, pesante come un macigno, il caustico e famoso giudizio storico espresso a suo tempo da Engels (dopo i suoi viaggi in Italia), e condiviso anche da Marx:
«Una combriccola di spostati, il rifiuto della borghesia, avvocati senza clienti, medici senza ammalati e senza cognizione, studenti assidui al biliardo, giornalisti della piccola stampa, dalla fama più o meno dubbia. Borghesi decaduti, che altro non vedono nell’Internazionale che una carriera e una via di scampo».
La frase, riletta oggi, può fare sorridere, ma appare ancora condivisibile.
D'altra parte la sinistra, in Italia, ha fatto cose importanti, serie, "di sinistra", solo ai tempi di Berlinguer, e questo per il semplice motivo che i finanziamenti li riceveva dall'estero (ovvero dai fratelli dell'URSS),
Quando, dopo la fine dell’imperialismo sovietico, i soldi hanno cominciato ad arrivare dall'interno, anche i partiti di sinistra hanno dovuto cedere alla logica delle elites, che se accettavano di finanziarli era, ovviamente, solo per avere qualcosa in cambio.
LUMEN


ALIENI
Alcuni film di fantascienza di stampo buonista ipotizzano l’arrivo di visitatori alieni che, colmi di amore, di saggezza e di tolleranza, vengono a portarci la buona novella della fratellanza universale, convincendo anche noi umani a rinunciare per sempre alla violenza e alla sopraffazione.
L’ipotesi è assurda e può funzionare solo come forma di intrattenimento, come soggetto di un film o di un libro.
In realtà, se mai entrassimo in contatto con altre forme viventi, queste cercherebbero sicuramente di aggredirci e di distruggerci.
Perché anche loro, per il solo fatto di essere delle forme viventi, sarebbero necessariamente soggetti alle leggi generali della riproduzione e del darwinismo, le quali non richiedono la fratellanza universale, ma la sopraffazione.
Quindi, forse è meglio che smettiamo di cercarli e ci limitiamo a sperare di non incontrarli mai.
LUMEN


DONNE
Frederick Forsyth è uno scrittore inglese molto noto ed apprezzato, specializzato in romanzi e racconti di spionaggio.
La sua cultura e la sua intelligenza, però, gli consentono di inserire qua e là alcune considerazioni psicologiche degne di uno scrittore classico.
Questo pensiero sulle donne, per esempio, l’ho trovato delizioso e, al tempo stesso, ineccepibile:
<< Le donne amano essere amate, desiderano essere desiderate e adorano essere adorate. Ma soprattutto hanno la necessità di essere necessarie >>
Come si vede, anche in questo caso, la genetica ci mette lo zampino.
Perché il fenotipo, con i suoi legittimi desideri, è importante; ma il genotipo, con le sue superiori esigenze, lo è ancora di più
LUMEN


BUDDHA
Molte sono le massime e le citazioni attribuite al grande Buddha, che sono giunte sino a noi e che appaiono valide ancora oggi.
Come queste tre:
1-Non rispondere quando sei arrabbiato
2-Non assumere impegni quando sei euforico
3-Non prendere decisioni quando sei depresso.
Si tratta di tre regole eccellenti, che qualsiasi individuo razionale, cioè che desideri seguire la ragione più dell’istinto, dovrebbe fare proprie, e che io stesso ho applicato più volte, con successo.
Che anche il buon Buddha fosse un “fenotipo consapevole” senza saperlo ? 
LUMEN

mercoledì 11 ottobre 2017

Il Fascio e l’Altare – 2

Si conclude qui l’intervista virtuale con Giordano Bruno Guerri sui rapporti tra il Regime Fascista e la Chiesa Cattolica (seconda parte). Lumen


LUMEN – Dunque, Mussolini nel maggio 1931 decise di sciogliere tutti i circoli giovanili religiosi, che non facevano parte dell'Opera Balilla. Come reagì la Chiesa ? 
GUERRI - Il papa rispose con straordinaria rapidità e decisione. Prima lamentò «irriverenze e calunnie, sopraffazioni e violenze», poi ricordò la sua «benevola attenzione agli ordinamenti sindacali e corporativi italiani»; infine, ai primi di luglio, pubblicò un' enciclica in italiano: “Non abbiamo bisogno”. Pio XI riconosceva i benefici ricevuti dal fascismo ma riaffermava che non avrebbe ceduto l'educazione dei giovani «a tutto ed esclusivo vantaggio di un partito, di un regime che dichiaratamente si risolve in una vera e propria statolatria pagana». Arrivò a proclamare che il giuramento di fedeltà al regime era in contrasto con la fedeltà alla Chiesa. La formula del giuramento infatti era: «Giuro di seguire senza discutere gli ordini del Duce e di difendere con tutte le mie forze e, se necessario, col mio sangue la causa della Rivoluzione Fascista».
 
LUMEN – Chi era soggetto a questo giuramento ? 
GUERRI - Doveva giurare chiunque avesse un lavoro statale, andasse a scuola, facesse parte di qualsiasi organizzazione. Pio XI, però, si rendeva conto che proibire ai cattolici il giuramento sarebbe stato come dichiarare guerra, per cui nella stessa enciclica precisò: «Conoscendo le difficoltà molteplici dell'ora presente e sapendo come tessera e giuramento sono per moltissimi condizione per la carriera, per il pane e per la vita, abbiamo cercato un mezzo che ridoni tranquillità alle coscienze riducendo al minimo possibile le difficoltà esteriori» .
 
LUMEN – E qual era questo mezzo? 
GUERRI - Lo stesso indicato ai cattolici decenni prima, nel caso venissero eletti in Parlamento: bisognava aggiungere al giuramento le espressioni «salve le leggi di Dio e della Chiesa», oppure «salvi i doveri di buon cristiano». Stavolta però la formula non doveva essere pronunciata ad alta voce ma «davanti a Dio ed alla propria coscienza».
 
LUMEN - Era l'ennesimo compromesso che la Chiesa offriva agli italiani, già così disponibili alla doppia morale. 
GUERRI - L'enciclica condannava il totalitarismo, ma solo quando e in quanto nuoceva agli interessi cattolici. E si concludeva con parole più che concilianti: Noi non abbiamo voluto condannare il partito e il regime come tale. Abbiamo inteso segnalare e condannare quanto nel programma e nell'azione di essi abbiamo veduto e constatato contrario alla dottrina ed alla pratica cattolica e quindi inconciliabile col nome e con la professione di cattolici. Crediamo poi di avere contemporaneamente fatto buona opera al partito stesso e al regime. Perché quale interesse ed utilità possono essi avere, mantenendo in programma, in un paese cattolico come l'Italia, idee, massime e pratiche inconciliabili con la coscienza cattolica?
 
LUMEN – Anche questa, era un’affermazione che Mussolini non poteva sopportare: il «suo» italiano doveva essere prima di tutto un buon fascista. 
GUERRI - Ancora una volta si arrivò ad un compromesso equivoco, che alla lunga avrebbe danneggiato sia il fascismo sia il cattolicesimo, per non dire degli italiani e dei credenti: gli ex popolari e gli antifascisti non avrebbero avuto posti direttivi nell'Azione cattolica; le varie organizzazioni sarebbero state decentrate e messe alla dipendenza dei vescovi in ogni diocesi, perdendo così unità; la bandiera dell'Azione cattolica sarebbe stata il tricolore. E da allora Pio Xl non fece più cenno alla questione del giuramento.
 
LUMEN – Una piccola vittoria per il regime. 
GUERRI - In apparenza Mussolini aveva vinto. E aveva avuto anche la prova che la maggioranza dei cattolici non era disposta a seguire in tutto e per tutto, anche politicamente, le indicazioni del papa. Anzi, come risultò dai rapporti dei prefetti, gran parte dei credenti fascisti non avevano accolto con favore l'enciclica: pensavano che la Chiesa godesse comunque di grandi vantaggi.
 
LUMEN – Quindi una vittoria di facciata. 
GUERRI – Direi di sì. Il duce potè certamente cantare vittoria, ma in prospettiva storica aveva perso, in quanto non riuscì mai a controllare l'Azione cattolica, nonostante il decentramento formale. L'importante per il Vaticano era mantenere la sua condizione di privilegio nella società ed essere l'unica possibile alternativa al regime: la Chiesa, che è paziente, poteva prestare una o due generazioni di italiani al fascismo, pur di controllare quelle successive. La sfida veniva rinviata nei tempi lunghi, e il regime era fatalmente destinato a perdere.
 
LUMEN – Nei tempi lunghi la Chiesa è insuperabile. 
GUERRI – Comunque, la pace venne suggellata l'11 febbraio 1932 in una cerimonia dove il papa insignì Mussolini dello Speron d'oro, la massima onorificenza civile dello Stato pontificio. Da quella data Chiesa e fascismo proseguirono felicemente solidali per tutti gli anni della pienezza del regime: parroci, vescovi, cardinali benedirono sia l'aggressione all'Etiopia sia l'intervento nella guerra di Spagna.
 
LUMEN – Ma nuovi contrasti erano alle porte. 
GUERRI – Una nuova crisi ci fu nel 1937-38 per svariati motivi: di nuovo l'Azione cattolica, che il papa aveva fatto rientrare sotto il controllo centrale del Vaticano, le leggi razziali e l'alleanza con la Germania nazista. Hitler era formalmente cattolico e andava fiero di esserlo perché - diceva – conoscendo il nemico non avrebbe ripetuto gli errori di Bismarck nel combatterlo, ovvero non sarebbe sceso a compromessi, come aveva fatto anche Mussolini. Il Vaticano aveva sperato a lungo in una specie di barriera contrapposta al nazismo e costituita da Portogallo, Spagna, Italia, Austria e Ungheria, tutti paesi cattolici e tutti controllati da dittature di destra. L'annessione alla Germania della cattolicissima Austria e la promulgazione delle leggi razziali in Italia fecero svanire la prospettiva e decisero il papa a sfidare nuovamente il regime.
 
LUMEN – Come reagì la Chiesa di fronte al problema razziale ? 
GUERRI - Anche rispetto al razzismo, la Chiesa si batté in difesa delle proprie prerogative e non per la libertà e la dignità di tutti: il motivo del contendere fu infatti un articolo delle leggi razziali che annullava la validità dei matrimoni religiosi fra ebrei convertiti e cattolici. Per la Chiesa quei matrimoni erano validi e ottenne che venissero riconosciuti. In sostanza la differenza era che la Chiesa voleva discriminare gli ebrei per la loro religione e il fascismo per la loro razza. Come afferma Renzo De Felice nel suo saggio sulla Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, Pio XI «avallò, se non nel diritto certo nelle coscienze di molti cattolici, il principio della persecuzione degli ebrei».
 
LUMEN – Il fascismo, quindi, non venne ostacolato su questo punto. 
GUERRI - A Mussolini sembrò ancora una volta di avere vinto, ma non fu così. Durante la Seconda guerra mondiale gli italiani guardarono al nuovo papa, Pio XII, come all'unico uomo di pace. Si notò subito che venivano bombardate tutte le città tranne Roma, perché c'era il papa.
 
LUMEN – Una differenza di grande importanza. 
GUERRI - Questo accrebbe immensamente la speranza nella Chiesa. Alla vigilia di Natale del 1942 il pontefice lanciò un «radiomessaggio». Mussolini, ascoltandolo, disse a Galeazzo Ciano che «Il Vicario di Dio - cioè il rappresentante in terra del regolatore dell'universo - non dovrebbe mai parlare: dovrebbe restarsene fra le nuvole. Questo è un discorso di luoghi comuni che potrebbe agevolmente essere fatto anche dal Parroco di Predappio». Il duce era accecato dalle sconfitte militari, perché altrimenti si sarebbe accorto che il discorso del «parroco di Predappio» era il richiamo a raccolta di quelli che sarebbero diventati gli elettori della Democrazia cristiana: «Non lamento, ma l'azione è precetto dell'ora, non lamento su ciò che è o fu, ma ricostruzione di ciò che sorgerà: Dio lo vuole! ». Come gli antichi crociati.
 
LUMEN – Quali furono le conseguenze di questo discorso ? 
GUERRI - Il papa trovò orecchie attente: peggio si mettevano le cose e più la religiosità degli italiani aumentava. Le chiese erano piene e l'Azione cattolica fece un balzo straordinario raggiungendo 2 milioni e mezzo di «ascritti» nell'agosto del 1943. Un dato da non credersi, tanto la Chiesa si era compromessa con il fascismo. Ma proprio grazie a quel compromesso aveva mantenuto, organizzato e moltiplicato le sue forze, mentre i partiti antifascisti erano sbaragliati e ignoti.
 
LUMEN – Vennero quindi poste le basi per la futura Democrazia Cristiana, che dominò la politica italiana del dopoguerra. 
GUERRI – D’altra parte, erano anni che De Gasperi, rifugiato in Vaticano, stava progettando il nuovo partito cattolico.
 
LUMEN – La Chiesa, quindi, aveva vinto ancora. 
GUERRI – Esattamente. Non era riuscita a impedire la nascita di uno Stato italiano ma in pochi decenni l'aveva trasformato in uno Stato guelfo. E una responsabilità che non viene contestata quasi mai a Mussolini, fra le tante che gli si addebitano, ma che gli spetta in pieno.

mercoledì 4 ottobre 2017

Il Fascio e l'Altare - 1

Vittima di questa intervista virtuale (divisa in due parti) è l’eccellente storico e saggista Giordano Bruno Guerri, con cui parleremo dei rapporti, spesso difficili ma sempre molto stretti, tra il Regime Fascista e la Chiesa Cattolica (le risposte di GBG sono tratte dal suo libro: “Fascisti”). Lumen


LUMEN – Dottor Guerri, anzitutto benvenuto. 
GUERRI – Grazie.
 
LUMEN - Come possiamo spiegare la lunga e fattiva collaborazione tra due istituzioni così diverse come il Regime Fascista e la Chiesa Cattolica ? 
GUERRI - La solidarietà Fascismo-Vaticano non deve stupire troppo, anche se, in effetti, Mussolini e il fascismo originario erano anti-cattolici e anti-clericali perché consideravano se stessi una religione.
 
LUMEN – Appunto. 
GUERRI - La Chiesa però aveva in comune con il fascismo tutti i nemici: la democrazia, il liberalismo, il comunismo, la massoneria. Con il fascismo condivideva inoltre il bisogno di ordine, di disciplina, di autorità, di gerarchia, il sostanziale disprezzo e pessimismo sull' uomo come essere sociale, sempre da guidare, da correggere, da costringere e da limitare, la sfiducia quindi per ogni forma di discussione e di ricerca, per ogni atteggiamento che non fosse di obbedienza e di sottomissione. Il modello autoritario e misticheggiante voluto da Mussolini per il fascismo corrispondeva a quello della Chiesa e sembrava il più idoneo a riportare l'Italia a una restaurazione pre-rivoluzione francese. Gli scontri sui problemi specifici erano inevitabili ed in effetti si verificarono, ma in sostanza la Chiesa ed il regime si sfruttarono e si rafforzarono a vicenda.
 
LUMEN – L’evento culminante fu, senza dubbio, il Concordato del 1929. 
GUERRI - La mossa costituì un enorme vantaggio per il Vaticano e un trionfo per Mussolini, determinante nel successivo consenso degli anni Trenta. II lavoro preparatorio, però, fu lungo e complesso. Già nel 1926 Rocco aveva preparato una riforma della legislazione ecclesiastica nel senso più favorevole alla Chiesa. Il progetto venne inviato, con una procedura insolita, a tutti gli alti prelati: 10 cardinali e 127 vescovi risposero dichiarando piena soddisfazione e gratitudine. Ciò nonostante e benché nella commissione di studio ci fossero 3 monsignori in qualità di «consiglieri tecnici», il papa non accettò le leggi «unilateralmente stabilite» dallo Stato: voleva di più, un vero e proprio accordo che dopo settant'anni rimettesse la Chiesa al centro della vita italiana, per instaurare “omnia in Christo”.
 
LUMEN – Come venne superata la questione ? 
GUERRI - Mussolini accontentò il pontefice. Le principali richieste della Chiesa erano l'assoluta sovranità dello Stato pontificio e, problema più delicato, l'abrogazione delle «Guarentigie», la legge che dal 1871 regolava i rapporti tra Stato e Chiesa e della quale tutti i governi precedenti, di destra e di sinistra, erano andati fieri come attuazione perfetta del principio «libera Chiesa in libero Stato» : ma che non era mai stata riconosciuta dal Vaticano.
 
LUMEN – Ci furono però dei problemi. 
GUERRI - Il problema più grave sorse nel 1928, quando un decreto legge impose che le organizzazioni giovanili di qualunque tipo, ovvero anche quelle dell'Azione cattolica, facessero capo all'Opera nazionale balilla. La reazione di Pio XI fu decisissima: interruppe le trattative e fece sapere a Mussolini di considerare la questione del giovani più importante di tutte le altre. Il duce si irritò ma dovette limitare il decreto solo ai 28.000 boy scout (sugli oltre 200.000 membri giovanili dell'Azione cattolica) in quanto organizzazione di tipo semi-militare. Non poteva permettersi, né lo potrà mai, uno scontro frontale con il papa. La Chiesa aveva dunque vinto, ma aveva preferito difendere la propria libertà, invece della libertà.
 
LUMEN – Qual era il contenuto complessivo degli accordi ? 
GUERRI - I Patti vennero firmati l'11 febbraio 1929 nel palazzo del Laterano: era una serie di accordi che comprendeva un trattato per chiudere il problema del riconoscimento fra Stato italiano e Stato del Vaticano (la «questione romana»), la relativa convenzione finanziaria e il Concordato vero e proprio. Il trattato era formato da 27 articoli e il primo dichiarava la religione cattolica come religione di Stato. L'Italia riconosceva l'esistenza e la totale indipendenza dello Stato pontificio, che a sua volta riconosceva il Regno d'Italia con Roma capitale. I cardinali erano equiparati ai «prìncipi del sangue» e le offese fatte al papa sarebbero state punite come quelle fatte al re. C'erano poi una serie di benefici e garanzie.
 
LUMEN – Una concessione che non poteva mancare. 
GUERRI - I 45 articoli del Concordato regolavano i nuovi rapporti tra Stato e Chiesa: agli ecclesiastici erano garantiti vantaggi giuridici, economici, penali, militari, civili; il placet e l'exequatur (ovvero l'assenso dello Stato agli atti dell'autorità ecclesiastica nazionale, il primo, e a quelli della Santa Sede, il secondo) venivano aboliti ma in compenso i vescovi avrebbero dovuto giurare «di rispettare e far rispettare dal clero il re ed il governo»; il matrimonio religioso assumeva valore civile e l'insegnamento della religione veniva reso obbligatorio nonché considerato «fondamento e coronamento dell'istruzione pubblica» nelle scuole elementari e medie. In conclusione, il fascismo ribaltava tutta la legislazione liberale e riconosceva alla Chiesa un potere sulle vite dei cittadini.
 
LUMEN – E per gli aspetti più specificamente economici ? 
GUERRI - In passato il Vaticano non aveva mai voluto incassare gli oltre 3 milioni l'anno previsti dalla legge delle Guarentigie. Adesso però chiedeva al regime fascista tutti gli arretrati, con gli interessi, per l'esorbitante cifra di oltre 3 miliardi di lire. Alla fine la trattativa venne chiusa con un miliardo in titoli al portatore e 750 milioni in contanti ma lo Stato dovette concedere una serie di vantaggi fiscali che alla lunga si riveleranno ben più onerosi. Per farsi un'idea della cifra basta considerare che i depositi raccolti in tutte le 2.500 banche e casse rurali cattoliche ammontavano a circa un miliardo.
 
LUMEN – La Chiesa, pertanto, ne ricavò una notevole forza finanziaria. 
GUERRI – In effetti la convenzione consentì alla Chiesa di potenziare ed estendere il suo apparato di intervento economico nella società italiana e anche a livello internazionale, mantenendosi su di un piano non secondario nel sistema finanziario italiano. Il Vaticano era ormai uno dei principali creditori dello Stato, in grado di condizionarlo anche economicamente: nel dopoguerra non esiterà a fare pesare questo potere per favorire la vittoria della Democrazia cristiana. Non stupisce che il papa abbia definito Mussolini l'uomo «che la Provvidenza Ci ha fatto incontrare» .
 
LUMEN – Il tornaconto però fu notevole anche per Mussolini. 
GUERRI - Anche il duce ottenne un vantaggio enorme dal pontefice: veniva investito di un alone sacro, messianico e sovrannaturale, benedetto dalla Chiesa, e si presentava al mondo come statista capace di risolvere problemi insolubili per i suoi predecessori. Il Concordato sancì il passaggio dal culto del fascismo al culto di Mussolini. Il duce in realtà mirava a soppiantare la religione tradizionale con il nuovo culto laico: «Lo Stato fascista rivendica in pieno il suo carattere di eticità: è cattolico, ma è fascista, anzi soprattutto esclusivamente, essenzialmente fascista. Il cattolicesimo lo integra, e noi lo dichiariamo apertamente, ma nessuno pensi, sotto la specie filosofica o metafisica, di cambiarci le carte in tavola» (1931) . Gli scontri di quell'anno fra regime e Chiesa indicano quale fosse la vera posta in gioco del braccio di ferro: il controllo della vita del cittadino dalla nascita alla morte.
 
LUMEN – Uno scontro inevitabile. 
GUERRI - Mussolini non aveva affatto rinunciato ad avere il monopolio delle organizzazioni giovanili (fra l'altro, anche per effetto del Concordato, i giovani dell'Azione cattolica erano passati da 206.000 a 246.000) e il papa non aveva alcuna intenzione di cedere su questo punto. Il duce avviò dunque una campagna di stampa contro l'Azione cattolica. Alcuni giornali fascisti scrissero che era strutturata come un partito, con tessere, bandiere, distintivi, relazioni internazionali e «spirito di opposizione al Regime».
 
LUMEN – E il Papa, come reagì ? 
GUERRI - Quando le accuse vennero confermate dal segretario del partito, Giovanni Giuriati, Pio XI gli rispose personalmente; il papa negò gli addebiti, lamentò che il fascismo esponesse la gioventù a «ispirazioni d'odio e di irriverenza» e li costringesse a troppe attività fisiche e di partito che rendevano «quasi impossibile la pratica dei doveri religiosi». Non mancò di rinfacciare al regime i «pubblici concorsi di atletismo femminile, dei quali anche il paganesimo mostrò di sentire le sconvenienze e i pericoli». Pio XI concludeva: «Il fascismo si dice e vuoi essere cattolico: orbene, per essere cattolici non di solo nome ma di fatto, per essere cattolici veri e buoni, e non cattolici di falso nome, non c'è che un mezzo, uno solo, ma indispensabile e insurrogabile: ubbidire alla Chiesa e al Suo Capo e sentire con la Chiesa e col suo Capo».
 
LUMEN – Una affermazione che il duce non poteva certo accettare. 
GUERRI – Infatti per Mussolini era troppo. E quindi il 29 maggio 1931, con un telegramma ai prefetti, sciolse la FUCI (Federazione universitaria cattolica italiana) e tutti i circoli giovanili che non facessero parte dell'Opera nazionale balilla.
 
(continua)