venerdì 27 dicembre 2019

L'equilibrio degli eco-sistemi - 2

Si conclude qui il post di Jacopo Simonetta sui “Servizi Eco-Sistemici” (seconda ed ultima parte). LUMEN


<< Aria
La composizione dell’atmosfera ha alcune implicazioni su cui raramente si riflette. Rende possibile alle piante di foto-sintetizzare ed a praticamente tutto ciò che vive di respirare, ma non solo. Come abbiamo accennato, filtra i raggi cosmici, impedendo che le cellule vangano uccise ed assicura al Pianeta una temperatura media compatibile con la presenza di acqua allo stato liquido e di vita biologica. Una composizione dell’atmosfera relativamente costante è un servizio eco-sistemico.

Qualcuno comincia a rendersi conto che averla alterata anche di poco sta scatenando una specie di anteprima d’inferno in molte regioni. Questa alterazione deriva solo in parte dalla combustione di biomassa fossile; per una parte consistente deriva da disboscamento e incendi, degrado dei suoli ecc.

Su quali siano le rispettive percentuali non c’è accordo fra i ricercatori, ma che siano entrambe determinanti è assodato. Quello su cui non si riflette abbastanza è che tutto ciò ha già scatenato una serie di retroazioni auto-rinforzanti di ulteriore riscaldamento e che solo ed esclusivamente il ripristino dei servizi eco-sistemici potrebbe, forse, fermare prima che la maggior parte del pianeta diventi un deserto. Quindi, abbiamo bisogno soprattutto di foreste e paludi.

Cibo
In effetti, oggi la base alimentare dell’umanità è costituita da petrolio e gas naturale, ma per rendere digeribile questa roba abbiamo bisogno di trasformarla in tessuti vegetali o animali sfruttando dei servizi eco-sistemici. E troppo petrolio e gas stanno demolendo pezzo per pezzo gli ecosistemi che ci forniscono questo servizio. Per non parlare dell’effetto definitivo rappresentato da quella coltre di cemento ed asfalto che siamo soliti chiamare “città”.

Clima
Già molto tempo fa, gli storici si sono accorti che le società complesse, capaci di produrre quelle che chiamiamo “grandi civiltà”, sono sempre state vincolate ad aree caratterizzate da clima mite. Il motivo è semplice e non c’entra con l’intelligenza umana, semmai con la stupidità. Un clima temperato è infatti un presupposto per suoli non solo fertili, ma anche dotati di una forte resilienza allo sfruttamento agricolo, a sua volta presupposto per il sostentamento di elevate concentrazioni di persone e, quindi, per lo sviluppo di società complesse, in grado di produrre i capolavori di arte e di scienza che tanto ci affascinano.

Non a caso, man mano che i suoli sono stati erosi ed il clima è diventato più ostile, le “società avanzate” sono fiorite altrove, tendenzialmente più verso nord, laddove il clima era ancora compatibile con elevate densità di popolazione.

Proprio ora, per la prima volta nella storia, climi e suoli stanno diventando inadatti a sostentare una società numerosa e tecnologicamente avanzata in praticamente tutto il mondo contemporaneamente. Si, perché la tecnologia, tanto più è avanzata, quanto più ha bisogno di una base sociale numerosa, il che significa dare da mangiare e da bere alle tante formichine che concorrono a far funzionare una grande città. Mangiare e bere che sono servizi eco-sistemici che la città sistematicamente distrugge.

Sostituire i servizi eco-sistemici

Si possono costruire depuratori per riciclare l’acqua, si possono sintetizzare fertilizzanti per produrre cibo su terreni esausti; plastiche e metalli possono sostituire il legno, anzi fare di meglio assai. Si sono costruite macchine che possono produrre elettricità senza emissioni climalteranti e perfino macchine che pompano CO2 dall’atmosfera nelle viscere della Terra. Certo, ma tutto ciò ha dei costi.

Costi in primo luogo energetici, perché mentre la fotosintesi trasforma CO2 in biomassa usando la luce del sole, le nostre macchine sono alimentate comunque da combustibili fossili ed è quanto meno improbabile che si possa fare altrimenti. Oggi, le fonti rinnovabili coprono infatti meno del 10% del consumo globale (5% idroelettrico, 3% eolico, 2% solare) ed esistono solo grazie ad un’industria potentissima che usa grandi quantità di materiali.

Incrementarne l’uso per sopperire ai consumi attuali comporterebbe l’estrazione ed il consumo di milioni di tonnellate di cemento, acciaio, rame eccetera, compresi parecchi minerali rari provenienti da immense miniere poste ai quattro angoli del mondo. L’unico modo di ridurre sensibilmente le emissioni climalteranti sarebbe tagliare drasticamente i consumi finali, cioè liquidare buona parte dell’industria e tutte le grandi città, per poi fare i conti con la mostruosa sovrappopolazione che ottenebra il Pianeta e che continuiamo ad ignorare.

Costi finanziari. Se a qualcuno sembra di dover correre sempre di più per ottenere sempre di meno non è pazzo. Anzi è uno dei pochi che si è accorto di un fenomeno ben reale: in gergo si chiama “Sindrome della Regina Rossa”. Ci sono diversi fattori concomitanti e sinergici alla base di questo fenomeno, ma i principali sono due:

Il primo è il degrado qualitativo delle risorse energetiche e minerarie che ci costringe a scavare, pompare, trasportare sempre di più per ottenere ciò che ci serve. Detto in altri termini, lo sforzo di produzione cresce più rapidamente del prodotto.

Il secondo è il venire meno dei servizi eco-sistemici, che ci costringe a ricorrere a succedanei tecnologici. Macchine ed impianti però costano ed i soldi vengono prodotti dalle banche mediante l’accensione di debiti e che devono poi essere restituiti con l’interesse, altrimenti il sistema grippa ed il denaro scompare. Per pagare gli interessi è necessario che l’economia cresca, solo che il degrado delle risorse ed il venir meno dei servizi eco-sistemici si mangiano parte crescente della produttività, lasciando sempre meno per la crescita.

I servizi eco-sistemici, invece, sono gratis. Ma lo sono davvero? Come disse giustamente Milton Friedman: “In Natura non esistono pasti gratis”. E quale è allora il prezzo da pagare? Il prezzo è accettare di rimanere degli elementi marginali della Biosfera.

Oggi però noi, i nostri simbionti e le nostre escrescenze di acciaio, vetro, catrame e cemento, copriamo circa il 50% circa delle terre emerse; il 100% se consideriamo che oramai qualunque angolo della Terra è sfruttato per qualcosa e/o inquinato da qualcosa: dalla troposfera agli abissi oceanici. Teoricamente sarebbe possibile un “rientro”, ma oramai non “dolce”. Bisognerebbe infatti che i ricchi accettassero di diventare poveri ed i poveri di restare tali, bisognerebbe anche che tutti accettassimo di fare al massimo due figli e di morire alla prima malattia seria che ci prende. >>

JACOPO SIMONETTA

venerdì 20 dicembre 2019

L'equilibrio degli eco-sistemi -1

Che cosa sono i “Servizi Eco-Sistemici” ? Secondo la icastica definizione dell'autore di questo post sono “tutto ciò che ci mantiene in vita”: e quindi, per esempio, l’energia, l’acqua, l’aria, il cibo, il clima, e molte altre cose, che interagiscono continuamente tra loro e con gli esseri viventi.
Si tratta di equilibri molto importanti, ma anche molto delicati, dei quali abbiamo una conoscenza ed una consapevolezza non sempre adeguate.
A questo argomento sono dedicate le riflessioni di Jacopo Simonetta, in questo lungo post, diviso in 2 parti per comodità di lettura.
LUMEN


<< Al netto di qualche ricercatore e di pochi professionisti, nessuno in fondo sa cosa siano i servizi eco-sistemici e nemmeno gli interessa saperlo. (…) Perché? Una risposta parte, credo, dalla struttura del nostro sistema nervoso.

Mi risulta che il nostro cervello riesca a processare circa 500 bit al secondo, mentre gli organi di senso ne inviano parecchie migliaia, che già sono una minima parte dell’informazione presente intorno a noi. Per evitare un blocco per “overflow”, ci sono dunque dei filtri che selezionano le informazioni più urgenti prima che sia raggiunto il livello cosciente. Una funzione questa presente in tutti gli animali e che evolve coi tempi della biologia, dunque centinaia di migliaia di anni.

Da sempre le informazioni più urgenti sono quelle che riguardano oggetti in movimento. Per i nostri avi qualcosa che si muove era qualcosa che potevi mangiare, o qualcosa che ti poteva mangiare. Per noi è magari un’auto che ci viene addosso, ma resta il fatto che prestare attenzione a ciò che si muove è generalmente interessante, spesso salubre. Di qui la nostra attenzione agli animali assai più che alle piante ed alle piante più che alle pietre. Di qui il successo degli you-tuber, assai più che degli scrittori. Il successo dei videogiochi, ecc.

Siamo perfettamente adattati a individuare opportunità a minacce impellenti, quando si muovono, mentre siamo quasi del tutto disarmati quando le opportunità e le minacce vengono da qualcosa di scarsamente visibile, poco rumoroso e/o molto lento.

Il problema sorge dal fatto che non sempre l’urgenza coincide con l’importanza e qui arriviamo ai servizi eco-sistemici. Non ci facciamo mai caso, addirittura ci viene difficile osservarli anche quando vogliamo, perché sono qualcosa che il nostro cervello automaticamente elimina dal flusso di bit come “rumore di fondo”. Con ragione, perché sono lì da sempre e, su scala globale, finora pressoché immutati. Il guaio è però che non saranno lì per sempre e che non sono immutabili. Non a caso, cominciamo ad accorgerci di essi adesso che hanno cominciato a venire meno.

Per fare un’analogia, le persone che vivono vicino ad una cascata o ad un’autostrada non odono il rumore dell’acqua o del traffico, ma si allertano immediatamente se per qualche ragione quel suono così abituale cambia o vien meno.

I servizi eco-sistemici sono così: ti accorgi di loro solo quando non ci sono più. Ci succede un poco come a quelli che si accorgono della moglie solo quando se lei ne è andata; solo ma senza moglie si può vivere, senza servizi eco-sistemici no. E difatti, se andiamo a studiare le civiltà scomparse, troviamo che sempre, sottostante la crisi che le ha travolte, c’è stato un consistente venir meno dei servizi eco-sistemici.

Dunque cosa sono? Tutto ciò che ci mantiene in vita.

Per esempio energia, acqua, aria, cibo, clima non sono prodotti del nostro ingegno e del nostro lavoro, bensì del funzionamento degli ecosistemi di cui siamo parte. Ingegno e lavoro contano, ovviamente, ma nella misura in cui riescono ad estrarre qualcosa di utile dal funzionamento della biosfera. Vale a dire che i servizi eco-sistemici sono il risultato complessivo di una miriade di costanti interazioni fra organismi viventi, rocce, acqua, aria ed astri celesti che conosciamo solo in modo molto parziale.

Vediamone meglio alcuni:

Energia
Quasi 8 miliardi di noi vivono su questo pianeta dissipando l’energia messaci a disposizione dagli ecosistemi. Per le fonti fossili (petrolio, gas e carbone) si tratta del prodotto della fotosintesi in ere geologiche passate; biomassa e cibo sono invece prodotti della fotosintesi attuale. La luce del Sole viene filtrata da un’atmosfera che è il risultato di miliardi di anni di fotosintesi e, senza questi filtri, ben poco di vivente ci sarebbe sulle terre emerse.

Annualmente consumiamo l’energia fossile accumulatasi in molte centinaia di migliaia di anni di foto-sintesi del passato oltre a circa il 50% della biomassa prodotta dalla fotosintesi attuale. A far data dall’ “Overshoot day” consumiamo anche quota parte del capitale di biosfera che ci fornisce quell'energia, riducendone quindi la produzione. Un po’ come qualcuno che ogni anno spenda più di quel che guadagna, attingendo ad un capitale ereditato degli avi.

Acqua
A scuola ci insegnano che l’acqua è una risorsa rinnovabile perché ricircola costantemente fra il mare e la terraferma. Vero, ma allora come mai in quasi tutto il mondo la portata di fiumi e sorgenti diminuisce; le falde acquifere sono più o meno depresse ovunque? Semplice: perché ne pompiamo in mare più di quanta non riesca a tornare indietro e, contemporaneamente, smantelliamo pezzo per pazzo il sistema che porta la pioggia nell'entroterra. Il ciclo dell’acqua infatti funziona a condizione che vi siano degli ecosistemi funzionanti, in particolare foreste, laghi e paludi, altrimenti le precipitazioni diventano scarse ed irregolari.

Il meccanismo è complesso e ancora non del tutto compreso, ma in sintesi, l’acqua che evapora dal mare ripiove in mare, salvo una percentuale che piove sulle zone costiere. Se qui viene intercettata e trattenuta dalla vegetazione e dalle paludi, rievapora e piove più verso l’interno e così via. Altrimenti se ne torna presto in mare e amen.

I fiumi rappresentano il “troppo pieno” di questo sistema, le falde acquifere sono invece le riserve che possono tamponare le fluttuazioni temporanee, a condizione di non venire prosciugate e/o inquinate. La tecnologia e l’energia fossile ci permettono di andare a pompare riserve sempre più profonde, dimenticate dal tempo, ma meglio ci riesce di fare questo, più alteriamo irreparabilmente il ciclo, spostando acqua dalla terraferma al mare, senza che possa poi tornare.

Certo, questo è solo uno schema e si applica in modo molto di verso a seconda delle regioni e delle stagioni, ma resta sempre valido il fatto che quando la portata dei fiumi diminuisce, significa che abbiamo già superato la soglia di pericolo. L’unica cosa intelligente da fare sarebbe ridurre i consumi ed aumentare foreste e paludi. La cosa più stupida è pompare di più e più in profondità, anche se può essere molto redditizio. >>

JACOPO SIMONETTA

(segue)

venerdì 13 dicembre 2019

Punti di vista – 14

NUOVA DEMOCRAZIA
L'esternalizzazione dei poteri dalle democrazie parlamentari ai mercati (e in generale alle dinamiche economiche) ha reso deboli i partiti e i parlamenti, quindi le persone non credono più che i partiti e i parlamenti possano davvero modificare il reale facendo i loro interessi.
Quindi ci si affida sempre di più a un capo assoluto sperando che lui - proprio in quanto assoluto, sciolto da vincoli, discussioni, parlamenti etc - abbia i muscoli per fare quello che le democrazie non riescono più a fare.
Le ideologie hanno fallito, hanno tradito, le loro declinazioni parlamentari si sono annacquate e scolorite fino al nulla, le loro possibilità di migliorare le nostre vite si sono ridotte infinitamente, quindi ci resta solo il Capo bravo e buono a cui affidarci, in cui sperare.
Di qui il passaggio graduale, ma visibile, dalle democrazie alle "democrature".
ALESSANDRO GILIOLI


EURO SOMMERSO
La Francia rinunciò ai suoi poteri nella maggior parte delle colonie africane negli anni ’60, (…) [ma li compensò] con la formulazione del Patto Coloniale Francese (CFA), uno strumento votato a perpetuare la natura parassitaria dell’era coloniale.
Quel che spicca in questo patto è la richiesta a questi paesi di usare una moneta comune (il Franco CFA), controllata direttamente dalla Banca Centrale Francese a Parigi.
Questa moneta era agganciata al Franco Francese, e nel 2002 con l’introduzione dell’euro, venne agganciata all’euro stesso.
Ciò significa che quattordici paesi africani non hanno una politica monetaria indipendente. Non hanno il diritto di determinare i dettagli di quanta moneta viene distribuita nella loro economia o di rivalutare la loro moneta a piacimento.
Tutte le decisioni di politica monetaria vengono controllate da Parigi.
N. R. MAKENA


L’ALTRA GUANCIA
Sicuramente non bisogna insegnare a porgere l’altra guancia perché, se questa fosse la regola, nella savana non si salverebbe nessuno.
Bisogna insegnare non tanto a porgere l’altra guancia, quanto a non dare il primo schiaffo. “Noi siamo animali sociali, e se tratterai male il prossimo, il prossimo tratterà male te: la cosa non ti conviene”.
Ecco una lezione etologica che è, nello stesso tempo, morale e fondata.
GIANNI PARDO


ADDESTRAMENTO MILITARE
E' risaputo che fare violenza agli altri, magari uccidere, è una azione che per il 90% delle persone e oltre va contro tutti i "principi" con i quali si viene educati e si è abituati nella sopracitata "civile convivenza".
Il risultato è che durante le guerre del passato la maggior parte dei soldati sparava di proposito per non colpire nessuno. Dopo che la cosa fu studiata in lungo e in largo, si addivenne a due principi base.
Primo, esiste una minoranza di persone per cui uccidere non è difficile e una ulteriore minoranza per cui è addirittura divertente. Questi vengono adibiti, da che mondo è mondo e in tutti gli eserciti e schieramenti (...) ad incarichi speciali, dove è richiesto di uccidere, chiunque, comunque, senza battere ciglio. Come se fosse una cosa "normale".
Poi c'è l'addestramento che funziona meglio tanto più è "estremo" nel senso della de-strutturazione della personalità per poi ri-strutturarla con degli automatismi ripetitivi per cui poi si uccide come reazione meccanica ad un certo stimolo, senza che ci sia tempo e modo per la censura razionale di intervenire.
Le persone condizionate in questo modo sono adibite a quelle operazioni dove non è richiesta autonomia di pensiero indipendente ma semplice forza d'urto, tipo fanteria di prima linea.
E' la ragione per cui i soldati oggigiorno faticano a riadattarsi alla "vita civile", non è tanto l'esperienza della guerra ma il condizionamento a reagire istintivamente col massimo della violenza senza pensare.
L.C.


FACEBOOK
Quello che mi dà fastidio di Facebook è che asseconda uno dei lati peggiori dell’essere umano, e cioè l’esibizionismo.
Pensatori più adatti di me hanno già commentato sull’effetto di queste vetrine virtuali, sul bisogno di apparire e quasi vendersi come merce in un negozio.
Perché devo sentire il bisogno di raccontare ogni minuzia della mia vita quotidiana su Facebook o Twitter?
A cinquecento persone interessa veramente che ho fatto una torta, litigato con un collega, o bevuto troppo la sera prima?
Peggio ancora: perché dare in pasto i dettagli più privati della propria vita a chicchessia?
GAIA BARACETTI

venerdì 6 dicembre 2019

La corruzione e il suo habitat

Tutti siamo stati protagonisti, almeno una volta nella vita, di una qualche forma di corruzione, in genere subita.
Ma se un singolo episodio, anche se estremamente sgradevole, può essere visto solo come una piccola ingiustizia, l'insieme di tanti episodi, continui e ripetuti, rappresenta un problema sociale di grande rilevanza, e finisce per modificare l'ambiente stesso della nostra vita collettiva.
Ce ne parla Marco Pierfranceschi in questo interessante articolo, tratto dal blog “Crisis?”. Buona lettura.  LUMEN
 

<< Quando leggiamo le statistiche della corruzione, (...) la maggior parte di noi pensa semplicemente al politico truffaldino che intasca la fatidica mazzetta, personaggio iconico che la fantasia popolare percepisce ormai circonfuso da un’aura di simpatica ribalderia. In realtà le ricadute negative della corruzione sono ben più numerose, estese e gravi di quanto ci si renda normalmente conto. (…)

In un sistema a corruzione endemica lo scambio di mazzette è solo la punta dell’iceberg. Una classe politica diffusamente delinquenziale deve attivamente alimentare un contesto sociale disfunzionale se vuole che il fenomeno corruttivo operi in maniera efficace.

Il terreno fertile per la corruzione è caratterizzato da istituzioni inefficienti, norme procedurali farraginose ed incoerenti che offrano ampio margine alla discrezionalità, corpi di pubblica sicurezza sotto organico e con risorse limitate, clientelismo diffuso, percorsi processuali lunghi ed incerti (con tempi di prescrizione irragionevolmente brevi) e, quel che è peggio, da un’opinione pubblica ignorante, distratta e politicamente poco reattiva.

Cominciamo dall’inefficienza della macchina pubblica. Drenare risorse da un sistema funzionale non è semplice, dal momento che in un simile contesto le imprese lavorano e vengono pagate, le opere realizzate e la popolazione è soddisfatta. Innescare un meccanismo di favoreggiamento all’interno di un tale processo richiede di farsi parte attiva nell’estorsione e rischiare di incontrare, dall’altra parte, cittadini ligi alle regole e pronti a denunciare.

Al contrario, con una macchina pubblica elefantiaca ed immobile si creano le condizioni ottimali perché qualsiasi intervento ‘facilitatore’ diventi indispensabile, e conseguentemente ‘retribuito’. Il punto, se ancora non è chiaro, non è tanto la singola mazzetta o la quantità di denaro sottratto, quanto la distruzione dell’efficienza della macchina pubblica indispensabile per dar vita ad un efficace sistema tangentizio.

Distruzione che ha, essa stessa, molte facce. Sul piano legislativo le leggi devono essere confuse e di difficoltosa applicazione, in modo da lasciare il massimo spazio da un lato all’inefficienza, dall’altro alla discrezionalità.

In seconda battuta va coltivata una classe di burocrati e tecnici conniventi, che non pretenda, e men che meno ottenga, di rimettere in discussione i protocolli attuativi disfunzionali rendendoli efficaci. Una classe politica corrotta non promuoverà i funzionari in base al merito o alla competenza, bensì in base alla disponibilità ad assecondarne le scelte.

Una volta messo a regime il sistema estorsivo occorre, parallelamente, depotenziare l’azione delle forze dell’ordine per ostacolare l’individuazione e la persecuzione dei comportamenti illegali. Ciò si realizza da un lato agevolando le carriere di funzionari conniventi col detto sistema, dall’altro riducendo progressivamente le capacità operative ed investigative. (…)

Il clientelismo, o voto di scambio, è solo un’ennesima testa dell’idra. Politici corrotti presidiano la macchina pubblica assumendo amici e parenti che, riconoscenti, garantiscono ossequio alle direttive ed un serbatoio di voti certi alle successive elezioni. Questo sistema consente di saccheggiare direttamente le imprese pubbliche con false fatturazioni senza nemmeno passare per la rischiosa richiesta di tangenti. (…)

Un simile sistema basato su irregolarità, inefficienze ed arbitrio finisce col trasformare l’organizzazione della macchina pubblica nell’equivalente di una guerra tra bande criminali, dove ogni funzionario, dipartimento o gruppo di potere, risponde alle pressioni di realtà analoghe, ivi inclusi i poteri economici esterni all’amministrazione.

I dipartimenti, invece di collaborare, si ostacolano l’un l’altro, ognuno cercando di sfruttare al massimo le proprie leve di potere. Essendo infiltrata a qualsiasi livello, al pari della Mafia in Sicilia, la corruzione diventa immenzionabile. O, per meglio dire, la corruzione non esiste.

Questo non richiede che tutti i politici, o tutti i funzionari, siano indiscriminatamente criminali. La politica è l’arte della manipolazione, e i manipolatori più abili occupano generalmente le posizioni apicali. Nei livelli intermedi troviamo spesso persone oneste e capaci, che provano a migliorare le cose, intrappolati come tutti gli altri nella tela del ragno.

Queste persone garantiscono al sistema criminale un’immagine di presentabilità nei confronti dell’elettorato, ma al contempo ogni iniziativa che propongono viene sabotata da parte della macchina amministrativa, o direttamente dai vertici del partito, vanificandone gli sforzi.

Analogamente l’attivismo dei cittadini viene sistematicamente ostacolato, in particolar modo quando cerca di promuovere valori positivi, salvo occasionalmente strumentalizzarne l’operato nel momento in cui si è in cerca di consenso elettorale. All’interno della macchina istituzionale, i pochi risultati positivi prodotti da un comparto eventualmente meno corrotto vengono sistematicamente boicottati e demoliti dagli altri, spesso per pura necessità di affermazione di potere.

In questo quadro complessivo emerge una evidente risonanza tra poteri economici speculativi e corruzione politica, entità diverse che operano scientemente ai danni sia dei cittadini che di una macchina pubblica efficiente, perennemente sospesi sul sottile crinale rappresentato dal dover realizzare l’opposto di quanto promesso senza che l’opinione pubblica se ne accorga, e camuffando le volontà speculative nella narrazione di problemi, ritardi ed inefficienze burocratiche.

Ma l’ultimo e probabilmente più disastroso effetto consiste nella lenta e progressiva distruzione dell’intelligenza e della capacità di attenzione dell’opinione pubblica, all’interno di un meccanismo che si autoalimenta. Meno la ‘governance’ funziona, più il cittadino si trova a dimenarsi all’interno di un sistema caotico ed incapace di fornire risposte efficaci alle sue necessità, e più attenzione dovrà dirottare sulle proprie esigenze minime di sopravvivenza.

Guidare in un traffico sregolato che divora energie ed ore di vita, rimbalzare da un ufficio all’altro, da una complicazione alla successiva, nell’incertezza di tutto, produce un consumo di risorse intellettive tale da rendere lontana, confusa e sfumata la percezione della devastazione sistemica complessiva.

Completa tale disastroso scenario l'asservimento dei mass-media. Giornali e televisioni diffondono un’informazione grossolana e manipolata, priva di memoria storica e lontana anni luce dalla pratica anglosassone del ‘fact-checking’, sovente ridotta al puro ruolo di grancassa delle esternazioni del politico di turno, diffusa in maniera totalmente acritica.

Trasferiti al livello nazionale questi meccanismi perversi generano un progressivo smantellamento del sistema scolastico, con peggioramento della qualità dell’istruzione, blocco del cosiddetto 'ascensore sociale' e fuga dei cervelli all’estero.

Ben lungi dal rappresentare una serie occasionale di singoli casi in cui il politico di turno ottiene la tradizionale ‘mazzetta’, il fenomeno corruttivo affligge l’intera organizzazione pubblica e statale, in forme diverse, e si riflette in una varietà e vastità di ambiti tra loro apparentemente non correlati. >>

MARCO PIERFRANCESCHI