venerdì 25 settembre 2015

Affari di Famiglia

Ma quanti tipi di Famiglia ci sono ?
Tantissimi direi: c’è la famiglia patriarcale e quella nucleare, quella mafiosa e quella professionale, quella allargata e quella mono-parentale, quella biologica e quella araldica.
Ma il tipo di famiglia che sta più a cuore alle anime belle della Chiesa Cattolica, e sulla quale si poggia gran parte della sua visione del mondo, è sicuramente la c.d. “famiglia naturale”, un concetto che appare ovvio ed ineccepibile, ma che, a ben guardare, non lo è.
Ce ne parla Alessandro Gilioli, ottimo giornalista dell’Espresso, in questo breve, ma esauriente, post tratto dal suo blog (con ampio poscritto).
LUMEN


<< Quella della cosiddetta famiglia naturale è una formula che sta entrando nel lessico politico come se avesse un senso, mentre un senso non ce l'ha. Non ce l'ha perché se c'è una cosa per antonomasia culturale e non naturale è proprio il matrimonio, quindi la famiglia che ne deriva: evento prettamente culturale perché frutto di elaborazioni e impegni esclusivi del ragionare umano e dei comportamenti sociali umani.

Del resto siamo l'unica specie ad aver ritualizzato e istituzionalizzato questa usanza, mentre in natura i nuclei sociali di base si compongono (quando si compongono) attraverso mille altri modi, dal branco alla colonia. E sempre in natura sono ampiamente diffusi comportamenti che i seguaci della cosiddetta famiglia naturale considererebbero decisamente contro-natura come l'omosessualità, la bisessualità, la masturbazione, la poligamia e la pedofilia, ma anche l'incesto e la necrofilia.

In altri termini, in natura le forme sia di sessualità sia di socialità (tanto utilitaristica quanto affettiva) contemplano una straordinaria e laicissima bio-diversità, compresi atti che presso di noi restano tabù, mentre tutti gli obblighi, gli impegni, i tabù e i divieti che hanno caratterizzato la storia della specie umana sono conseguenze di un'elaborazione culturale, non un'espressione della natura.

In particolare, per quanto riguarda l'omosessualità, è singolare che venga considerato innaturale un comportamento che appartiene a tutte le specie animali eccetto il riccio di mare. A meno che, naturalmente, non si consideri il riccio di mare l'unico portatore autentico del concetto di natura, ma francamente mi sembrerebbe una tesi un po' tirata - e non mi risulta apparire in alcun testo sacro.

Consiglio quindi fortemente ai sedicenti sostenitori della famiglia naturale di cambiare formula e di definirsi da paggi sostenitori della famiglia culturale, il che è da parte loro lecitissimo. Peraltro, pure chi, come noi, ritiene che abbiano diritto a definirsi famiglie anche nuclei diversi da quello classico (compresi quelli composti da omosessuali) è un sostenitore di regolazioni culturali della famiglia, perché nessuno tra noi pensa a istituzionalizzare pedofilia, incesto o altre forme sessuali proprie del mondo naturale.

Dunque in realtà né gli anti gay-marriage né i pro gay-marriage si adeguano alle usanze iper-libertarie della natura: entrambe le parti propongono invece regole (di origine culturale) per la definizione di famiglia. Solo che sono regole diverse. Insomma, alla fine, si tratta semplicemente di due visioni diverse di famiglia culturale.

Il che, mi rendo conto, relativizza la questione, togliendo ogni aggancio ontologico ai sedicenti (e falsi, come si è visto) sostenitori della famiglia naturale. Siamo infatti di fronte soltanto a due opzioni differenti, una più rigida e una più flessibile, di famiglia culturale. Si tratta di posizioni quindi con gli stessi fondamenti di legittimità, essendo entrambe figlie di elaborazioni culturali.

L'unica differenza è che, curiosamente, i seguaci di una delle due formule vogliono impedire qualcosa agli altri, mentre i seguaci dell'altra formula non vogliono impedire nulla ai primi. >>

ALESSANDRO GILIOLI


POSCRITTO - Non si può toccare l’argomento “famiglia”, senza volgere immediatamente il pensiero all’art. 29 della Costituzione italiana, caposaldo di tutto il nostro diritto di famiglia, che – com’è noto - recita: "La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio".
Si tratta di una affermazione di principio che appare ben fondata, ma che molti costituzionalisti hanno trovato ambigua e giuridicamente fuorviante. Quelle che seguono sono alcune considerazioni sull’argomento di Roberto Bin.

<< [L’art.29 della Costituzione] è una proposizione impossibile, una specie di equivalente legislativo delle scale di Escher. Verrebbe da dire che ha un senso, ma non un significato: ossia muove reazioni emotive abbastanza precise sul piano ideologico, ma non si traduce in regole giuridiche che possano basare un ragionamento argomentativo serrato.
L’idea di una "società naturale" porta con evidenza a postulare l’esistenza di un qualcosa che precede il diritto e lo Stato. Con coerenza l’art. 29 affermerebbe perciò che la Repubblica "riconosce" i diritti della famiglia, come a voler dire che questi preesistono all’ordinamento giuridico repubblicano, perché derivano dalla "natura delle cose" e non dal diritto stesso. (…) Ma esiste un concetto "naturale" di famiglia? (…)

Tutti gli studi storici, antropologici, sociologici, economici ecc. ci confermano che la famiglia e un’istituzione estremamente mutevole, per dimensione, organizzazione, funzione. Non occorre neppure analizzarla con strumenti sofisticati, perché appartiene alla stessa nostra esperienza diretta l’incredibile mutazione che la famiglia italiana ha subito nel corso di una o due generazioni. Oltre i confini geografici e storici della nostra esperienza diretta, poi, qualsiasi unità del concetto di famiglia si perde. 

E allora, cosa connota questa "società naturale"? Mi posso immaginare due tipi risposta, una in chiave psicologica, l’altra in chiave culturale.
La prima potrebbe portarci a dire che la "famiglia", qualsiasi ne sia l’estensione, l’organizzazione o la funzione, è comunque "naturale" nel senso che appartiene ai bisogni umani fondamentali, imprescindibili, legati alla socialità dell’uomo, alla sua riproduzione, alla sua affettività, al suo bisogno di riservatezza. La famiglia, insomma, denoterebbe quel primo e indispensabile esempio di "formazione sociale" di cui l’art. 2 della Costituzione garantisce e, ancora una volta, "riconosce" l’esistenza (…),.

Ma se così fosse, dovremmo ritenere che l’art. 29 ci rimanda ad un concetto estremamente ampio, destrutturato, di ‘famiglia’. Se ad essa si indirizza un bisogno "naturale" della persona, la ‘famiglia’ allora può assumere tante forme organizzative quante sono i modi in cui ognuno realizza la propria personalità. L’art. 29 verrebbe perciò ad essere letto come una garanzia di autonomia, di "auto-governo", ad un livello sociale minimo, di cui ognuno è padrone di individuare la fisionomia senza ingerenze dell’apparato pubblico. (…)
È chiaro che allora, per esempio, non vi sarebbe modo di negare la perfetta (nel senso di eguale) legittimità anche della famiglia omosessuale, così come di ogni altra formazione familiare "anomala". (Roberto Bin) >>

Conclusione ? Mi pare evidente che con l’art. 29 i nostri Padri Costituenti volevano dire una cosa ed hanno finito per dirne un’altra. Complimenti vivissimi. Lumen

sabato 19 settembre 2015

Il muro del riso

Quelli che seguono sono 9 brevi dialoghi (tratti dal web e parzialmente modificati), per sorridere un poco con l’umorismo ebraico ed i paradossi della religione. Buon divertimento. Lumen



Muro del pianto

GIORNALISTA – Scusate signore, ho visto che ogni giorno, mattina e pomeriggio, andate a pregare intensamente davanti al Muro del Pianto.
VECCHIO – E’ vero.

GIORNALISTA - Da quanto tempo vi recate qui per pregare ?
VECCHIO - Sono 40 anni che vengo qui.

GIORNALISTA - E per che cosa pregate ?
VECCHIO - La mattina prego per la pace nel mondo. Poi vado a casa e torno nel pomeriggio, e prego per la scomparsa della sofferenza e delle malattie.

GIORNALISTA - Ma, ditemi, come ci si sente a venire qui da 40 anni per pregare per queste cose ?
VECCHIO – Mi sembra di parlare al muro.



Terra promessa

YAHVEH – Allora, Mosè, hai qualche preferenza per la Terra Promessa ?
MOSE’ – Ce… ce… certo, Si…Signore.

YAHVEH – Bene, bene. E quale vorresti ?
MOSE’ - Ca... Ca... Ca...

YAHVEH - Vuoi dire Canaan, vero ? Ebbene, lodo la tua umiltà: hai scelto un territorio desertico e pietroso. Ebbene, ti accontento !
MOSE’ – Ca… Ca… Ca…

YAHVEH – Ho capito, ho capito, Canaan. Ora però devo andare. Buon viaggio a te e al tuo popolo.
MOSE’ - Ca... Ca... California !!!



Figli degeneri

BENIAMINO – Samuele, ti ricordi di mio figlio ? Tu sai che l' ho sempre educato nel rispetto della religione ebraica. E' successa una cosa strana: l'ho mandato in Israele perché cresca da vero ebreo, e lui... è tornato cristiano.
SAMUELE - E' strano. Anch' io ho educato mio figlio nel rispetto della vera religione, ma quando l'ho mandato in Israele, è tornato cristiano anche lui.

BENIAMINO - Questo è molto strano, parliamone al rabbino. Rabbi, i nostri figli che abbiamo educato da veri ebrei sono andati in Israele e sono tornati a casa cristiani. Non riusciamo a capire.
RABBINO - Questo è molto strano perché anche mio figlio, è andato in Israele e, malgrado sia stato allevato da vero ebreo, è tornato a casa cristiano.

SAMUELE – Cosa possiamo fare ?
 

RABBINO - Chiediamo al Signore. Signore di Israele, Dio di Isacco e di Giacobbe, ascoltaci, vogliamo chiederti un consiglio: i nostri figli, tutti degli ottimi ebrei, sono andati in Israele e sono tornati a casa cristiani; com’è possibile ?
YAHVEH - Questo in effetti è molto strano. Però, adesso che ci penso, anche mio figlio...



Il popolo eletto

YAHVEH – Egizi, sto cercando il popolo eletto. Volete esser voi ?
EGIZI - E in cosa consiste ?

YAHVEH - Consiste nel seguire i miei 10 comandamenti.
EGIZI - E cioè ? Dacci un esempio.

YAHVEH - Ad esempio: “Io sono il Signore, Dio tuo, non avrai altro Dio al di fuori di me”.
EGIZI - Eh no! Noi siamo abituati a tanti Dei: il Sole, Anubi, Iside e tanti altri; un Dio solo non è proprio possibile.

 

YAHVEH – Fenici, sto cercando il popolo eletto. Volete esser voi ?
FENICI - E in cosa consiste ?

YAHVEH - Consiste nel seguire i miei 10 comandamenti.
FENICI - E cioè ? Dacci un esempio.

YAHVEH - Ad esempio: “non rubare”.
FENICI - Eh no! Non è possibile! Noi siamo un popolo abituato a fare commerci in tutti i mari, e il commercio vuol dire anche un po' rubare...


YAHVEH – Greci, sto cercando il popolo eletto. Volete esser voi ?
GRECI - E in cosa consiste ?

YAHVEH - Consiste nel seguire i miei 10 comandamenti.
GRECI - E cioè ? Dacci un esempio.

YAHVEH - Ad esempio: Non desiderare la donna d'altri.
GRECI - Eh no! Non è possibile! Noi siamo un popolo dedito all'amore sotto tutti gli aspetti.


YAHVEH – Ebrei, sto cercando il popolo eletto. Volete esser voi ?
EBREI - E in cosa consiste ?

YAHVEH - Consiste nel seguire i miei 10 comandamenti.
EBREI - E quanto ci costano ?

YAHVEH - Ma nulla, sono completamente gratis !
EBREI - Beh, allora, li prendiamo tutti in blocco.



La carriera

RABBINO – Amico mio, che piacere rivederti. Come sta il tuo caro nipote?
PRETE - Bene grazie. E' un ragazzo molto buono. Senza dubbio diventerà un prete come me! E il tuo?

RABBINO - Il mio ha finito il liceo e si è iscritto a ingegneria.
PRETE - Sai, mio nipote è talmente bravo che forse diventerà vescovo.

RABBINO - Il mio invece è così intelligente che riuscirà a entrare alla NASA.
PRETE – Sì, sì, va bene. Ma mio nipote diventerà addirittura cardinale !

RABBINO - Cardinale...e poi basta ?
PRETE – Beh, magari diventerà Papa.

RABBINO - Papa... e basta ?
PRETE - Come, Papa e basta ? Che cosa vuoi, che diventi Dio?

RABBINO - Non faccio per vantarmi, ma uno dei nostri ragazzi c'è riuscito…



Naufraghi

RICCO EBREO – Hai visto, ragazzo, che la fortuna ci ha aiutati ? E’ vero, abbiamo fatto naufragio, ma noi due ci siamo salvati.
MARINAIO – Sì, signore, ma siamo su un’isola deserta. Come faremo ?

RICCO EBREO – Stai sereno e non ti preoccupare.
MARINAIO – Ma qui ci troviamo a centinaia di chilometri dalla terra ferma. E le vostre vacanze erano segrete, nessuno sa dove siamo. Non ci troveranno mai più e moriremo su quest'isola….

RICCO EBREO – Ma no, ma no. Ti racconterò una cosa: cinque anni fa ho donato 200.000 dollari alla Società per l'Unità Ebraica. L'anno seguente, e nei due successivi ho fatto lo stesso. Poi due anni fa ne ho donati 500.000, e l'anno scorso un milione.
MARINAIO – E allora ?

RICCO EBREO - Oggi inizia la loro raccolta annuale di fondi. Stai sicuro che ci trovano.



L’incidente

RABBINO – Mamma mia che incidente. Che botto.
PRETE – Sono tutto intontito.

RABBINO – Ma voi siete un prete.
PRETE – E voi siete un rabbino. Un collega, in fondo...

RABBINO - Dio ha voluto che non ci facessimo niente, malgrado le auto siano distrutte. E questo è un miracolo, un segno del Signore. Egli vuole che noi ci si ami come fratelli e si viva in pace per il resto dei nostri giorni.
PRETE – Avete ragione.

RABBINO - Guardate, fratello, un altro miracolo! La mia auto è distrutta, ma questa bottiglia di brandy è intatta. Dio vuole che noi brindiamo allo scampato pericolo. Ecco a voi.
PRETE – Grazie. Oh, sapete, è proprio buono. A voi.

RABBINO – Ora la chiudo.
PRETE – Ebbene ? Non bevete voi ?

RABBINO – No, grazie. Penso che aspetterò l'arrivo della polizia.



La maggioranza

RABBI DAVID – Ma non è possibile. Ogni volta che discutiamo sulle Sacre Scritture, voi tre siete sempre in disaccordo con me.
ALTRI RABBINI – Perché hai torto. Ti devi rassegnare.

RABBI DAVID – Questa volto no. Questa volta sono sicuro di avere ragione.
ALTRI RABBINI – Ma figurati. E’ come le altre volte.

RABBI DAVID – E allora mi appello all’altissimo. E vedremo.
ALTRI RABBINI – Fai pure. Tanto abbiamo ragione noi.

RABBI DAVID – Oh, Signore! So in cuor mio di avere ragione ! Dammi un segno che io ho ragione e loro torto, così da convincerli !
YAHVEH – SI’, HAI RAGIONE TU, RABBI DAVID !

RABBI DAVID – Avete visto ? Cosa vi dicevo ? Anche Lui dice che avevo ragione io.
ALTRI RABBINI – Sì, va bene, ma non cambia nulla.

RABBI DAVID – Come, non cambia nulla ?
ALTRI RABBINI - Adesso siamo pur sempre 3 a 2.



La busta

CARDINALE – Santo Padre, c’è una visita per voi: il Capo Rabbino di Roma.
PAPA – Bene. Che entri.
 

RABBINO – Lieto di vedervi. E congratulazioni per la vostra recente elezione al soglio di Roma.
PAPA – Grazie.
 

RABBINO – Oggi è la vigilia di Pasqua, quindi, come da tradizione, vi devo consegnare questa busta.
PAPA – Una busta molto vecchia, vedo.
 

RABBINO – Sì molto, molto vecchia. Ecco a voi.
PAPA – Posso aprirla ?


RABBINO – Certamente.
PAPA – Oh, santo cielo. Cosa vedo. Tenetela pure voi.

RABBINO – No, no, tenetela voi.
PAPA – Ma ci mancherebbe. E’ vostra senz’altro.

CARDINALE – Ma insomma, Santo Padre, cosa c’è nella busta ?
PAPA – Il conto.

CARDINALE – Quale conto ?
PAPA - Il conto dell’Ultima Cena !


sabato 12 settembre 2015

Le invasioni barbariche

Questo post è dedicato alla temibile invasione che l’Europa sta subendo da alcuni mesi a questa parte e della quale non si riesce a vedere la fine.
I governi parlano di migrazione, ma il termine non è corretto: le migrazioni si fanno verso i territori scarsamente popolati, dove vi è necessità di forza lavoro.
L’Europa invece è già satura sia di persone che di occupazione (per non parlare dell’enorme pressione ambientale), e quindi si deve parlare di invasione. Un’invasione che l’Europa, anche per motivi ideologici, pare incapace di affrontare.
Quelli che seguono sono alcuni pareri sparsi che ho trovato sul web; seguirà breve poscritto. LUMEN
 
 
EDWARD LUTTWAK (da un’intervista al Giorno)
<< Il problema è che l'Italia ha sì la forza per un intervento para-militare, ma non la volontà di farlo: l'Italia ha il Papa. E questo Papa ritiene che si debbano accogliere tutti. Del resto sin dall'inizio ha mandato il segnale sbagliato, quando fece il primo pellegrinaggio a Lampedusa. E invece non si rende conto di collaborare, suppongo involontariamente, a un suicidio epocale, quello dell'Europa cristiana. (…)
Questo Papa farebbe bene a ripassarsi la storia. Vorrei ricordare come finì la civiltà romana. Arrivarono i barbari dal nord. Ora vengono dal sud. Alle invasioni barbariche seguirono cinquecento anni di secoli bui. Ce ne vollero altri trecento perché l'Europa conoscesse un Rinascimento. Nell'Europa attuale non vedo alcuna volontà di sopravvivenza. >>
 
 
PIETRO MELIS (dal suo blog)
<< Il governo [italiano] (…) è corresponsabile di questa continua invasione giocando a scarica-barile: se ne deve occupare l'Europa. NO, maledetti ! Ve ne dovete occupare voi, smettendo di andare a prendere questi invasori vicino alle coste della Libia, con sperpero di mezzi e di danaro. (…) Gli ignoranti o i disonesti dicono che la legge internazionale del mare impone il salvataggio di un natante che si trovi in difficoltà. Ma non aggiungono che questi natanti debbono essere regolari, cioè debbono battere bandiera di uno Stato in cui figurano registrati. Altrimenti sono dei fuori legge, dei pirati, che non hanno diritto ad alcun soccorso.  >>
 
 
FRANCESCO (dal suo blog “Paucitas Nobilitat”)
<< Evidentemente l'Europa ha benessere da buttare, e ambiente ancora da distruggere. Ha soldi da regalare per gli invasori, lavoro da dare ad essi anziché agli autoctoni, e carceri ancora non tanto piene. Ha marciapiedi di città ancora non troppo affollate, e strade ancora non troppo intasate di macchine.
Ha aria ancora non troppo mefitica, e acqua ancora e ancora da condividere, così da darne sempre di meno a ciascuno. Ha tanti spazi da adibire ancora a discariche, e materie prime, tutte quelle che vuole. >>
 
 
MR KEY (commento dal blog “Un pianeta non basta”)
<< Avete idea di cosa significhi "difesa dei confini" ? (…) Servono interventi ? Certo. Ma gli interventi servono già ora e, nel nostro caso, riguardano per prima cosa l'interruzione della fonte di danno più consistente: l'immigrazione. Attenzione, non extracomunitaria, di massa, eccessiva, incontrollata o chissà che altro; no, l'immigrazione in ogni sua manifestazione. >>
 
 
AGENZIA FRONTEX (da un comunicato)
<< I guadagni delle organizzazioni criminali derivanti dal traffico dei migranti - combinato con quello di esseri umani a fini di sfruttamento sessuale e lavorativo - hanno superato quelli derivanti dal traffico di armi e droga. Probabilmente è il business illegale più redditizio che ci sia al momento.  >>
 
 
ALESSANDRO GILIOLI (dal suo blog “Piovono rane”)
<< Tra i raccoglitori d'uva a giornata, quest'anno è scoppiata una doppia conflittualità: i braccianti italiani contro gli stagionali provenienti dalla Bulgaria e dalla Macedonia (che accettano paghe sotto i 4-5 euro l'ora), ma anche gli stagionali dell'est contro gli immigrati africani che stanno nei centri d'accoglienza: i quali, avendo vitto e alloggio gratuiti, ne accettano pure due e mezzo, di euro all'ora.  >>
 
 
ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA (dal Corriere della Sera)
<< Con quanti migranti deve prepararsi a fare i conti l’Europa ? Decine di migliaia ? Centinaia ? Milioni ? Nessuno può dirlo. >>
 
 
AGOBIT (dal suo blog “Un pianeta non basta”)
<< Dunque non c'è scampo. Non siamo in grado di difenderci, di difendere la nostra Terra, i nostri paesaggi, il nostro suolo verde e incontaminato rimasto. Nessuno è in grado di difendere la natura della penisola. Non siamo in grado forse di difendere la civiltà e la natura dell'Europa intera. Non sono questi che arrivano che spaventano, non sono i barconi, i treni presi d'assalto. (…) 
Quello che spaventa è quello che ancora non si vede, è l'ondata che si sta preparando nella profondità abissale dei continenti in esplosione demografica, è il futuro inimmaginato e inimmaginabile quello che spaventa. Quello che spaventa e la incapacità di percepire le responsabilità, di comprendere l'origine del bene e del male. E' una seconda cacciata dal Paradiso terrestre, cioè dal pianeta Terra, forse quella definitiva.   >>
 
 
POSCRITTO
Tutti i “picchisti” (quorum ego) sono d’accordo sul fatto che la “grande crisi ambientale” deve arrivare, ma hanno opinioni molto diverse sul “come” e, soprattutto, sul “quando”: c’è chi dice fra 10 anni, chi fra 20 anni, chi fra 30.
Spero di sbagliare, ma ho l’impressione che la “grande crisi” stia incominciando proprio ora, con l’invasione dell’Europa.
Come si evolverà questa crisi, non lo può sapere ancora nessuno: probabilmente si tratterà di un inizio lento, che non porterà gravi scossoni ancora per un po’; ma il ballo è incominciato. Che la fortuna ci assista. 
LUMEN
 

sabato 5 settembre 2015

Io, Robot

E’ noto che i moderni neuro-scienziati hanno definitivamente messo in soffitta il buon vecchio “homunculus cartesiano”, ovvero quell’io interiore che dovrebbe guidare i nostri pensieri e le nostre azioni e che invece, a quanto pare, non esiste in nessun luogo del nostro cervello.
Ma se l’homunculus non esiste, anche l’idea del “libero arbitrio” finisce per entrare in crisi, avendo perso il suo attore principale. Non sarà che dobbiamo mandare in soffitta anche il (consolante) concetto di “libero arbitrio” ?
Quelle che seguono sono alcune riflessioni sull’argomento della fisica tedesca Sabine Hossenfelder, la quale, pur non essendo una studiosa di neuro-scienze, sembra sapere benissimo di cosa parla (dal sito “Le Scienze”). 
LUMEN

 
<< Quando qualcuno parla di una “domanda a cui la scienza non può rispondere”, ciò che intende realmente è una domanda per cui non vuole una risposta. E' vero, la scienza può essere molto irriverente verso le convinzioni delle persone. Ma mentre sono disposta ad accettare il desiderio di credere anziché di sapere, mi arrabbio se qualcuno spaccia i propri desideri per un argomento reale.

“Gli esseri umani hanno il libero arbitrio?” è una domanda che mi interessa profondamente. E' al centro del nostro modo di comprendere noi stessi e di organizzare il nostro vivere insieme. E ha anche un ruolo centrale per i fondamenti della meccanica quantistica.

Nei più reconditi recessi del mio animo, sono convinta che non stiamo facendo alcun progresso nella gravità quantistica perché i fisici non sono capaci di abbandonare la loro fede nel libero arbitrio. E dai fondamenti della meccanica quantistica questo freno si ripercuote fino alle neuroscienze e alla politica. (…)

A quanto pare, suggerire che il libero arbitrio non esiste è in grado di sconvolgere anche nel XXI secolo. Non bisogna farlo, perché si presuppone che dirlo basti a rendere immorali gli altri. (…) Ma non c'è ragione di preoccuparsi. Questi timori nascono da un fraintendimento su ciò che vuol dire non avere il libero arbitrio. (…)

Ma prima lasciatemi spiegare perché, stando alle migliori conoscenze attuali delle leggi della natura, non abbiamo il “libero arbitrio”. Partiamo dai fatti.

Fatto 1: Tutto nell'universo, compresi noi e il nostro cervello, è costituito da particelle elementari. Quello che fanno queste particelle è descritto dalle leggi fondamentali della fisica. Tutto il resto, in linea di principio, deriva da questo. Ne consegue che, per quanto poco pratico, in linea di principio si può descrivere, per esempio, l'anatomia umana in termini di quark ed elettroni.

Gli scienziati delle altre discipline usano però componenti più grandi e cercano di descriverne il comportamento. L'utilità pratica del ricorso a scale variabili e componenti sempre più grandi - e la precisione approssimativa di tale procedura - si chiama “emergenza” [di una proprietà]. In linea di principio, però, tutte queste proprietà derivano dalla descrizione fondamentale. Questo è ciò che viene definito “riduzionismo”.

L'idea che le proprietà emergenti dei grandi sistemi non derivino dalla descrizione fondamentale si chiama “emergenza forte”. Ad alcuni piace affermare che, solo perché un sistema (per esempio il cervello) è costituito da molte componenti, è in qualche modo esente dal riduzionismo e che qualcosa (il libero arbitrio) “emerge in modo forte”. Ma il fatto è che non esiste un solo esempio noto di un simile evento, né esiste alcuna teoria – neppure una non sperimentata – su come può funzionare una simile “emergenza forte”.

E' del tutto irrilevante che il sistema sia caratterizzato da aggettivi come aperto, caotico, complesso o consapevole. Si tratta sempre solo di un numero molto grande di particelle che obbediscono alle leggi fondamentali della natura. Allo stato attuale, credere nell'emergenza forte si colloca sullo stesso livello intellettuale del credere in un'anima immortale o nella percezione extrasensoriale.

Fatto 2: Tutte le leggi fondamentali conosciute della natura sono o deterministiche o casuali. Per quanto ne sappiamo attualmente, l'universo si evolve grazie a una miscela di entrambe, ma quali siano le esatte proporzioni della miscela non sembra rilevante per quanto segue.

Detto ciò, devo spiegare cosa intendo esattamente per assenza del libero arbitrio:

a) Se le tue decisioni future sono determinate dal passato, non hai il libero arbitrio.
b) Se le tue decisioni future sono casuali, significa che nulla le può influenzare, e quindi non hai il libero arbitrio.
c) Se le tue decisioni sono una qualsiasi combinazione di a) e b), non hai il libero arbitrio.

In quanto precede, si può leggere “tu” come “qualsiasi sottosistema dell'universo”, i dettagli non contano. Dal Fatto 1 e dal Fatto 2 segue direttamente che - secondo la definizione di mancanza di libero arbitrio in a), b), c) - il libero arbitrio è incompatibile con ciò che conosciamo attualmente della natura.

Ammetto che ci sono altri modi per definire il libero arbitrio. Alcuni, per esempio, vogliono chiamare “libera” una scelta se nessun altro avrebbe potuto prevederla, ma per quello che mi riguarda questo è solo pseudo-libero arbitrio. Non ho parlato di neurobiologia, di coscienza, di subconscio o di persone che premono pulsanti. Non mi serve.

Perché il libero arbitrio esista, è necessario che sia consentito dalle leggi fondamentali della fisica. [Ovviamente, questo] è necessario, ma non sufficiente: se si potesse rendere il libero arbitrio compatibile con le leggi della fisica, sarebbe ancora possibile che la neurobiologia trovi che il nostro cervello non è in grado di usare quell'opzione. La fisica non può dire che il libero arbitrio esiste, ma può dire che non esiste. Ed è quello che ho appena detto. (…)

Ed ecco i principali equivoci in materia di libero arbitrio.

1. Se non hai il libero arbitrio, non puoi o non devi prendere decisioni.
Indipendentemente dal fatto che tu abbia o meno il libero arbitrio, il tuo cervello esegue valutazioni e produce risultati, e questo è ciò che significa “prendere una decisione”. Non si può non prendere decisioni. Il fatto che i tuoi processi mentali siano deterministici non comporta che non debbano essere eseguiti in tempo reale. Lo stesso vale anche se hanno una componente casuale.

Questo equivoco nasce da una concezione “divisa” della personalità: le persone immaginano se stesse come se, nel cercare di prendere una decisione, fossero ostacolate di qualche malvagia legge di natura che sfida il libero arbitrio. Questo naturalmente non ha senso. Tu sei qualsivoglia processo cerebrale che funzioni con qualsivoglia input che riceve. Se non hai libero arbitrio, non l'hai mai avuto, e finora te la sei cavata bene. Puoi continuare a pensare nello stesso modo in cui hai sempre pensato. Lo faresti comunque.

2. Senza il libero arbitrio, non hai alcuna responsabilità delle tue azioni.
Anche questo equivoco deriva da una concezione “divisa” della personalità. Tu sei quello che prende le decisioni (raccogliendo informazioni ed elaborandole) ed esegue le azioni (atti sulla base dei risultati). Se le tue azioni sono problematiche per gli altri, tu sei la fonte del problema e gli altri prenderanno misure per risolvere il problema. Non è che abbiano molta scelta.

Se il risultato dei tuoi processi cerebrali rende difficile la vita di altri, sarai tu a essere incolpato, recluso, mandato in psicoterapia o preso a calci. E' del tutto irrilevante che la tua elaborazione difettosa delle informazioni sia o meno inscritta nelle condizioni iniziali dell'universo; la questione rilevante è ciò che ti porterà il futuro, se altri cercano di sbarazzarsi di te. La parola “responsabilità” è uno specchietto per le allodole, perché è tanto mal definita quanto inutile.

3. Non bisogna dire alla gente che non ha il libero arbitrio, perché pregiudica le regole di una società moralmente giusta.
Questo equivoco si fonda sui primi due e sull'idea che senza il libero arbitrio la gente non ha ragione di riflettere sulle proprie azioni e tenere conto del benessere altrui. Questo, naturalmente, è sbagliato.

L'evoluzione ci ha dotato della capacità di stimare l'impatto futuro delle nostre azioni e la selezione naturale ha preferito coloro che hanno agito in modo che gli altri fossero d'aiuto rispetto ai loro bisogni, o almeno non apertamente aggressivi verso di loro. Anche senza il libero arbitrio, le persone devono comunque prendere decisioni e saranno comunque biasimate se rendono infelice la vita di altre persone. (…)

4. Se non hai il libero arbitrio, le tue azioni possono essere previste.
Anche se in via di principio i processi cerebrali fossero prevedibili, è altamente opinabile che in pratica sia possibile prevederli. Inoltre, come ho spiegato prima, questi processi potrebbero avere una componente casuale che, sempre in via di principio, non è prevedibile. Allo stato attuale non è molto chiaro quale potrebbe essere il peso di una tale componente.

5. Se non c'è il libero arbitrio, il futuro è determinato dal passato.
E’ lo stesso equivoco del caso 4. Per quanto ne sappiamo, la casualità è una componente delle leggi fondamentali. In questo caso, il futuro non è determinato dal passato, ma nemmeno esiste il libero arbitrio, perché niente può influenzare questa casualità. (…)

Voglio essere molto chiara: non ho detto che il libero arbitrio non esiste. Ho detto che non esiste in base alle nostre migliori conoscenze attuali di come funziona la natura. Se si vuole conservare il libero arbitrio è meglio presentarsi con una buona idea su come renderlo compatibile con le conoscenze scientifiche esistenti. Voglio vedere il progresso, non cortine fumogene di “emergenza forte”, “qualia” e altre fantasie. >>

SABINE HOSSENFELDER