mercoledì 9 aprile 2025

Banco di Beneficenza

Torno a parlare (male) dei buonisti e della carità interessata, con questo post al vetriolo di Uriel Fanelli, tratto dal suo blog personale (LINK).
Le considerazioni di Fanelli possono apparire un po' troppo ciniche o anche eccessive, ma la sua analisi psicologica dei 'buonisti' mi sembra abbastanza centrata.
LUMEN


<< La beneficenza (...) appartiene alla categoria delle manifestazioni di potere. In quanto tale, e’ un vero proprio atto di sopraffazione, che approfitta della debolezza (indigenza) di chi subisce questo atto: essendo povero sei costretto a subire la beneficenza per vivere. (…)

La beneficenza [infatti] e’ tutta una serie di cose:
= La beneficenza e’ uno status symbol. Chi fa beneficenza? I ricchi. Chi ha una fondazione per aiutare l’ Africa? Bill Gates. Chi riceve beneficenza? I poveri. La beneficenza ha tutte le qualita’ degli status symbol. Potete possedere un’auto costosa, frequentare determinati locali o fare beneficenza: socialmente, siete riconoscibili come ricchi in tutti i casi.

= La beneficenza e’ un atto di superiorita’. Normalmente chi fa beneficenza non chiede nulla in cambio. Le associazioni di beneficenza non chiedono a chi viene beneficato di , che so, aiutarli nelle loro attivita’. Tra dare cibo ad una persona e mandarla via e dare cibo ad una persona e , che so, farsi aiutare in cucina, la differenza starebbe nella dignita’: ma lo scopo della beneficenza e’ l’umiliazione pubblica, quindi non si tollera alcuna beneficenza che sfoci in un rapporto do-ut-des, che sarebbe paritario.

= La beneficenza e’ un insulto deliberato. Il fatto che ad una persona beneficiata non venga mai offerto alcun modo di sdebitarsi , ne’ gli sia consentito di farlo, classifica la beneficenza come un atto di deliberata offesa. (...)

= La beneficenza e’ una libera scelta solo da un lato. Quando si fanno presenti queste cose, immediatamente parte la storia che “si, ma se ti metti nei loro panni e’ una manna dal cielo, mentre tu ci rimetti il superfluo”. E non ci si rende conto che si sta semplicemente enunciando la propria superiorita’: posso farlo perche’ sono ricco, deve subirlo perche’ e’ povero.

= La beneficenza e’ economica. Tra gli status symbol, la beneficenza e’ quella accessibile gia’ al ceto medio, e persino alla working class. In quanto tale, si tratta del piu’ economico tra gli status symbol: sentirsi superiori agli altri per un vestito piu’ lussuoso puo’ costare centinaia di euro. Sentirsi superiori ad un tizio che chiede l’elemosina ne costa uno o due.

La beneficenza e’ l’unico rapporto di umiliazione pubblica ad essere socialmente tollerato, per la semplice ragione che, come tutti gli status symbol, e’ troppo piacevole e diffuso perche’ le masse accettino di rinunciarvi.

Se proponiamo di passare dalla beneficenza al welfare, per esempio, molti non ci stanno piu’. Se creassimo un ente statale con la finalita’ di raccogliere soldi per la beneficeza ai clochard, e poi si occupi di distribuire ad ogni clochard un assegno giornaliero, scopriremmo che nessuno la troverebbe piu’ affascinante. Le forme di contribuzione volontaria al welfare, che di per se’ hanno la stessa identica funzione di ridistribuzione della ricchezza, non sono amate quanto la beneficenza che avviene in pubblico, col rapporto personale. Perche’?

Perche’ non vedendo il beneficiato, ci viene tolta la libidine di sentirci superiori ad un essere umano in carne ed ossa. La sopraffazione, cioe’, deve essere personale. Se non vediamo la persona che abbiamo sopraffatto di fronte a noi, non sembra la stessa cosa. Si dice che e’ “impersonale”, ma se il punto fosse dare da mangiare, non farebbe alcuna differenza.

E qui andiamo a quelli che continuano a dire “L’ occidente deve aiutare” In realta’ si tratta di persone che stanno cercando di sancire la superiorita’ dell’ occidente. Il meccanismo e’ lo stesso di quello dell’elemosina: nel momento in cui diamo, stiamo dicendo sempre tre cose:
= Abbiamo del superfluo da dare.
= Loro sono cosi’ disperati da accettare.
= Noi siamo sempre migliori di loro.

Se la terza frase vi sfugge, proviamo a farci delle domande. Quando avviene una catastrofe naturale in qualche “Sarkazzistan”, o quando veniamo a sapere che esistono bambini poveri in qualche paese (…), allora noi andiamo dalle nostre associazioni caritatevoli a dare dei soldi. Perche’ noi siamo “i paesi industrializzati”. Questi paesi, che hanno emergenze, si rivolgono inoltre ai vari enti come Unicef, FAO, e compagnia bella, allo scopo di ricevere fondi per alleviare le sofferenze dei loro popoli.

Adesso faccio una domanda: durante l’ultima crisi finanziaria, ma anche durante l’ultimo terremoto in Italia, o durante l’ultima inondazione, o quando ISTAT ha detto che ci sono 7 milioni di famiglie povere in Italia, o quando salta fuori che di conseguenza ci sono N centinaia di migliaia di bambini poveri in italia, qualcuno in Italia ha mai proposto di chiedere l’ elemosina di paesi piu’ ricchi? (...)

Perche’ non chiedere agli enti di beneficenza come UNICEF di aiutare i bambini italiani poveri, o la FAO ad aiutare le femiglie italiane in difficolta’? Perche’ non accettare la beneficenza dei paesi ricchi di liquidita’, come la Cina? Tutti allora vi metterete a dire che “non siamo ancora a questo punto”, che “possiamo farcela da soli”, “non siamo ancora costretti a farlo”, “sarebbe troppo umiliante”. Ma guarda caso, e’ proprio quello che voi proponete di fare con gli altri.

Allora, sembra che sia del tutto logico se voi fate l’elemosina agli altri, ma quando si tratta di chiederla, si scopre che e’ umiliante, che piuttosto vi arrangiate, che non siete ancora costretti a chiederla… insomma, che e’ davvero una cosa brutta. Non e’, quindi, quella cosa benevolente, frutto di umana fratellanza (ovvero eguaglianza): e’ una semplice dimostrazione di superiorita’ di chi la offre, o una dichiarazione di sconfitta di chi la chiede.

Del resto, anziche’ dare soldi in aiuti a chi sta male si potrebbero stipulare trattati commerciali che aiutino quelle nazioni a riprendersi, MA in quel caso si uscirebbe dall’elemosina, e questo togliere all’occidente l’assunzione di superiorita’ che lo spinge a fare elemosina. Avere aiuti “in cambio di qualcosa” (…) non e’ accettabile come elemosina: non perche’ non sarebbe giusto sdebitarsi, ma perche’ consente a chi riceve l’elemosina di conservare la dignita’ del “do ut des”, ovvero di sfuggire all’umiliazione totale.

Se osservate bene chi siano i maggiori contribuenti delle entita’ caritatevoli dell’ ONU, della FAO, e di tutti gli altri enti simili, scoprite che sebbene l’occidente sia in declino e si venga superati da altre nazioni in via di sviluppo, la quantita’ di soldi dati in aiuti per i paesi poveri e’ cambiata di pochissimo. I soldi degli aiuti ai poveri africani arrivano, esattamente come prima, sempre dagli stessi paesi: il fatto che l’ Italia sia stata superata dal Brasile in termini economici non significa che il Brasile donera’ piu’ soldi dell’ Italia ai paesi dove si fa la fame. (...)

Dietro questo punto si nasconde lo spartiacque, la forza che spinge ogni paese occidentale a dire “dobbiamo aiutarli”: la convinzione di essere superiori. E a maggior ragione durante una crisi tremenda, quando la superiorita’ viene messa in dubbio, non sperate che questo bisogno si attenui: e’ proprio quando la superiorita’ viene messa in dubbio che c’e’ bisogno di conferme. >>

URIEL FANELLI

giovedì 3 aprile 2025

Pensierini – LXXXV

SCIENZA E CONOSCENZA
Essendo un grande ammiratore della Scienza, posso permettermi il lusso, per una volta, di parlarne in modo critico.
Il punto dolente è quello dei rapporti tra scienza e potere, a proposito dei quali Luca Pardi ha fatto questa acuta osservazione:
« La società industriale ha sviluppato e finanziato la scienza [solo] per progredire nel campo dell’ottimizzazione di ognuno dei [suoi] fattori produttivi, incluso quello dello sterminio dei concorrenti.
Le scienze dure come quelle soft, quelle naturali come quelle sociali servono a questo, aumentare la potenza. La conoscenza è solo un sottoprodotto ».
L'affermazione di Pardi è ineccepibile, perchè la storia lo ha dimostrato ampiamente, e quindi, anche se non fa piacere, bisogna accettarla.
Per fortuna, la conoscenza scientifica, una volta acquisita, resta comunque un valore a disposizione di tutti. E non è una cosa da poco.
LUMEN


INCREDIBILE MA FALSO
'Incredibile ma vero' è il titolo di una fortunata rubrica della Settimana Enigmistica, che riporta le notizie più strane e stravaganti, ma vere, che ci giungono dal mondo.
Si tratta di un ossimoro simpatico ed innocuo, che però, in caso di propaganda, può essere facilmente rovesciato in 'verosimile ma falso'.
I media sono sempre esistiti (anche prima dell'invenzione della stampa, quando si basavano sui raccoti orali), ma oggi, grazie alle tecnologia moderna, abbiamo raggiunto un livello di inter-connessione vertiginoso.
Mi chiedo quindi; ma il Web, nel quale navighiamo allegramente ogni giorno, come si pone ?
Si pone sostanzialmente a metà, nel senso che vi si trova (letteralmente) di tutto, ma che le verità e le falsità sono talmente intrecciate da rendere molto difficile l'orientamento.
Però, come si fa a rinunciare a questa cornucopia (quasi gratuita) della conoscenza, a questo contenitore infinito di cose interessanti ?
Io, nel mio piccolo, non ci riuscirei mai e quindi mi limito a richiamare un vecchio detto latino che mi sembra appropriato: SI SAPIS, SIS APIS, Se sei saggio, fai come l'ape (che sceglie fior da fiore).
LUMEN


STATO ETICO
Gli studiosi di socio-politica tendono a distinguere, a grandi linee, tra Stato Etico e Stato Laico.
I primi seguono, nelle loro leggi, una bel precisa ideologia (religiosa o di altro genere), mentre i secondi si dichiarano eticamente neutri.
Nelle pratica, però, le cose sono molto più sfumate ed al riguardo ho letto una bellissima frase di Roberto Pecchioli, che condivido senza riserve:
« Lo Stato eticamente neutro non esiste: attraverso leggi e politiche, i governanti inviano sempre messaggi di approvazione o disapprovazione ».
Non voglio dire che le autocrazie siano uguali alle democrazie liberali: le differenze ci sono e (per nostra fortuna) sono notevoli.
Ma è sempre molto difficile tenere il diavoletto etico fuori dalla porta.
LUMEN


CAPO-BRANCO
Si dice che, per un cane, il 'padrone' umano rappresenti una sorta di capo-branco, di 'maschio alfa' (anzi super-alfa).
Questo è vero, ma con una differenza importante: che il capo-branco è un suo simile, quindi anche un concorrente sessuale, mentre il 'padrone' umano non lo è.
Quindi, il cane lo sente superiore a sè (in genere, molto superiore), ma in modo diverso.
Tanto è vero che manifesta nei confronti del 'padrone umano' un affetto sincero e fiducioso, che non potrebbe mai riservare ad un semplice capo-branco.
LUMEN


CALO DEMOGRAFICO
Il calo demografico dell'occidente è un problema che sicuramente esiste.
Si può discutere (come ho fatto spesso nel blog) se sia un bene o sia un male, ma certamente non lo si può negare,
I natalisti si augurano che i governi intervengano attivamente, con norme e provvidenze, a favore della natalità, ma io credo che, anche volendo, non sia possibile fare molto.
I motivi della decrescita demografica, infatti, sono diversi, ma quello fondamentale è legato al lavoro fuori casa delle donne, che non hanno più il tempo materiale di seguire i figli di persona.
Se si vuole intervenire, pertanto, bisognerebbe farlo in quella direzione, ma il lavoro femminile è ormai uno dei pilastri dell'economia occidentale e, anche dal punto di vista ideologico (dei diritti civili), è diventato un tasto molto delicato.
Quindi nessun governo riuscirà mai ad intervenire su di esso.
LUMEN

domenica 30 marzo 2025

L'altra Bibbia

Ho già parlato, in alcuni post precedenti, dei libri di Mauro Biglino e della sua interpretazione letterale della Bibbia.
Un'interpretazione che non solo rivoluziona il significato degli eventi narrati, ma, soprattutto, trasforma la Bibbia da libro sacro, che parla di un unico Dio, in una narrativa epica, ricca di personaggi e di avventure, come accade per l'Iliade, l'Odissea e gli altri testi leggendari delle culture antiche.
Portata alle sue estreme conseguenze, la storia della Bibbia sarebbe il racconto della discesa sulla Terra di una civiltà aliena molto progredita e della sua interazione con gli esseri che ci vivevano.
A questo argomento è dedicato il pezzo di oggi, che mi è stato mandato dall'amico Roberto Duria.
Io, personalmente, non credo a questa teoria, perchè la presenza degli alieni è scientificamente molto improbabile, ma è certo che la versione ufficiale della Bibbia, oltre che incoerente, è ancora più improbabile.
La mia conclusione pertanto, (usando il rasoio di Occam), è che la Bibbia sia semplicemente un'opera di fantasia.
LUMEN


<< Nel 2009 Gian Antonio Stella pubblicava un libro in cui ho trovato un accenno alla doppia creazione, quella meglio conosciuta e descritta nel primo libro della Bibbia e quella sottaciuta, di molto anteriore ma che ha una sua precisa ragion d’essere. Quando Caino fu maledetto per aver ucciso suo fratello e fu allontanato dal recinto in cui i suoi genitori erano stati creati, si lamentò dicendo: “Chiunque m’incontrerà potrà uccidermi”. Se fossero stati solo in quattro sulla Terra, anzi in tre visto che Abele era appena stato tolto di mezzo, chi avrebbe potuto uccidere Caino? Sembra ovvio che dovevano esserci altre popolazioni umane, da qualche parte, non precisamente amichevoli verso gli occupanti del recinto sacro chiamato Giardino dell’Eden.

Che ci siano state due creazioni anziché una, l’ho imparato da Mauro Biglino, anche se non saprei dire quando sia avvenuta la seconda, quella che conosciamo meglio, né tanto meno la prima, che probabilmente risale alla notte dei tempi. Ad operare tali interventi di manipolazione genetica erano sempre gli stessi, quegli Elohim che i sumeri chiamavano Anunnaki e che, letteralmente, “caddero dal cielo”. Tra di essi non c’erano solo militari, ingegneri e piloti, ma anche scienziati genetisti, ed è a questi ultimi che si deve attribuire la presenza della specie umana su questo pianeta, poiché strutturalmente siamo mezzi Dei e mezze bestie, una via di mezzo, un ibrido umano-alieno.

Siccome per me, come metodo d’indagine, sono importanti i “riscontri incrociati”, ovvero che ci siano due fonti, diverse e separate, che giungono alle stesse conclusioni, mi sembra altamente verosimile che le manipolazioni genetiche atte a creare bipedi senzienti siano state due, e non una sola. L’idea non se l’è inventata Biglino, ma nasce già nel Diciassettesimo secolo, o forse anche prima, e viene così riportata da Gian Antonio Stella:

“Nel 1655 il francese Isaac La Peyrère, un protestante discendente da ebrei, fornì la prima esposizione completa della teoria che Adamo non fosse il primo uomo ma solo il primo ebreo. La teoria della poligenesi, o delle origini umane multiple, sfidava la dottrina ortodossa di una creazione unica e di “un solo sangue” per tutta l’umanità, e poteva dar luogo ad applicazioni di carattere decisamente razzista. Se Adamo ed Eva dovevano essere ritenuti semplicemente bianchi piuttosto che specificamente ebrei, e se i predecessori di Adamo venivano considerati neri e inferiori (da collocarsi in una posizione intermedia tra i discendenti di Adamo e le bestie del campo create in precedenza), gli africani potevano essere privati delle prerogative di esseri umani in maniera ancor più efficace che evocando la maledizione camitica”.

L’ipotesi poligenetica fu respinta dai padri della Chiesa perché poteva fornire una base razzista a quanti volessero trarre profitto dalla schiavitù, ma nella vita reale del mondo, sia cattolico che protestante, non servì a nulla ribadire che l’umanità fu creata una sola volta e che dunque siamo tutti fratelli, perché il soldo comanda e quando ci fu da guadagnare, gli schiavisti non si tirarono indietro per motivi morali, ma trattarono i negri alla stregua di bestie, spesso anche con l’avallo del clero cristiano.

E in fatto di razzismo, più o meno convalidato dalle Sacre Scritture, non c’era differenza tra ebrei, cristiani e musulmani, i primi perché si consideravano popolo eletto, i secondi perché hanno sempre fatto dell’ipocrisia la loro colonna portante in quanto a dottrina e i terzi, i musulmani, perché anche Maometto aveva servi, serve, dromedari, asini, pecore, capre e altre risorse umane, in maniera del tutto coerente con la visione del mondo allora conosciuto, greco e romano.

E’ noto quanto Aristotele, il più grande scienziato filosofo dell’antichità, fosse favorevole all’uso degli schiavi. Nulla di scandaloso, dunque, se degli uomini rendevano schiavi altri uomini e a ben guardare, se facciamo un giro nelle campagne del Meridione d’Italia, potremmo informarci su cosa sia il cosiddetto Caporalato e su quanto guadagnano all’ora i contadini di colore impiegati nei campi di pomodori.

Ma torniamo alla doppia creazione. Che scopo aveva la prima, quella non descritta nella Bibbia ma che sicuramente deve esserci stata? Si dice che agli alieni appena sbarcati serviva mano d’opera e per i loro scienziati non ci fu niente di più facile che sbizzarrirsi con gli incroci tra scimmie, magari immettendo in esse parte dei loro stessi geni. E’ probabile che tali manipolazioni siano andate avanti per un bel po’, attraverso tentativi ed errori. Pasticciando con i geni, facendo con essi taglia e cuci, non si sapeva cosa sarebbe saltato fuori, se prole funzionale o inadatta a sopravvivere, cioè se nascevano bambini con tutti gli organi a posto o dei mostri che erano destinati a morire entro breve tempo.

Di passaggio, volendo sperimentare a casaccio, per non dire ludicamente, avrebbero potuto creare ibridi mezzi umani e mezzi bestie, tipo centauri o minotauri, fauni o cinocefali. Avrebbero potuto strafare con le dimensioni, tipo giganti di varie misure, oppure anche grandi come puttini, quegli amorini alati che ritroviamo in molti dipinti dei pittori venuti secoli dopo. Si dice, riguardo a questi ultimi, che non sapessero parlare, ma che erano sempre fra i piedi e sempre in movimento come cagnolini. Che fine hanno fatto, ammesso e concesso che siano esistiti? Probabilmente, la stessa fine che hanno fatto tutti gli altri, ma se del Minotauro o dei centauri non sono mai stati trovati scheletri, che io sappia, dei giganti ne sono stati trovati parecchi, in varie parti del mondo, Sardegna compresa.

Abbiamo detto che lo scopo della prima creazione fu quello di produrre mano d’opera bruta, ma allora quale fu lo scopo della seconda, quella che ebbe per protagonisti una coppia ben precisa, ma che secondo Biglino non era l’unica, bensì una di diverse coppie di cavie? Sembra che lo scopo fosse quello di creare una casta di eletti più intelligenti dei precedenti, da utilizzare come gruppo privilegiato e da guidare alla conquista dei territori, come successivamente si legge nella Torah.

In questo senso, gli ebrei hanno, o per meglio dire avevano, ragione a considerarsi il popolo eletto. Gli Elohim che s’impegnarono nella loro creazione avevano bisogno di rapportarsi con gente dotata di intelletto, non di ottusi minatori che erano avvezzi solo ai lavori di fatica. Considerato che uno degli Elohim scelse una famiglia di discendenti da Adamo ed Eva, quella di Giacobbe, si capisce perché li addestrò militarmente allo scopo di conquistare la maggiore estensione di territorio possibile.

Ciò che Geova fece nel Medio Oriente, forse altri Elohim fecero nelle altre parti del mondo, dato che la guerra fra tribù e gruppi etnici è una costante della Storia, nonché patrimonio culturale di tutti i popoli, dai più selvaggi, che vivono nudi nelle foreste, ai più civilizzati che si sono organizzati in società gerarchiche, dotati di tecnologia militare sofisticata e micidiale. La guerra, insieme all’agricoltura, alla metallurgia e alla medicina, ce l’hanno insegnata gli Dei, i quali, dopo esser passati dal politeismo al monoteismo, hanno avuto la faccia tosta di presentarsi come un... d’amore. Niente di tutto ciò. Gli Dei hanno sempre fatto i loro propri interessi. >>

ROBERTO DURIA

lunedì 24 marzo 2025

Uomini e Donne - (4)

COPPIE IDEALI
Ma le coppie coniugali funzionano meglio se le due persone sono simili tra loro o se sono diverse ?
La saggezza popolare non aiuta molto, perchè ci sono proverbi in entrambi i sensi. Si dice infatti che “chi si somiglia si piglia”, ma si dice anche che “gli opposti si attraggono”.
Io penso che possano essere validi entrambi i principi, ma con una diffenza nel campo di applicazione.
Nel senso che è meglio che le due persone si assomiglino per quanto riguarda i valori fondamentali della vita, in modo da poter avere una priorità di valori simile, mentre è utile che siano diversi nelle loro abilità pratiche, in modo che ciascuno abbia bisaogno dell'altro, e lo possa apprezzare per questo.
LUMEN


IL PARADOSSO DELL'AMORE
A proposito dei tanti paradossi che complicano la vita dell'uomo (e della donna), mi viene in mente la riflessione sconsolata, a metà fra la tristezza e l'ironia, di un noto miliardario americano:
<< Non so quanto pagherei per un amore disinteressato >>.
E' un paradosso senza soluzione, che però può spiegare molte cose.
A cominciare dal fatto che, come diceva il titolo di una famosa telenovela, “anche i ricchi piangono”.
LUMEN


DONNE INFELICI
Leggo sul Corriere della Sera che, secondo lo psicologo Raffaele Morelli, “le più infelici sono le donne belle dopo i 40 anni”.
L'affermazione non è solo plausibile, ma anche inevitabile.
Se è vero che la felicità e l'infelicità sono legate al nostro senso di superiorità, è anche vero che gli uomini e le donne perseguono la superiorità in modi diversi.
Le donne cercano principalmente la superiorità nella bellezza, gli uomini nella ricchezza e nel potere.
Purtroppo la bellezza, per quanto abbagliante, è destinata a sfiorire verso la mezza età, mentre la ricchezza ed il potere, salvo sfortunati imprevisti, possono accompagnare un uomo per tutta la vita.
E' vero che le donne belle possono avere lunghi anni di intensa fecilità, ma poi, purtroppo, ne pagano il prezzo.
LUMEN


L'APPETITO DELLE DONNE
A proposito del diverso appetito sessuale della maggioranza delle donne, considerato inferiore a quello, decisamente bulimico, degli uomini, ho letto sul web questa divertente metafora (di Uriel Fanelli):
<< Entrano nell'argomento sesso come una persona senza appetito entra in un ristorante. Se il cibo e' buono ne mangiano un pochino, ma anche un panino a casa andava bene. >>.
Chissà cosa ne pensano le signore....
LUMEN


MADRI E FIGLI
La lingua italiana (come tutte le lingue) è ricchissima di epiteti ingiuriosi, che hanno spesso una storia etimologica complicata, ma con una certa logica. 
Ci sono però le eccezioni. 
Riporto pari pari dal dizionario Treccani online: «Figlio di Puttana: Persona disonesta, corrotta, spregiudicata, capace di qualsiasi azione.»
L'epiteto è entrato talmente nell'uso comune, che nessuno ci fa più caso, ma pochi insulti appaiono più ingiusti ed ingenerosi di questo.
Anzitutto, una donna che fa quel mestiere non è una persona cattiva: può farlo perchè costretta dalle circostanze della vita o anche per una scelta autonoma, ma in ogni caso, nonostante il disprezzo sociale, non fa del male a nessuno, anzi.
In secondo luogo, gli eventuali figli di queste donne non hanno nessuna colpa per il mestiere della madre e, una volta venuti al mondo, non possono farci nulla.
Quindi, la prossima volta che ci viene in mente questo insulto, pensiamoci bene.
LUMEN

mercoledì 19 marzo 2025

Punti di Vista – 40

MILIARDARI SOCIAL
I social [media] non sono un posto neutro, un secchio infinito in cui riversare pareri, invettive, riflessioni, articoli e approfondimenti, foto di gattini e tutto il resto. No.
Sono uno strumento di guadagno e di consenso in mano a quattro-cinque soggetti che monopolizzano la circolazione planetaria delle informazioni, soggetti miliardari, per la precisione, e quindi, diciamo così, una specie di ufficio stampa planetario dell’oligarchia (soprattutto americana), che si avvale di alcuni miliardi di collaboratori a titolo gratuito: noi.
E basta una minuscola modifica di codici, un soffio informatico, a cambiare limiti e margini di libertà, a stringere o aprire, a consentire o vietare, a dirigere il flusso.
ALESSANDRO ROBECCHI (Sito personale)


IL CONSERVATORE CONTROCORRENTE
In un mondo in cui i rapporti di forza sono totalmente squilibrati a vantaggio di un capitalismo finanziario del quale tutti, a chiacchiere, riconoscono l’instabilità e l’irrazionali, in un sistema che fa dello sradicamento degli individui e della distruzione delle istituzioni (da quelle create nel secondo dopoguerra, come lo stato sociale, a quelle di tradizione più antica, come la famiglia) uno strumento di dominio delle masse, di rimozione della loro identità, (…) vendendoci questa nostra sconfitta come un elemento di progresso, in un mondo, in estrema sintesi, che moltiplica i diritti civili da barattarci in cambio dei nostri diritti sociali e politici, in nome di una ipocrita liturgia del “progresso”, in questo mondo credo che esista un unico modo di schierarsi a difesa di quella che la nostra Costituzione chiama “un’esistenza libera e dignitosa”: essere conservatore. (…)
Mi è chiaro il progresso che la rivoluzione industriale ha recato (se pure al costo di compromettere gli equilibri ecologici): siamo passati da un mondo in cui mangiare e vestirsi non erano cosa scontata a un mondo in cui questi e altri problemi, sia pure con enormi disparità geografiche, sono risolti, o almeno sarebbero risolvibili.
Ecco: sarebbero risolvibili, se si capisse che certi processi non sono meramente tecnici, ma intrinsecamente politici, e come tali vanno compresi e gestiti. Vale per il progresso tecnologico, e vale per l’immigrazione.
Non gestirle espone al rischio di reazioni irrazionali (luddismo, razzismo), nonché al rischio di tornare a un mondo in cui mangiare e vestirsi non siano cosa scontata.
ALBERTO BAGNAI (Sollevazione)


CUM GRANO SALIS
Che cosa ci insegna l'elezione al Parlamento europeo dI Ilaria Salis (avvenuta nel giugno 2024 - NdL), [già] condannata in Italia per alcuni reati ed ultimamente reclusa in attesa di processo a Budapest, dove la si accusava di avere preso parte ai pestaggi di due cittadini ungheresi?
Nulla di nuovo, ma ce lo insegna con rara chiarezza.
Le persone che hanno scritto il suo nome sulla scheda elettorale (sembra più di 175 mila) non possono essere state persuase dal suo programma: non ne aveva uno, o se lo aveva non poteva esporlo agli elettori, trovandosi in arresto. Né dai suoi trascorsi mandati, non avendo mai ricoperto la carica.
Perché allora hanno votato proprio lei?
Per tanti immaginabili motivi: per la sua storia, per gli ideali che incarna, per salvarla da un procedimento giudiziario considerato ingiusto o comunque troppo severo, per fare dispetto a un governo ritenuto ostile e agli avversari politici che si auguravano una condanna esemplare.
Tutte ottime ragioni per chi l'ha votata, sennonché c'è un dettaglio: che nessuna di esse ha a che fare con ciò che ci hanno raccontato essere la democrazia.
In quest'ultima, ci hanno detto, gli eletti rappresentano la volontà, non l'identità degli elettori. Entrambe le condizioni possono verificarsi, ma la prima è necessaria, la seconda accessoria.
Ciò che distingue l'eletto da uno qualsiasi dei suoi elettori dovrebbe essere il fatto di avere non solo la «giusta» visione delle cose, ma specialmente la capacità di tradurla prima in un programma e poi in provvedimenti, o alla peggio in un'azione di contrasto ai provvedimenti contrari. (...)
L'operazione Salis dice che si vota per essere, non per agire.
IL PEDANTE (Il Pedante)


CRITICA OCCIDENTALE
C’è un video che ossessiona tutti, dappertutto, in cui [Federico] Rampini dice che soltanto l’Occidente parla male di se stesso nei corsi di storia e di sociologia delle sue università.
Rampini descrive questo fatto come sommamente anti-occidentale senza rendersi conto che è sommamente filo-occidentale.
L’uso critico delle fonti storiche è tipicamente occidentale. Se un professore universitario spiega in aula che l’Occidente ha commesso massacri e genocidi, questa è una cosa occidentalissima.
L’illuminismo, che invita a usare la ragione in modo critico, è nato in Occidente mica in Arabia Saudita.
Con molto rispetto, vorrei capire che tipo di università Rampini vorrebbe per l'Italia e per l’Occidente. Se Rampini vuole un’università in cui si parli dell’Occidente come ne parla il Corriere della Sera - faziosamente e con i paraocchi a fini apologetici (...) - allora Rampini vuole un’università anti-occidentale. (...)
Il liberalismo italiano, purtroppo, ha sempre subito questa fascinazione autoritaria. È una cosa di cui i liberali italiani non riescono proprio a liberarsi.
ALESSANDRO ORSINI (Facebook)

venerdì 14 marzo 2025

I tempi dell'evoluzione (Dawkins vs. Gould)

Una delle questioni più interessanti di cui si occupa il darwinismo moderno è quella della scala temporale.
Ovvero: il ritmo dell'evoluzione è stato lento e sostanzialmente costante (come sostiene Dawkins) oppure ha avuto lunghi periodi di stasi intervallati da brevi periodi di accelerazione (come sostiene invece Gould) ?
Ce ne parla Aldo Piombino in questo interessante post tratto dal suo blog 'Scienza-e-dintorni' (LINK).
LUMEN


<< Richard Dawkins e Steven Jay Gould sono due dei principali pensatori sull'evoluzionismo degli ultimi 50 anni. Entrambi grandissimi scienziati ed appassionati divulgatori (ho avidamente letto molti dei libri che hanno scritto) - biologo l'inglese, paleontologo l'americano - hanno spesso polemizzato pubblicamente. Tempo fa mi sono dichiarato un Darwinista di stretta osservanza, (…) di confessione Dawkinsiana ('Il gene egoista'), ma che nel contempo strizza l'occhio agli equilibri punteggiati Gouldiani.

Su alcune cose non la penso come Darwin, ma semplicemente perchè la Scienza fa il suo corso e io ho accesso a una quantità di informazioni enormemente più grande di quella che aveva il naturalista inglese. Quindi andare “oltre Darwin” significa adeguare l'evoluzionismo con le conoscenze attuali, non che l'impianto fondamentale di “l'evoluzione delle specie” sia da buttare!

Ricordo alcuni "errori" di Darwin. In primis il grande naturalista inglese pensava alla mescolanze dei caratteri: è uno sbaglio ma all'epoca non aveva a disposizione né gli studi di Mendel né tantomeno conosceva l'esistenza del DNA: pertanto arrivare a capire che o prendi quel gene da un genitore o lo prendi dall'altro era molto improbabile.

Inoltre pensava che l'evoluzione procedesse in maniera lenta e continua. Invece gli equilibri punteggiati gouldiani prevedono dei momenti in cui l'evoluzione accelera il suo corso in mezzo a periodi di poche variazioni.

Gould, pensando a questi due aspetti, traeva delle conclusioni completamente differenti: non si riteneva (purtroppo è morto nel 2002) un darwinista di stretta osservanza e questo ha portato alcuni creazionisti a dire, forzando il significato di alcune sue frasi prese a caso, che Gould abbia sconfessato Darwin e – implicitamente – che sia stato un antievoluzionista. Roba da ricovero alla neurodeliri.

A questo punto mi dovrei porre il problema se sono un darwinista di stretta osservanza o no. Propendo per il “si”, nella convinzione che secondo me i messaggi principali sono “l'evoluzione è avvenuta, ma non grazie all'ereditarietà dei caratteri acquisiti”, ma grazie alla “sopravvivenza del più adatto”. 

Quanto alla velocità lenta e costante dell'evoluzione, Darwin nella sua formulazione è decisamente un gradualista estremo, forse anche un po' troppo. Però succede spesso che le nuove teorie quando vengono alla luce siano piuttosto semplici e successivamente, durante le ricerche in merito, il quadro, valido nell'impianto generale, si complichi un pò. E' il caso per esempio della Tettonica a zolle Crostali.

Poi bisogna calarsi nella sua epoca per capirlo. A parte che non conosceva ancora l'esistenza del DNA, l'immenso naturalista inglese nel suo gradualismo “totale” era forse anche condizionato dalla polemica fra “gradualisti” e “catastrofisti”: i gradualisti, capofila Lyell sostenevano che la Storia della Terra si era sempre svolta ad una certa velocità, quando invece i catastrofisti sostenevano degli scossoni che provocavano improvvisamente sollevamenti di montagne e estinzioni di massa.

Oggi i creazionisti puntano molto sul catastrofismo, come già nel XIX secolo. (...) Essendo ovviamente schierato dalla parte dei gradualisti, forse proprio per reazione ai catastrofisti, Darwin non poteva sicuramente pensare che ad una estrema gradualità dell'evoluzione. Oddio, ormai le idee gradualistiche stavano decisamente trionfando, ma nella concezione di uno scienziato c'è sempre un imprinting dettato dall'ambiente e dalle polemiche in cui si è svolta la sua formazione iniziale. 

Dopodichè appartengo alla “confessione” Dawkinsiana. Richard Dawkins sostiene una visione un po' estrema secondo la quale, alla fine, noi esseri viventi siamo semplicemente delle macchine che consentono ai geni di perdurare. Quindi procreiamo non per perpetuare la specie, ma perchè sono i nostri geni che ci dicono di farlo in modo che loro si possano perpetuare. Una visione estremistica ma che mi trova piuttosto d'accordo.

Il “gene egoista” è abbastanza chiaro e semplice: i geni sono i replicatori che sono sopravvissuti nel tempo e per sopravvivere (per propagarsi come replicatori) hanno costruito dei veicoli, cioè delle macchine di sopravvivenza (animali, vegetali, uomo): noi siamo macchine da sopravvivenza programmate per permettere ai nostri geni di replicarsi.

E' ovvio che solo i geni che danno le forme più adatte (spesso in coabitazione fra più geni) si riproducono. Anzi, i geni sono unità che sopravvivono "passando attraverso un gran numero di corpi successivi". I geni quindi vivono “milioni se non miliardi di anni”.

Veniamo ora agli equilibri punteggiati: l'idea parte dalle dinamiche della genetica ed in particolare dalla rapida evoluzione tipica di piccole popolazioni alla conquista di un nuovo ambiente.

Lo si vede sia in grande scala nel caso delle grandi radiazioni adattative (come quella dei primi placentati o quella delle forme nordamericane in Sudamerica alla formazione dell'istmo di Panama) o in piccola scala citando il classico esempio delle lucertole di Pod Mrcaru [che si modificarono notevolmente in pochi decenni, solo passando da una isoletta all'altra].

Si vede quindi che in effetti grandi cambiamenti possano avvenire in periodi di tempo limitati. E' questo il senso degli equilibri punteggiati Gouldiani: grandi salti in brevi lassi di tempo, mentre in periodi “normali” l'evoluzione procede con grande lentezza. Un andamento opposto all'estremo gradualismo darwiniano, ma che, ovviamente, non è uno scarico di Darwin e dell'evoluzione da parte di Gould. Anzi, direi tutt'altro. E' semplicemente una migliore precisazione di quello che succede. (...)

Io penso che, alla fine, Gould e Dawkins abbiano descritto due facce dello stesso problema. Gould parte dalla visione del paleontologo, che ha pochi reperti a disposizione, studia l'anatomia comparata, e cerca di capirne perchè vede pochi “anelli di congiunzione”. Dawkins è un biologo, nella cui visione i geni sono il sistema per leggere il passato. (...)

I geni sono sempre in lotta per la loro sopravvivenza contro altri geni e le mutazioni genetiche [lente] si sono dimostrate fondamentali non solo nella competizione preda/predatore, ma anche in risposta alle pressioni ambientali: se i geni non si fossero modificati nel tempo, difficilmente sarebbero sopravvissutiai tanti cambiamenti della Terra dalla loro apparizione.

Quindi, potersi modificare [lentamente] è stata una tattica vincente. Ma tutto questo non impedisce certo una evoluzione gouldiana: i geni specialmente in fasi di modifica ambientale o di conquista di nuovi ambienti sono molto “in pressione”, [e questo accade] quando sono più favoriti quelli che consentono dei cambiamenti anziché quelli che dimostrano tendenze più conservative. >>

ALDO PIOMBINO

sabato 8 marzo 2025

Pensierini – LXXXIV

VIVA GLI HOBBY
Dedicarsi al proprio Hobby preferito rappresenta, dopo il sesso, il passatempo più piacevole, quasi un vero 'scopo' della vita.
L'oggetto dell'hobby, di per sé, è irrilevante e può essere il più vario, perchè ognuno, in queste cose, deve seguire il proprio istinto naturale.
E' necessario però che l'hobby, per poter essere davvero piacevole e rilassante, rispetti queste 4 regole auree:
= Non deve essere competitivo, per tenere fuori lo stress che avvelena la vita di tutti i giorni.
= Non deve essere costoso, per non costringere a sacrifici economici o a rinunce
= Non deve avere conseguenze per gli altri, per non essere condizionati dalle loro esigenze.
= Non deve imporre scadenze o impegni, perchè il 'tempo libero' deve essere veramente libero.
Gli hobby che non rispettano queste condizioni potranno anche essere piacevoli, ma lo saranno solo in alcuni momenti, che non possiamo controllare; mentre un vero hobby deve essere piacevole sempre.
LUMEN


IPOCRITI INCONSAPEVOLI
Come esistono gli ipocriti per calcolo, che tutti ben conosciamo, così esistono anche gli ipocriti inconsapevoli.
Sono quelle persone che ammirano e sostengono determinati comportamenti sociale, teoricamente virtuosi ma potenzialmente dannosi, solo perchè non ne hanno mai subito le conseguenze sulla propria pelle.
Questo è il ritratto impietoso che ne ha fatto Marcello Veneziani: “ama i lontani e detesta i vicini, accoglie i migranti e respinge i residenti, idealizza l’umanità e schifa il popolo”.
Non si poteva dire meglio.
LUMEN


LA CORSA DELLA MODA
La moda non è altro che una corsa ad inseguimento che non ha mai fine,
Le persone ricche scelgono il loro look allo scopo specifico di distinguersi dalle persone comuni.
Queste, però, cercano di copiare il look dei ricchi per sentirsi come loro.
A quel punto, i ricchi decidono di cambiare il proprio look per distinguersi, ma le persone comuni li copiano nuovamente, e si continua così, all'infinito.
Non per nulla, in certi periodi storici, i vestiario era strettamente collegato al rango sociale ed era espressamente vietato dalla legge indossare gli abiti di un rango superiore.
LUMEN


POVERO MARX
C’è una famosa affermazione di Karl Marx che dice: “I filosofi hanno solo interpretato il mondo, ora si tratta di cambiarlo”.
E' una frase a suo modo affascinante, ma che risulta – ahimè – completamente errata.
Anzitutto i filosofi non hanno interpretato il mondo ma hanno solo cercato di farlo, senza però riuscirci (per riuscirci c'è voluta la scienza).
Ma soprattutto, cambiare il mondo (sottinteso: con la politica) non è possibile, perchè le uniche cose che cambiano davvero il mondo (nei limiti in cui può essere cambiato) sono le innovazioni tecniche.
La politica può solo gestire lo status quo, oppure aggiungere altre tragedie a quelle che già ci dispensa la natura.
Povero Marx. Lui è stato molto bravo nell'intuire che sono i rapporti economici a guidare la storia (il famoso 'materialismo storico'), ma avrebbe dovuto fermarsi lì.
LUMEN


AU CONTRAIRE
Una delle cose più tristi della politica italiana (ma forse non solo italiana) è che le opposizioni, salvo rarissime eccezioni, sono sempre contrarie alle proposte ed alle decisioni della maggioranza.
La cosa può sembrare ovvia, ma non lo è, perchè la maggioranza non può sbagliare sempre; le opposizioni invece sembrano contrarie per principio (a prescindere, come diceva Totò), qualunque sia il contenuto della proposta.
E questo vale per ogni legislatura, qualunque sia la parte politica che si trova al governo oppure all'opposizione, dando l'impressione che i partiti stiano badando più ai propri interessi elettorali (futuri) che a quelli della nazione.
Viene in mente quel tizio che, intervistato su quale fosse la propria opinione su un certo argomento, rispose candidamente: “sono di opinione contraria”.
LUMEN

lunedì 3 marzo 2025

Rondò Veneziani

Pensieri e riflessioni varie di Marcello Veneziani (giornalista e saggista di grande chiarezza), tratti dal suo sito personale (LINK della Homepage).
LUMEN



MALESSERE SOCIALE
Perché gli americani e il resto del mondo avvertono il declino nonostante i fattori economici, sociali, demografici, biologici dicano il contrario? (…)
Avvertono che la vita ha meno senso e valori, meno fondamenti, meno prospettive, meno sicurezze, meno legami e meno relazioni sociali.
Ovvero la decadenza di cui avvertono il sentore, non dipende da quei fattori, non è un fatto quantitativo, economico, materiale, ma è uno stato psicologico, esistenziale, spirituale. E questa diagnosi può allargarsi dagli Stati Uniti all’Europa, insomma all’Occidente più benestante.
È la solitudine, il nichilismo, l’insensatezza del vivere, la paura di subire violenza, di ammalarsi, d’invecchiare e di morire, a rendere la vita occidentale così piena di ombre, fantasmi, malesseri.
Quel che chiamano benessere è solo 'benavere': non è uno star bene ma un disporre di beni. Senza legami, senza fiducia, senza sicurezza, senza comunità. (…)
La comunità non va nella direzione in cui è andato il progressismo, almeno dagli anni sessanta a oggi.
Il progressismo liberal, e anche radical, ha sposato una serie di battaglie per i diritti civili e per l’emancipazione che minano i legami sociali più che saldarli o inventarne di nuovi, salvo occasionali movimenti e mobilitazioni.
Lo spirito progressista è individualismo libertario, liberazione dai legami comunitari, emancipazione da ogni orizzonte sociale, religioso e tradizionale.
MARCELLO VENEZIANI


ARTE E BANANE
Non è un pazzo né un cretino Justin Sun, il collezionista cinese che ha comprato per oltre 6 milioni di dollari la [famosa] 'Banana di Cattelan'.
Ha comprato in realtà uno spazio pubblicitario su tutti i media globali per quella cifra, ha avuto una notorietà e una rilevanza internazionali che gli daranno un ritorno, un profitto e una fama planetaria.
E non è un pazzo né un cretino Cattelan, che vende banane a così caro prezzo e aggiunge fama a fama, con quel che segue sulle quotazioni di mercato.
Il problema è il pianeta delle scimmie che abitiamo, che non sa più distinguere l’arte dal suo contrario, riconoscono solo per decreto mediatico un’opera d’arte anche in un comune frutto venuto dalla natura e sospeso nel nulla.
Gli ingredienti dell’operazione sono elementari, l’unico prerequisito è la riconoscibilità globale dell’artista; a un fruttivendolo non sarebbe andata altrettanto bene. (…)
Con la banana attaccata al vuoto siamo al nulla assoluto, il nirvana dell’arte, bananità come inanità. La bananità del male, per parafrasare Hannah Arendt.
Io non discuto l’operazione, la trovata, la libertà d’impresa, la notorietà derivata e perfino la vendita a quel prezzo. Discuto solo che si possa definire opera d’arte, e che possa essere affiancata o semplicemente denominata allo stesso modo della Pietà di Michelangelo o all’Ultima cena di Leonardo.
No, è un'operazione meta-commerciale. Surreale non è l’arte, ma il marketing.
MARCELLO VENEZIANI


LA NUOVA IPOCRISIA
Viviamo in un’epoca che inneggia alla libertà illimitata, elogia la trasgressione, denigra e denuncia ogni forma di autoritarismo, di costrizione, di pudore che proviene dal passato, dalla religione, dalla tradizione.
Ma poi, stranamente, è piena di censure, di squadre della buoncostume: questo non si può dire, quello non si può fare, vietato qui, proibito là.
È quello che possiamo chiamare il nuovo bigottismo dell’ipocrisia. Nascondere la realtà, omettere la verità, usare un linguaggio falso e fariseo, adottare la finzione come galateo e catechismo, cioè come norma etica ed estetica. (…)
Sappiamo bene che tante canzoni, tanti film, tanti libri in circolazione fino a pochi anni fa, oggi non sarebbero possibili con le nuove cataratte della censura woke.
Altro che la censura ai tempi della Rai di Bernabei, delle parrocchie al tempo di Pio XII o delle commissioni censura di Scalfaro e Andreotti; è molto peggio. (…)
Ma poi che demenza questa ossessione che dobbiamo tenere lontani i cittadini, come bambini permanenti, da ogni scena, da ogni canzone, da ogni testo o pagina di storia, reputate scabrose o violente, per non turbare la loro fragile mente e la loro fragilissima coscienza…
Ma è così deficiente il popolo sovrano?
MARCELLO VENEZIANI


L'OSSESSIONE DEL FASCISMO
Perché questa ossessiva necessità di maledire continuamente il fascismo?
[Perché] è l’unico modo, tramite la narrazione del male assoluto, per fondare, legittimare, giustificare la presente società come bene assoluto inconfutabile e per ricacciare nel male chi non è conforme al mainstream.
Ma il male non può identificarsi solo in un regime o un dittatore: nella storia dell’umanità, anche limitandosi alla sola modernità, male fu la dittatura della virtù tramite il Terrore giacobino, male fu lo sterminio e la persecuzione di popoli e dissidenti sotto il comunismo in tempi e mondi più vasti; male furono i genocidi di cui è costellato il novecento e questo primo quarto di secolo; male fu la bomba atomica sganciata sulle popolazioni civili; male è il fanatismo islamico, il terrorismo e ogni altro fanatismo; male è lo sfruttamento capitalistico dell’umanità e del mondo, l’asservimento di popoli, l’alienazione di massa, la riduzione dell’uomo, della donna, della natura a mezzi, strumenti, cose, attraverso varie ideologie e tecnologie, regimi e sistemi.
Il male è apparso nella storia in varie forme, indipendenti dal fascismo, se non opposte ad esso. E i mali d’oggi appartengono all’oggi, non al fascismo di ottant’anni fa o al patriarcato dei secoli passati.
MARCELLO VENEZIANI

mercoledì 26 febbraio 2025

Cogito, ergo Ateo - (3)

GESU' VIRTUALE
Ho letto che lo scorso anno a Locarno (Svizzera), utilizzando l’intelligenza artificiale, hanno predisposto un Gesù virtuale che, programmato per parlare in cento lingue diverse, ha risposto per due mesi alle domande dei fedeli.
Il dispositivo, opportunamente chiamato 'Deus in machina', è stato installato in un confessionale, in modo da facilitare l'interazione coi fedeli,
La notizia appare strana, ma non lo è poi troppo.
La Chiesa ha sempre diffidato della tecnologia, e spesso l'ha condannata; ma l'ha sempre guardata con interesse e quando ha potuto utilizzarla a suo favore, non si è mai tirata indietro.
La novità del Cristo virtuale, pertanto, può essere utile alla Chiesa sia a livello di immagine, per renderla più vicina ai giovani di oggi, sia dal punto di vista pratico, perchè, con la crisi profonda delle vocazioni, avere dei confessori o dei predicatori virtuali può fare comodo.
In fondo si tratta solo di propaganda, e l'informatica, in queste cose, è uno strumento potentissimo.
LUMEN


DIVIETI ANCESTRALI
Molte delle regole religiose, soprattutto i divieti pratici, ci appaiono spesso insensate, oppure ridicole o addirittura controproducenti.
Questo avviene non solo – com'è ovvio - per i non credenti (atei e agnostici), ma anche per i fedeli delle altre religioni.
Io però sono convinto (da buon evoluzionista) che non siano le religioni a forgiare i popoli, ma viceversa.
E quindi, come Dio è stato creato dall'uomo a propria immagine e somiglianza (e non il contrario), così i precetti religiosi potrebbero essere una semplice sublimazione delle regole (etiche e pratiche) di una società.
E' possibile pertanto che vi siano delle ragioni ancestrali, non più valide ma ancora vive, che abbiano dato origine ai divieti più assurdi.
Questo meccanismo, se fosse corretto, spiegherebbe molte cose.
LUMEN


DEUS SIVE NATURA
Una dei concetti più famosi elaborati dal filosofo olandese Baruch Spinoza è 'Deus sive Natura' (letteralmente "Dio ossia la Natura").
L'espressione latina sta a significare (cito da wiki): “l'identità di Dio, inteso come la sostanza infinita da cui tutti gli enti dipendono per la loro esistenza e per la loro essenza, e la Natura, intesa come l'insieme di tutto ciò che esiste, cioè la sostanza e tutti i suoi attributi e le sue modificazioni”,
L'affermazione è sicuramente affascinante, ma si scontra con un problema insuperabile: Dio, se esiste, ha una volontà ed uno scopo; la natura invece no.
Quindi i due concetti devono restare distinti e non sono sovrapponibili: perchè la Natura può essere una parte di Dio, ma non potrà mai essere Dio..
LUMEN


GESU' E CONFUCIO
Ci sono due norme etiche, molto famose, che si assomigliano, ma sono in realtà molto diverse tra loro.
Nel Vangelo Gesù dice: “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”. Cinque secoli prima, invece, Confucio aveva detto: “Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”.
Come ha fatto giustamente notare Pietro Melis, la regola di Confucio è una norma di tipo giuridico, mentre quella dei Vangeli è solo una norma morale.
Ne derivano due importanti conseguenze.
Da un lato la regola di Confucio è più facile da applicare, perchè si limita ad un 'non fare' (per quanto importante), mentre quella di Gesù presuppone un comportamento attivo, con tutti gli errori che ne possono derivare.
Dall'altro, la prima regola può essere posta alla base delle norme giuridiche di una società, mentre la seconda non lo può essere.
Io quindi, nel mio piccolo, sto con Confucio.
LUMEN


SEGRETI CONFESSIONALI
Ha osservato maliziosamente Uriel Fanelli che i Preti, nel silenzio del confessionale, possono ascoltare tutti i più intimi segreti dei suoi parrocchiani (e delle parrocchiane), compresi quelli di natura sessuale, con tutte le loro bizzarrie.
Ne consegue che, qualora decidano di ignorare il voto di castità, sanno già perfettamente come e con chi approfittarne.
LUMEN

giovedì 20 febbraio 2025

Appunti di Ecologia - (2)

L'ILLUSIONE DELLA SOSTENIBILITA'
Dall’estrazione mineraria, alla produzione di cibo, dalla pesca, alla coltivazione del legname o alla deforestazione organizzata, alle più infime azioni quotidiane della nostra vita non c’è assolutamente nulla di sostenibile.
I famosi Sustainability Goals ? (…)  Sono fumo negli occhi.
Da secoli non c’è nulla di sostenibile, perché Homo sapiens è una specie intrinsecamente, ecologicamente insostenibile.
Che per nascondersi questo fatto si racconta delle frottole. Anche io ho contribuito e periodicamente contribuisco a costruire delle frottole.
La giustificazione di quelli come me è che ci siano frottole giuste e frottole sbagliate. Le frottole giuste sarebbero quelle che dovrebbero spingere la società, e quindi i suoi ceti dirigenti, a fare delle scelte meno suicide.
I comunisti residuali sostengono col ditino alzato, perché loro hanno sempre il ditino alzato nello spezzare il pane della conoscenza al popolo, che la società socialista ecc. ecc...; ma per favore!
Gli altri sono TINA (There is no alternative). Affetti dal priapismo crescista.
LUCA PARDI (Facebook)


IDEOLOGIA GREEN
"Tre quarti delle terre emerse sono diventate piu aride negli ultimi decenni". E ciò in modo permanente.
A denunciarlo è un nuovo rapporto della Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione (UNCCD), secondo il quale il fenomeno riguarda il 77,6% della superficie terrestre.
La dichiarazione rientra nelle sparate degli organismi sedicenti ambientalisti che fanno capo all'Onu e alla ideologia sposata dall'organizzazione, che riferisce [e collega] ogni evento, naturale o meno, al cambiamento climatico, al chiaro scopo di portare avanti la battaglia terzomondista pro nascite e per l'immigrazione libera in occidente.
In realta' l'aridita' e la desertificazione non hanno nulla a che vedere con il cosiddetto cambiamento climatico.
La desertificazione deriva dall'abbattimento delle foreste, dallo sfruttamento intensivo delle terre, dall'utilizzo massivo dell'acqua per scopi agricoli, per allevamenti, per essere incanalata e usata dai centri abitati in forte espansione, per nuovi insediamenti produttivi, tutti fenomeni collegati all'esplosione demografica senza limiti, i cui maggiori esempi possiamo vedere in Africa o nel continente indiano.
A cio si aggiunge lo sfruttamento delle terre, l'inquinamento con tossici delle acque, l'escavazione di milioni di tonnellate di terra da miniere, abbattimento e l'annientamento di savane e foreste allo scopo di estrarre terre rare, rame, e altri metalli utili alla fabbricazione dei nuovi motori elettrici (assolutamente green!) e delle batterie, dei componenti elettromagnetici dei rotori dell'eolico ecc.della cosiddetta economia green ecosostenibile. (…)
Aspettarsi dagli organismi dell'Onu la denuncia della vera causa della desertificazione, cioe l'enorme spaventoso e inarrestabile aumento della popolazione mondiale e delle connesse richieste di nuovi consumi e nuove produzioni, è impresa vana; le classi governative corrotte e criminali che governano tante autocrazie sfruttano l'ideologia green: più che le armi o il vecchio arnese del comunismo, la distruzione dell'economia occidentale passa oggi per la rivoluzione verde pseudo-ambientalista.
AGOBIT (Un pianeta non basta)


MOBILITA' CITTADINA
Si lamentano perché la città è piena di biciclette e monopattini. Hanno mai pensato che se tutti quelli che vanno in bici e monopattino andassero in auto sarebbe peggio anche per loro che usano l'auto?
Si lamentano anche perché la tramvia porta via spazio al traffico automobilistico. Hanno mai pensato che se tutti quelli che vanno in tramvia andassero in macchina sarebbe peggio?
Si lamentano perché gli autobus sono lenti, alcuni, sentiti con le mie orecchie, li definiscono "porta poveri di merda", e se tutti i poveri di merda andassero con una macchina di merda che situazione ci sarebbe in città?
Insieme all'oggetto della loro idolatria, l'automobile, sono una specie in via di estinzione. Una specie che si lamenta.
Un'altra questione è l'indisciplina di ciclisti, pedoni, monopattinisti ecc che non si distingue dall'indisciplina generale e che è ampiamente distribuita anche fra gli automobilisti.
La mobilità è diventata un luogo di esercizio dell'egoismo e dell'inciviltà della nostra società.
LUCA PARDI (Facebook)


AMBIENTE E POLITICA
Nessuno nega che la questione ambientale sia una questione politica, almeno nel mondo di chi si impegna attivamente, dei dirigenti di partito, degli amministratori.
Ma quando [loro] ci ragionano sopra, ci ragionano come se stessero aprendo un “file” a parte. Se li costringi a fare mente locale, ti rispondono, se però devono inserire queste risposte in una visione complessiva, fanno fatica.
Anche perchè spesso le risposte che ti danno sul tema ecologico sono contraddittorie, incoerenti, e proiettate in un futuro indistinto, rispetto alle risposte che ti danno su altri temi.
Sono moltissimi, ad esempio, i politici anche progressisti, totalmente in buona fede, sia chiaro, che quando parlano di economia e lavoro, parlano di crescita, necessità di aumentare i salari, soprattutto quelli bassi, “per stimolare i consumi”, poi quando parlano di ecologia, dicono che dobbiamo morigerarci, consumare meno.
Se fai loro notare la contraddizione, ti rispondono, che beh, sì, in effetti il problema ambientale è importante, e che in effetti dovremo prima o poi darci una bella regolata per davvero (...), e moderarci tutti un bel po’, il tutto in un futuro imprecisato, come se l’emergenza climatica non fosse un fatto di oggi.
IGOR GIUSSANI (Apocalottimismo)

sabato 15 febbraio 2025

Lunga vita al Re

Anche se appare ormai superato dalla storia, l'istituto della Monarchia continua ad esistere in varie nazioni e non sembra passarsela troppo male.
Questo perchè, secondo alcuni, un Re dinastico può rappresentare la Nazione meglio di un Presidente eletto.
A questa opinione - che si può anche non condividere, ma ha una sua logica - è dedicato il post di oggi, scritto da Giuseppe Geneletti per il sito Varesenews (LINK),
LUMEN


<< C’erano una volta un Re e una Regina… e nel 21° secolo ce ne sono ancora tanti. (…) Il numero di regnanti attuali nel mondo è sorprendente: in un paese su quattro vige la monarchia, un fenomeno tutt’altro che irrilevante dal punto di vista storico, politico, economico e sociale. (...)

La domanda generale che si pone è se la monarchia sia oggi un anacronistico relitto delle società feudali, oppure una connessione con la tradizione e il passato di una nazione, che apporta esiti complessivamente positivi. Tailandia, Bhutan, Belgio, Marocco e Arabia Saudita, paesi con culture e storie molto diverse, sono parte degli oltre 40 paesi in cui esiste la monarchia, che può assumere 4 forme diverse.

La maggior parte dei regni moderni sono monarchie costituzionali: i monarchi sono considerati i capi di stato con responsabilità pubbliche cerimoniali, mentre l’autorità politica significativa è concessa a un presidente o un primo ministro da una costituzione. L’esempio per antonomasia è il Commonwealth, quindici nazioni sovrane, dove re Carlo III è il monarca regnante e capo di stato in Gran Bretagna.

Poi ci sono le monarchie assolute, in cui il monarca è l’autorità finale: Brunei, Eswatini, Oman, Arabia Saudita e Città del Vaticano (anche se in quest’ultimo caso il passaggio non è ereditario ma elettivo). (...)

Tra le forme di governo ci sono, inoltre, la monarchia mista e la monarchia costituzionale federale. La prima ha un un corpo legislativo, ma il monarca conserva gran parte dei suoi poteri (esempi Liechtenstein, Monaco, Qatar e Kuwait). La seconda è una federazione di stati da cui viene selezionato il capo di stato (esempi Malesia ed Emirati Arabi Uniti).

Il lavoro principale e quotidiano di re e regine nella maggior parte dei casi oggi è quello di mantenere e alimentare il supporto popolare, dribblando, creando e superando le ricorrenti crisi reputazionali esposte al pubblico globale dai social network. E ci riescono piuttosto bene. Infatti, secondo un sondaggio Ipsos, il sentimento antimonarchico arriva al massimo al 37% in Spagna o al 23% in Svezia.

Al di là della beneficenza, della lotta contro le discriminazioni e il cambiamento climatico, tipiche tematiche reputazionali di stampo regale, ci sono alcuni vantaggi sostanziali ad avere una monarchia nel secolo che sta correndo.

In primo luogo, come sostiene Serge Schmemann, esperto di affari internazionali del New York Times, i monarchi possono elevarsi al di sopra della politica come non può fare un capo di stato eletto, perché rappresentano l’intero paese. La scelta di un profilo politico più alto non può essere influenzata, e in un certo senso può essere tenuta al riparo, dalle tentazioni di guadagni privati, dalle relazioni coi media o dall’appartenenza a un partito politico.

In secondo luogo, e strettamente correlato al punto precedente, c’è che in paesi proni al frazionamento come la Thailandia, l’esistenza di un monarca è spesso l’unica cosa che trattiene il paese dall’orlo della guerra civile. I monarchi sono particolarmente importanti nei paesi multietnici come il Belgio, perché l’istituzione monarchica unisce gruppi etnici diversi e spesso ostili sotto la lealtà condivisa al re, invece che a un gruppo etnico o tribale.

Esemplare il disfacimento e la “balcanizzazione” avvenuta dopo la caduta della monarchia austriaca degli Asburgo, con la frantumazione di una nazione molto prospera in almeno 12 stati, con esiti sanguinari non ancora risolti (il Kosovo rimane uno stato conteso).

In terzo luogo, le monarchie impediscono l‘emergere di forme estreme di governo nei loro paesi consolidando la forma di governo. Tutti i leader politici devono servire come primi ministri o ministri del sovrano. Anche se il potere effettivo spetta a questi individui, l’esistenza di un monarca rende difficile modificare radicalmente o totalmente la politica di un paese.

La presenza dei re in Cambogia, Giordania e Marocco frena le tendenze peggiori e più estreme dei leader politici o delle fazioni. La monarchia stabilizza anche la forma di governo incoraggiando cambiamenti lenti e incrementali invece di oscillazioni estreme nella natura dei regimi. L’esempio dei cambiamenti di regime correlati con la stagione delle primavere arabe negli stati arabi non monarchici ne è recente testimonianza.

In quarto luogo, le monarchie hanno la gravità e il prestigio per prendere decisioni di ultima istanza, difficili e necessarie, che nessun altro può prendere. Ad esempio, Juan Carlos di Spagna ha assicurato personalmente la transizione del suo paese a una monarchia costituzionale con istituzioni parlamentari e ha respinto un tentativo di colpo di stato militare. Alla fine della seconda guerra mondiale, l’imperatore giapponese Hirohito sfidò il desiderio dei suoi militari di continuare a combattere e sostenne la resa del Giappone, salvando così centinaia di migliaia di vite umane.

Quinto, le monarchie sono depositarie della tradizione e della continuità, un valore riconosciuto soprattutto in tempi di incessanti cambiamenti. Ricordano a un paese ciò che rappresenta e da dove viene, fatti che spesso sono completamente assenti dalla narrazione della politica, soprattutto nell’era dei video su TikTok.

Le tre critiche che rimangono oggi all’istituzione monarchica sono il rischio della deviazione tirannica, il problema della successione incompetente e il suo costo. Nel primo caso, in realtà quasi tutte le monarchie esistenti hanno un insieme di bilanciamenti rappresentati da una cornice democratica o tradizionale, in cui i poteri religiosi, aristocratici, o dei cittadini comuni ne limitano l’autonomia.

Nel secondo caso, siamo testimoni diretti di come gli eredi di oggi sono educati dalla nascita per il loro ruolo futuro. Poiché sono letteralmente nati per governare, hanno una formazione pratica e costante su come interagire con le persone, i politici e i media.

[Nel terzo caso] il costo di mantenimento materiale delle famiglie reali varia molto. È 10 euro pro-capite in Norvegia e 16 centesimi in Spagna, ma è compensato a volte abbondantemente dalle entrate generate. Una stima suggerisce che la famiglia reale britannica ha generato 3,3 miliardi di euro per l’economia nazionale tra il 2014 e il 2018, con un utile netto di circa 2,4 miliardi di euro. In Belgio, l’utile netto dello stesso periodo è stato valutato a 131 milioni di euro, mentre in Spagna è stato di 83 milioni di euro.

Le monarchie pare abbiano, infine, altri risvolti economici interessanti. Secondo Mauro Guillén, professore (...) dell’Università della Pennsylvania, le monarchie proteggono meglio i diritti di proprietà individuali.
«Quello che ho scoperto è essenzialmente che le monarchie tendono a proteggere i diritti di proprietà nel mondo contemporaneo molto meglio delle repubbliche in generale – e, in particolare, delle dittature. E questo si traduce in una migliore performance economica misurata dal tenore di vita. Quindi, in altre parole, le persone che vivono in paesi che hanno una monarchia tendono a godere di standard di vita più elevati rispetto a quelli delle repubbliche, proprio perché le monarchie proteggono in misura maggiore i diritti di proprietà».

Alla luce dei vantaggi che può portare, non è una sorpresa né un caso che la monarchia rimanga un elemento importante del governo anche democratico e che esista un senso di nostalgia anche laddove il re e la regina non ci sono più. >>

GIUSEPPE GENELETTI

lunedì 10 febbraio 2025

Pensierini – LXXXIII

PROBABILITA' E GRANDI NUMERI
Questo non è un vero 'pensierino', ma solo una richiesta di aiuto (in campo logico-matematico).
Prendiamo il caso classico del lancio della moneta, con le 2 facce tipiche, denominate 'testa' e 'croce'.
La legge della probabilità ci dice che ad ogni lancio la possibilità che venga testa oppure croce è esattamente uguale, cioè del 50 %.
La legge dei grandi numeri, da parte sua, ci dice che su un numero elevato di lanci le uscite di testa e di croce si equivalgono.
Allora faccio un'ipotesi: devo effettuare 1000 lanci di una moneta, ma arrivato al lancio numero 900 mi accorgo di aver avuto 600 'testa' e solo 300 'croce'.
Che succede con gli ultimi 100 lanci ?
La prima legge (quella dele probabilità) mi dice che l'uscita di testa o croce continua ad essere sempre, esattamente del 50 %.
La seconda legge (quella dei grandi numeri) mi dice invece che le probabilità che esca 'croce' (il lato che era stata meno frequente) diventa superiore rispetto a 'testa'.
Come se ne esce ? Io, da solo, non ci riesco.
LUMEN


RUSSIA ED EUROPA
Secondo lo storico francese Emmanuel Todd, l'Europa occidentale non dovrebbe avere paura della Russia (e di Putin) per i seguenti motivi:
= La guerra con l'Ucraina non è una guerra di conquista, ma di difesa preventiva.
= L'obiettivo dei russi è solo quello di arrivare fino al fiume Dnipro, di prendere il porto di Odessa e di instaurare a Kiev un regime fantoccio; poi si fermeranno.
= Putin non è un tiranno folle e sanguinario, ma un leder razionale, che cerca di proteggere il proprio paese dell'espansionismo altrui (NATO).
= La Russia non ha né la voglia né la possibilità di attaccare il resto dell’Europa; è probabile che non intenda neppure toccare i paesi baltici.
= Non c’è mai stata una vera minaccia Russa nei confronti dell’Europa occidentale.
Se questo è vero, si tratta sicuramente di una bella notizia.
Ma allora a cosa servono i continui inviti al riarmo degli attuali vertici della UE ?
Non si fidano delle previsioni ottimistiche di Todd, oppure è solo un modo per far girare dei soldi ?
Aggiungo, tanto per capire meglio l'approccio difensivo del Presidente russo, questa considerazione di Umberto De Santis:
" Nel 2011 Vladimir Putin, capo di stato della Russia moderna non più comunista, si aprì al libero mercato. (…) Gli ci vollero pochi mesi per capire che i capitalisti americani ed europei avrebbero fatto di lui un sol boccone, Russia compresa. E fece prontamente marcia indietro. "
Più chiaro di così...
LUMEN


NON ALLINEATI
Definisco 'non allineati' coloro che, per una serie di motivi, non credono alle verità ufficiali, anche scientifiche.
Purtoppo in questo campo regna molta confusione, in quanto sono presenti anche teorie palesemente assurde, come ad esempio quella della 'Terra Piatta', con la sua impossibilità astronomica.
Questo miscuglio di diffidenza e credulità, finisce pertanto per svilire gravemente la posizione dei 'non allineati', facendo cadere nel ridicolo anche gli altri dubbi di natura socio-politica, che invece hanno una maggior ragione di esistere.
Perchè non è la scienza a mentire, ma sono i governi che, a volte, possono distorcerla per i propri fini: la differenza è notevole.
Diffidare dei governi è una cosa salutare, diffidare della scienza è autolesionista. Certo, non è sempre facile distinguere le due cose, ma confonderle è peggio.
LUMEN


JOHN LENNON
Il famoso musicista pop John Lennon ha raccontato una volta questo simpatico aneddoto:
<< A scuola mi domandarono cosa volessi essere da grande. Io scrissi “Essere felice”. Mi dissero che non avevo capito il compito, ed io risposi che loro non avevano capito la vita. >>
Ora, io non so se, nonostante la profondità di questa affermazione, John Lennon sia poi stato davvero felice nella sua vita.
Però ho forti dubbi al riguardo, perchè un artista che scrive una canzone (peraltro bellissima) come IMAGINE dimostra di non aver capito nulla né della vita, nè del mondo.
E quindi è molto difficile che possa aver avuto una vita felice, se non (come tutti) in alcuni momenti casuali.
La sua riflessione giovanile, però, resta folgorante e dovrebbe rappresentare la base su cui ciascuno di noi costruisce la propria vita.
LUMEN

mercoledì 5 febbraio 2025

La settima Arte – (6)

Tutte le recensioni sono tratte dal sito di cinema MYMOVIES (Link della Homepage). LUMEN


INDOVINA CHI VIENE A CENA ? (1967)

<< Questo splendido film non può mancare nella collezione degli amanti del grande schermo. 
"Indovina chi viene a cena?" sicuramente rappresenta una pietra miliare nella storia del cinema mondiale sia per la tematica sia per la straordinaria e indimenticabile interpretazione di quei due colossi di Hollyvood quali Katharine Hepburn e Spencer Tracy che insieme a quell'astro nascente all'epoca, di Sidney Poitier, danno luogo a un qualcosa di irripetibile.
Quando si dice la grande commedia americana: alta scuola di recitazione, grande trasporto di sensazioni e forti sentimenti racchiuse in un raffinato gioco di ruoli. 
Alla base della storia la lotta per vincere i realistici pregiudizi verso le persone di colore e non solo, una coppia di giovani in procinto di sposarsi che si trovano al cospetto del severo ma ponderato giudizio dei rispettivi genitori.
Difficile svolta generazionale, figli di quel tempo, che con la sola forza dell'amore riuscirono ad appassionare un vastissimo pubblico tutto schierato con i due giovani protagonisti. Vivere in un mondo dove il colore della pelle ha sempre fatto la differenza non è per niente facile imporsi senza la tenacia e il diritto di vivere la propria vita con chi si ama.
Al personaggio di Poitier volutamente fu dedicata un'attenzione particolare molto speciale. Intelligente, attraente, sicuro di sè, medico affermato, insomma tutto quello che di meglio si potesse sperare come modello di marito per una giovane figlia.
Una magistrale regia condotta da Stanley Kramer che colloca i due maturi coniugi dalle idee progressiste (Tracy-Hepburn) in un contesto familiare perfetto dove si dovrà svolgere questo fondamentale appuntamento (la cena) con i genitori dello sposo (Sidney Poitier) che con grande dignità svolgono il loro ruolo con sorprendente maturità pur non approvando in prima analisi questo matrimonio.
Il memorabile e risolutivo monologo finale di Spencer Tracy incolla allo schermo lo spettatore in maniera appassionante e mette tutti d'accordo ... e tanti auguri agli sposi.- Da vedere assolutamente ! >>

<< E' un capolavoro. Dialoghi perfetti, Spencer Tracy si fa voler bene tanto che è bravo, Katharine Hepburn è belissima e altrettanto straordinaria, i personaggi sono al posto giusto nei momenti giusti e Sidney Potier imbarazza per il suo aspetto e la sua recitazione.
La commedia americana perfetta per eccellenza, tinta di una modernità che all'epoca ha messo a disagio. Ma come in ogni opera d'arte splendida, non si può che farsi prendere dalla sindrome di Stendhal e vederlo, rivederlo e vederlo ancora. >>


LA CALDA NOTTE DELL'ISPETTORE TIBBS (1967)

<< Uscito praticamente in contemporanea con "Indovina chi viene a cena" quest'altro bellissimo film sui problemi razziali contribuisce a lanciare Sidney Poitier come divo (anche se l'oscar lo ha preso Rod Steiger).
Ottima comunque l'ambientazione in uno stato del profondo sud degli Stati Uniti, dove un'ispettore di polizia di colore è fuori da ogni immaginazione.
Ottima la sequenza in cui si vedono i lavoratori negri lavorare ancora nei campi di cotone come quando erano schiavi in contrasto con questo abilissimo ispettore di polizia ben vestito e molto in gamba sotto tutti gli aspetti.
Bellissima comunque la figura del capo della polizia locale Rod Steiger, razzista e all'inizio tremendamente prevenuto nei confronti dell'ispettore di colore, che a poco a poco ha fiducia in lui, lo stima ed alla fine gli diventa amico.
Ottimo il particolare della scena finale alla stazione ferroviaria, in cui gli porta la valigia, cosa inaudita negli stati del sud di quel tempo dove un negro che dava uno schiaffo ad un bianco (anche se per contraccambiarlo) rischiava addirittura la vita. >>

<< Solido poliziesco vecchia maniera, arricchito dalla tematica razziale, sempre attuale negli Stati Uniti, più di quanto la data di produzione potrebbe far presupporre.
E' un film che trasuda 'americanicità' da ogni fotogramma, di bollicine di Coca Cola da una bottiglia appoggiata sul bordo della strada, dignitoso excursus che raffigura un Paese non solo fatto dalle luci delle grandi metropoli.
Realtà piccola quella di Sparta in Mississippi, ma non per questo priva d'interessi concorrenti: e allora, l'esito delle investigazione può non esser così tanto scontato.
Poitier è un figurino che non dimentica mai i puntini sulle 'i', Steiger vero mattatore-trascinatore: insieme formano una coppia da enciclopedia del cinema, che, fra gag ed inseguimenti, fa dimenticare pure quella pagina, relativa ai loro passati, lasciata quasi in bianco. >>


LA STANGATA (1973)

<< “La Stangata” non è un semplice film. E' una finestra sul mondo del cinema, della meraviglia e dello stupore, e prende per mano lo spettatore conducendolo dove la magia stessa dello spettacolo è creata.
Ambientato in un’America del 1936 tanto chiassosa e colorata quanto dura e crudele, narra la storia di Johnny Hooker (Robert Redford), che insieme a Luther Coleman è un ladruncolo che tira a campare con piccole truffe.
I due fanno il colpaccio ma inconsapevolmente pestano i piedi al boss locale Doyle Lonnegan (Robert Shaw). Luther sconta il prezzo, e Hooker decide di vendicarsi organizzando una grande truffa ai danni del boss con l’aiuto di Henry Gondorff (un Paul Newman dal sorriso beffardo in ogni inquadratura).
Johnny Hooker è un vero e proprio artista di strada, di raro talento. Astuto, imbroglione, scapestrato, faccia di bronzo: un giovane e talentuoso istrione. 
Henry Gondorff invece si improvvisa capocomico di una compagnia di reietti della società, ma dotati di meraviglioso talento recitativo, tanto da far parte del “giro grosso”, le grandi truffe, che altro non sono se non grandi e spettacolari allestimenti teatrali mirati a derubare il prossimo.
Il film gira preciso come un orologio ben oliato, diviso in sette atti, come si conviene ad uno spettacolo a metà tra il teatro ed il cinema. Ricco di scene e dialoghi brillanti e mai banali, conditi da un’altissima qualità degli interpreti, incorniciato da una colonna sonora circense e burlesca, vincitrice del premio oscar. Il vero soggetto del film è lo spettacolo in se, la voglia di stupire, ammaliare, mostrarne i retroscena. (...)
“La Stangata” si fa beffe del pubblico, pur mostrandogli la sua ossatura. Hooker e Gondorff sembrano quasi essere due versioni dello stesso personaggio, la loro differenza si palesa solo nel diverso stile e modo di porsi nei confronti della vita, dovuto alla maggiore maturità di Gondorff, che avvolge, comprensivo, Hooker sotto la sua ala protettrice, divenendone mentore e guida.
Tra i due si instaura un rapporto inizialmente di compassione reciproca, Gondorff appare al principio come un uomo finito, e Hooker è un fuggitivo con una taglia sulla testa; successivamente questo si convertirà in rispetto, stima “professionale”, sorrisi sardonici. >>

<< La Stangata è una commedia di grande qualità, in cui la trama, assai semplice, fa da sfondo ad un intreccio di notevole complessità, capace di garantire 'suspense' ed azione di considerevole livello. Robert Redford e Paul Newman sono una coppia di pregevole fattura, affiancata ad altre interpretazioni di buonissimo livello.
Celeberrima la colonna sonora, il Ragtime di Scott Joplin. >>

giovedì 30 gennaio 2025

Punti di Vista – 39

ELOGIO DELLA VIRGOLA
Vi siete mai chiesti perché oggi i ragazzi non sanno più usare le virgole? Un italiano su tre la sbaglia. E no, non è un caso che si tenda a usarla sempre meno.
Vedete, la virgola fa una cosa in apparenza semplicissima, ma che cambia tutto: crea il ritmo. Dà ritmo ai nostri pensieri, alle nostre parole, alle nostre emozioni. E il ritmo si crea attraverso le pause.
Oggi invece «le cose si susseguono alla rinfusa, travolgendoci e soffocandoci come il fango di un’alluvione.» Nessuno ha più tempo per pensare, per guardare, per sentire.
La nostra è un società dove le persone non consumano ma vengono «consumate». Abbiamo sinteticità ma non chiarezza, rapidità ma non efficienza, informazioni ma non conoscenza!
Nell’era del «tutto e subito» nessuno ha più tempo per nulla. La virgola invece è la carezza con cui accompagniamo un pensiero. (...)
Il punto blocca, ferma, arresta, impone. Mette la parola fine a un discorso. Non vuole il confronto, nega il dialogo, teme il contraddittorio. La virgola invece lega le parole, ti permette di associare le idee, di metterle in relazione.
Quando prendo in mano un giornale o leggo un libro pubblicato recentemente, provo un senso di orrore. Pensierini, frasi ad effetto e slogan creati ad hoc per manipolare e stupire, ma certamente non per far pensare: ecco a cosa si è ridotta la cultura, l'informazione!
Per questo bisognerebbe tornare a usare la punteggiatura, soprattutto a scuola. Perché qua non si tratta soltanto di migliorare la scrittura, ma di tornare a dare respiro ai nostri pensieri.
PROFESSOR X (Facebook)


QUEL CHE RESTA DEL COVID
Il 4 Dicembre 2024 The United States Congress Americano, dopo due anni di investigazioni, ha rilasciato il final report "The Lessons Learned and a Path Forward" su Covid-19 Pandemic.
I punti essenziali:
1) il Covid19 ha avuto con ogni probabilità origine nel laboratorio di Wuhan
2) Le iniziative del WHO sono state un fallimento
3) Il distanziamento sociale è stato arbitrario e senza fondamento scientifico
4) NON ci sono evidenze scientifiche sull'efficacia delle mascherine
5) I lockdown hanno procurato danni enormi alla salute fisica e mentale
6) il vaccino Covid 19 NON ha fermato la trasmissione del virus
7) l'obbligo vaccinale NON è supportato da evidenze scientifiche ed ha creato più danni che vantaggi
8) Il sistema di sorveglianza sugli effetti avversi ha fallito nel riportare corrette informazioni.
HEATER PARISI (Natura Mirabilis)


LA TERRA E' FINITA
Il nostro pianeta era, fino a pochi decenni fa, l'unico sistema «troppo grande per collassare».
Per secoli ne abbiamo sfruttato le risorse e ci siamo spostati ogni volta che una sorgente si prosciugava o un terreno diventava troppo inquinato. Mitica fu l'emigrazione da un'Inghilterra già sovrappopolata verso il nuovo mondo a Occidente.
Oggi però questa strategia non funziona più.
La possibilità delle popolazioni di spostarsi da un luogo all'altro del pianeta, una volta che le risorse di quel luogo siano esaurite, è oggi svalutata dalla uniformizzazione demografica del pianeta e dalla sua trasformazione in una unica grande fabbrica antropizzata che consuma natura e produce scarti.
La migrazione che una volta era gioia della scoperta e salvezza in un nuovo orizzonte, è uno spostarsi dalla miseria a un luogo degradato. E' divenuta uno spostamento senza valore in un mondo uniforme.
Dobbiamo tornare ad una Terra vista come sistema complesso che alterni zone di insediamenti intensivi e zone vergini o di insediamenti ridotti. Sono necessarie politiche demografiche attive volte a disegnare un nuovo pianeta.
AGOBIT (Un pianeta non basta)


RIBELLI SENZA RISCHI
Come mai i giovani universitari americani sono tanto anti-americani?
Sanno di poterlo essere perché quella stessa America che loro disprezzano gli consente anche questo lusso.
Quando si è sicuri di vivere in una democrazia veramente solida, ci si consente anche di dirne male, di contestarla, di condannarla sul piano economico e sul piano morale perché, mentre la mossa appare coraggiosa (loro chiamano questo «lottare»), in realtà non si corre alcun rischio.
Neanche quello di un comportamento in linea con le loro idee. I giovani condannano gli Stati Uniti perché hanno rubato il territorio agli indiani d’America, ma nessuno li sloggerà dagli States e certo loro non andranno a vivere in Rwanda per fare più spazio ai pellerossa.
Insomma la moda dell’auto-fustigazione imperversa perché è gratificante sul piano morale e nel contempo priva di costi.
È come se ad ogni occasione e su qualunque argomento questi giovani moralizzatori dicessero: «Avete visto come sono capace di riconoscere le responsabilità, le malefatte, i torti dell’uomo bianco? Ecco, in nome di tutti i bianchi, confesso i nostri torti e comprendo il vostro rancore. Anzi, lo condivido, anzi lo grido. Sarò pure americano ma sono anti-americano».
Dopo di che, perdono forse il passaporto? No. Cambiano stile di vita? No. Si privano di qualcosa – anche se inquinante – che fa parte delle loro comodità? No.
GIANNI PARDO