domenica 4 agosto 2024

Pensierini – LXXIV

IL POTERE DELLE PAROLE
Le società umane si fondano tutte, senza eccezione, su una qualche ideologia e tutte le ideologie si fondano, in ultima analisi, sulla menzogna.
Com'è possibile che succeda tutto questo ?
Succede a causa di quello che Gianni Pardo chiamo il “potere magico delle parole”, perchè la gente, di solito, si aspetta, ingenuamente, che il prossimo dica la verità.
<< Nel momento in cui ascoltiamo certe parole – dice Pardo - si forma nel nostro cervello un quadro corrispondente a quella affermazione.
Ed è soltanto se si ha un forte spirito critico, o delle nozioni in materia, [o si ascolta un commento contrario] che si sveglia la domanda: «Ma è proprio così? Che prove avete?» e spesso la risposta è deludente: essa dimostra che dietro quelle parole non c’è niente. >>
Ma lo spirito critico scarseggia in natura e, ove necessario, viene scientemente (ed accuratamente) silenziato.
Così le nostre società, nonostante tutto, possono ugualmente funzionare.
LUMEN


SOLDI E FILOSOFIA
A dispetto dei suoi detrattori, la Filosofia resta una cosa importate.
Consente infatti ad alcune persone colte ed intelligenti di guadagnare dei soldi senza fare nulla di utile.
Non perchè siano inutili le domande che si pongono i Filosofi, ma perchè sono tali le loro risposte.
LUMEN


PUBBLICITA' WEB
A proposito della pubblicità on line, ormai torrenziale ed onnipresente, mi rendo perfettamente conto che moltissimi dei contenuti a cui possiamo accedere sono formalmente gratuiti proprio grazie ad essa.
Quindi, non pretendo che la pubblicità scompaia dai siti web o comunque si riduca in modo significativo, perchè ne verrei sicuramente danneggiato.
Chiedo però due semplici cose: che la finestra pubblicitaria NON copra mai il testo che sto leggendo; e (due) che NON vi siano immagini in movimento (filmati e simili) prima che io abbia cliccato volontariamente su di essa.
Mi sembrano richieste minime, che potrebbero essere adottate anche nell'interesse degli inserzionisti, che rischiano spesso l'effetto boomerang; ma non mi faccio molte illusioni.
LUMEN


GAY PRIDE
Le manifestazioni chiamate 'Gay Pride' mi fanno sorgere una domanda.
Il termine 'pride' indica l'orgoglio di sentirsi parte un gruppo speciale, diverso dagli altri in quanto superiore.
I Gay, però, si battono a livello sociale e politico per non essere discriminati ed essere considerati come gli altri.
A me questo sembra una contraddizione e mi fa pensare che anche nell'ambito della comunità LGBTQIA+ (che potrebbe chiamarsi più semplicemente GAY+) non vi sia un'unica identità di vedute e di obiettivi.
LUMEN


CONTRO NATURA
E' indubbio che il rapporto storico tra eterosessuali e gay sia sempre stato molto conflittuale e sono in molti a sostenere che il loro comportamento sia da considerare 'contro-natura'.
Questo, ovviamente, non è vero, dal momento che i gay esistono da sempre, e rappresentano una percentuale non trascurabile della società (si parla del 4 - 5 %).
Diciamo che sono un mistero evoluzionista, visto che, normalmente (pur avendone tutti i requisiti biologici), hanno pochissime opportunità di avere discendenza.
Al riguardo, qualcuno ha fatto notare che le leggi più oscurantiste, che considerano illegale l'omosessualità, costringendo molti gay, anche solo per facciata, a sposarsi con l'altro sesso, abbiano come conseguenza una possibilità molto maggiore di discendenza genetica.
Oggi però le cose, almeno in occidente, sono molto cambiate.
LUMEN


CAMPIONI DELLO SPORT
Ho letto che i grandi campioni dello sport, tanto ammirati e idolatrati come 'vincenti' per definizione, non sono quasi mai delle persone felici.
Ovviamente, quando vincono ottengono una soddisfazione enorme, ma quando perdono, cosa che succede (inevitabilmente) altrettanto spesso, soffrono moltissimo, più degli altri.
Certo, questa 'sofferenza' ha una sua utilità, in quanto serve loro come spinta, per allenarsi più duramente e poter vincere la volta successiva.
Ma la felicità è un'altra cosa.
LUMEN

48 commenti:

  1. Gianni Pardo è come sempre essenziale e lucidissimo. Sul "potere della parola" tanto ci sarebbe da dire. Credo che l'incapacità endemica di leggere dietro le parole dipenda da un'educazione basata su domande illegittime. Una domanda è legittima se chi la pone non conosce la risposta. D'altronde, perché porla se la risposta è già nota? Ma gli insegnanti fanno domande di cui conoscono benissimo la risposta. E quella si aspettano dagli allievi. Una domanda legittima obbliga a una ricerca, una illegittima impone di ripetere un concetto già dato edvelimina la curiositàcdi sapete cosa si nasconda dietro le parole.

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    1. Caro Agostino,
      non conoscevo la distinzione tra domanda legittima ed illegittima, ma la trovo magistrale.
      Spiega perfettamente i limiti del nostro sistema educativo, che tu ben conosci.
      E spiega anche la semplicità con cui si possono sviare ed indottrinare le persone: bastano alcune domande illegittime, ben scelta, per costruire la realtà alternativa di cui si ha bisogno.

      Grazie per il tuo intervento.

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    2. Non la conoscevo neppure io Molto istruttivo.

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    3. Non sono tanto d'accordo su domande legittime e illegittime. In genere chi pone una domanda a qualcuno non conosce la risposta, è la situazione in un incontro/scontro leale: si cerca una risposta a un dato problema. Ma a scuola la situazione è diversa, docente e discente non sono sullo stesso piano, è lecito pensare che l'insegnante ne sappia più dell'allievo. Con le sue domande l'insegnamte vuole semplicemente verificare se l'allievo ha studiato, se conosce la materia. Mi sembrano dunque domande legittime. A una certa domanda l'insegnante si aspetta una precisa risposta a lui nota, ma la domanda non è per questo illegittima. Diversa è la situazione in un dibattito dove si pongono domande di cui non si sa ancora la risposta (almeno in un dibattito serio).

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    4. Mi auguro che l'amico Agostino (che è proprio del mestiere) voglia darci ulteriori chiarimenti.

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    5. Caro Sergio e caro Massimo, rispondo volentieri. Ovviamente è legittimo a scuola che un insegnante accerti le conoscenze. Ma l'italiano ha due verbi che non sono sinonimi: chiedere e domandare. Chiedere, dal latino "quaero", si usa per formulare richieste precise (del tipo "in che anno è nato Napoleone?"). Ma "domandare" proviene dal latino "de-mando", vale a dire: io affido a te il compito di trovare la risposta. "Ma lei, professore - mi chiedono alcuni - sa certamente la risposta, perché non ce la dice? Ma io non so la risposta - dico loro. La storia, la letteratura, non possiedono solo dati certi ma richiedono interpretazioni. Gli insegnanti non sanno tutto e se vi propongono le loro interpretazioni, non fidatevi mai troppo, cercate cosa si nasconde dietro le parole. L'anno prossimo non sarò con voi, mi mandano in pensione, ma non dimenticate, se potete, questi semplici consigli". Ebbene pochi anni fa, per esempio , ho scritto un libretto sulla commedia dantesca che di fatto contiene le interpretazioni dei ragazzi. Ho fatto loro domande "legittime" se così posso definirle. Gli insegnanti fanno solo domande "illegittime", si sentono insicuri se sanno già le risposte. Ma, così facendo, non aiuteranno i futuri adulti a evitare le trappole che Gianni Pardo e Massimo hanno così ben descritto.

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    6. Caro Agostino, ti ringrazio per il chiarimento, a conferma che un insegnante intelligente non finisce mai di imparare, anche (se capita) dai suoi stessi allievi, senza per questo perdere nulla del suo carisma.

      Ti ringrazio inoltre per il piccolo excursus etimologico, che sarà stato particolarmente apprezzato da Sergio (grande appassionato di questa disciplina).

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    7. P.S. - Ovviamente... auguri per la pensione.

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    8. Precisazioni sull'etimologia

      Dall'Etimologico Le Monnier (2010)

      Caro Lumen, sicuramente apprezzerai queste precisazioni. Ti confesso che non le conoscevo. Non avevo mai riflettuto finora su "chiedere" < lat. quaerere, quella "d" di chiedere da dove viene? Ma ecco la spiegazione, è una dissimilazione.

      chièdere v.tr. [sec. XIII]
      ~ manifestare un desiderio o un’esigenza; domandare.
      FORMAZIONE LATINA DI ORIGINE NON PRECISATA: lat. quaerĕre ‘cercare, chiedere, domandare’, con dissim. della prima -r- in -d- ► panromanzo: fr. querir, occit. querre, sp. e port. 
      querer ‘desiderare, amare’, sardo chèrrere ‘volere’, rum. cere.
      – chièsta s.f. [sec. XIII], da chiesto, part. pass.
      – richièdere v.tr. [sec. XIII], der. col pref. ri-; cfr. anche lat. requīrĕre ‘richiedere; esigere, reclamare’ (⇨ REQUISIRE); richièsta s.f. [sec. XII], femm. sost. di richiesto, part. pass. di richiedere.


      domandàre v.tr. [1219]
      ~ chiedere per sapere.
      FORMAZIONE LATINA DI ORIGINE INDOEUROPEA: lat. demandāre ‘affidare, raccomandare’, da mandāre ‘affidare’ (⇨ MANDARE) col pref. dē- ► panromanzo: 
      fr. demander, occit. demandar, cat. demanar, sp. port. demandar, sardo dimaṇḍare, arum. dimindare ‘ordinare’.
      ◆ Il lat. demandāre ha assunto in tutta l’area romanza, tranne che nel rumeno, il sign. di ‘chiedere per sapere’ attraverso quello di ‘raccomandare’; la -o- pretonica dell’italiano è dovuta alla consonante 
      labiale seguente, come in domani, dovere, dovizia.
      – domànda s.f. [sec. XIII].

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  2. Soldi e filosofia
    Sottoscrivo la glossa di Lumen, solo che per me sono inutili pure le domande semplici divertissements fra sedicenti eruditi.

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    1. No, no. Le domande che i filosofi si pongono sono importantissime. Lo sono sempre state.
      La tragedia è che hanno sempre cercato di rispondere senza utilizzare l'unico sistema che funziona, ovvero quello scientifico.
      Un tempo perchè non lo conoscevano, poi, probabilmente, per snobismo o presunzione.
      Non per nulla esiste la 'filosofia della scienza' che, in buona sostanza, aiuta gli scienziati a sviluppare gli argomenti più importanti.

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  3. “Povera et nuda vai philosophia,
    dice la turba al vil guadagno intesa.”
    Così diceva messer Francesco Petrarca. Oggi però vedo diversi "filosofi" che si pavoneggiano in televisione (avrai capito di chi parlo). Ora c'è da chiedersi come si stabilisce se qualcuno è un filosofo? Credo non basti la laurea in filosofia, in fondo grandi filosofi del passato non avevano nessuna laurea, Socrate era sicuramente un filosofo ma non solo non aveva lauree ma anzi c'è chi pensa che fosse analfabeta...

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    1. << Ora c'è da chiedersi come si stabilisce se qualcuno è un filosofo? >>

      Ottima domanda, il che la dice lunga sul valore di questo termine.
      Per lungo tempo filosofo era sinonimo di sapiente, poi con la comparsa del metodo scientifico le cose si sono complicate.
      Oggi pare un sinonimo di intellettuale che cerca di portare idee nuove.
      Ma nuove non significa valide.

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  4. Soldi e Filosofia

    Diciamo che la Filosofia per essere davvero adeguata ai tempi moderni dovrebbe instaurare un costante e paritario dialogo con la Scienza (e con la Tecnica) anziché fungere da sbiadita "controfigura" della Religione (come invece oggi, quantomeno nell'ambito della cd Filosofia continentale, succede un po' troppo spesso). In tale prospettiva alla Logica spetta il fondamentale ruolo di trait-de-union. Saluti

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    1. Tra filosofia moderna e religione non so davvero chi sia la sbiadita controfigura di chi.
      D'altra parte la scienza è come un taxi: non ci dice dove dobbiamo andare, ma solo come fare per andarci.
      Lo spazio per le decisioni, quindi, resta molto ampio.

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    2. Qualcuno riesce a spiegarmi in maniera digeribile per le mie stanche meningi il contributo fornito all'umanità dal pensiero platonico, per esempio? Mica sono funzionali anch'essi al sistema, i filosofi? Ricordano l'aria fritta. Tipo i films di Pieraccioni....

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    3. Il pensiero dei grandi filosofi ha sicuramente indirizzato la civiltà umana, condizionando il modo di pensare delle persone per secoli.
      Che poi tutto questo sia stato un contributo positivo, o negativo, è tutto da vedere.
      Ma che siano stati importanti, non c'è dubbio.

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    4. Già, come non averci pensato prima, pensato prima agli Influssi della caverna con le ombre proiettate, immagine che ha senza meno informato il pensiero, il comportamento, dei minatori di Marcinelle, dei servi pastori della Barbagia.......
      Qui mi fermo Lumen sia perché mi sei simpatico, sia per non diventar ripetitivo oppure morale alle Cecco Angiolieri.. :-))

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    5. Ad es. Popper ha definito il pensiero politico di Platone una delle principali matrici culturali dei Regimi autoritari/totalitari del XX Secolo (di destra e di sinistra): non mi sembra roba di poco conto...

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    6. Mi sembra un ottimo esempio.
      Se ne hai altri, mi farebbe piacere leggerli.

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    7. Roba elitaria, non popolare...I fratelli Gracchi si rivoltano nel sepolcro.

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    8. Per Lumen:
      Gli esempi abbondano: si va dall'influenza di Confucio nell'Impero cinese a quella di Locke e Montesquieu nelle Rivoluzioni liberali di fine Settecento e da quella di Marx nella Rivoluzione bolscevica a quella di Gentile durante il Ventennio fascista.
      Senza dimenticare il nesso tra Hegel e lo Stato prussiano... Saluti

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    9. Grazie Claude, ottima sintesi.

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    10. P.S. - Potresti segnalarmi qualche sito o pagina web che si occupa di questi collegamenti ?

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    11. Il primo riferimento utile in qs senso che mi viene in mente e' l'Enciclopedia multimediale delle Scienze filosofiche (EMSF) che raccoglie parecchio materiale (aporofonsimenti, documenti, interviste tematiche, ecc.): essendo stato costruito tot anni fa oggi conviene recuperarlo in versione ammodernata tramite un buon motore di ricerca. In lingua inglese si trova ad es. l'ottima Stanford Encyclopedia of Philosophy... Saluti

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    12. Grazie.
      Forse quello che nuoce ai grandi filosofi è che hanno toccato mille argomenti, molti dei quali ormai chiaramente superati.
      Per cui non è facile, oggi, individuare le (poche) idee che hanno fatto davvero la storia.
      Forse se la storia della filosofia fosse più essenziale e limitata ai concetti più utili, avrebbero tutti da guadagnarne (filosofi e studenti).

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  5. La pubblicità

    Caro Lumen, sì, è vero, anch'io penso che i servizi di cui usufruisco gratuitamente sul web li devo alla pubblicità. Che però è ormai tanto invadente e ossessiva che qualcosa bisogna/bisognerebbe pur fare. Per es. rinunciando a certi servizi e anche alla lettura dei quotidiani gratuiti. Ammetto che non è facile, ma possiamo almeno ridurre il danno o la scocciatura. Tutti a dirti in continuazione: guarda che bello, compra compra compra.
    Il quotidiano a cui sono abbonato mi offre l'abbonamento senza pubblicità ma con un sovrapprezzo: infami!
    Toraldo di Francia, un bravo fisico, racconta che quando fu introdotta la pubblicità nei cinema (c'è ancora?), lui si chiedeva: no, non è possibile, adesso gli spettatori spaccano tutto. Pagano il biglietto per sorbirsi a tradimento la pubblicità.
    E invece. Il locale arrotondava l'incasso con la pubblicità, ovvio. Io comunque sono sempre più allergico alla pubblicità, è semplicemente insopportabile, specie quella prima e dopo il telegiornale. Tolgo l'audio, non la guardo. Io però non demonizzo la pubblicità che è anche informazione, ma dovrebbero piazzarla nei luoghi deputati e non bombardare la popolazione dalla mattina alla sera. E poi lo sappiamo, fa lievitare il PIL e porta occupazione.

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    1. Caro Sergio, come spesso succede è un problema di misura.
      Anche i pubblicitari conoscono l'effetto boomerang, ma se continuano così vuol dire che il gregge (cioè noi) continua a brucare allegramente.
      E in nome del dio PIL ogni sacrificio è giustificato.

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    2. P.S. - Ma anche a te la pubblicità in movimento da più fastidio di quella fissa, o non c'è differenza ?

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    3. Non so a quale pubblicità alludi, cos'è la pubblicità in movimento? Video, filmini? Comunque tutta la pubblicità è odiosa, io non compro assolutamente niente, non ne ho bisogno.

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    4. Sì, intendo i filmati (e simili) che mi disturbano l'attenzione. Gli altri posso facilmente ignorarli.

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    5. Il coccode' della gallina segna la deposizione dell'uovo, ergo l'ex volatile fu il primo pubblicitario/a della storia.

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    6. Ma anche il chicchirichì del mattino da parte del Gallo, non scherza... ;-)

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  6. Gay pride

    Puoi immaginarti un etero pride? Ridicolo, vero? Ma sono ridicoli anche gli omosessuali con il loro orgoglio. Orgoglio maddeché, che hanno gusti sessuali speciali? Tutti queste manifestazioni di orgoglio le trovo sempre più ridicole. Tutti si dicono orgogliosi di questo e di quello, di essere italiani, di aver vinto una medaglia alle olimpiadi ecc. ecc. Ma basta con questo ridicolo orgoglio. Basta e avanza essere soddisfatti di quel che si è fatto, con l'aiuto di madre natura o di Dio. Fare bene il proprio lavoro dà soddisfazione, siamo pur capaci di qualcosa, gli altri ci apprezzano e onorano la prestazione, ci guadagniamo lo stipendio. Ma quale orgoglio, non fatemi ridere, buffoni.

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    1. Il 'Pride' serve per sentirsi superiori.
      Il che confermerebbe la mia famosa teoria...

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  7. A proposito di domande legittime e illegittime

    Caro Lumen, che ne pensi di queste apparentemente ridicole ma in realtà profonde, massì filsofiche domande:
    "Chi sei? Donde vieni? Dove vai?"
    E sai dove le leggevo? Durante gli esercizi spirituali dai salesiani negli anni Cinquanta! Legittime o illegittime? Da un punto di vista filosofico certamente legittime, sono domande che tutti si pongono se hanno un minimo d'intelligenza e a cui è onestamente difficile rispondere ovvero la risposta bisogna cercarla e magari una soddisfacente si trova. Illegittime in quanto i salesiani volevano suggerirti le risposte (Gesù, la Madonna, la salvezza dell'anima ecc.).

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    1. Esatto: le domande dei religiosi sono tutte illegittime, in quanto loro hanno già la risposta.
      Per i pensatori laici, invece, sono domande non solo legittime, ma anche interessanti ed importanti.
      Quanto alle risposte, le uniche valide (quando ci sono) sono quelle della scienza.

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  8. L'infelicità dei campioni

    Mah, ogni sconfitta o perdita di qualcosa di prezioso fa male. Logico che chi ha avuto tanto, tantissimo come i campioni risenta maggiormente delle sconfitte o di non essere più considerato. Ha perso potere. "Più sai, più soffri" (Ecclesiaste). Più potere avevi prima maggiore la sofferenza di non essere più nessuno. Però Federer non mi sembra proprio infelice, anche se piangeva quando annunciò il ritiro.

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    1. Sì, è vero.
      Federer (che io adoravo) aveva qual modo sorridente di prendere la vita che ti faceva pensare ad una persona abbastanza felice.
      Ma credo che fosse un'eccezione.

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    2. Però non dimentico la sua delusione quando perse la finale di Wimbledon contro Nadal nel 2008, un incontro pazzesco, forse uno dei più belli. Non accettò serenamente la sconfitta, anche se costretto dai regolamenti alla stretta di mano all'avversario. Era proprio distrutto. Rifiutò persino una parola di consolazione del presidente della confederazione svizzera Couchepin presente a Wimbledon. Era stato detronizzato proprio nella sua riserva di caccia, Wimbledon. Il suo comportamento mi deluse molto.
      Comunque un tennista completo. Io tifavo per Nadal, ma Nadal era tutto forza con conseguente dispendio di energie, Federer invece era classe pura e difatti ebbe pochi infortuni, la classe ti fa risparmiare energia.

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    3. Non ricordavo quell'episodio, ma non mi stupisce.
      Quod erat demonstrandum.

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  9. Ragazzi oggi sono polemico, e a little bit mordace...
    Quando, una dozzina quasi di anni fa andai in pensione, non mi lasciai andare allo sconforto per dover dismettere
    La maglia col coccodrillino, cessare di prendere a mestolate una pallina lanosa, sfasciare racchette sui campi rossi o verdi, intascare milionate di euro a compenso di una mia innata, più o meno, bravura nel gioco della pallacorda, adesso chiamato tennis, retaggio di antichi ludi degli annoiati nobili di Versailles. No.

    Saltavo al contrario di gioia, fin quasi a sfiorare il soffitto con le corna, io servo sciocco di terza categoria, pagato pochissimo in confronto ai mestolatori in mutande e maglietta pezzata, però più funzionali di me al sistema, distrattori del popolo ignorante e ciuco.

    Onde ragion per cui, scusate se mi incalmo quando si ragiona di tali felloni che hanno monetizzato fin troppo una 'bravura" da saltimbanchi mentre io, che mi sono sparato 40 anni di lavoro più 15 mesi di militare, vengo compensato con una oscena mercede mensile. Altri, molti, come me, se non peggio.

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    1. Se mi passi la battuta, tu non avevi molti followers, mentre loro (i campioni dello sport) ne hanno a milioni.
      E i numeri fanno la differenza.

      (Da umile pensionato a umile pensionato).

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  10. Te la passo Lumen, te la passo, hai detto la verità, sui numeri....

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  11. IL POTERE DELLE PAROLE
    Fatti maschi parole femmine.
    (Motto del Maryland Usa)

    Amo le persone che scelgono con cura le parole da non dire.
    (Alda Merini)

    Un bel tacer non fu mai scritto...

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    1. Grazie per le citazioni.
      La più bella è quella della Merini.

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