giovedì 29 agosto 2024

La Terra del pianto - (2)

Sembra non esserci tregua per la martoriata terra di Palestina: tutte le parti coinvolte continuano a  parlare con le armi ed una pace stabile appare ancora lontana.
Il testo di oggi (scritto da Franco Londei), pur esendo chiaramente di parte (israeliana), risulta comunque interessante, in quanto evidenzia alcune delle difficoltà oggettive che si troverebbe ad affrontare la soluzione più caldeggiata, ovvero quella dei 'Due popoli, due Stati'.
LUMEN


<< Palestina libera dal fiume al mare, urlano gli studenti senza sapere né di quale fiume si parla né a quale mare si fa riferimento. Palestina libera, riconosciamo la Palestina dicono i premier di Spagna, Irlanda e Norvegia, senza sapere su quali confini riconoscerla, con quale moneta, con quale governo, con quale banca centrale ecc. ecc.

Tornano in mente le parole di Zahir Muhsein, uno dei leader più importanti della OLP tra il 1971 ed il 1979 il quale in una intervista ad un giornale olandese diceva:

« il popolo palestinese non esiste. La creazione di uno stato palestinese è solamente un mezzo per continuare la nostra lotta per l’unità araba contro lo Stato d’Israele. In realtà oggi non c’è differenza tra giordani, palestinesi, siriani e libanesi. Oggi parliamo dell’esistenza di un popolo palestinese per ragioni politiche e strategiche poiché gli interessi nazionali arabi richiedono che venga assunta l’esistenza di un distinto “popolo palestinese” da opporre al sionismo ».

Quindi chiariamo subito il punto principale: la Palestina non esiste, il popolo palestinese non esiste per stessa ammissione dei cosiddetti “leader palestinesi”.

Non c’è traccia storica di un popolo palestinese prima degli anni 60, né di un sovrano palestinese, un governo palestinese, una moneta palestinese, una guerra condotta dai palestinesi, un ritrovamento storico che faccia riferimento ad una civiltà palestinese. Niente di niente di niente.

Palestina libera dal fiume al mare, urlano gli studenti senza sapere né di quale fiume si parla né a quale mare si fa riferimento. Palestina libera, riconosciamo la Palestina dicono i premier di Spagna, Irlanda e Norvegia, senza sapere su quali confini riconoscerla, con quale moneta, con quale governo, con quale banca centrale ecc. ecc.

Tornano in mente le parole di Zahir Muhsein, uno dei leader più importanti della OLP tra il 1971 ed il 1979 il quale in una intervista ad un giornale olandese diceva «il popolo palestinese non esiste. La creazione di uno stato palestinese è solamente un mezzo per continuare la nostra lotta per l’unità araba contro lo Stato d’Israele.

In realtà oggi non c’è differenza tra giordani, palestinesi, siriani e libanesi. Oggi parliamo dell’esistenza di un popolo palestinese per ragioni politiche e strategiche poiché gli interessi nazionali arabi richiedono che venga assunta l’esistenza di un distinto “popolo palestinese” da opporre al sionismo».

Quindi chiariamo subito il punto principale: la Palestina non esiste, il popolo palestinese non esiste per stessa ammissione dei cosiddetti “leader palestinesi”. Non c’è traccia storica di un popolo palestinese prima degli anni 60, né di un sovrano palestinese, un governo palestinese, una moneta palestinese, una guerra condotta dai palestinesi, un ritrovamento storico che faccia riferimento ad una civiltà palestinese. Niente di niente di niente. Facciamoci delle domande scomode.

Il popolo palestinese è quindi solo una invenzione araba e non è altro che un agglomerato di emigrati egiziani, giordani e siriani. Punto.

Ma vogliamo veramente far contenti tutti quei babbei che vogliono uno stato palestinese? Ok. Cominciamo con il ragionare da Stato palestinese, anche se non sappiamo su che confini.

Prima di tutto mi serve un Governo, una moneta e una banca centrale, perché mica vorrò vivere di aiuti a fondo perduto per centinaia di miliardi come ho fatto fino ad ora? Dovrò pure prendermi la responsabilità di creare una moneta e di metterla sul mercato, fare debito con titoli di stato, lottare contro l’inflazione, i prezzi del mercato ecc. ecc.

Fino ad oggi ho usato la moneta israeliana (perché non quella giordana o egiziana?) battuta dalla banca centrale di Gerusalemme. Ma da oggi non potrò più farlo perché sono lo Stato Palestinese.

Poi dovrò creare una qualche forma di welfare, cioè tutta quella serie di interventi e di prestazioni destinati alla popolazione che uno stato eroga finanziandole con le entrate fiscali. La sanità pubblica, le scuole, l’assistenza sociale ecc. ecc. È una delle spese più grandi per uno stato (l’Italia spende più di 600 miliardi l’anno).

Fino ad oggi hanno pagato tutto i donatori internazionali (cioè noi), mi hanno pure incassato le entrate fiscali (Israele), ma da oggi devo pagare tutto io con i miei soldi e le mie entrate fiscali che in qualche modo provvederò a incassare.

Dovrò studiare una linea politica economica, cercare di far crescere il PIL senza far crescere troppo il debito. Dovrò pagare la polizia, il personale statale, i maestri e professori. Tutte cose che fino ad oggi mi pagavano gli altri.

Adesso capite perché i palestinesi hanno sempre rifiutato un loro stato, anche quando gli hanno offerto il 99,99% delle richieste territoriali ed economiche. Creare uno stato è facile. È gestirlo che è complicato. E poi perderebbero quell’alone di vittime che fino ad oggi gli è valsa la simpatia internazionale (meno che quella degli arabi).

Quindi, volete riconoscere l’isola che non c’è? Riconoscetela pure, ma fate anche tutto quello che serve per farla funzionare, pretendete un governo democratico, una sanità pubblica decente ecc. ecc.

In tutti questi anni la cosiddetta Palestina ha ricevuto più aiuti di tutta l’Africa messa insieme. È come se l’Umbria avesse avuto più aiuti dell’Africa. Solo che oggi l’Umbria sarebbe lo “stato” più ricco al mondo mentre la cosiddetta Palestina è tra i più poveri.

Ho lasciato volutamente per la fine il dettaglio più importante: con quale Governo riconoscete la Palestina? Hamas oppure Fatah? La stragrande maggioranza dei palestinesi oggi voterebbe Hamas e ha festeggiato il massacro del 7 ottobre ritenendolo giusto. Se quindi riconoscete la Palestina riconoscete Hamas e anche voi approvate quello che hanno fatto. Punto. >>

FRANCO LONDEI

40 commenti:

  1. Commento di GP Valla

    Lo riconosco: sono schierato e ritengo che i palestinesi abbiano fondamentalmente  tutte le ragioni e i sionisti tutti i torti.
    L'articolo mi sembra pieno di sofismi, ragionamenti capziosi e affermazioni inesatte.
    In primo luogo mi sembra assurdo affermare che "la Palestina e i palestinesi non esistono", e che questi ultimi sarebbero solo "un agglomerato di emigrati (!) egiziani, giordani e siriani" . Paradossale inversione: gli unici immigrati in Palestina sono gli ebrei, i palestinesi sono sulla loro terra da sempre.
    L'affermazione è  sostanzialmente una riformulazione del famigerato slogan sionista "Una terra senza popolo per un popolo senza terra", con il trasparente sottinteso che i palestinesi - essendo  siriani, giordani, egiziani - dovrebbero "tornarsene" in Siria, Giordania ed Egitto e lasciare la Palestina agli ebrei.
    In realtà anche prima del 1947-48 e della Nakba esistevano movimenti nazionalisti arabi, che avevano dato vita alla rivolta araba del 1936, violentemente repressa dagli inglesi. Comecchessia, oggi esiste, inequivocabilmente, una piena coscienza nazionale palestinese.
    Quanto ai confini dello Stato (ipotizzato), purtroppo ad oggi non sono certo i palestinesi a poterli determinare.
    Mi pare poi assurdo pretendere che siano preventivamente risolti i problemi di strutturazione ed organizzazione di uno Stato che ancora non esiste, mentre i Territori sono tuttora occupati militarmente e gli abitanti sono vittime di ogni sopruso da parte dell'esercito e dei coloni ebrei.
    Ma prima e più ancora di tutto l'autore ignora completamente la questione fondamentale: perché mai della gente venuta da ogni capo del mondo dovrebbe avere il diritto di occupare una terra che non è la loro e di cacciarne i legittimi abitanti, ivi presenti da sempre? Perché in un libro "sacro" (scritto, guarda caso, dagli stessi invasori) un dio sanguinario e razzista avrebbe regalato loro la Palestina?

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    1. Caro Beppe, le tue affermazioni sono giustificate e difficilmente contestabili.
      Anche se la nascita stessa dello stato di Israele (nel 1948) rappresentò un vulnus notevole per la popolazione palestinese, forse le cose sarebbero andate diversamente se non si fossero verificati due eventi concomitanti e di segno opposto: da un lato il tentativo arabo di annientare con le armi lo stato appena creato e, dall'altra parte, il sogno pericoloso della Grande Israele.
      Senza questi due atteggiamenti, chiaramente incompatibili tra loro, forse uno 'status quo' duraturo (e moderatamente pacifico) sarebbe stato possibile.

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    2. @ GP Valla
      Il prof. Melis, filoisraeliano, sostiene che c'è stata una presenza ininterrotta di ebrei da millenni laggiù in Palestina. Io non lo, forse, ma non mi sembra questo l'argomento risolutivo. È sicuramente vero invece che molti israeliani, forse milioni, sono immigrati nell'odierno Israele dal mondo intero, sono "tornati a casa" perché quella è la loro vera patria, come dimostrerebbe anche l'archeologia (vedi il Muro del pianto e poi Masada e altri reperti...).
      Lumen è schierato chiaramente e unilateralmente dalla parte di Israele, unica democrazia in Medio Oriente, ma ammette che la fondazione di Israele è forse stato un errore. Lo penso anch'io, sarebbe stato meglio prima accordarsi con le parti in causa, palestinesi e altra gente della regione. Ma ormai la frittata è fatta e non vedo ormai alcuna soluzione. Israele è armato fino ai denti, Tsahal è invincibile e in più gli americani hanno concesso agli israeliani di dotarsi dell'atomica, contravvenendo alle proprie leggi. L'umanità ovvero l'ONU si è creduto in debito verso gli ebrei per l'olocausto e ha concesso loro d'insediarsi in Medio Oriente senza tener conto di eventuali opposizioni degli arabi.
      Che fare ora? Non vedo soluzioni, la situazione è incancrenita e Israele è troppo arrogante, conscio della propria schiacciante superiorità militare e del sostegno pressoché incondizionato degli USA. Nethaniau se la ride di Biden, lo tiene sotto scacco, forte anche della lobby israeliana negli USA (e nel resto del mondo, ci sono stranamente ebrei dappertutto benché siano appena 15-18 milioni in tutto). Senza dimenticare che non pochi israeliani sognano e mirano al Grande Israele, inclusa Gaza e la Cisgiordania (e il Golan ovviamente).
      Dal 1948 ad oggi Israele si è notevolmente ingrandita dopo le guerre, se si guardano le cartine si resta stupefatti. Vero è che chi vince una guerra detta poi le condizioni e si accaparra anche territori, anche se la comunità internazionale non ci sta (Nethaniau se la ride, lui ha un esercito invicibile e l'atomica).
      Nessuno mi ha ancora spiegato cosa significhi essere ebreo, specialmente oggi. La stragrande maggioranza degli israeliani è agnostica o atea e se la ride della Torah e del Talmud (secondo studiosi ebrei Mosè non è mai esistito, è un personaggio leggendario). Molti ebrei, anche colti come Stefan Zweig e Reich-Ranicki e Freud, non sapevano nemmeno l'ebraico. Ma "si sentono" ebrei. Ma perché, e che significa? Boh! Io sono e mi sento italiano perché sono nato in Italia e parlo italiano e conosco un po' la storia e l'arte italiane, ma non è che ami particolarmente gli italiani, specie se volgari e maleducati e tifosi di San Remo).

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    3. << Nessuno mi ha ancora spiegato cosa significhi essere ebreo, specialmente oggi. La stragrande maggioranza degli israeliani è agnostica o atea. (...) Molti ebrei, anche colti (...) non sapevano nemmeno l'ebraico. Ma "si sentono" ebrei. >>

      Caro Sergio, questa è davvero una grande domanda, la cui risposta è importante anche per comprendere fino in fondo le vicissitudini millenarie (fauste ed infauste) di questo popolo.
      Personalmente, pur avendo letto qualcosa sull'argomento, non ho ancora trovato una risposta convincente, visto che il legame religioso (che in genere è il più forte) funziona fino a un certo punto.

      Se dovessi esprimente un'opinione, direi che si tratti di un legame di tipo etnico-culturale, collegato col senso di superiorità di gruppo, ma ogni altra opinione è la benevenuta.

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    4. Forse c'è una spiegazione psicologica elementare: il senso di appartenenza a un gruppo, inculcato dagli adulti ai bambini e giovani oppure semplicemente interiorizzato dai giovani tramite i riti, le ricorrenze, le feste tipiche del popolo ebraico e tramandate per tradizione. Sicuramente in passato ha avuto una parte preponderante anche il legame di natura religiosa. Sembra che gli ebrei ortodossi abbiano ancora viva coscienza di essere il popolo eletto e nutrano per i non ebrei (detti goim) un aperto disprezzo che è la caratteristica principale del razzismo. Ma non frequentando ebrei non posso affermarlo con certezza.
      Comunque Freud, Zweig, Ranicki, Mahler, Mendelssohn, Einstein ecc. cioè il Gotha dell'intelligenza ebraica non aveva queste fisime, di essere il popolo eletto, ma lo stesso "sentivano" un'affinità, un legame con il popolo ebreo pur essendo razionalisti e in genere anche atei.
      Appunto per aver sempre saputo di essere ebrei, non necessariamente superiori e migliori di altri popoli e etnie, ma lo stesso un po' speciali, diversi. Poi l'antigiudaismo cristiano ha rafforzato la loro identità di diversi che li ha portati a eccellere in tutti i rami del sapere, non solo nella finanza.
      Fra parentesi, l'imprinting religioso in famiglia ha avuto una parte decisiva anche nel cristianesimo. I bambini in chiesa si annoiavano, ma assimilavano inconsciamente l'importanza dei riti. E poi le preghiere prima di addormentarsi, la prima comunione, la cresima ecc. Diventavano cattolici senza accorgersene, perciò per la Chiesa era fondamentale la trasmissione della fede in famiglia, ciò che non esiste praticamente più.

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    5. << Poi l'antigiudaismo cristiano ha rafforzato la loro identità di diversi che li ha portati a eccellere in tutti i rami del sapere, non solo nella finanza. >>

      Questa è una considerazione molto interessante, a cui non avevo mai pensato.

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  2. Gli israeliani non sono ebrei, sono askenhaziti Kazhari. Gli ebrei sono quelli che prendono le mazzate a Gaza, oppure i Sefarditi diasporati che finirono nelle camere a gas, in numero imprecisato. Gli israeliani sono al 90 per cento e passa caucasici, che ci piaccia oppure no.

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    1. E una prospettiva interessante, la tua.
      In effetti, a livello inconscio, ho sempre considerato Israele come una enclave europea nel Medio Oriente.

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  3. Il sogno dei Kazhari, o askenhazi della tredicesima tribù spuria(fasulla) di Israele, è quello di ricostituire il loro gran khanato, distrutto dagli czars russi nell'undicesimo secolo. I Kazhari controllano una larga fetta delle risorse economiche mondiali, più tutto, dico tutto,il mondo dello spettacolo, i media eccetera.....Sono satanisti e dediti ai sacrifici umani.

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    1. Che siano persone potenti non lo nego.
      Sul resto non mi pronuncio, ma mi sembra che faccia il paio coi comunisti che mangiavano i bambini.

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    2. Non li mangiano però li bombardano....

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    3. Sì, ma c'è comunque una differenza (almeno nell'impatto etico della narrazione).

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  4. Non per essere pignolo...ma nell'undicesimo secolo non esistevano gli czars russi, anzi non esisteva nemmeno un regno che si chiamasse Russia. Anche se i russi cercano di tenerlo nascosto i primi sovrani delle terre russe erano svedesi che scendevano lungo la linea dei fiumi per raggiungere Costantinopoli dal Baltico. Il famoso principe Vladimir, poi fatto santo per aver adottato il cristianesimo ortodosso era svedese; secondo la storia ra stato incerto se adottare il cristianesimo, l'ebraismo oppure l'islamismo, per convenienza politica scelse il cristianesimo. Chissà come sarebbe stata diversa la storia se avesse scelto l'ebraismo...

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    1. Caro Mad, ti ringrazio molto per la precisazione storica.
      Quanto alla tua domanda finale, la storia sarebbe cambiata sicuramente, perché le diverse religioni sono portatrici di culture diverse.
      E la cultura è importante nell'evoluzione dei popoli.

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  5. Ho usato di proposito la parola czars, con una forma plurale che mi sono inventato, per indicare i vari " cesari" o capi di etnie o tribù stanziate nei territori dell'attuale Russia, Ucraina eccetera, che
    Alla fine decisero di marciare contro i Kazhari, che sovente sconfinavano per rapire bimbi e fanciulle destinati ai loro sporchi e crudeli rituali.

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    1. Giusta precisazione; io della storia dell'est europeo so pochissimo.
      Ma quelli che poi si chiamarono ZAR e riunificarono la Russia (e dintorni) chi erano ?

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  6. La monarchia dei cesari (Czar) mi sembra ebbe inizio nel 1500, ma non ricordo etnia dei capostipite. Territorio immenso, Alaska inclusa, stupisce cosa abbia potuto tener unito tale vastissimo comprensorio....

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    1. Forse un grande pugno di ferro, combinato con l'ignoranza della popolazione e dosi massiccie di oppio religioso.

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  7. COMMENTO di GP VALLA

    Sulla storia russa e gli zar.

    In effetti il leggendario capostipite della prima dinastia russa, Rurik, sarebbe stato un vichingo (o meglio variago) chiamato per comporre le dispute fra le tribù slave nel IX secolo; scandinava era solo l'origine del fondatore, ma il regno fu sempre solo russo. Del resto anche oggi l'origine dell'attuale dinastia inglese è tedesca (Battenberg), quella spagnola è francese (Borbone), quella svedese è francese (Bernadotte).
    Comunque la storia - o leggenda - di Rurik è ben nota e non mi risulta sia mai stata censurata; semmai dibattuta fra gli storici.
    I sovrani della Rus' ebbero il titolo di Principe o Gran Principe; lo stato unitario (con capitale Kiev...) si suddivise ben presto in numerosi principati indipendenti e spesso in lotta fra loro, finché nel XIII secolo furono tutti ridotti a vassalli dei mongoli dell'Orda d'Oro. Nel XIV e XV secolo la Moscovia sconfisse i mongoli, ne distrusse e conquistò i khanati e riunificò le terre russe.
    Il primo sovrano ad assumere il titolo di zar (dal latino Caesar) fu Ivan III il Grande nella seconda metà del XV sec. a seguito del matrimonio con Sofia Paleologa, erede dell'Impero Bizantino dopo la caduta di Costantinopoli; da qui la pretesa di Mosca di essere la Terza Roma.
    Chiedo scusa per aver riassunto mezzo millennio in poche righe.

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    1. Ti ringrazio per il chiarissimo excursus.
      Quindi, quelle sventurate regioni hanno vissuto in una cultura di guerra (e solo di guerra) per secoli.
      Difficile modernizzarsi in una situazione simile.

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    2. COMMENTO di GP VALLA

      Ricontrollate le fonti, devo correggere alcuni errori nel mio intervento sulla storia russa.
      Ivan III adottò lo stemma (l'aquila bicipite) e il cerimoniale bizantino, ma non il titolo di zar; il primo ad assumerlo fu il nipote Ivan IV il Terribile alla metà del Cinquecento.
      Quanto ai khanati eredi dell'Orda d'Oro, furono conquistati dalla Russia solo nel sec. XVI, tranne quello di Crimea, annesso alla fine del Settecento ad opera di Potemkin (quello della corazzata).
      Mi scuso per le inesattezze.

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  8. COMMENTO di GP VALLA

    Identità ebraica.

    Secondo il criterio più rigoroso è ebreo chi è nato da madre ebrea, quali che siano le sue idee o pratiche religiose. In concreto il criterio è spesso più elastico, specie quando fa comodo: in Israele basta avere un solo nonno ebreo per poter usufruire della scellerata "Legge del Ritorno" e poter quindi immigrare nel paese e diventarne automaticamente cittadino optimo iure; è evidente lo scopo di alterare la demografia della Palestina.
    Sono anche possibili le conversioni (non facili, con vari criteri a seconda delle scuole rabbiniche), ma fondamentalmente gli ebrei si considerano non come i fedeli di una religione o i membri di un popolo definito dalla propria cultura, ma come una sorta di enorme famiglia discendente da (mitici peraltro) antenati comuni: un gruppo individuato quindi da criteri biologici e genetici: insomma razziali.
    Separatezza su base biologica, pretesa di essere superiori a ogni altro popolo (l'ha detto Yahweh!), endogamia, coesione feroce e quasi paranoica contro tutti gli altri: è paradossale e imbarazzate, ma mi sembra che gli elementi del razzismo
    siano tutti presenti.
    Qualcuno ha del resto affermato che la Legge del Ritorno sopra ricordata è sostanzialmente un calco in negativo delle hitleriane Leggi di Norimberga con cui i tedeschi furono divisi sulla base della presenza o meno di antenati ebraici. Del resto va ricordato che in Israele sono vietati per legge i matrimoni fra ebrei e non ebrei. L'unica democrazia del Medio Oriente...
    Per quanto sopra non credo che l'antigiudaismo (correttamente Sergio non ha parlato di antisemitismo) sia stato più di tanto influente: la rigida separazione era presenti anche nelle comunità in terre islamiche, dove non solo gli ebrei non erano perseguitati, ma anzi venivano accolti quelli cacciati dai paesi cristiani (i sefarditi in Marocco e nell'Impero Ottomano).
    Molto acuta e pienamente condivisibile è l'osservazione di Sergio sulla importanza della ritualità - collettiva ed individuale - nel costituire e rafforzare a livello individuale la coscienza di una distinta, separata identità: ne parla fra l'altro Shlomo Sand nel saggio "Come ho smesso di essere ebreo", che consiglio.

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    1. Ti ringrazio per la precisazione; adesso ho le idee più chiare.
      Mi permetto due considerazioni un po' ciniche.
      La prima è che ogni popolo è razzista a modo suo; gli ebrei sono solo più efficienti degli altri.
      La seconda è che, come si vede, gestire e controllare l'immigrazione in conformità con le proprie esigenze è possibile.

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  9. COMMENTO di GP VALLA

    Khazari ed ebrei

    Relativamente alla "ipotesi khazara" sull'origine degli ebrei ashkenaziti ricordata da Mauro b., mi permetto di suggerire un altro saggio di Shlomo Sand, "L'invenzione del popolo ebraico", in cui non solo sostiene tale tesi, ma afferma anche che gli ebrei sefarditi (di origine spagnola) sarebbero in gran parte discendenti da tribù berbere già convertite all'ebraismo e passate in Spagna al seguito degli invasori islamici nel sec. VIII (va detto che sono tesi controverse e dibattute).
    Non ne avevo fatto cenno nel primo intervento perché la questione mi pare abbia solo un interesse storico: di fatto gli ashkenaziti sono oggi il 75-80 % degli ebrei mondiali, si considerano ebrei e tali sono anche dagli altri gruppi (sefarditi, ebrei romani, orientali, etc.).
    Soprattutto è irrilevante in rapporto alla questione della Palestina:
    - pressoché tutte le comunità ebraiche (con poche lodevoli eccezioni), anche quelle non ashkenazite, sostengono incondizionatamente Israele nonostante le sue politiche criminali: basti vedere, purtroppo, quelle italiane (o almeno i dirigenti delle stesse);

    - quand'anche fosse dimostrato che tutti gli ebrei sono 0discendenti diretti di quelli vissuti in Giudea prima delle guerre di Vespasiano e Adriano, non per questo avrebbero il diritto di (ri)occupare terre che non sono più loro da 1900 anni e - soprattutto - di cacciarne gli abitanti. O applichiamo il medesimo criterio agli Stati Uniti, all'Australia alla Nuova Zelanda...?

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    1. Caro Beppe, il diritto, in campo geo-politico, non esiste, esiste solo l'occupazione.
      Poi, chiaramente, chiunque abbia delle mire su un certo territorio inizierà col proclamare il relativo diritto (che potrà sempre trovare).
      Ma, come insegnava Vilfredo Pareto, le derivazioni (cioè le razionalizzazioni) vengono sempre dopo i residui (gli istinti).

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  10. Già alla metà del 1800 generose porzioni di territorio "palestinese" furono acquistate dai sionisti con le sterline che tanto piacevano ai poco lungimiranti ma avidi capi beduini....

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    1. Vero.
      Per l'epoca era, tutto sommato, il sistema più legale (ed efficiente) di procedere.

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    2. COMMENTO di GP VALLA

      Un'ulteriore precisazione in replica a Mauro B.

      La leggenda degli ebrei "che avevano già comprato la Palestina" è una delle tante menzogne che i sionisti pervicacemente ripetono.
      In realtà la Commissione delle Nazioni Unite incaricata di studiare la sistemazione della Palestina accertò che le terre acquistate dal Fondo Nazionale Ebraico nel 1947 erano di poco superiori al 6 % della superficie totale.
      Inoltre altro è la proprietà privata di un immobile, altro la sovranità statuale su di un territorio.

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    3. Certo, proprietà privata e potere pubblico sono cose diverse tra loro, ma la prima, se sufficientemente estesa, può effettuare pressioni politiche notevoli.
      Basta vedere come le elites economiche manovrano oggi i poteri politici.

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    4. In Svizzera la vendita di immobili e terreni a stranieri è limitata (prima non lo era). A monte c'è una elementare riflessione: se tanti stranieri si comprano case e terreni che ne sarà alla fine della sovranità nazionale, la proprietà essendo sacra?
      A proposito di sovranità e sovranismo: quale sarebbe il contrario di sovranismo? Nazionalismo, fascismo, autarchia? Chiedo perché questa storia del sovranismo, apparentemente superato e immondo, mi dà piuttosto fastidio. Assolutamente sovrani non sono nemmeno gli Stati Uniti, con un debito spaventoso. Un minimo di autonomia mi sembra buona cosa. Ferrara e Cerasa, il fondatore e l'attuale direttore de Il Foglio Governativo, sono accesi antisovranisti. Ricordo Ferrara che canticchiava all'epoca a Berlusconi: tienimi da conto Monti, tienimi da conto Monti.

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    5. Non mi sono espresso bene. Nazionalismo e fascismo, sono per certuni sinonimi di sovranismo. Dunque quale sarebbe il contrario di sovranismo? Internazionalismo, niente confini e Stati, libertà tout court (di commercio, circolazione, intrapresa)? Perché dove passano le merci non passano gli eserciti, Il Foglio docet.

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    6. Caro Sergio,
      secondo una definizione che ho trovato sul web il 'sovranismo' è "una dottrina politica che auspica la riacquisizione e preservazione della sovranità nazionale contro qualsiasi principio sovranazionale ed internazionale".
      Il suo contrario sarebbe quindi 'internazionalismo' (come hai detto tu), oppure anche 'sovranazionalismo' o 'ecumenismo'.
      Si tratterebbe - secondo i suoi detrattori - di una dottrina divenuta ormai anacronistica, perché il periodo degli Stati-Nazione sarebbe finito con la seconda guerra mondiale, e nel nuovo sistema internazionale multipolare, dovuto anche alla globalizzazione economica, l’unico futuro possibile sarebbe quello di una sempre maggiore coesione ed unione mondiale.

      Anche se questo può essere vero, mi pare che si tratti un processo profondamente antidemocratico, perchè sino a che non vi sarà un unico Stato mondiale, con le sue elezioni ed i suoi rappresentanti, le decisioni vengono prese da strutture trasversali, di cui non è chiara la legittimazione popolare.

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    7. Caro Lumen, ti ringrazio di queste delucidazioni che mi sono piaciute. Finalmente alcune parole chiare. Gli Stati-Nazione sarebbero dunque tramontati. Eppure esistono ancora, con confini ben delimitati e difesi da eserciti armati fino ai denti, tranne il Vaticano e la Costa Rica. L'Ucraina rivuole la Crimea, anzi ogni centimetro quadrato occupato dai Russi e in occidente sono tutti d'accordo, a cominciare dal duo infernale Ferrara-Cerasa. La sovranità degli Stati è riconosciuta da tutti. Insomma, come la mettiamo? "Forse un bel di' vedremo" (Madama Butterfly) una Terra pacificata, senza più guerre e conflitti, tutti fratelli e sorelle, appunto il Nuovo Ordine Mondiale auspicato persino da Enrico Berlinguer. Un ideale? Forse, chissà. Nel frattempo però dobbiamo fissare le regole del gioco, non sarà facile mettersi d'accordo.

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    8. Le regole del gioco mi sembrano abbastanza semplici ed anche ovvie, visto che sono dettate da coloro che comandano veramente (ovvero le elites globali).
      Le nazioni devono essere limitate, ma continuare ad esistere, perchè devono occuparsi degli 'incommoda', mentre i 'commoda' vanno a loro.

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  11. Governo mondiale uguale NWO, New World Order, impossibile dato che varia il livello evolutivo fra le varie etnie, tenute insieme a forza dalle elites globali..... No, nun me piace papà, parafrasando il tormentone insito nella melensa commedia Natale in casa Cupiello, dello spettrale Eduardo De Filippo.

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    1. " ,,, melensa commedia ... spettrale Eduardo de Filippo ..."
      Accidenti, che giudizi. A me piaceva più Peppino, più alla mano e popolare, Eduardo un po' troppo commediografo di successo (e in quel di Napoli soltanto, chi lo conosceva fuori d'Italia?).

      Quanto al diverso livello evolutivo delle etnie è solo questione di tempo: il livellamento e l'omologazione mondiali sono a buon punto, coi vaccini Rna saranno ancora più veloci.

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    2. In effetti, il mondo è sempre più interconnesso, per cui le differenze tra le varie etnie e le diverse culture dovrebbe progressivamente ridursi.

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  12. Mah, siamo molto diversi e risulta difficile accettare l'idea che si provenga tutti da uno sghiribizzo divino oppure dallo stesso organismo mono o pluricellulare. Convivenze difficili pure ai campi elisi, fra il trapassato di Tallin e quello di Kuala Lumpur, ovvero se io, magari manomettendo il mio foglio matricolare cola' mi trovassi, a stento riuscirei a trattenermi da stivalare nei chiapponi il fratacchione dalla cuspidale pancia, cimitero di polli e di tacchini, l'ebreo ultra ortodosso con treccine e calzoni da vongolaro, dimodoche' sarei giustamente ricollocato agli inferi, dove il clima è peggiore, ma migliore la compagnia.

    "Preferisco il paradiso per il clima, l'inferno per la compagnia"
    Oscar Wilde

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