mercoledì 4 settembre 2024

La settima Arte – (5)

In questo nuovo post dedicato al cinema, troverete 3 commedie italiane recenti, scelte come sempre tra i miei film preferiti. Si sorride, in molte scene si ride di gusto, ma c'è anche l'occasione per riflettere.
Tutti i testi sono tratti dal sito MYMOVIES.IT.
LUMEN



IO C'E' (2018)

<< La trama prende a bersaglio le religioni in generale, la fragilità dell’uomo che da quando è diventato “Homo erectus” pare non sia riuscito a fare a meno di affidarsi al credo di un Dio, rimuovendo il pensiero che bisogna credere innanzitutto negli uomini, in se stessi e negli altri, nell’empatia tra i propri simili, nella solidarietà, nella reciprocità.
Attorno a questo spunto, manifesto pur se non dichiarato, gira la trama che, naturalmente attacca (e lo fa in fondo con morbidezza, visto che viviamo tempi difficili anche per parlare male delle religioni ) paradossali situazioni sostanziali quali l’esenzione dalle tasse per i luoghi di culto e dunque delle attività commerciali (a volte floride) che vi si possono svolgere, il business dell’otto per mille ecc.
Di qui l’idea: perché lavorare per pagare le tasse se basta inventarsi una religione? Ed ecco bello e pronto lo “Ionismo”! I fedeli arriveranno. Basta aspettare: in questa società di solitudine, verranno spinti dalla inconfessata necessità di stare insieme!
Un limite del film? Forse avrebbe potuto essere più irriverente, ma viviamo tempi non facili. Accontentiamoci. >>

<< Esilarante commedia mista di sacro e profano "Io c'è"; irriverente verso tutte le follie delle religioni come le loro regole, comandamenti e dettami... Tra risate a crepapelle, si individua comunque, lo stile di vita che viene suggerito dalle migliori filosofie dei nostri tempi, (...) come la libertà sessuale da Osho e la sua idea di ”Uomo Nuovo”: un uomo nuovo la cui esistenza si fonda sulla consapevolezza, l’affermazione della vita e della libertà. Consigliatissimo per 100 minuti di piacevole serata al cinema.>>


L'ORA LEGALE (2017)

<< Ficarra e Picone continuano a far ridere al cinema, ma stavolta aggiungono un qualcosa in più, un'analisi amara ma purtroppo veritiera sul malcostume generale italiano e sul rispetto delle regole. Siamo a Pietrammare, il Comune si appresta ad eleggere il nuovo Sindaco, e i cittadini stanchi delle promesse non mantenute dal sindaco in carica Patanè, decide di cambiare aria e di affidarsi ad un nuovo sindaco, cognato di Ficarra e Picone.
L'entusiasmo iniziale dei cittadini viene sin da subito smorzato, il Sindaco Natoli impone, o meglio, rispetta e fa rispettare le regole, rimette i vigili in strada, applica la raccolta differenziata e aumenta le tasse, il malcontento generale cresce e coinvolge anche Ficarra e Picone; il finale lascia l'amaro in bocca e smuove una critica ed una riflessione profonda. >>

<< Com'è difficile essere onesti! Il tema oggi è di estrema attualità e diventa ogni giorno più pressante. Tra gli slogan urlati e i comportamenti reali c'è sempre il rischio di una inaspettata divergenza. E' merito di Ficarra e Picone aver dato a questo frequente conflitto una veste cinematografica plausibile, e al tempo stesso assai ironica e divertente.
Senza mai scadere nel qualunquismo disfattista, e senza peraltro tacere i difetti degli "innovatori", i due cominci riescono ad intrattenere il pubblico scaricando nella trama ogni possibile conflitto tra purezza e opportunismo, tra intransigenza e quieto vivere. L'ambientazione siciliana appare quanto mai idonea ad ospitare la summa di tutti i mali che infestano la pubblica amministrazione ma che fanno deviare dalla retta via anche i comportamenti individuali dei singoli cittadini.
La conclusione è quanto di più realistico ci si potesse aspettare in questo contesto. Ma una vena di speranza per un futuro migliore forse può sopravvivere. Film davvero spassoso, che però induce ad un esame di coscienza sul proprio livello di senso civico. >>


HABEMUS PAPAM (2011)

<< Il conclave, la designazione del nuovo papa, è quasi il ‘pretesto’ per la narrazione, l’idea-base da cui partire, ma poi si allarga cosmicamente fino a divenire un’indagine sull’uomo, sulla sua capacità di fingere e di essere, soprattutto se riferita ad un uomo che, come il Cristo – e la metafora percorre tutto il film – è ‘solo’ uomo, ma è anche divino, è il santo padre–come lo definisce uno dei prelati parlando con moretti-psicanalista che lo ‘chiama’ solo uomo.
Ma è uomo con grande, troppo peso sulle spalle, quello del mondo ecumenico, la cattolicità intera, osì come il Cristo aveva nel destino la salvezza del genere umano. (...)
E’ il Woytila della gioventú, quello che scriveva poesie e pièces teatrali e recitava, quello che fugge dopo la sua elezione – uno stupendo ottantacinquenne, mostro sacro in sempre ottima forma, il grande Michel Piccoli – l’uomo che rifiuta la sua umana condizione, troppo pesante da affrontare, troppo umana-mente insopportabile,troppo onesto per continuare a mentire a se stesso ed a quel miliardo di persone che si aspettano da lui cose che non è in grado di dare.
E l’uno nessuno e centomila di pirandelliana memoria sempre meno si confanno alla solitudine dell’uomo moderno,novello Cristo di un quotidiano sempre più faticoso da vivere.

La leggerezza al rigoroso spessore del film viene, quasi paradossalmente, dalla stessa interpretazione di Nanni, la parte che si è scelta non è casuale, giocata com’è sul filo di un surrealismo a tratti buňueliano ma che, in realtà, fa parte della serie delle sue consuete auto-glorificazioni che però ci stanno e benissimo, usate stavolta in maniera (…) auto-ironica, per creare un equilibrato contraltare, esaltandola sottovoce, alla enorme vicenda umana che si dipana davanti ai nostri occhi.
E’il Moretti maturo che ha ritrovato il miglior se stesso raggiungendo con 'Habemus Papam' un’eleganza formale ed una raffinatezza di sintesi che san quasi di perfezione, di eternità. 
Persino commovente il finale: l’autenticità di comportamento nell’accettarsi nella propria impotenza di essere umano,ammessa pubblicamente, alla finestra del Vaticano di fronte al virtuale-vero miliardo di fedeli che lo attendevano, e coerentemente ed onestamente sottrarsi, accettando responsabilità e conseguenze di quanto fatto, è sentimento e dichiarazione d’intenti impensabile e, quindi, ancor più encomiabile, proprio in questa nostra società odierna. >>

14 commenti:

  1. Strano, io che sono stato "morettiano" fin da "La messa è finita" (1987) ho trovato questo film una boiata pazzesca, proprio una scemenza (con scene ridicole come i preti che giocano a pallavolo in Vaticano). Lo stesso Piccoli recita bene la sua parte, d'accordo, anzi è bravissimo. Però il tutto è abbastanza surreale, poco credibile, non coinvolgente. C'è mai stato un candidato che abbia rifiutato l'elezione a papa? È concepibile? Secondo me no, quelli che si raccolgono nella cappella Sistina per eleggere un papa sono quasi tutti carrieristi, cinici, ambiscono alla carica. Si dice infatti: chi entra papabile in conclave esce spesso trombato, gli è andata male. Trombati eccellenti sono stati Giuseppe Siri per ben due volte (gli fu preferito la prima volta Roncalli, la seconda Wojtyla) e Scola (scelsero Ratzinger o forse Bergoglio, non ricordo bene).
    Insomma, quella di Moretti non è stata una trovata brillante, il dramma di Piccoli è un po' ricercato.

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    1. Caro Sergio, credo che su Moretti abbiamo opinioni piuttosto diverse.
      Mi è capitato recentemente di vedere alcuni dei suoi film più famosi (La Messa è finita, Palombella Rossa, Il Sol dell'avvenire, Caro Diario) e ne ho tratto un'opinione sconsolante: o sono mediocri (il primo) o sono inguardabili (gli altri).
      Habemus Papam invece lo giudico un quasi capolavoro, e mi sembra impossibile che si tratti della stessa mano.
      Inoltre, salvo appunto il film sul Papa, il Moretti attore è imbarazzante.
      Ma probabilmente è una fisima tutta mia, perchè l'opinione generale su di lui è ottima.

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    2. Il Sol dell'avvenire non l'ho visto (è l'ultimo mi sembra).
      Ma a me Moretti è sempre piaciuto (La messa è finita, Bianca, La stanza del figlio, Mia madre) - a parte quel filmaccio che tu giudichi un capolavoro (ma dài, com'è possibile). Perché imbarazzante come autore? Dicono che è un narcisista, vuole essere sempre il protagonista (io, io, io - sono bravo, il più bravo), ma questo non m'infastidisce. Aprile non l'ho visto, ma quella scena in cui esorta d'Alema a dir qualcosa di sinistra nel dibattito con Berlusconi da Vespa è impagabile. D'Alema è muto come un pesce e Moretti si dispera: Ma per favore, non farti prendere così da Berlusconi, di' qualcosa di sinistra, di' qualcosa.
      Però il Moretti girotondino non mi è piaciuto. Credo sia ancora di sinistra accidenti.

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    3. "perché imbarazzante come autore"

      Intendevo come attore. Ma penso che per te è imbarazzante sia come attore che autore o regista.

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    4. No, intendevo proprio come 'attore'.
      Non è sciolto, non è disinvolto, si vede che sta recitando e neppure bene.
      Forse il fatto di essere il regista di se stesso non lo aiuta, perchè non ha nessuno che gli dica di fare meglio.

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    5. Oggi ho visto anche APRILE, che è meno peggio di altri, ma il mio giudizio complessivo non cambia.
      Aggiungo che il problema di Moretti (oltre alla sua recitazione) non è la regia, in cui è molto bravo, ma la sceneggiatura, davvero inconsistente.

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    6. Ma allora è pur bravo in qualcosa (come regista). Ma cosa è la sceneggiatura? Il copione? Però La messa è finita è un bel film, dài!
      Ma eccoti un giudizio di Monicelli su Moretti che ti piacerà. Guardando un suo film Monicelli a un certo momento sbotta: Moretti, levati di lì e fammi vedere il film. Ma penso si tratti di simpatia, Moretti gli stava evidentemente sulle palle. Forse ha nociuto a Moretti di essere un moralista (come ben sai i sinistri sono moralmente superiori, non egoisti affaristi e prepotenti come i berluscones). Il primo episodio di Caro diario però è carino (soprattutto per il cameo con Silvana Mangano ...).

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    7. In effetti Moretti incarna molto bene i difetti di una certa sinistra, tra cui appunto il moralismo e la presunzione di superiorità.
      Ma le mie critiche sono soprattutto 'tecniche' legate, come ti dicevo, alla sceneggiatura ed anche ai dialoghi.

      Quanto al primo episodio di Caro Diario (quello della moto) non ricordo il cameo della Mangano, mentre ricordo molto bene (perchè ho un debole per lei) il cameo di Jennifer Beals.

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    8. Il cameo con la Mangano credo sia nel secondo episodio di Caro Diario, quelle sulle isole. Ma il primo episodio con la lunga corsa in moto per Roma deserta e poi il ballo in piazza con Moretti che dice: io ho sempre voluto ballare, guardare ballare è anche bello, ma ballare è tutta un'altra cosa - sono parole che avrei potuto dire io (che non so ballare). Jennifer Beals non mi dice niente, mo' guardo chi era.

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    9. Ah, è quella di Flashdance che cita Moretti guardando la gente ballare. Dice che quel film gli ha cambiato la vita (ma continua a non saper ballare). Pensa che anni fa registrai Flashdance, invogliato da Moretti, sperando che cambiasse la vita anche a me, ma non l'ho guardato (troppo lungo, due ore, e poi non è che la danza mi interessi molto). Mi consigli di guardarlo finalmente? L'ho registrato nel 2015!

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    10. Potresti provare: non è un capolavoro, ma io l'ho visto due o tre volte e sempre con piacere.
      Ovviamente è un film da disco-music, per cui deve piacerti quel genere.
      Lei comunque è deliziosa.

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  2. Jennifer Beals è una nera bianca, fenomeno non usuale. Difficilmente una saldatrice diventa una ballerina di grido, a mio parere.

    Non avendo veduto nessuno dei 3 films italiani cui si fa riferimento, per questo turno evito maramaldeggiare sui vostri zebedei.

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    1. Jennifer Beals e la classica figlia di coppie miste e la sua bellezza mi pare evidente.
      L'idea di base del film è un po' forzata, lo ammetto, ma le fiabe (perché di questo si tratta) si raccontano così.

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  3. Marta Marzotto, Marisa Allasio, anche noi abbiamo dato....

    "Andavo a Portofino quando le contesse facevano le pu...Adesso che le pu....fanno le contesse non ci vado più, non mi diverto"
    Gianni Agnelli

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