mercoledì 2 maggio 2018

Il genio di Darwin – 4

(Dal libro “Perché non possiamo non dirci darwinisti” di Edoardo Boncinelli” – Quarta parte. Lumen)


<< Negli anni Sessanta del secolo scorso, in piena rivoluzione molecolare, la teoria è ormai ben sviluppata e in continua espansione. È in grado di fare previsioni precise e molte di queste possono essere messe alla prova, in laboratorio o sul campo.
 
I trionfi della biochimica e della genetica molecolare, un numero sempre crescente di osservazioni naturalistiche nuove e diverse, e i primi passi mossi dalla scienza dell'ecologia portano nuovi elementi di conoscenza, alcuni dei quali abbastanza sorprendenti.
 
All'orizzonte si profilano a questo punto due critiche scientifiche molto serie che per qualche anno mettono a dura prova l'edificio del neodarwinismo, promuovendone a conti fatti la crescita e la maturazione. Ci si rende conto che la teoria ha bisogno di qualche ritocco, soprattutto concettuale, e si arriva così a un nuovo neodarwinismo, che è poi sostanzialmente quello attuale.
 
La posizione biologica che formulò e promosse la prima di queste due critiche prende il nome di neutralismo, guidata principalmente dal genetista giapponese Motoo Kimura.
 
La proposta dello scienziato giapponese si sviluppa a partire dai primi anni Sessanta quando si comincia ad analizzare in dettaglio la composizione di un grande numero di proteine. Determinando aminoacido per aminoacido la sequenza della stessa proteina prodotta in diversi individui della stessa specie, si scopre una grande variabilità, largamente inattesa: la quantità di mutazioni esistenti in ogni popolazione è quindi enorme, molto più grande di quanto ci si potesse aspettare.
 
Il fenomeno è stato pienamente confermato successivamente, quando si è avuta la possibilità di paragonare fra di loro le sequenze dei geni e dei genomi oltre che delle proteine. Tra due esseri umani scelti a caso, per esempio, esistono più o meno tre milioni di nucleotidi diversi. Poiché il genoma umano consta di tre miliardi di nucleotidi, significa che tra una persona e un'altra è diverso un nucleotide su mille.
 
Oggi questo è un dato che non ci turba più di tanto, ma in quel periodo sconcertò non poco scoprire l'esistenza di una tale quantità di mutazioni negli individui della stessa popolazione, a brillante conferma dell'ipotesi originaria di Darwin. E questo crea una difficoltà concettuale di un certo peso. Vediamo perché.
 
La stragrande maggioranza di tali mutazioni è per così dire innocua, non ha alcun effetto sul fenotipo, vale a dire sull'aspetto esterno, sul comportamento e sullo stato di salute degli individui in questione, non offrendo così alcuna opportunità alla selezione naturale di esercitare il suo potere di discriminazione.
 
Le mutazioni che non incidono sul fenotipo di chi le porta sono dette silenti o neutrali; da qui il nome, neutralismo, del movimento critico in questione, che sostiene appunto che nella realtà c'è troppo poco spazio per l'azione della selezione naturale, mentre l'eccezionale quantità delle mutazioni esistenti nelle popolazioni favorisce l'azione di fenomeni biologici di natura diversa, che agiscono in maniera casuale e non direzionale, e dei quali parleremo più avanti.
 
Si è trattato insomma di un attacco al ruolo primario della selezione naturale nel processo evolutivo, a vantaggio di altri fenomeni di natura genetica più nuovi e sofisticati, che rendono ancora più casuale il procedere del tutto. Poiché si trattava di una proposta ben articolata, documentata e confermata da un gran numero di esperimenti, non se ne poteva non tenere conto.
 
E così è stato, anche se ci sono voluti alcuni anni di ricerca e di dibattito teorico — di natura prevalentemente matematica — perché l'obiezione neutralista venisse assimilata e inglobata in un neodarwinismo più maturo e consapevole. Il quale sostiene in sostanza che, accanto all'azione selettiva e direzionale della selezione naturale, operano nei millenni anche altri meccanismi biologici ancora più «ciechi» ed erratici.
 
La natura prevalentemente matematica di queste discussioni e delle successive elaborazioni ha impedito però che questo dibattito di importanza capitale avesse la dovuta eco nel grande pubblico, che quindi lo ha di fatto ignorato. >> 

EDOARDO BONCINELLI
 

(continua)

4 commenti:

  1. "Il quale sostiene che (...) operano nei millenni anche altri meccanismi biologici ancora più 'ciechi' ed erratici"

    La circostanza che, a quanto pare, ogni COSA "galleggi" a CASO e/o nel CAOS (più o meno deterministico) sembra qualcosa di più che un mero gioco di assonanze...

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    1. Jacques Monod, che ammiro moltissimo (e quindi cito piuttosto spesso) parlava di Caso e Necessità.

      W quindi, parafrasando il famoso detto: "l'uomo propone e dio dispone" si potrebbe dire:
      Il caso (la mutazione genetica) propone e la necessità (di sopravvivenza) dispone.

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  2. Forse vale la pena di aggiungere che Monod trasse il titolo del suo brillante saggio da un aforisma general.te attribuito a Democrito, probab.te il più "moderno" degli antichi pensatori greci, padre dell'Atomismo e autore non per niente a lungo drasticamente censurato/oscurato/combattuto dal mainstream platonico-cristiano-idealista occidentale...

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    1. Ah, questo non lo sapevo proprio !
      Grazie per la 'dritta'.

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