mercoledì 31 maggio 2017

Elogio del Proporzionale

Due interessanti riflessioni (tratte dal web) in favore del sistema elettorale “proporzionale”, considerato il sistema migliore per l’Italia, sia perché più legato alla nostra storia recente, sia perché più congeniale alla nostra mentalità. 
LUMEN


<< La nostra Costituzione ha sempre difeso il paese dall’autoritarismo e continuerà a farlo, se rimane così com’è. L’esempio più chiaro che possiamo prendere è la legge elettorale, quel proporzionale puro tanto vituperato che garantiva la piena rappresentanza del popolo nelle istituzioni.
 
Prendete il 1976. In Italia vige il proporzionale puro, un sistema semplice e collaudato. Ai partiti che raggiungono il quoziente per eleggere, in almeno una circoscrizione, vengono assegnati dei seggi. In base poi al numero delle preferenze ottenute (3 per ogni elettore) si eleggevano i deputati, che andavo a formare il parlamento. Senza alcun sbarramento nazionale, senza premi di maggioranza.
 
Per avere la maggioranza assoluta bisognava prendere il 51% dei voti. Non essendo prevista la formazione di coalizioni, doveva essere il singolo partito a prendere i voti per arrivare al 51%; molto difficile quindi governare da soli, ma questa difficoltà non è un caso.
 
I padri costituenti, reduci da una guerra sanguinaria contro il fascismo, per eliminare ogni pericolo di svolte autoritarie, scelsero un sistema che favoriva la rappresentanza del popolo nelle istituzioni. In questo modo i partiti dovevano mettersi d’accordo sui programmi e le proposte, confrontarsi, trattare, dialogare per poi governare. Questo sistema ha garantito uno sviluppo economico e sociale nel paese senza eguali per decenni.
 
Alla fine della Prima Repubblica, una delle critiche maggiori fu contro la legge elettorale, che, secondo i “nuovi” partiti che stavano nascendo, produceva solo l’inciucio perenne, il ricatto continuo dei piccoli partiti e continue cadute dei governi. Bisognava far fuori i partiti piccoli e garantire la governabilità.
 
Ma torniamo indietro al 1976. (…) L’affluenza è altissima, più del 93%. Da soli la DC e il PCI rappresentavano 26.824.169 cittadini, gli altri partiti che entrarono in parlamento raccolsero in tutto 9.796.395 voti. I cittadini rappresentati nel parlamento della Repubblica erano 36.620.564 suddivisi in 11 partiti. (…) Solo 1.154.526 di cittadini rimasero senza rappresentanza, appena il 3,05%.
 
Questa possiamo tranquillamente chiamarla democrazia parlamentare, dove governabilità e rappresentanza sono garantite, e garantita allo stesso modo è la stabilità politica e istituzionale del nostro paese, senza alcun pericolo di derive autoritarie, che eppure sono state tentate, ma senza alcun successo (finora). (…)
 
Il messaggio è questo: i padri costituenti, nello scrivere la costituzione, avevano la mente proiettata a 50, 100 anni. La legge elettorale proporzionale pura, il bicameralismo perfetto e l’allontanamento di ogni idea di presidenzialismo hanno avuto ed hanno tutt’ora il compito di frenare ogni deriva autoritaria, un vero e proprio meccanismo di auto difesa della democrazia. (…)
 
Se invece la politica nostrana continuerà sulla strada della mitica “governabilità”, vorrà dire che la paura di un premier autoritario, uomo solo al comando, è pura menzogna e quindi una volontà politica ben precisa. >>
 
NICCOLO’ MONTI


 
<< [Sono convinto] che il sistema tedesco (cioè proporzionale – NdL) sarebbe il più adatto a gestire la complicata situazione italiana, (…) anche per ragioni che definirei «antropologiche», oltre che «storiche».
 
 «Storiche» perché mezzo secolo di proporzionalismo (che ha pur sempre accompagnato la trasformazione dell’Italia in un Paese democratico) non si cancella facilmente. «Antropologiche» perché in una materia come questa l’italianità non è una variabile indipendente. E gli italiani sono tutto meno che un popolo che abbia il gusto di ragionare in termini di alternative secche (destra/sinistra, giusto/sbagliato, bene/male, ecc.) e che di conseguenza sia incline a compiere scelte altrettanto nette.
 
Mi rendo conto che il discorso, posto in questi termini, è un tantino generico (starei per dire: meta-politico). Però, non posso proprio fare a meno di pensare che, per il modo di ragionare e di essere dei popoli anglosassoni, (…) un sistema politico imperniato sul maggioritario rifletta abbastanza (non totalmente) quel mondo, quella mentalità, e molto poco, o per niente, il nostro modo di sentire profondo ed anche la nostra mentalità spicciola.
 
Basti pensare, a puro titolo esemplificativo, alle differenze tra i sistemi giudiziari italiano e americano: negli States, dopo un processo, si riesce sempre a capire se, a giudizio di chi pronuncia la sentenza, uno è colpevole o innocente, in Italia no: sei innocente, ma sei un po’ colpevole, e viceversa. (…) Qualcosa di inconcepibile in America.
 
Perché, da noi, è così ? Per tanti motivi (…) In testa al lungo elenco metterei il fatto che siamo gente «sottile», perché affondiamo le radici in un passato che è troppo complesso, che ci ha insegnato a pensare che la nettezza delle posizioni e degli atteggiamenti non solo è “pericolosa”, è (quasi sempre) sbagliata, perché smentita da una realtà troppo spesso contraddittoria, di cui siamo stati testimoni, protagonisti e vittime.
 
Alla fin fine non siamo forse il popolo che ha avuto il più grande Partito comunista dell’Occidente, che però era comunista soltanto un po’? Un partito che era alleato dell’Unione Sovietica, ma non auspicava per l’Italia quel tipo di comunismo, bensì un altro, purché però mantenesse il logo e non contraddicesse (almeno formalmente) i “sacri testi”.
 
Non siamo forse un Paese in cui quasi tutti i partiti, l’Assindustria, ecc., sono “per il libero mercato” purché la cosa non riguardi la Fiat, e purché nessuno di quelli che contano abbia a rimetterci qualcosa ?
 
Non siamo forse un Paese in cui nessuno è in grado di capire come stiano effettivamente le cose in questo o quel settore dell’economia, dal momento che leggendo i giornali troviamo non soltanto interpretazioni diverse, come è giusto che sia, ma dati diversi e addirittura opposti, cifre diverse, per cui al cittadino non resta che fidarsi del proprio naso o ricorrere a scelte fideistiche ? (…)
 
Su niente, da noi, ci sono ragionevoli certezze, tutto è avvolto in una nebbia in cui si fa fatica a distinguere non solo i dettagli, magari anche rilevanti, ma la sostanza stessa delle cose. E in un Paese del genere - che Dio lo benedica, malgrado tutto -uno, ogni cinque anni, dovrebbe recarsi al seggio elettorale e fare una scelta di campo secca, irrevocabile, chiara ? Ma mi facciano il piacere, direbbe Totò.
 
Tornando al punto, se il problema principale del nostro sistema politico è la «stabilità» dei governi, credo che la storia della Germania dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi dimostri che quel modello, preso nel complesso (cancellierato, sistema elettorale proporzionale con soglia di sbarramento e "sfiducia costruttiva") ha funzionato egregiamente, salvaguardando identità e governabilità nel contempo.
 
Che bisogno abbiamo di costringerci ad essere (o a far finta di essere) ciò non siamo mai stati e che non saremo mai ? >>
 
S. ROBERTO PICCOLI

29 commenti:

  1. Mah, che dire? Il discorso fila, è ragionevole, accattivante, ma ...
    Ci vorrebbe la replica di Sartori che non amava i partitini ricattatori. La governabilità un mito? Di nuovo mah! A me il sistema tedesco piace, soprattutto la sfiducia costruttiva senza crisi di governo. Schmidt fu fatto fuori dalla sfiducia, ma il giorno dopo il nuovo governo di Helmuth Kohl era già all'opera. Questa storia dell'italianità non mi convince. Anche lo sbarramento è per me una buona cosa (al 5%, non al 3% come vorrebbero Alfano e altri lillipuziani). La svolta autoritaria di Berlusconi non mi piacque ("o di qua o di là"), ma era anche un po' una semplificazione del sistema. Diciamo anche che i partiti sono troppi, alcuni indistinguibili da altri. Tre o quattro partiti basterebbero (all'interno dei quali ci sarebbero naturalmente l'ala destra e la sinistra). Oggi sarei comunque per un proporzionale con sbarramento (e anche con la sfiducia costruttiva). Che un partito liberale forte di oltre il 20% non sia rapprensentato nel governo inglese mi sembra strano, curioso, inaccettabile (ma gli Inglesi non manifestano contro il sistema, a loro sembra andare bene così).
    Comunque, ripeto, la storia dell'italianità e della mentalità germanica o nordica non mi convince. Italiani arruffoni per natura? Boh!
    P.S. Alle elezioni del 1976 partecipò il 93% degli aventi diritto, pazzesco. Si credeva - e speravano alcuni - che il PCI ce l'avrebbe fatta, ma arrivò solo al 36%, la DC s'impose ancora. Non so più cosa votai, credo i Radicali, la volta precedente il PCI. Altri tempi.

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  3. << Alle elezioni del 1976 partecipò il 93% degli aventi diritto, pazzesco. Si credeva - e speravano alcuni - che il PCI ce l'avrebbe fatta. >>

    Caro Sergio,
    quella fu una percentuale incredibile e, ovviamente, mai più avvicinata.
    Certo, pesò molto il timore, o la speranza, di un successo comunista.
    Ma erano anche altri tempi e la gente, alle promesse dei politici, ci credeva ancora.

    Oggi molti non vanno più a votare perchè ai politici non danno più nessuna fiducia, ma non votare resta sempre una scelta autolesionista.

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  4. Al di la' del sistema elettorale, secondo me il problema principale del nostro paese e' che il 90 per cento dell'economia e' intermediato dalle leggi dello stato, una percentuale forse eccessiva. Il 50 per cento e' direttamente spesa statale-pubblica, ma un altro 40 per cento e' spesa obbligata, soldi di privati ad altri privati che si devono tirare fuori per obblighi di legge, senza possibilita' di scelta (pensate alle innumerevoli certificazioni e bollini, alle assicurazioni obbligatorie, alle spese collaterali per la scuola, all'obbligo di servirsi di cari e altrimenti inutili professionisti per ogni minima incombenza (i professionisti "col timbro", altro cancro del nostro paese), alle tariffe obbligatorie e monopolistiche delle municipalizzate ora privatizzate, che solo formalmente non sono tasse).
    In tale situazione quale sia il sistema elettorale e' ininfluente, tant'e' che pure il proporzionale perfetto pian pianino ha portato alla cosiddetta partitocrazia, cioe' alla situazione in cui era fondamentale avere in tasca se non una tessera di partito, un'affiliazione a un clan per riuscire a lavorare e restare a galla, dato che erano i partiti e le altre organizzazioni similari (sindacati e corporazioni professionali), attraverso il controllo dello Stato, a controllare a loro volta la gran parte dell'economia.
    E' questa la situazione che bisognerebbe ammettere sia impossibile da smantellare senza grossi traumi, dato che impiega e da' potere all'intera "catena di comando" che costituisce l'ossatura della nostra organizzazione sociale, con immensi interessi da parte di chi, appunto, oggi comanda, ad alti ma anche a bassissimi livelli, dal presidente del consiglio alla piccola impiegata del commercialista, inutile e dannosa lei quanto il suo datore di lavoro, bisognerebbe finalmente trovare il coraggio di dirlo. Girare attorno alla questione concentrandosi su particolari irrilevanti non serve a nulla anzi fa il gioco dello status quo.
    Il sistema elettorale ormai viene modificato ad ogni elezione, il che e' ormai patetico piu' che ridicolo, eppure avete notato qualche differenza? (e lo stesso si puo' dire riguardo al fatto che abbia vinto uno o l'altro gruppo di potere, una persona che non si informasse, nella sua vita pratica non si sarebbe accorta di NULLA)

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    1. Caro Diaz, in effetti il sistema elettorale conta poco, ma il fatto di cambiarlo ad ogni momento - per esigenze di breve periodo - è una ulteriore aggravante alla nostra zoppicante democrazia.
      In effetti, come dici tu, il problema più grave è la percentuale di economia intermediata dalla politica che è altissima.
      Ma questa è la nostra maledizione e - a ben vedere - il desiderio neppure tanto recondito di molte persone (che pensano di avvantaggiarsi dalle spese pubbliche) e di una parte degli stessi imrpenditori (che sperano nella pubblicizzazione delle perdite quando le cose vanno male).

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    2. Comunque ascoltando la lettura dei giornali stamattina, sentire la ennesima discussione per il prossimo sistema elettorale mi fa cascare le braccia, ma si rendono conto che cosi' distruggono ogni residua legittimita' al sistema democratico? Se a ogni tornata chi e' al potere riscrive il sistema eletttorale a suo favore (presunto, perche' quasi sempre neppure questo gli riesce), cosa puo' aspettarsi di ottenere? Questi sono pazzi, pazzi, pazzi scatenati!

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  5. Comunque, volendo entrare nel merito del "proporzionale si'", "proporzionale no", mi chiederei:

    - la rappresentanza proporzionale ai piccoli partiti che effetto ha? Da' alle relative minoranze rappresentate piu' o meno potere di quello che statisticamente spetta loro?

    - E, _soprattutto_, come si manfesta questo potere?

    - E' solo un potere di veto verso la maggioranza di promulgare leggi e regole che vessino le minoranze,

    - oppure si esplichera' in un potere accordato anche alle minoranze di vessare le maggioranze in contropartita delle vessazioni che gia' loro, come minoranze, soffrono, in un circolo di vessazioni e controvessazioni senza fine?

    Secondo me il nostro caso e' l'ultimo, quello e' il modo in cui si e' assestato il potere legislativo ed e' la fonte dei nostri mali gia' descritti sopra, mali che si sono dispiegati nel dare, a titolo di riparazione, ai vessati delle minoranze, il potere di vessare a loro volta, fino ad arrivare alla situazione di autovessazione totale-globale di oggi.

    Si puo' cambiare cio' che si vuole, ma se non si riconosce la fonte primigenia del malessere globale che attanaglia ormai tutti non si conclude nulla.

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    1. << la rappresentanza proporzionale ai piccoli partiti che effetto ha? >>

      Bella domanda.
      Secondo me, si traduce semplicemente in una sinecura ben remunerata.
      Fare il politico di opposizione in un partitiino senza impegni di governo, consente il massimo del prestigio (ed anche del guadagno) col minimo dell'impegno e della responsabilità politica.
      L'ideale, per certi personaggi.

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    2. Ma succede anche che il partitino, poiche' puo' fare da ago della bilancia e far cadere il governo o la legislatura, ottiene molto di piu', magari in termini clientelari, di cio' che meriterebbe secondo la sua consistenza.

      Io sarei anche d'accordo se l'azione del partitino si limitasse a porre il veto su leggi che danneggino i suoi rappresentati, mentre sono molto meno d'accordo se il partitino agisce attivamente per procurare vantaggi ai suoi rappresentati a spese di altri.

      In altre parole, sono favorevole a qualsiasi cosa che agevoli il principio di non aggressione, ma non al suo contrario.

      Purtroppo la rappresentanza in italia viene usata molto piu' per aggredire e ottenere privilegi, direttamente o indirettamente, che per non essere aggrediti ed essere lasciati in pace, e questo e' un problema culturale e antropologico prima che politico, motivo per cui qualsiasi politica si implementi, si tratti di fascismo o di antifascismo, il risultato non cambia.

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    3. << In altre parole, sono favorevole a qualsiasi cosa che agevoli il principio di non aggressione, ma non al suo contrario. >>

      Anche io, se è per questo, e non solo in sede politica, ma proprio a tutti i livelli.
      Purtroppo, le menti umane non funzionano così e basta leggersi la storia per vedere che le guerre di aggressione sono state innumerevoli.

      Era un po' che non lo citavo, ma direi che in questo caso il mio caro vecchio "gene egoista", con la sua spinta alla primazia ed alla sopraffazione, calza proprio a pennello.

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    4. Le menti umane invece funzionano proprio cosi', le aggressioni quasi sempre sono giustificate in quanto legittime difese, e in parte spesso e' pure vero, soprattutto dal punto di vista soggettivo, che e' quello che conta in questo caso.
      Raramente uno fa il male dicendo, e soprattutto credendo, di farlo.
      Il problema di fondo e' che il male e il bene non esistono di per se', checche' se ne dica, ed e' proprio per questo che la loro definizione e imposizione e' tanto frequente e discussa.

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    5. Nel caso degli uomini, ho l'impressione che il "gene egoista" li spinga, e in questo caso davvero, dato che si tratterebbe di una pulsione elementare con possibili basi chimico-genetiche, ad un agitarsi senza posa e senza senso.
      L'essenza dell'uomo la si vede allo stato puro nei neonati: non riescono a stare fermi ne' ad essere soddisfatti di nulla, frignano sempre e si agitano continuamente.
      Notare che il "senza senso" e' importante, non e' incidentale, perche' e' dal "senza senso" che deriva la creazione, la novita': senza il "senza senso" l'evoluzione non avrebbe mai portato all'uomo stesso.

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    6. Altra cosa che mi viene in mente con l'occasione: i neonati occidentali sono molto piu' frignoni, agitati e rompicoglioni di quelli orientali o cinesi, non ricordo esattamente quest'ultimo particolare, l'avevo letto su qualche rivista scienifica.

      D'altra parte non e' difficile osservare che chi in giovane eta' e' particolarmente agitato e con caratteri potenzialmente delinquenziali, se non va a finire male e' piu' probabile che nella maturita' ascenda piu' in alto nella scala sociale.

      Agitarsi senza senso serve, e' qualcuno fra quelli che lo fanno di piu' che per puro caso avra' grande successo nella vita e lascera' molti eredi.

      Ho abbastanza anni ed esperienza da aver potuto constatare personalmente questa tendenza.

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    7. << e aggressioni quasi sempre sono giustificate in quanto legittime difese, e in parte spesso e' pure vero, soprattutto dal punto di vista soggettivo >>

      Un concetto interessante, che mi intriga.
      Anche se le aggressioni sono molto frequenti tra i gruppi umani, spesso la cultura (religione, ideologia, ecc.) ci aiuta a dare un senso più accettabile - a volte quasi nobile - alle nostre aggressioni, che hanno invece, per lo più, banalissime motivazioni di rapina.

      Ecco un caso in cui la cultura si fa ancella della sopraffazione genetica.

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    8. << Agitarsi senza senso serve, e' qualcuno fra quelli che lo fanno di piu' che per puro caso avra' grande successo nella vita e lascera' molti eredi. >>

      In sintesi: infelici e vincenti !
      (infelici come fenotipi, ma vincenti per il pool genico: ovvero l'esatto contrario del titolo di questo blog).

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    9. "Ecco un caso in cui la cultura si fa ancella della sopraffazione genetica."

      Sei un inguaribile fissato, la selezione, e quindi la sopraffazione, e' culturale fra fenotipi, i genotipi nel caso umano sono tutto sommato irrilevanti al confronto.

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    10. << Sei un inguaribile fissato >>

      Questo è poco ma sicuro ! ;-)
      Sul seguito, credo che si potrebbe discutere a lungo.

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    11. "Sul seguito, credo che si potrebbe discutere a lungo."

      Non credo... che nel caso umano la cultura abbia la prevalenza sull'ottuso determinismo genetico non credo si possano ragionevolmente sollevare dubbi, se non da parte di qualche rottame nazista fuori tempo massimo, il quale fra l'altro notoriamente non ha portato molta fortuna alla cultura europea, anzi l'ha proprio massacrata.
      Diciamo le cose come stanno senza troppi falsi moralismi, una volta tanto.

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    12. << se non da parte di qualche rottame nazista fuori tempo massimo >>

      Occhio, che questa mi sembra tanto una "reductio ad hitlerum", decisamente non da te. ;-)

      A parte gli scherzi, non dimenticare che la cultura l'abbiamo fatta noi uomini, quindi noi fenotipi; non ci è caduta dal cielo fatta e finita.

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    13. La reductio ad hitlerum in questo caso non e' campata per aria, mi pare ci siano pochi dubbi sul fatto che il nazismo sia stato un regime che fondava la sua teoria sociale del mondo sul determinismo genetico (sfociante nella razza superiore, quella che vince).
      Bisogna ammettere che Darwin ebbe un peso fondamentale nello sviluppo di quelle ideologie, che peraltro ebbero nel nazismo solo l'acme, ma erano capillarmente diffuse e condivise nel mondo intellettuale attorno al '900.
      Darwin stesso ritardo' di un ventennio la pubblicazione della sua teoria perche', fra le altre cose, prevedeva che avrebbe creato questo tipo di problemi, la cui emergenza, da tipo pacifico qual era, avrebbe detestato.

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  6. Tornando in topic, uno dei difetti più discussi del sistema proporzionale è la possibilità di eccessiva frammentazione dei partiti, specie in assenza di sbarramenti significativi.

    Aldo Giannuli, però, afferma che questa tendenza, attualmente, sarebbe figlia di altri meccanismi:
    << La spinta alla frammentazione (...) è venuta dalla forte personalizzazione dello scontro politico che è sfociata in un pulviscolo di partiti del “leader” che nascono, si fondono, muoiono e rinascono in continuazione dando luogo al fenomeno dei partiti-melassa che vivono solo all’interno del palazzo (...).
    Nella prima Repubblica i partiti erano prima di tutto organizzazioni organizzati sul territorio, rispetto ai quali i leader avevano peso ridotto rispetto al principio collegiale e questo ne conteneva il numero. >>

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    1. Giannuli deve parlare di un altro pianeta dove forse risiedeva, nella sola DC esistevano miriadi di correnti con relativi leader.
      Sul "fenomeno" dei cinque stelle che tanto entusiasma giannuli e sull'andazzo attuale ho trovato un articolo molto interessante, che dovrebbe spingere a ponderosa riflessione, questo:
      http://www.glistatigenerali.com/internet-tech_partiti-politici/la-svastica-sul-web/

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    2. << nella sola DC esistevano miriadi di correnti con relativi leader >>

      Certo.
      Ma erano pur sempre correnti interne di uno stesso partito.
      I leader erano importanti, ma andavano e venivano, e la gente votava comunque per il partito.
      Oggi, invece, vota direttamente per il leader.
      Non per nulla, alla radicazione sul territorio (molto costosa, oltetutto) si è sostituito il carisma mediatico.

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    3. "alla radicazione sul territorio (molto costosa, oltretutto) si è sostituito il carisma mediatico"

      Se vuoi radicazione sul territorio che non sfoci nella partitocrazia devi probabilmente provare ad implementare il maggioritario uninominale secco, quello tipico dei paesi anglosassoni, che non provoca ne' radicazione sul territorio di un partito (=partitocrazia, pensiamo alla prevalenza nelle varie regioni italiane del partito unico al comando per intere generazioni), ne' leaderismo nazionale (=uomo forte al comando, il duce di turno).

      Col maggioritario uninominale secco puro in ogni collegio elettorale si puo' presentare qualunque persona, e in ogni collegio vince la persona che prende piu' voti degli altri concorrenti. Punto. Cosi' hai sia la rappresentanza territoriale, che il contenimento della degenerazione nel sistema partitocratico.

      Ma nessuno in Italia, per convenienze di mafiosita' faziosa e campanilistica, ha il coraggio di sostenere questo sistema.

      Ricordati il libro di Guerri...

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    4. Infatti, il maggioritario secco puro è il sistema che, a livello teorico, mi piace di più.
      Ma in politica bisogna sempre passare dalla teoria alla pratica, ed ogni popolo deve cercare il sistema più adatto alla propria storia.
      Quindi, per noi, forse è davvero meglio il proporzionale.

      Forse, se i padri costituenti lo avessero inserito espressamente nella carta, anzichè limitarsi ad usarlo come traccia implicita, ci saremmo risparmiati tante complicazioni.

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    5. E piu' che altro eviteremmo la figura da pagliacci voltagabbana di oggi: ditemi voi come puo' essere possibile che la maggioranza cambi sistema elettorale ad ogni tornata per cercare di ottenerne il massimo vantaggio. E' una cosa che grida vendetta, che non sta ne' in cielo ne' in terra, e che rende le elezioni una pagliacciata invalida e illegittima a priori. Io alla democrazie ci tengo eccome, per cui non so neppure se votero' mai piu'. Adesso veramente hanno tirato la corda oltre la decenza.

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    6. << Io alla democrazie ci tengo eccome, per cui non so neppure se votero' mai piu'. >>

      Anche io ci tengo, ma - proprio per questo - non me la sento di rinunciare al mio voto.
      E sono sicuro che non lo farai neppure tu.
      In fondo si tratta di un piccolo impegno, che da una grande soddisfazione.

      Anche perchè i politici passano, ma la democrazia resta.
      E una democrazia senza elettori non può neppure essere concepita.

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    7. Ma infatti io tendenzialmente tendo a votare per quello che mi sembra il meno peggio del momento, magari sbagliando, e mi guardo bene dal pretendere la perfezione, pero' provatili praticamente tutti adesso veramente mi riesce difficile capire chi sia, il meno peggio.
      Comunque vedremo.
      Ma non e' possibile che la maggioranza continui a cambiare sistema elettorale a suo vantaggio ad ogni tornata elettorale, anche perche' il sistema elettorale andrebbe semmai cambiato da una costituente eletta a proporzionale puro dove TUTTI sono rappresentati, e con successivo referendum confermativo (e col quorum!)

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    8. << il sistema elettorale andrebbe semmai cambiato da una costituente eletta a proporzionale puro dove TUTTI sono rappresentati, e con successivo referendum confermativo >>

      Mi sembra un'ottima idea (anche senza quorum).
      Ma, come diceva quel tale, "siccome era un'ottima idea, nessuno la prese in considerazione". :-)

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