mercoledì 1 luglio 2015

Di gracile Costituzione – 3


Il testo della Costituzione Italiana rivisitato e reinterpretato alla luce della prassi materiale sviluppatasi in questi ultimi decenni –  terza parte. LUMEN



COSTITUZIONE della REPUBBLICA ITALIANA
Parte prima - DIRITTI E DOVERI DEI CITTADINI
Titolo II - RAPPORTI ETICO-SOCIALI


Art. 29.
La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare.

Lum. - La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società economica,  fondata sul matrimonio cattolico.
Il matrimonio è ordinato in Chiesa in forma irrevocabile, salvi i limiti stabiliti dalla legge a beneficio della Sacra Rota.


Art. 30.
È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio.
Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti.
La legge assicura ai figli nati fuori del matrimonio ogni tutela giuridica e sociale, compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima.
La legge detta le norme e i limiti per la ricerca della paternità.

Lum. - È dovere dei genitori battezzare i figli e sottoporli alla celebrazione di tutti i sacramenti.
Nei casi di ateismo dei genitori, la legge provvede che i figli vengano comunque assoggettati alla propaganda religiosa..
La Chiesa assicura ai figli illegittimi dei ministri del culto ogni tutela giuridica, sociale ed economica, a condizione che il nome del padre non compaia.
La legge prevede apposite norme per consentire ai ricchi ed i potenti di derogare a qualsiasi vincolo in materia famigliare.


Art. 31.
La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose.
Protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo.

Lum. - La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia cattolica e l'adempimento dei compiti di istruzione religiosa, con particolare riguardo alle famiglie numerose che hanno procreato in modo irresponsabile.
Si occupa della maternità, dell'infanzia e della gioventù, favorendo gli istituti cattolici che si dedicano a tale scopo.


Art. 32.
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.

Lum. - La Repubblica tutela la gestione pubblica della sanità come fondamentale diritto sindacale dei suoi dipendenti ed interesse economico dei partiti di riferimento, e garantisce le migliori cure gratuite ai politici e alle loro famiglie.
Nessuno può sottrarsi ai trattamenti sanitari previsti dalla Chiesa cattolica, se non per esenzione concessa ai ricchi ed ai potenti. La legge, in ogni caso, non può garantire il rispetto della persona umana, in presenza di un ministro del culto.


Art. 33.
L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento.
La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.
Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.
La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.
È prescritto un esame di Stato per l'ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l'abilitazione all'esercizio professionale.
Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato.

Lum. - L'arte e la scienza sono abbandonate a se stesse e controllato ne è l'insegnamento.
La Repubblica detta le norme generali per il controllo dei programmi scolastici ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi, attribuendo ad essere risorse finanziarie inadeguate.
Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, con oneri a carico dello Stato qualora siano collegati alla Chiesa cattolica.
La legge, nel fissare i privilegi delle scuole Cattoliche, deve assicurare ad esse la piena libertà operativa e ai loro alunni un esito scolastico privilegiato.
È prescritto un esame di Stato simbolico per l'ammissione automatica ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi, ed un esame virtuale, gestito dai rispettivi ordini, per l'abilitazione all'esercizio professionale.
Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di gestirsi in totale autonomia, senza vincoli di legge, ma con oneri a carico dello Stato.


Art. 34.
La scuola è aperta a tutti.
L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.
I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.
La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.

Lum. - La scuola è aperta a tutti, salvo che nelle ore in cui il personale addetto è assente o fuori servizio.
L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita, e viene effettuata nei seminterrati.
I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di utilizzare i piani  più alti degli edifici scolastici.
La Repubblica rende effettivi i privilegi concessi mediante borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che vengono attribuite dei funzionari addetti a propria discrezione, previo compenso.

10 commenti:

  1. Mi è piaciuta particolarmente la reintepretazione dell'art.34, fra personale assente e seminterrati per l'istruzione inferiore. Potevi anche mettere, caro Lumen, "sempre che il soffitto non caschi a nessuno in testa".

    In effetti, se solo dopo aver letto la costituzione ci si mettesse davvero a riflettere per provare a sondare la distanza fra le affermazioni di principio e lo stato delle cose, ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli.

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    1. Io invece non ho afferrato la "pointe" della rivisitazione di questo articolo da parte di Lumen: seminterrati, piani alti, previo compenso? Ma che cattivello (o cattivone?) questo Lumen ...

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    2. << Ma che cattivello (o cattivone?) questo Lumen ...>>

      Cattivone, senza dubbio. Cattivone !
      Però mi ci diverto un mondo.
      Bisogna saper sorridere anche delle cose che non vanno.

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  2. Guido Ceronetti sulla nostra costituzione (da "Tragico tascabile", Adelphi 2015):

    «Diritto al lavoro: Verità e menzogna»

    Il diritto al lavoro - ha indubbiamente ragione al riguardo la signora Fornero - è una locuzione di linguaggio politico tramontato che non ha senso richiamare come costituzionale (art. 4) nelle logomachia popolari e verticali. L'irrealtà ci affligge più della realtà perché impedisce la percezione dei fondamenti reali delle cose. Agli italiani tutti è soprattutto negata la possibilità di accedere a un linguaggio che non li inganni.

    La Costituzione è ancora la stessa di poco meno di settant'anni fa e riflette linguaggio e luoghi comuni del tempo. Nacque dalla convergenza di un partito che ubbidiva al Papa e di un altro che era in tutto la voce del Cremlino di Stalin, con spruzzate consentite di minoritario liberalismo occidentale e di echi ritrovati dell'Ottantanove. La cura principale di De Gasperi era, a qualunque costo, d'inserire la riconferma dei patti conordatari del 1929, e di affemare l'indissolubilità del matrimonio (la parola "indissolubile", che costò notti di veglia al Papa, non fu ammessa nel testo). De Gasperi ottenne la bramata ricompensa, sebbene eredità fascista, pagando un prezzo politicamente e religiosamente castrante al partito comunista (i senatori di diritto: altro diritto inesistente. Sul tema «lavoro» imperversavano i dogmi retorici dei partiti di sinistra che hanno viaggiato insieme al bagaglio costituzionale più consistente fino ad oggi.

    La compunta apertura, nel testo, della repubblica democratica f o n d a t a s u l l a v o r o è una pura scemenza. Se togli «sul lavoro» ne vibra l'essenza. Facendo il conto degli scioperi nazionali e regionali si potrebbe dirla fondata sullo sciopero. Se per lavoro s'intende "il posto" non se ne può certo fare un principio repubblicano! La gente minuta e intelligenza è stanca di queste sparate, che purtroppo abbondano e intimidiscono la libertà di espressione, che è invece un diritto umano indiscutibile e assoluto da difendere spietatamente. Emendare il linguaggio, qui è la vera riforma. L'Alfabeto è la sola rivoluzione legittima permanente.

    (continua)

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  3. (continuazione)

    Che il lavoro debba essere tutelato e protetto, questo sì, fa diritto; e anche il pensionamento per chi abbia faticato, e rimasto invalido abbia cessato prima di lavorare, è ovviamente un diritto; ma è legislazione ordinaria. La prof. Fornero rettifica semplicemente un errore linguistico, elevato a principio sacro.
    Ma lo stesso si può dire anche del diritto alla salute (art. 32). Si ha diritto alle cure, alla salvaguardia, all'assistenza - ma la «salute» non è mai stata un diritto. Lo grida l'intera esperienza umana dei mortali: la salute è un bene transitivo, quando c'è, perché il genere umano è destinato alle malattie e al decadimento del corpo e della mente e dalla morte «nullo homo vivente pò skappare», e San Franceso la loda, e ne loda il suo Signore, che dà e ritoglie, illumina chi vuole e oscura chi vuole, senza predestinare nessuno a un posto di lavoro fisso a vita, senza sentirsi minimamente impacciato da obblighi costituzionali i n a e t e r n u m.

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  4. Beh, Ceronetti è di un altro pianeta rispetto a me. Lo ammetto.
    Lui però fa una critica seria, che io - volutamente - ho deciso di non approfondire (troppo impegnativa, per me).
    Quindi, dovrete accontentarvi di un sorriso (amaro).

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    1. Ma perché di un altro pianeta? Visto che non lo fai tu sottolineo io un paio di frasi sublimi:

      "Se per lavoro s'intende "il posto" non se ne può certo fare un principio repubblicano!"

      Allora si doveva scrivere nella Costituzione: "L'Italia è una repubblica democratica che assicura a tutti un lavoro fisso e ben remunerato a vita."

      Altra perla (per me):

      " ... ma la «salute» non è mai stata un diritto. Lo grida l'intera esperienza umana dei mortali ... "

      Salute, felicità ... belle cose, ma non dipendono solo da noi. Già la definizione non è facile. Gli americani nella loro costituzione parlano di diritto alla ricerca della felicità, ma non garantiscono la felicità. Sai che felicità sarebbe se garantita! Un'offerta statale!
      Certo lo Stato deve rimuovere ciò che impedisce il pieno sviluppo della persona umana, com'è scritto nella "più bella costituzione del mondo" (secondo Benigni). Ma ciò non può significare che offerta di alcuni beni essenziali, tra cui l'istruzione (con qualche riserva) o un'assistenza sanitaria minima o adeguata "che non comporti oneri eccessivi per lo Stato". In Svizzera le prestazioni sanitarie devono essere per legge "adeguate, efficaci ed economiche". Economiche! Ma ormai anche in Svizzera è saltato tutto: tutti pretendono la luna.
      Ormai la sanità è un'industria e case farmaceutiche e medici vogliono trasformare il mondo in un ospedale. A breve avremo persino trattamenti personalizzati raffinatissimi che assicureranno (dicono) pieno benessere dalla nascita alla morte.

      Ormai si parla solo di diritti. E i doveri? Ma quali doveri, brutto reazionario! Certo, si capisce che bisogna andare in ufficio o al lavoro e timbrare il cartellino, ma non devi strafare, anzi meno fai meglio è (assumiamo un altro, creiamo un altro posto di lavoro).

      Ma tutti i diritti hanno un costo, che significa tasse, tasse, tasse.

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    2. << Ormai si parla solo di diritti. E i doveri ? >>

      Caro Sergio, mi pare ovvio che i diritti siano molto più comodi e piacevoli dei doveri, così si fa finta di dimenticarsene.
      Ed invece i diritti esistono SOLO come contropartita dei doveri. Altrimenti devono essere chiamati con un altro nome, ovvero PRIVILEGI.

      Quanto a coloro che affermano che la nostra sarebbe "la Costituzione più bella del mondo", mi viene in mente una battuta feroce di Marco Travaglio che si chiedeva: ma questa gente le ha mai lette le altre costituzioni ? Almeno una ?

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    3. "Travaglio che si chiedeva: ma questa gente le ha mai lette le altre costituzioni ? Almeno una?"

      Credo che almeno il 90% degli Italiani conoscano la nostra costituzione solo per sentito dire, nonostante la pubblicità di Benigni e Napolitano. Che però nascondono agli Italiani che la nostra costituzione è ormai superata, obsoleta, perché l'Italia non è più sovrana, o pienamente sovrana, avendo delegato importanti prerogative statali a Bruxelles. Tanto è vero che quando gli Italiani non vogliono capire certe cose ci dicono: "Ce lo chiede l'Europa!" Infatti noi siamo talmente deficienti, la nostra costituzione così inadeguata e incompleta o superata, che dobbiamo prendere lezioni dall'Europa e adeguarci.
      Il fatto che l'UE non ha una costituzione! Dopo le sonore bocciature in Francia e Olanda hanno ribattezzato quel testo (volutamente illeggibile per scoraggiare chiunque a leggerlo) Trattato di Lisbona. È praticamente identico alla bocciata Costituzione, ma hanno pensato di renderlo più accettabile declassandolo da Costituzione a Trattato.

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    4. << Il fatto che l'UE non ha una costituzione! Dopo le sonore bocciature in Francia e Olanda hanno ribattezzato quel testo (volutamente illeggibile ...) Trattato di Lisbona. >>

      Osservazione interessante.
      Non sarà che l'UE si comporta come una sorta di Chiesa Laica a cui bisogna aderire per fede ?
      A volte, sinceramente, me lo chiedo.
      Anche perchè, dal loro punto di vista, ne avrebbero (furbescamente) tutto l'interesse.

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