mercoledì 22 luglio 2015

Di gracile Costituzione – 4


Il testo della Costituzione Italiana rivisitato e reinterpretato alla luce della prassi materiale sviluppatasi in questi ultimi decenni –  quarta parte. LUMEN



COSTITUZIONE della REPUBBLICA ITALIANA
Parte prima - DIRITTI E DOVERI DEI CITTADINI
Titolo III - RAPPORTI ECONOMICI


Art. 35.
La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni.
Cura la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori.
Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro.
Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell'interesse generale, e tutela il lavoro italiano all'estero.

Lum. - La Repubblica  tutela la disoccupazione in tutte le sue forme ed applicazioni.
Cura l’elevazione dei lavoratori edili, tramite appositi montacarichi.
Promuove e favorisce gli accordi internazionali intesi a favorire l’immigrazione illegale di lavoratori sottopagati.
Riconosce la libertà di emigrazione, senza alcun vincolo di legge, per i colpevoli di reati fiscali o finanziari.


Art. 36.
Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.
La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.
Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.

Lum. - Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata al peso e all’influenza del suo sindacato e in ogni caso sufficiente ad assicurare il regolare pagamento della quota di iscrizione.
La durata massima della giornata lavorativa è stabilita secondo il tempo e gli usi locali.
Il lavoratore ha diritto alla pausa settimanale e alle ferie annuali, in modo da poter lavorare da casa in nero.


Art. 37.
La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore.
Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione.
La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato.
La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione.

Lum. - La donna lavoratrice ha superiori diritti e, a parità di lavoro, minori  retribuzioni rispetto al lavoratore.
Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione familiare, assicurando al padre ed al bambino il tempestivo ritorno a casa per la cena.
La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato, al di sotto del quale il salario non è dovuto.
La Repubblica regola il lavoro dei minori con speciali norme a garanzia del datore di lavoro.


Art. 38.
Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale.
I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria.
Gli inabili ed i minorati hanno diritto all'educazione e all'avviamento professionale.
Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato.
L'assistenza privata è libera.

Lum. - Ogni cittadino può fingersi inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere, onde ottenere il mantenimento e l'assistenza sociale.
I lavoratori hanno diritto di frodare l’assicurazione in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria.
I finti inabili e i finti minorati hanno diritto di ricevere la pensione sociale senza subire controlli.
Ai compiti previsti in questo articolo possono provvedere organi ed istituti religiosi, purché finanziati dallo Stato.
L'assistenza privata è controllata dalla Chiesa Cattolica


Art. 39.
L'organizzazione sindacale è libera.
Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge.
È condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica.
I sindacati registrati hanno personalità giuridica. Possono, rappresentati unitariamente in proporzione dei loro iscritti, stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce.

Lum. - L'organizzazione sindacale è libera, ma l’iscrizione è obbligatoria.
Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non l’esposizione del logo sulla facciata della sede.
È condizione per l’ottenimento di contributi da parte dello Stato l’apparentamento ad un partito politico..
I sindacati sono associazioni private, prive di qualsiasi controllo. Possono, previa trattativa da effettuarsi rigorosamente durante l’orario, stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria anche per i non iscritti.


Art. 40.
Il diritto di sciopero si esercita nell'ambito delle leggi che lo regolano.

Lum. - Il diritto di sciopero si esercita nei giorni di calendario più vicini al fine-settimana o alle altre festività.


Art. 41.
L'iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.

Lum. - L'iniziativa economica privata dei ricchi e dei potenti è libera.
Può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi  e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e quella privata possano essere coordinate per meglio finanziare i partiti politici.


Art. 42.
La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati.
La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti.
La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d'interesse generale.
La legge stabilisce le norme ed i limiti della successione legittima e testamentaria e i diritti dello Stato sulle eredità.

Lum. - La proprietà può essere pubblica, privata od occulta. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti pubblici, a privati e, per in caso di dubbio, alla Chiesa Cattolica.
La proprietà privata è riconosciuta e controllata dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento ed i limiti allo scopo di assicurare il regolare pagamento delle imposte.
La proprietà privata può essere, se richiesto dalla pubblica amministrazione e previo indennizzo simbolico, espropriata per motivi d'interesse politico.
La legge stabilisce le norme ed i limiti della successione testamentaria, onde consentire il maggior numero di lasciti alla Chiesa Cattolica.


Art. 43.
A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale.

Lum. – Al fine di aiutare i ricchi in difficoltà, la legge può trasferire, mediante espropriazione formale e lauto indennizzo, allo Stato o ad enti pubblici determinate imprese o gruppi di imprese, che si trovino in difficoltà per questioni finanziarie o penali o per violazioni di legge.


Art. 44.
Al fine di conseguire il razionale sfruttamento del suolo e di stabilire equi rapporti sociali, la legge impone obblighi e vincoli alla proprietà terriera privata, fissa limiti alla sua estensione secondo le regioni e le zone agrarie, promuove ed impone la bonifica delle terre, la trasformazione del latifondo e la ricostituzione delle unità produttive; aiuta la piccola e la media proprietà. La legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane.

Lum. - Al fine di conseguire il massimo e controproducente sfruttamento del suolo, la legge agevola il latifondo dei ricchi e dei potenti; ostacola la bonifica delle terre, la manutenzione dei fondi e la ricostituzione delle opere di prevenzione ambientale; ignora le esigenze della piccola e la media proprietà. La legge dispone speciali provvedimenti a favore dei forestali calabresi.


Art. 45.
La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata.
La legge ne promuove e favorisce l'incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità.
La legge provvede alla tutela e allo sviluppo dell'artigianato.

Lum. - La Repubblica riconosce l’utilità politica delle cooperative commerciali, a condizione che provvedano al regolare finanziamento dei partiti di riferimento.
La legge ne promuove e favorisce l'arricchimento mediante ingiustificate  agevolazioni fiscali e ne assicura, evitando i relativi controlli, il carattere di totale autonomia.
La legge provvede ad ostacolare lo sviluppo dell'artigianato mediante apposite norme, anche fiscali.


Art. 46.
Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende.

Lum. - Ai fini della tutela economica dei ricchi, in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il dovere dei lavoratori a collaborare,  a titolo assolutamente gratuito, alla ricostruzione delle aziende colpite da calamità naturali.


Art. 47.
La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito.
Favorisce l'accesso del risparmio popolare alla proprietà dell'abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese.

Lum. - La Repubblica incoraggia il deficit in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito, nell’interesse dell’ABI.
Favorisce la tassazione del risparmio popolare, della proprietà dell'abitazione, della proprietà diretta coltivatrice e dell’azionariato popolare dei grandi complessi produttivi del Paese.

9 commenti:

  1. Caro Lumen,

    bisogna dire che i costituzionalisti erano persone serie, animate dalle migliori intenzioni (è sempre così) e hanno riversato negli articoli i loro nobilissimi principi. Ma tra le intezioni e le realizzazioni c'è di mezzo il mare. Non si sa se sorridere per la discrepanza tra le une e le altre o piuttosto per l'idealismo irrealizzabile di quegli articoli. Quando si legge che compito dello Stato è rimuovere tutti gli ostacoli, anche di natura economica, che impediscono il pieno sviluppo della persona umana, si resta per lo meno perplessi. L'Italia è stata e resta un paese di disoccupati, pur essendo ancora l'ottava nazione industrializzata. Lo Stato è dunque miseramente fallito nel rimuovere gli ostacoli di natura economica ecc. ecc.
    Ma è fallito e fallirà perché semplicemente non può provvedere a tutti i bisogni e necessità dell'intera popolazione. La "Città del Sole" campanellaina - il comunismo perfetto - resta un miraggio (per fortuna). Perché la perfezione è anche immobilità e fine della libertà (tutto, assolutamene tutto è sotto controllo).
    Non è perciò molto difficile fare dell'ironia e del sarcasmo sulla nostra Costituzione che non è poi nemmeno la più bella del mondo (oltretutto è anche scaduta perché "ce lo dice l'Europa" come dobbiamo comportarci).
    Fra parentesi, io la Costituzione italiana non la conosco - come penso la stragrande maggioranza degli Italiani. Per cui ho letto con una certa sorpresa e stupore gli articoli commentati. Nobili concetti, certo, ma anche astrazioni. Nella vita poi gli Italiani si sono arrangiati e si arrangiano come meglio possono senza riferimenti alla Costituzione.
    Io vorrei però tanto che si parlasse dei doveri dell'uomo. Ormai si sente parlare solo di diritti, di nuovi diritti, di diritti acquisiti. E i doveri? Per esempio di "sfruttare innanzi tutto se stessi" (cioè impegnarsi sempre al massimo) prima di mettere le mani nelle tasche degli altri e pretendere questo e quello.
    L'ormai insopportabile Flores d'Arcais sogna di una carta europea in cui siano fissati i diritti sociali imprescrittibili. Già me li immagino: diritto alla casa, all'istruzione, alla salute, al lavoro - ovviamente dignitoso -, alla formazione permanente, a un reddito - ovviamente dignitoso, ai consumi, alla cultura, ai viaggi. Le pari opportunità poi non bastano più, perché se le oppurtunitä sono pari, non lo sono i talenti, le capacità, per cui lo stesso ci saranno poi disparità salariali. E questo ovviamente non è giusto, bisogna ritoccare, correggere anche gli esiti delle pari opportunità.
    Parole, parole, parole.


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    1. << Io vorrei però tanto che si parlasse dei doveri dell'uomo. Ormai si sente parlare solo di diritti, di nuovi diritti, di diritti acquisiti. >>

      Ben detto, caro Sergio, ma è indubbio che parlare di diritti è più accattivante (e dà più seguito) che parlare di doveri.

      Curiosamente, una volta a parlare dei doveri (e quali doveri ! e quanti !) c'era la santa madre Chiesa, che ci chiedeva di tutto e di più per guadagnare il regno dei cieli.
      Oggi, a quanto pare, anche loro hanno lasciato un po' da parte i doveri, forse per non perdere altre pecorelle.

      Temo che la strada dei doveri ce la indicherà di nuovo, molto brutalmente, la crisi ecologica che ci attende.

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  2. Caro Lumen mi pare esatta la tua rilettura in chiave realistica della costituzione. La realtà è che le costituzioni andavano bene nel 700 o nell'800. Hanno contribuito a fissare i principi di libertà ( e sono poi degenerate ad affermare solo i diritti senza i doveri). Oggi le costituzioni ( e quella italiana in particolare) perdono di significato.Suona ridicolo l'articolo della nostra costituzione che dice la repubblica basata sul lavoro. La realtà industriale italiana ha portato alla rovina il bel paese. Il puntare tutto sul lavoro di Homo senza alcun richiamo alla qualità ambientale e ai diritti delle altre specie è stata una delle cause di fondo del disastro ambientale italiano. I problemi non sono più quelli di regolare la convivenza tra cittadini o di assicurare loro diritti infiniti, ma sono relativi ad una crisi ecologica del pianeta che pone tutto a rischio, compresa la libertà e la vita stessa dei cittadini. I quali poi sono ormai cittadini del pianeta, essendo il concetto di nazione e di stato sempre più evanescenti. Le costituzioni scritte da questa scimmia cosidetta intelligente autodenominatasi Homo sapiens sono sempre più autoreferenziali, e hanno poco a che vedere con la realtà attuale e soprattutto quella futura.

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    1. I costituenti però non potevano immaginare ancora una crisi ecologica di queste proporzioni (anni Quaranta - Cinquanta). Tuttavia il problema ecologico era già sentito persino nell'Ottocento. Basti pensare a quell'attualissimo "Un nemico del popolo" di Ibsen e a certe pagine di Cechov e Tolstoi (per es. in "Zio Vanja" o all'inizio di "Resurrezione"). Ovviamente non era sentito comune allora, e si direbbe non lo ènemmeno oggi visto che l'unica ossessione è la crescita (non si sa di che cosa, basta che si produca e si consumi). Io speravo tanto nella crisi, cioè in un ripensamento del modello di sviluppo, ma l'ossessione ormai universale sono i consumi. Passeremo così da 550 mlm di veicoli nel 2000 a 2 miliardi nel 2025 (orgasmo multiplo per Marchionne).
      Ma la fine è nota: "Sta natura ognor verde / e l'uom di eternità si arroga il vanto."

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  3. Caro Agobit, ha ragione Sergio quando fa notare che i nostri costituenti, alla metà del secolo scorso, non potevano ancora aver ben chiari i problemi ecologici di oggi.

    Ma hai ragionissimo tu, quando fai notare lo stridente contrasto tra i precetti enfatici dell'epoca, tutti volti alle "magnifiche sorti e progressive", e la triste emergenza di oggi.
    Direi forse, che tra i principali anacronismi che rendono ormai obsoleta la nostra Costituzione (che incominciai a studiare dai tempi dell'università) c'è proprio la totale assenza di sensibilità ecologica.

    L'art.1, per esempio, potrebbe essere riformulato così:
    << l'Italia è una repubblica a controllo demografico, fondata sull'impronta ecologica >>. Che ve ne pare ? :-)

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    1. Be', dài, un articolo simile è inconcepibile. Dal Vaticano maledizioni, dai conservatori USA droni, dai sinistronzi italici accuse di razzismo (ormai come ti muovi e parli ti arriva un accusa di razzismo, sessismo, omofobia).

      Proposte mie

      Art. 1 L'Italia è una repubblica fondata sull'iniziativa personale o privata che non deve in alcun modo essere penalizzata, eccezion fatta per iniziative che possano compromottere la salute e l'ordine pubblico nonché la deturpazione del paesaggio.

      Art. 2 La speculazione e l'abusivismo edilizi saranno repressi.

      Art. 3 Le famiglie numerose (oltre 3 figli) non potranno contare in alcun modo su aiuti statali in quanto tali famiglie si allargherebbero a spese degli altri. La famiglia ideale degli Italiani è di massimo due figli. Chi ne vuole di più se li mantenga. Non si possono però escludre - stante la situazione ecologica italiana e del pianeta - sanzioni contro chi figlia come i conigli, come ha ben detto anche il papa.

      Art. 4 La vecchia saggezza popolare deve essere di nuovo promossa (per es. chi fa da sé fa per tre, aiutati che il ciel ti aiuta ecc.).

      Art. 4 L'impiego statale, che è un impiego privilegiato perché sicuro e al riparo della concorrenza, deve essere "a rotazione". Un impiego statale a vita non è ammissibile perché non è giusto che alcuni si considerino al riparo della concorrenza mentre tutti gli altri devono farsi il mazzo.

      Ecc. ecc.

      Ammetto che l'art. 3 è contestabile nonché che il linguaggio non sia talora appropriato per una Costituzione.

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    2. Caro Sergio, il tuo articolo 3 è eccellente e per tradurlo in linguaggio costituzionale, basterebbe prendere l'attuale art. 53, inserendo una "lieve" modifica:
      "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità riproduttiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività in rapporto al numero dei figli".

      Quanto all'art. 4 bis, l'idea dell'impiego pubblico a rotazione mi sembra geniale.

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  4. Ottimo, voterei certamente per questa modifica dell'articolo 1, ma ti immagini le reazioni di cattolici e metafisici dei diritti?

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    1. Certo che me le immagino, le reazioni dei suddetti.
      Ma per noi, sarebbero altrettante medaglie al valore.
      Non credi ?

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