L'automobile 'per tutti' è stata un dei simboli del miracolo economico che ha accompagnato l'occidente nella seconda metà del secolo scorso, ed ancora oggi rappresenta un valore importante.
I tempi però, per vari motivi, stanno cambiando, e stanno cambiando in peggio, per cui anche per le auto private sembrano arrivare momenti difficili. La loro sorte è segnata ?
A questa ipotesi è dedicato il pezzo di oggi, scritto da Ugo Bardi per il suo blog.
LUMEN
I tempi però, per vari motivi, stanno cambiando, e stanno cambiando in peggio, per cui anche per le auto private sembrano arrivare momenti difficili. La loro sorte è segnata ?
A questa ipotesi è dedicato il pezzo di oggi, scritto da Ugo Bardi per il suo blog.
LUMEN
<< Il problema [dell'automobile] è ben più difficile di quanto non sembri dalle buffe polemiche "elettrico-si, elettrico-no" che vanno per la maggiore in Italia. E' proprio il sistema produttivo che sta andando in crisi, insieme a tutto l'apparato sociale ed economico che una volta riuscivano a mettere a disposizione del "popolo" un veicolo a motore in grado più o meno di portare in giro tutta la famiglia per la città e in vacanza in Estate. (...)
Ora non esiste più niente che si possa considerare equivalente alla vecchia Fiat 500. E' vero, esistono le "Minicar" ma per legge sono limitate a 2 posti e a una velocità massima di 45 km/h. Sono mezzi utili per tante cose, ma provate a portarci la famiglia al mare, e vedete un po' come vi trovate. E anche le minicar sono care per chi non ha uno stipendio fisso. (...)
Poi ci sono altri fattori, come tasse, consumi, sanità, eccetera. Insomma, al momento molte famiglie hanno ancora un'automobile, ma non sappiamo per quanto tempo questo sarà ancora possibile mantenerla con il declino economico in corso. Se le cose continuano così, vedremo una rapida riduzione, un vero "collasso di seneca" della diffusione degli autoveicoli.
In pratica siamo di fronte alla necessità di grossi cambiamenti per mantenere in piedi un sistema che possa garantire un trasporto che permetta alla popolazione di spostarsi.
Il sistema attuale è stato costruito in gran parte con l'idea che il trasporto fosse in gran parte affidato al mezzo privato: autostrade, strade di grande comunicazione, strade a multi-corsie, tutte cose che esistono per i pendolari che si spostano dalle periferie al centro città con dei mezzi privati, perlomeno fino a raggiungere dei parcheggi scambiatori dove si possono trasferire su mezzi pubblici.
E ora, cosa facciamo? Passare tutto al trasporto pubblico? Questa è la soluzione spesso sbandierata in giro, senza però rendersi conto il trasporto pubblico è meno costoso di quello privato soltanto lungo le tratte ad alto traffico, ma molte periferie delle nostre città non sono state pensate in per questo.
Sono una dispersione di palazzine e casette che richiederebbero una diffusione capillare del trasporto pubblico che avrebbe costi fuori del concepibile (e in America le cose sono ancora peggiori). E non è che l'esperienza del trasporto pubblico sia poi così piacevole. Non so voi come vi trovate con il servizio nella vostra città, ma mi sembra che in nessun luogo la gente sia tanto soddisfatta di autobus strapieni, e spesso in ritardo.
Se vogliamo farci un'idea di come potrebbe essere una città pensata per il solo trasporto pubblico con bus e metropolitana, dobbiamo pensare alle città dell'Unione Sovietica, dove i veicoli privati erano scoraggiati. Gli abitanti vivevano più che altro in grandi blocchi alti una ventina di piani che potevano essere serviti dal trasporto pubblico senza bisogno di disperdere troppo le linee.
Vi posso dire per esperienza personale che questi edifici sono molto pratici e confortevoli, almeno finché gli ascensori funzionano (anche quelli sono un mezzo di trasporto un po' a rischio). Ma in Italia cosa facciamo? Demoliamo le periferie urbane costruite in 50 anni è più di sviluppo totalmente disordinato per ricostruirle in stile sovietico? Diciamo che non è un'idea facilmente realizzabile.
E allora? Possiamo sempre andare a piedi o in bicicletta, o perlomeno questo è quello che i nostri ambientalisti suggeriscono. Il problema è che le città che si sono ingrandite e "gentrificate" forzando la popolazione a vivere in periferie lontane dai posti di lavoro. L'uso stesso delle automobili ha ridotto la densità abitativa per lasciare spazio a strade larghe e spazi per i parcheggi.
Poi, il territorio italiano non è così piatto come in Olanda e in Danimarca, dove le biciclette sono molto più usate che da noi. Insomma, anche qui, o rivoluzioniamo una situazione urbanistica che si è evoluta a diventare quello che è oggi in almeno 50 anni, oppure ci rendiamo conto che certe "soluzioni" non lo sono.
Possiamo ridurre le necessità di trasporto decentrando le attività produttive e commerciali? In parte si, ma la crisi Covid ci ha fatto capire molte cose sui limiti del "telelavoro"; va benissimo per tante cose, ma il contatto umano è necessario per tante altre. Soltanto per la scuola, seguire le lezioni a casa potrebbe aver rovinato un'intera generazione di ragazzi.
Cosa resta? Beh, dovremmo perlomeno cercare di capire che il problema esiste e che non lo si risolve semplicemente passando dai motori termici a quelli elettrici -- anche se certamente aiuterebbe molto a ridurre costi e inquinamento. Per il momento, abbiamo ancora bisogno di veicoli su gomma in grado di assicurare quel trasporto capillare che è reso necessario dalle strutture urbanistiche attuali.
L'industria automobilistica dovrebbe pensare a produrre veicoli elettrici a basso costo invece che concentrarsi sui soltanto sui veicoli di alta gamma, come fanno adesso. E' comprensibile, l'industria fa più soldi sui veicoli costosi che su quelli a basso prezzo. Ma bisognerebbe che i governi facessero qualcosa per incoraggiare veicoli tipo "minicar" ma più capienti e più multiuso degli attuali. Insomma, una vera "auto del popolo" come lo erano le Fiat 500 al loro tempo.
Più a medio termine dobbiamo cominciare a pensare al concetto di “TAAS” "transport as a service," che è sostanzialmente un car-sharing esteso che riduce i costi permettendo di utilizzare di più i veicoli, e quindi ridurne il numero. E' un sistema integrato che fa uso anche di veicoli stradali su gomma, tipicamente elettrici, e che, in linea di principio, è compatibile con la situazione urbanistica attuale e non ci costringe a demolire intere periferie.
Lo so che a questo punto c'è chi si metterà a gridare, "volete portarci via le nostre macchine!" (…) Ma se il soggetto del verbo è "le circostanze," intese come esaurimento delle risorse, inquinamento diffuso, e crisi generalizzata della società industriale, allora è proprio così.
In tempi non lunghi, l'auto di proprietà è destinata a sparire come oggetto di massa - un po' come sono oggi i jet privati e una volta erano le carrozze a cavalli con il fiaccheraio personale. >>
Ora non esiste più niente che si possa considerare equivalente alla vecchia Fiat 500. E' vero, esistono le "Minicar" ma per legge sono limitate a 2 posti e a una velocità massima di 45 km/h. Sono mezzi utili per tante cose, ma provate a portarci la famiglia al mare, e vedete un po' come vi trovate. E anche le minicar sono care per chi non ha uno stipendio fisso. (...)
Poi ci sono altri fattori, come tasse, consumi, sanità, eccetera. Insomma, al momento molte famiglie hanno ancora un'automobile, ma non sappiamo per quanto tempo questo sarà ancora possibile mantenerla con il declino economico in corso. Se le cose continuano così, vedremo una rapida riduzione, un vero "collasso di seneca" della diffusione degli autoveicoli.
In pratica siamo di fronte alla necessità di grossi cambiamenti per mantenere in piedi un sistema che possa garantire un trasporto che permetta alla popolazione di spostarsi.
Il sistema attuale è stato costruito in gran parte con l'idea che il trasporto fosse in gran parte affidato al mezzo privato: autostrade, strade di grande comunicazione, strade a multi-corsie, tutte cose che esistono per i pendolari che si spostano dalle periferie al centro città con dei mezzi privati, perlomeno fino a raggiungere dei parcheggi scambiatori dove si possono trasferire su mezzi pubblici.
E ora, cosa facciamo? Passare tutto al trasporto pubblico? Questa è la soluzione spesso sbandierata in giro, senza però rendersi conto il trasporto pubblico è meno costoso di quello privato soltanto lungo le tratte ad alto traffico, ma molte periferie delle nostre città non sono state pensate in per questo.
Sono una dispersione di palazzine e casette che richiederebbero una diffusione capillare del trasporto pubblico che avrebbe costi fuori del concepibile (e in America le cose sono ancora peggiori). E non è che l'esperienza del trasporto pubblico sia poi così piacevole. Non so voi come vi trovate con il servizio nella vostra città, ma mi sembra che in nessun luogo la gente sia tanto soddisfatta di autobus strapieni, e spesso in ritardo.
Se vogliamo farci un'idea di come potrebbe essere una città pensata per il solo trasporto pubblico con bus e metropolitana, dobbiamo pensare alle città dell'Unione Sovietica, dove i veicoli privati erano scoraggiati. Gli abitanti vivevano più che altro in grandi blocchi alti una ventina di piani che potevano essere serviti dal trasporto pubblico senza bisogno di disperdere troppo le linee.
Vi posso dire per esperienza personale che questi edifici sono molto pratici e confortevoli, almeno finché gli ascensori funzionano (anche quelli sono un mezzo di trasporto un po' a rischio). Ma in Italia cosa facciamo? Demoliamo le periferie urbane costruite in 50 anni è più di sviluppo totalmente disordinato per ricostruirle in stile sovietico? Diciamo che non è un'idea facilmente realizzabile.
E allora? Possiamo sempre andare a piedi o in bicicletta, o perlomeno questo è quello che i nostri ambientalisti suggeriscono. Il problema è che le città che si sono ingrandite e "gentrificate" forzando la popolazione a vivere in periferie lontane dai posti di lavoro. L'uso stesso delle automobili ha ridotto la densità abitativa per lasciare spazio a strade larghe e spazi per i parcheggi.
Poi, il territorio italiano non è così piatto come in Olanda e in Danimarca, dove le biciclette sono molto più usate che da noi. Insomma, anche qui, o rivoluzioniamo una situazione urbanistica che si è evoluta a diventare quello che è oggi in almeno 50 anni, oppure ci rendiamo conto che certe "soluzioni" non lo sono.
Possiamo ridurre le necessità di trasporto decentrando le attività produttive e commerciali? In parte si, ma la crisi Covid ci ha fatto capire molte cose sui limiti del "telelavoro"; va benissimo per tante cose, ma il contatto umano è necessario per tante altre. Soltanto per la scuola, seguire le lezioni a casa potrebbe aver rovinato un'intera generazione di ragazzi.
Cosa resta? Beh, dovremmo perlomeno cercare di capire che il problema esiste e che non lo si risolve semplicemente passando dai motori termici a quelli elettrici -- anche se certamente aiuterebbe molto a ridurre costi e inquinamento. Per il momento, abbiamo ancora bisogno di veicoli su gomma in grado di assicurare quel trasporto capillare che è reso necessario dalle strutture urbanistiche attuali.
L'industria automobilistica dovrebbe pensare a produrre veicoli elettrici a basso costo invece che concentrarsi sui soltanto sui veicoli di alta gamma, come fanno adesso. E' comprensibile, l'industria fa più soldi sui veicoli costosi che su quelli a basso prezzo. Ma bisognerebbe che i governi facessero qualcosa per incoraggiare veicoli tipo "minicar" ma più capienti e più multiuso degli attuali. Insomma, una vera "auto del popolo" come lo erano le Fiat 500 al loro tempo.
Più a medio termine dobbiamo cominciare a pensare al concetto di “TAAS” "transport as a service," che è sostanzialmente un car-sharing esteso che riduce i costi permettendo di utilizzare di più i veicoli, e quindi ridurne il numero. E' un sistema integrato che fa uso anche di veicoli stradali su gomma, tipicamente elettrici, e che, in linea di principio, è compatibile con la situazione urbanistica attuale e non ci costringe a demolire intere periferie.
Lo so che a questo punto c'è chi si metterà a gridare, "volete portarci via le nostre macchine!" (…) Ma se il soggetto del verbo è "le circostanze," intese come esaurimento delle risorse, inquinamento diffuso, e crisi generalizzata della società industriale, allora è proprio così.
In tempi non lunghi, l'auto di proprietà è destinata a sparire come oggetto di massa - un po' come sono oggi i jet privati e una volta erano le carrozze a cavalli con il fiaccheraio personale. >>
UGO BARDI
Ce lo stanno anticipando da un po' di tempo, direi, piste ciclabili a go go, bici colorate a noleggio sulle strade le cui carreggiate, delle strade, sempre più strette. Per contro automobili imponenti, dalle carrozzerie che richiamano figure inquietanti di mostri fantasiosi, non più forme sottili, penetranti, ma cassettoni plasticosi con piccoli motorini ben spremuti. Mah, qualcosa non torna....
RispondiEliminaLe auto imponenti servono anche come indice di status sociale, come una volta i vestiti molto elaborati e vistosi (ma scomodi per lavorare).
EliminaQuanto alla mobilità leggera (biciclette, monopattini & co.), a me non dispiace, ma la convivenza con le automobili è complicata e quella delle piste ciclabili non sembra una grande soluzione (disturbano la viabilità a motore e non sono comunque sicure per la viabilità leggera).
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaQuestione certamente complessa, ma l'analisi effettuata e la previsione finale appaiono fondate e ragionevoli: già i giovani d'oggi sembrano mediamente molto meno attratti dall'automobile individuale/di proprietà rispetto alle generazioni immediatamente precedenti (per quelle più lontane nel tempo ovviamente il problema nemmeno si poneva).
RispondiEliminaIn effetti si ha l'impressione che oggi i giovani privilegino il trasporto in sé (che propone molte opzioni diverse ed alternative) allo status symbol classico, che richiedeva l'acquisto e la gestione (quasi feticistica) del veicolo.
EliminaE questa, al di là delle motivazioni, mi sembra comunque una bella notizia.
COMMENTO di GP VALLA
RispondiElimina*******
Le considerazioni di Bardi sembrano presupporre che le cause del declino dell'automobile siano fatti naturali, indiscutibili e incontestabili, universalmente riconosciuti come tali.
È sorprendente che uno studioso attento ed acuto come Bardi non colga che, se l'uso e la proprietà delle automobili sta diventando sempre più oneroso e problematico per la maggior parte dei cittadini europei, ciò è l'effetto di precise scelte politiche da parte degli organi dell'Unione europea, fra l'altro in difetto di qualunque determinazione democratica da parte dei cittadini.
È significativo che in tutto il resto del mondo nessuno pensa di seguire le folli (o peggio) norme "green" imposte dagli eurocrati di Bruxelles: non la Cina o gli USA - responsabili della maggior parte delle emissioni mondiali -, ma nemmeno l'India o il Giappone.
Inutile aggiungere che tali norme, oltre che devastanti economicamente e socialmente, si basano su premesse tutt'altro che dimostrate (l'origine antropica del riscaldamento globale), e che comunque sono inutili e perfino controproducenti rispetto agli obbiettivi DICHIARATI.
"Se non serve a niente, serve a qualcos'altro". L'osservazione di Mauro è esatta: le politiche europee contro le automobili private si inseriscono in un indirizzo complessivo, perseguito da lungo tempo, che sembra finalizzato all'impoverimento, all'asservimento e infine alla distruzione dei ceti medi europei. È l'Agenda 2030 del WEF: "You'll own nothing. And you'll be happy" - detto da chi si sposta con jet ed elicotteri privati, o magari con imbarcazioni lunghe cento metri e oltre.
Caro Beppe, sono d'accordo con te sull'impoverimento progressivo del ceti medi nella UE, ma io lo vedo più come un presupposto (non voluto) che rende necessari certi provvedimenti, piuttosto che come un obiettivo da raggiungere, anche perche non ci vedo un vantaggio diretto per le elites.
EliminaCOMMENTO di SERGIO
RispondiEliminaMa quale sarebbe lo scopo d’impoverire la classe media?
La classe media è quella che spende, consuma, e fa
dunque girare l’economia e il sistema.
Sul futuro dell’automobile bisogna intendersi. Se la
mobilità e dunque anche l’automobile sono un diritto
umano, a cui ovviamente tutti hanno diritto, avremo
o avremmo almeno cinque o sei miliardi di automobili:
probabilmente avremmo ingorghi a non finire, anzi
il blocco del traffico. Dunque non tutti possono
avere l’automobile. Ma chi vi avrà allora diritto?
All’inizio dell’era automobilistica pochi potevano
permettersi questo lusso (e il traffico era scorrevole).
Poi si è permesso anche ai non abbienti di
avere l’automobile (la Cinque e Seicento). La
cosa ha funzionato perché non eravamo nemmeno
tre miliardi su questa Terra. Ricordo che a fine
secolo XX circolavano appena circa 550 milioni
di automezzi. Pare un cifra troppo bassa, ma tanti
erano davvero. Vent’anni dopo siamo presto a
due miliardi di autoveicoli. Si può andare avanti così?
Secondo me no.
Non so come andrà a finire, ma resta il fatto che, tra i vari mezzi di trasporto attualmente a disposizione, l'automobile resta quello più inefficiente (nel rapporto tra energia consumata e rendimento).
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