mercoledì 25 gennaio 2023

Area benessere

Le rifessioni di Marco Pierfranceschi (tratte dal suo blog 'Mammifero Bipede') sul concetto di benessere umano, un concetto che risulta – purtroppo – molto complesso e sfuggente, in quanto i 'bisogni' della nostra specie coincidono solo in parte con quelli degli altri esseri viventi.
LUMEN



<< Nel regno animale il 'benessere' coincide con la realizzazione di tre condizioni: un adeguato accesso al cibo, uno stato di buona salute fisica e la soddisfazione degli impulsi riproduttivi.

Gli animali non hanno bisogno di altro, e normalmente non necessitano di altro. Gli istinti migratori, presenti in moltissime specie, possono essere fatti rientrare nel primo o nel terzo punto, essendo pulsioni che si sono modellate nei millenni per massimizzare la sopravvivenza e la riproduzione.

Lo sviluppo del cervello umano ha però introdotto, in questo meccanismo di soddisfazione relativamente semplice, ulteriori gradi di articolazione e complessità, che le dinamiche sociali hanno finito con l’espandere ulteriormente.

Il primo ambito da indagare riguarda le patologie psichiche. Essendo il cervello umano un organo estremamente complesso, squilibri di natura elettrochimica, o dovuti ad uno sviluppo irregolare delle singole aree, o delle relazioni tra esse, sono sufficienti a produrre l’emergere di personalità dall’equilibrio precario, se non del tutto assente.

La dimensione sociale e solidale protegge gli individui portatori di queste peculiarità dalle conseguenze dei normali processi di selezione naturale, finendo col farle divenire endemiche.

Per inciso, lo stesso sviluppo della dimensione sociale discende dallo stabilizzarsi di qualcosa di molto simile ad una patologia psichica: [ovvero] la sofferenza che si produce nello star lontani dai nostri simili. Questa caratteristica, tuttavia, ha finito col produrre entità collettive (gruppi, branchi, tribù) caratterizzate da un’efficienza, in termini di sopravvivenza e riproduzione, superiore a quella dei singoli individui isolati.

Le diverse forme di squilibrio psichico generano un ventaglio di 'bisogni’ molto ampio, che possono, nei casi più gravi, essere percepiti come prioritari rispetto alle esigenze naturali di sopravvivenza e riproduzione.

Senza scendere troppo nei dettagli, un caso su tutti è quello dell’anoressia, condizione psichica caratterizzata dall’incapacità, da parte del cervello, di riconoscere correttamente uno stato di benessere fisiologico e dalla conseguente ricerca di una condizione fisica patologica, che nei casi più gravi può condurre alla morte.

Altra caratteristica dei cervelli umani (ma non solo) è l’insorgere di dipendenze. L’organismo dipendente sviluppa un bisogno patologico nei confronti di determinate sostanze, o di determinate abitudini, che finisce col diventare prioritario rispetto alla salute ed al benessere individuale.

Sempre a titolo di esempio, sostanze stordenti come l’alcol e la maggior parte delle droghe psicotrope ottengono di generare un sollievo psichico quando l’individuo si trova in condizioni di stress.

Questo non rappresenta un portato negativo immediato, ma, se le condizioni di stress non vengono rimosse e l’assunzione di sostanze viene ripetuta con regolarità, l’organismo sviluppa una dipendenza di natura metabolica, rendendone difficile l’eradicazione. (...)

[Ne deriva] una intrinseca indeterminazione del concetto di 'benessere', che ogni individuo declina in modi e forme differenti e può variare nelle diverse fasi della vita o in risposta a condizioni esterne, come la disponibilità di cibo e risorse.

Per capirci, una persona abituata a disporre di nutrimento scarso e scadente proverà una sensazione di benessere, di fronte ad un buon pasto, molto superiore a quella provata da chi quello stesso 'buon pasto' lo consuma abitualmente.

Questo introduce un ulteriore elemento, quello dell’assuefazione: un 'bisogno' è tale finché non viene soddisfatto, ma la regolare soddisfazione dei bisogni non implica necessariamente uno stato di benessere, perché il cervello tende ad abituarsi e sviluppare ulteriori bisogni di grado più elevato.

Possiamo osservare questo processo, a livello di singoli e civiltà, fin dalle epoche più remote. I nostri antenati condividevano gli stessi bisogni e necessità del resto del regno animale, ma ad ogni singolo avanzamento tecnologico, una volta soddisfatti i bisogni primari, abbiamo finito con l’elaborarne di nuovi e più energivori. (…)

L’indeterminazione in cosa sia 'bisogno' e in che modo esso debba essere soddisfatto, dà conto del sorprendente ventaglio di ideologie, piccole e grandi, diffuse e di nicchia, che l’umanità, nella sua storia millenaria, ha finito con lo sviluppare. >>

MARCO PIERFRANCESCHI

10 commenti:

  1. Aggiunge Pierfranceschi che le "ideologie" che l'umanità ha sviluppato nel tempo servono proprio a massimizzare (nei limiti del possibile) il benessere del gruppo che le produce.
    Esse oscillano tra la conoscenza oggettiva e l'ingannno irrazionale, alla ricerca di un difficilissimo equilibrio, in quanto:
    << Un’ideologia carente sul piano degli elementi conoscitivi risulterà fallimentare nella gestione della realtà contingente.
    (Mentre per contro) un’ideologia carente (...) sul piano degli elementi irrazionali (e motivazionali) risulterà (...) inadeguata a garantire il benessere collettivo nel lungo termine. >>

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  2. Il mio benessere in questo preciso istante è ricambiare il favore che Lumen ha fatto e fa commentando sul mio blog. Viceversa, se non ricambiassi il favore, proverei un certo sottile malessere, dovuto ai sensi di colpa nel non riflettere la gentilezza di una persona che gentilmente commenta sul mio blog.

    Questo è un ragionamento al limite del ridicolo, che normalmente non viene esplicitato, trattandosi di meccanismi mentali forse anche un tantino patologici.

    Rientra in quei meccanismi da bastian contrario che mi hanno recentemente procurato malessere nel momento in cui un utente di questo blog intendeva procurarmi benessere, spedendomi un libro a suo dire molto prezioso, ma di questa incresciosa vicenda ho già parlato con un mio articolo apposito. Qui il link:

    https://freeanimals-freeanimals.blogspot.com/2022/11/linferno-e-lastricato-di-oneri-doganali.html


    Aggiungo che è mio benessere, in questo preciso momento, anche l'aspettativa di un buon film su Italia Uno, stasera, dal titolo "La leggenda di Tarzan". Tra le varie opzioni è, dal mio punto di vista, la migliore.

    E, visto che stiamo parlando di benessere, stasera a cena aprirò una bottiglia di vino. Vi sembra poco?

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    1. Apprendo solo oggi dei guai che ti ho procurato col mio dono inviato il 9 novembre leggendo il tuo articolo che hai indicato qui sopra. Che il mio dono non ti avesse fatto piacere me l'ero ben immaginato. Strano, perché avevamo avuto alcuni scambi cordiali, sia nel tuo blog che in privato. Pazienza. Il tuo pezzo chiude con questo appello:
      "Lui non verrà più a commentare sul mio blog, forse si arrabbierà per quanto ho scritto, forse m’insulterà, ma io chiedo a tutti voi: lasciatemi in pace. Non ho più tempo per le smancerie. Non ho più tempo per niente e per nessuno e aspetto solo di passare a miglior vita. Grazie per la comprensione, sempre che ci arriviate."

      Sì, ci arriviamo, non siamo così insensibili. È buona educazione non importunare senza necessità il prossimo. Nel mio pacco c'erano anche dei soldi, non so se l'hai notato (ti rifai delle spese doganali).

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    2. Citazione:

      "Nel mio pacco c'erano anche dei soldi, non so se l'hai notato (ti rifai delle spese doganali)".




      Adesso me lo dice!

      Sono andato a ripescare il libro dove l'avevo messo insieme agli altri monografici, dopo aver amaramente scoperto che era in lingua straniera e, ora, 30 gennaio, a distanza di un paio di mesi, scopro che dentro una busta ci sono 100 euro.

      Temevo fossero finiti nella carta da riciclo, insieme al pacco.

      Se posso esprimere un mio giudizio, senza offesa per nessuno, questo è un modo di fare regali alla carlona.

      O sono sbagliato io, oppure..... non funziona così!

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    3. Ma come la fai complicata: ti ho mandato un libro pensando che ti facesse piacere e ho aggiunto quella banconota per il Fabre che sembrava ti interessasse (invece di comprarlo io e spedirtelo, mi era parso che il prezzo ti spaventasse). Devo scusarmi, sono stato cafone o cos'altro?
      Vedo che adesso mi dai del lei, strano. Comunque mi adeguo e La saluto cordialmente augurandoLe altre belle cose prima di trapassare.

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    4. Le offro un antico proverbio, come viatico. Lo impari bene.

      "Non fare il male ché è peccato. Non fare il Bene che è sprecato!"

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    5. Un pensierino gentile, grazie. Però sinceramente non mi convince. D'accordo che il male sia un peccato, ma fare del bene non è un male o sprecato. Naturalmente il bene deve essere il più possibile disinteressato (cosa già difficile) e anche davvero utile, per es. la cosa giusta alla persona giusta (quanti regali idioti di cui la gente si sbarazza subito). No, fare del bene, con grazia, benevolenza e distacco è cosa buona, no?

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  3. Io penso che proprio la soggettività assoluta del nostro concetto di benessere sia alla base di molte delle incomprensioni che funestano la convivenza umana.
    Ma non saprei suggerire una soluzione.

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  4. Ragazzi, più che invecchio e più non posso fare a meno di collocare il benessere umano in due aree, zone. Sopra e sotto la cintura. Ovvero, pur non disconoscendo le virtù ed il loro esercizio diuturno, sforzo volto a pacificar la mente e l'animo, fino al raggiungimento di una sorta di ineffabile benessere, ritengo la maggior parte degli umani impegnata in altri negozi. Roba più grossier, volgarotta ma forse appagante nell'immediato. La parmigiana di melanzane vale forse più di un concerto di trombette di cherubini celesti? Se poi consumata insieme ad una bella ragazza in un localino tipico appena fuori porta, di quelli con affitto di camera per il "pisolino" digestivo?

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    1. Volendo essere un po' più 'scientifici' si potrebbe distinguere tra benessere del genotipo (piu' istintuale) e benessere del fenotipo (piu' razionale).
      I quali, a volte, sono in contrasto tra loro e ci causano i 'dissidi interiori' che ben conosciamo.

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