(Dal
libro “Perché non possiamo non dirci darwinisti” di Edoardo
Boncinelli” – Undicesima ed ultima parte. Lumen)
<<
Qualcuno potrebbe argomentare che anche la vita nel suo complesso (…)
è un “habitus vivendi”, che va avanti sorretto, ma non
determinato dalle informazioni genetiche ed è un impromptu che si
rinnova ogni giorno: come dire un'improvvisazione programmata. Ci
sono però delle differenze.
Lo
stupore che coglie chi osserva la messa in scena della vita a partire
dall'informazione genetica ha un certo numero di gradi, molto diversi
fra di loro. Che un virus riesca a far fare alla cellula che lo
ospita — sia essa batterica, vegetale o animale — quello a cui
mira non desta una grande sorpresa: c'è un rapporto diretto fra le
poche ma precise istruzioni genetiche portate dal virus e quello che
accade alla cellula ospite dopo l'infezione da parte del virus.
Anche
per un batterio il rapporto fra le sue istruzioni genetiche e la sua
«vita» non si presenta così difficile da concepire. Via via che si
sale la cosiddetta scala evolutiva le cose si complicano un po', ma
ciò avviene per gradi, così che non c'è ragione di ipotizzare
alcuna discontinuità nelle possibili spiegazioni.
Il
segreto degli esseri viventi, che li differenzia da ogni oggetto
inanimato ma anche da ogni altro processo o sistema dinamico, come un
uragano o un'eruzione vulcanica, risiede nel fatto che in ciascuna
delle loro cellule è contenuto un genoma, vale a dire una raccolta
di istruzioni biologiche che ispirano e talvolta controllano le loro
attività.
Ogni
essere vivente possiede una doppia realtà, il suo corpo e il suo
genoma. Una roccia è una roccia. Un organismo è un organismo più
il suo genoma, in cui risiede l'identità di ogni particolare
organismo, ma è chiaro che le istruzioni in esso contenute devono
essere lette e applicate. Questo è il compito delle strutture
biologiche, costituite prevalentemente di proteine, presenti
nell'organismo stesso.
Occorre
quindi un genoma in congiunzione con le strutture cellulari, come
dire un libretto di istruzioni e qualcosa che lo legga, lo interpreti
e lo attualizzi.
Anche
le strutture cellulari sono state prodotte sulla scorta delle
istruzioni di un genoma, appartenente allo stesso organismo o a
quello che lo ha preceduto — anche il lettore è quindi figlio del
libretto di istruzioni — ma le scale temporali sulle quali è
scandita la loro vita sono diverse, molto diverse.
Le
strutture cellulari nascono e scompaiono nel giro di ore o di giorni
e «vedono» il genoma da cui derivano e che poi contribuiscono a
interpretare come incredibilmente stabile e quasi eterno. Noi
sappiamo che anche il genoma cambia nel tempo, cioè evolve, ma per
far questo impiega decine e centinaia di migliaia di anni. Rispetto
agli organismi delle varie generazioni è sostanzialmente eterno.
Forse
tutta la vita sta in questo gioco di relazioni fra entità storiche
di almeno due tipi diversi: il genoma che cambia solo molto
lentamente e le strutture cellulari che hanno al contrario una vita
effimera. Nessuna di queste due entità potrebbe esistere senza
l'altra.
Dentro
gli organismi sono presenti insomma i prodotti di due storie,
parallele ma non indipendenti, che trasmettono continuità diverse e
che si dipanano su scale temporali molto differenti. Da ciò deriva
l'impressione di stabilità nella variazione, che è un po' la cifra
del vivente. >>
EDOARDO
BONCINELLI
Questa, come detto, è l'ultima puntata del mio (breve) estratto.
RispondiEliminaLe 10 puntate precedenti sono state pubblicate una al mese, a partire da febbraio.
Colgo nuovamente l'occasione per consigliare a tutti la lettura dell'intero libro.
<< mi sembra ovvio che la vita PRECEDE il DNA. Le prime forme di vita non potevano essere cosi complesse >>
RispondiEliminaQuesto è abbastanza ovvio, anche se le indagini (meglio le ipotesi) su come è iniziata la vita sono abbastanza speculative.
Per chi fosse interessato all'argomento, consiglio un testo piuttosto interessante di Paul Davies, che, pur essendo un fisico, si è approcciato all'argomento con eccellenti risultati.
Il libro si intitola "Da dove viene la vita" e - a parte le mie riserve personali sull'autore - è molto ben scritto, chiaro ed approfondito.