mercoledì 4 ottobre 2017

Il Fascio e l'Altare - 1

Vittima di questa intervista virtuale (divisa in due parti) è l’eccellente storico e saggista Giordano Bruno Guerri, con cui parleremo dei rapporti, spesso difficili ma sempre molto stretti, tra il Regime Fascista e la Chiesa Cattolica (le risposte di GBG sono tratte dal suo libro: “Fascisti”). Lumen


LUMEN – Dottor Guerri, anzitutto benvenuto. 
GUERRI – Grazie.
 
LUMEN - Come possiamo spiegare la lunga e fattiva collaborazione tra due istituzioni così diverse come il Regime Fascista e la Chiesa Cattolica ? 
GUERRI - La solidarietà Fascismo-Vaticano non deve stupire troppo, anche se, in effetti, Mussolini e il fascismo originario erano anti-cattolici e anti-clericali perché consideravano se stessi una religione.
 
LUMEN – Appunto. 
GUERRI - La Chiesa però aveva in comune con il fascismo tutti i nemici: la democrazia, il liberalismo, il comunismo, la massoneria. Con il fascismo condivideva inoltre il bisogno di ordine, di disciplina, di autorità, di gerarchia, il sostanziale disprezzo e pessimismo sull' uomo come essere sociale, sempre da guidare, da correggere, da costringere e da limitare, la sfiducia quindi per ogni forma di discussione e di ricerca, per ogni atteggiamento che non fosse di obbedienza e di sottomissione. Il modello autoritario e misticheggiante voluto da Mussolini per il fascismo corrispondeva a quello della Chiesa e sembrava il più idoneo a riportare l'Italia a una restaurazione pre-rivoluzione francese. Gli scontri sui problemi specifici erano inevitabili ed in effetti si verificarono, ma in sostanza la Chiesa ed il regime si sfruttarono e si rafforzarono a vicenda.
 
LUMEN – L’evento culminante fu, senza dubbio, il Concordato del 1929. 
GUERRI - La mossa costituì un enorme vantaggio per il Vaticano e un trionfo per Mussolini, determinante nel successivo consenso degli anni Trenta. II lavoro preparatorio, però, fu lungo e complesso. Già nel 1926 Rocco aveva preparato una riforma della legislazione ecclesiastica nel senso più favorevole alla Chiesa. Il progetto venne inviato, con una procedura insolita, a tutti gli alti prelati: 10 cardinali e 127 vescovi risposero dichiarando piena soddisfazione e gratitudine. Ciò nonostante e benché nella commissione di studio ci fossero 3 monsignori in qualità di «consiglieri tecnici», il papa non accettò le leggi «unilateralmente stabilite» dallo Stato: voleva di più, un vero e proprio accordo che dopo settant'anni rimettesse la Chiesa al centro della vita italiana, per instaurare “omnia in Christo”.
 
LUMEN – Come venne superata la questione ? 
GUERRI - Mussolini accontentò il pontefice. Le principali richieste della Chiesa erano l'assoluta sovranità dello Stato pontificio e, problema più delicato, l'abrogazione delle «Guarentigie», la legge che dal 1871 regolava i rapporti tra Stato e Chiesa e della quale tutti i governi precedenti, di destra e di sinistra, erano andati fieri come attuazione perfetta del principio «libera Chiesa in libero Stato» : ma che non era mai stata riconosciuta dal Vaticano.
 
LUMEN – Ci furono però dei problemi. 
GUERRI - Il problema più grave sorse nel 1928, quando un decreto legge impose che le organizzazioni giovanili di qualunque tipo, ovvero anche quelle dell'Azione cattolica, facessero capo all'Opera nazionale balilla. La reazione di Pio XI fu decisissima: interruppe le trattative e fece sapere a Mussolini di considerare la questione del giovani più importante di tutte le altre. Il duce si irritò ma dovette limitare il decreto solo ai 28.000 boy scout (sugli oltre 200.000 membri giovanili dell'Azione cattolica) in quanto organizzazione di tipo semi-militare. Non poteva permettersi, né lo potrà mai, uno scontro frontale con il papa. La Chiesa aveva dunque vinto, ma aveva preferito difendere la propria libertà, invece della libertà.
 
LUMEN – Qual era il contenuto complessivo degli accordi ? 
GUERRI - I Patti vennero firmati l'11 febbraio 1929 nel palazzo del Laterano: era una serie di accordi che comprendeva un trattato per chiudere il problema del riconoscimento fra Stato italiano e Stato del Vaticano (la «questione romana»), la relativa convenzione finanziaria e il Concordato vero e proprio. Il trattato era formato da 27 articoli e il primo dichiarava la religione cattolica come religione di Stato. L'Italia riconosceva l'esistenza e la totale indipendenza dello Stato pontificio, che a sua volta riconosceva il Regno d'Italia con Roma capitale. I cardinali erano equiparati ai «prìncipi del sangue» e le offese fatte al papa sarebbero state punite come quelle fatte al re. C'erano poi una serie di benefici e garanzie.
 
LUMEN – Una concessione che non poteva mancare. 
GUERRI - I 45 articoli del Concordato regolavano i nuovi rapporti tra Stato e Chiesa: agli ecclesiastici erano garantiti vantaggi giuridici, economici, penali, militari, civili; il placet e l'exequatur (ovvero l'assenso dello Stato agli atti dell'autorità ecclesiastica nazionale, il primo, e a quelli della Santa Sede, il secondo) venivano aboliti ma in compenso i vescovi avrebbero dovuto giurare «di rispettare e far rispettare dal clero il re ed il governo»; il matrimonio religioso assumeva valore civile e l'insegnamento della religione veniva reso obbligatorio nonché considerato «fondamento e coronamento dell'istruzione pubblica» nelle scuole elementari e medie. In conclusione, il fascismo ribaltava tutta la legislazione liberale e riconosceva alla Chiesa un potere sulle vite dei cittadini.
 
LUMEN – E per gli aspetti più specificamente economici ? 
GUERRI - In passato il Vaticano non aveva mai voluto incassare gli oltre 3 milioni l'anno previsti dalla legge delle Guarentigie. Adesso però chiedeva al regime fascista tutti gli arretrati, con gli interessi, per l'esorbitante cifra di oltre 3 miliardi di lire. Alla fine la trattativa venne chiusa con un miliardo in titoli al portatore e 750 milioni in contanti ma lo Stato dovette concedere una serie di vantaggi fiscali che alla lunga si riveleranno ben più onerosi. Per farsi un'idea della cifra basta considerare che i depositi raccolti in tutte le 2.500 banche e casse rurali cattoliche ammontavano a circa un miliardo.
 
LUMEN – La Chiesa, pertanto, ne ricavò una notevole forza finanziaria. 
GUERRI – In effetti la convenzione consentì alla Chiesa di potenziare ed estendere il suo apparato di intervento economico nella società italiana e anche a livello internazionale, mantenendosi su di un piano non secondario nel sistema finanziario italiano. Il Vaticano era ormai uno dei principali creditori dello Stato, in grado di condizionarlo anche economicamente: nel dopoguerra non esiterà a fare pesare questo potere per favorire la vittoria della Democrazia cristiana. Non stupisce che il papa abbia definito Mussolini l'uomo «che la Provvidenza Ci ha fatto incontrare» .
 
LUMEN – Il tornaconto però fu notevole anche per Mussolini. 
GUERRI - Anche il duce ottenne un vantaggio enorme dal pontefice: veniva investito di un alone sacro, messianico e sovrannaturale, benedetto dalla Chiesa, e si presentava al mondo come statista capace di risolvere problemi insolubili per i suoi predecessori. Il Concordato sancì il passaggio dal culto del fascismo al culto di Mussolini. Il duce in realtà mirava a soppiantare la religione tradizionale con il nuovo culto laico: «Lo Stato fascista rivendica in pieno il suo carattere di eticità: è cattolico, ma è fascista, anzi soprattutto esclusivamente, essenzialmente fascista. Il cattolicesimo lo integra, e noi lo dichiariamo apertamente, ma nessuno pensi, sotto la specie filosofica o metafisica, di cambiarci le carte in tavola» (1931) . Gli scontri di quell'anno fra regime e Chiesa indicano quale fosse la vera posta in gioco del braccio di ferro: il controllo della vita del cittadino dalla nascita alla morte.
 
LUMEN – Uno scontro inevitabile. 
GUERRI - Mussolini non aveva affatto rinunciato ad avere il monopolio delle organizzazioni giovanili (fra l'altro, anche per effetto del Concordato, i giovani dell'Azione cattolica erano passati da 206.000 a 246.000) e il papa non aveva alcuna intenzione di cedere su questo punto. Il duce avviò dunque una campagna di stampa contro l'Azione cattolica. Alcuni giornali fascisti scrissero che era strutturata come un partito, con tessere, bandiere, distintivi, relazioni internazionali e «spirito di opposizione al Regime».
 
LUMEN – E il Papa, come reagì ? 
GUERRI - Quando le accuse vennero confermate dal segretario del partito, Giovanni Giuriati, Pio XI gli rispose personalmente; il papa negò gli addebiti, lamentò che il fascismo esponesse la gioventù a «ispirazioni d'odio e di irriverenza» e li costringesse a troppe attività fisiche e di partito che rendevano «quasi impossibile la pratica dei doveri religiosi». Non mancò di rinfacciare al regime i «pubblici concorsi di atletismo femminile, dei quali anche il paganesimo mostrò di sentire le sconvenienze e i pericoli». Pio XI concludeva: «Il fascismo si dice e vuoi essere cattolico: orbene, per essere cattolici non di solo nome ma di fatto, per essere cattolici veri e buoni, e non cattolici di falso nome, non c'è che un mezzo, uno solo, ma indispensabile e insurrogabile: ubbidire alla Chiesa e al Suo Capo e sentire con la Chiesa e col suo Capo».
 
LUMEN – Una affermazione che il duce non poteva certo accettare. 
GUERRI – Infatti per Mussolini era troppo. E quindi il 29 maggio 1931, con un telegramma ai prefetti, sciolse la FUCI (Federazione universitaria cattolica italiana) e tutti i circoli giovanili che non facessero parte dell'Opera nazionale balilla.
 
(continua)

17 commenti:

  1. Be', almeno un commentino lo voglio fare. Non conoscevo certi particolari e perciò ti ringrazio di questo ripasso di storia. Possiedo un libro di Karlheinz Deschner che non ho ancora letto, "La politica dei papi" (ben 1000 pagine). Deschner è l'autore della monumentale "Storia criminale del cristianesimo", in dieci volumi (1986-2013). Un lavoro di quasi trent'anni! Deschner alla fine non ne poteva più e ha concluso la sua opera ripubblicando il volume "La politica dei papi" con gli aggiornamenti necessari.

    Un'osservazione. Noto in diversi blog (agobit, pardo, il fenotipo ecc.) che i commentatori non commentano più. Segno evidente di stanchezza e probabilmente anche di noia. Si vede che a un certo momento si è detto più o meno tutto, ci si ripete, non si vede più il senso. Tutti si fanno un blog (io non l'ho fatto né ho intenzione di farne uno) e cercano ascoltatori e commentatori con cui dialogare, informarsi, divertirsi e chissà magari anche muovere qualcosa (ovviamente un'illusione). Ma alla fine, è inevitabile, ci si stufa.

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  2. Caro Sergio, grazie per il commento, anche se in "zona Cesarini".
    A breve troverai la seconda (ed ultima) parte di questo post.

    Nel mio piccolo, cerco di variare un po' gli argomenti, proprio per non stufare il lettore.
    Però, in effetti, un conto è leggere (magari anche con piacere) e un conto è commentare.
    Forse è proprio vero che, ormai, è già stato detto tutto.

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    1. "Nel mio piccolo, cerco di variare un po' gli argomenti, proprio per non stufare il lettore."

      Ma perché uno si fa un blog? Io non ho mai sentito questa necessità, non ho niente da proporre e nemmeno da dire. La mia impressione, da quei quattro o cinque blog che seguo, nemmeno assiduamente, è che si ha qualcosa (d'importante) da dire e si vuole naturalmente comunicarla nella speranza di trovare altri correligionari o semplicemente interessati coi quali fare insieme un pezzo di strada. Ogni tanto mi è capitato di leggere cose interessanti in alcuni blog, ma è chiaro che non si può seguire tutti. Credo che uno dei problemi del nostro tempo sia la dispersione, il voler seguire tutto quello che succede o si scrive. Il risultato, almeno nel mio caso, è la confusione, il fastidio, la ripulsa. Non sono un amico del multitasking, meglio una cosa fatta bene che cento alla carlona. Meglio essere un campione in uno sport che una mezza tacca o schiappa in tante discipline (non mi sono mai interessato al decathlon). Anche la lettura dei giornali è una perdita di tempo, altro che informazione.
      Certo i giornali sono una droga, la nostra droga quotidiana. Come i Galli di Cesare siamo un po' tutti cupidi rerum novarum (per distrarci - ma da che cosa, dalla nostra insipienza?).

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    2. "Non sono un amico del multitasking, meglio una cosa fatta bene che cento alla carlona."

      Che poi, nell'inutilita' generale, e' un'altra faccia del vuoto, piu' che un suo antidoto: si e' _costretti_ a specializzarsi nel nulla, data l'impossibilita' di sapere qualcosa del tutto: soprattutto, dal punto di vista pratico, per non cadere calpestati dalla torma organizzata e accanaglita che insegue rumorosamente il tedoforo.

      Intanto (per gli italiani interessati allo svisceramento dei massimi sistemi) beccatevi, da parte di chi agisce nella prassi, la tassa di 10 centesimi su ogni sacchetto per auto-incartare la frutta del self-service ortofrutticolo del supermercato.

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    3. "la tassa di 10 centesimi su ogni sacchetto per auto-incartare,,,"

      Dieci centesimi? Esagerati, uno o due sarebbero più che sufficienti, anzi già troppi. D'altra parte per la gente solo ciò che ha un prezzo è prezioso (vedasi lo spreco di cose che non costano nulla o poco come l'acqua). Ma forse così useranno meno sacchetti. Ho letto che in Giappone vendono aria, visto che l'aria di città è irrespirabile. Fare però economia di aria pulita, perché costa, dovrebbe essere controproducente se non fatale.

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    4. "Esagerati, uno o due centesimi sarebbero più che sufficienti, anzi già troppi."

      Quelli ci sono gia', e' l'iva al 22.

      "Ma forse così useranno meno sacchetti."

      La guerra contro i sacchetti e' l'idiozia ipocrita maggiore che abbia mai inseguito l'intero movimento ambientalista, serve solo a crearsi una falsa coscienza, senza il minimo sforzo, di "rispettosi dell'ambiente". Un sacchetto pesa pochi grammi, ed e' fatto di un materiale plastico, il PET, che e' il piu' pulito e atossico, anche qualora incenerito, che ci sia. Quando fai pochi chilometri in automobile, anche elettrica, inquini e consumi di piu' che per i sacchetti di pet (specie quelli, leggerissimi, per avvolgere la frutta) consumati nell'intera vita, ma siccome bisogna stimolare la vendita di automobili quelle hanno pure l'incentivo (corre voce che dall'anno prossimo la tassa di proprieta' verra' resa progressiva e aumentera' annualmente per chi possiede autoveicoli vecchi (anche se li usa poco o nulla!), con la scusa che inquinano (anche se fermi!), dato che la la rottamazione dei vecchi e la produzione e vendita di nuovi notoriamente fa bene all'ambiente (ironico).

      IPOCRISIA MASSIMA, degli ambientalisti politici stessi che di fronte a questi obbrobri, fatti in loro nome e col loro avvallo, se ne stanno zitti e buoni ben di piu' dei seguaci di Pio XI e di Mussolini.

      L'economicismo tassatorio e mitologico, il cui unico scopo e' ormai incrementare sempre di piu' se stesso e i consumi e il PIL, ha preso il sopravvento su tutto, non aggiungiamo il nostro sassolino al cumulo.

      Sfido io che i blog non se li fila piu' nessuno che ragioni.

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  3. Visitando un sito trovo questa informazione o comunicazione di Google:

    "Non sei ancora un autore di blog. Creane uno per iniziare a pubblicare post!"

    Chissà quanti scemi abboccheranno e creeranno un altro inutile blog (saranno già milioni immagino).

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    1. Il fatto è che aprire un blog, oltre ad essere gratis (cosa da non sottovalutare), è anche abbastanza facile, in quanto i programmi di gestione sono molto semplici ed intuitivi.
      Ai tempi, ci ero riuscito facilmente anche io, che di fronte a un PC non sono proprio una cima.

      D'altra parte, tanto per difendere un po' la categoria, una volta andavano di moda le lettere e la gente ne scriveva parecchie.
      Oggi, invece, ci sono i post.
      Chissà se i nostri posteri faranno dei libri con i post dei personaggi famosi, come un tempo pubblicavano gli epistolari. :-)

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    2. "Chissà se i nostri posteri faranno dei libri con i post dei personaggi famosi"

      Faranno un post, come oggi da un libro si fanno altri libri che parlano di libri.

      Post acuto, che vi consiglio:

      http://lorologiaiomiope-national-geographic.blogautore.espresso.repubblica.it/2017/08/01/apologia-delle-legioni-di-imbecilli-con-un-po-di-zoologia/

      Anche se omette di riconoscere che, secondo la sua stessa logica, i novaxer sono collettivamente piu' intelligenti, in quanto contribuiscono ad aumentare, con qualche sacrificio umano, l'"intelligenza della resistenza alle malattie" dello sciame, ben piu' dei vaxer, che invece al contrario la smorzano con qualche artificio tecnologico del quale alla lunga, tanto per cambiare, non si potra' piu' fare a meno, anzi si diventera' schiavi.

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    3. Mica male questa Lisa Signorile, grazie.

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  4. @ Lumen

    "una volta andavano di moda le lettere e la gente ne scriveva parecchie"

    Vero, giusta osservazione. Ma ricorderai che quelle lettere avevano anche un'altro peso e trovarne una nella cassetta, specie di qualcuno, ti faceva battere il cuore. Oggi invece si viaggia alla velocità della luce, le email non si contano più (sembra che in una sola giornata se ne mandino miliardi). E la qualità dei messaggi lascia spesso molto a desiderare, anzi se ne potrebbe fare a meno (e anche una stupida email di poche parole consuma energia).
    Gillo Dorfles scrisse una trentina d'anni fa un libro dal titolo bellissimo: "L'intervallo perduto". Abbiamo bisogno di tempo per riflettere e per rallegrarci di qualcosa (senza attesa non c'è piacere, in fondo puoi consumare anche un rapporto sessuale alla velocità della luce, sai che bello!). Sistole e diastole, tensione e distensione, non è per così dire una legge di natura? Ormai sembrano tutti dei criceti presi nella ruota.

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    1. Sinceramente, mi pare che oggi la maggior parte delle persone tremi quando vede arrivare il postino in lontananza, perche' e' per posta (raccomandata a/r) che arrivano le peggiori notizie. Il livello di ansia gia' solo per queste cose ha superato il livello di guardia.
      Altro che "intervallo perduto", chi ragionando di corrispondenza pensa a qualcosa del genere e' completamente fuori dalla realta'.

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    2. @ Sergio

      << Ormai sembrano tutti dei criceti presi nella ruota. >>

      Quasi tutti.
      Credo che chi riesce a diventare un 'fenotipo consapevole' possa essere ragionevolmente escluso dal conteggio. ;-)

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    3. @ Diaz

      << mi pare che oggi la maggior parte delle persone tremi quando vede arrivare il postino in lontananza, perche' e' per posta (raccomandata a/r) che arrivano le peggiori notizie. >>

      Com'è vero !
      Io stesso, quando torno a casa alla sera, guardo sempre per prima cosa - e con una certa ansia (!?!) - la cassetta della posta in arrivo.
      E se trovo solo della stupida pubblicità, tiro un sospiro di sollievo.

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    4. "con una certa ansia"

      Ma dài! Io spero sempre di trovarci qualcosa, ma invece è sempre desolatamente vuota (chi scrive più lettere ormai oppure le spedisce con posta ordinaria?). Mi rallegrano persino le fatture, almeno quelle che spediscono ancora per posta (ormai anche queste arrivano sempre più spesso per email).
      Chissà quanto durerà ancora il recapito della corrispondenza. Presto si cominceranno a smontare le cassette della posta, come le cabine telefoniche.
      Sconsiglierei anche di immaginare un futuro come postino, anche se è un posto statale e quindi sicuro (ma nemmeno tanto: le poste svizzere stanno chiudendo una filiale dopo l'altro).

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    5. Caro Sergio,
      a me - per fortuna - è capitato poche volte, ma le multe e le sanzioni arrivano proprio per posts.
      Ed io - pur essendo di quelli che pagano le tasse - non mi stupirei di scoprire di avere delle pendenze col fisco, per qualche errore od omissione commessa in perfetta buona fede.
      Perchè quasi tutte le imposte più importanti non te le calcola l'ente beneficiario, come avviene per le bollette, ma te le devi calcolare tu.
      Con tutto quel che ne consegue.

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    6. Ovviamente, volevo dire 'per POSTA', e non 'per POSTS' (sarà il classico lapsus freudiano ?).

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