mercoledì 14 dicembre 2016

L’altro Gesù – 6

Il Gesù alternativo di Baigent, Leigh e Lincoln, così come ricostruito nel famoso e controverso saggio “Il Santo Graal”. (Sesta parte). Lumen


Chi era Barabba?

<< Nei Vangeli c'è qualche indizio che Gesù avesse avuto figli? Non vi è nulla di esplicito. Ma era normale e doveroso che i rabbi avessero figli; e se Gesù era un rabbi, sarebbe stata una cosa molto insolita se non ne avesse avuti. Anzi, sarebbe stato insolito che non avesse figli, fosse un rabbi o no.

Certo, da soli questi argomenti non costituiscono una prova positiva. Ma c'è una prova più concreta e specifica. Consiste nello sfuggente personaggio che nei Vangeli figura come Barabba o, per essere più precisi, come Gesù Barabba. In una prima versione del Vangelo di Matteo viene identificato infatti con questo nome. Se non altro, la coincidenza è sorprendente.

I filologi moderni sono incerti circa la derivazione e il significato di « Barabba ». « Gesù Barabba » può essere una forma corrotta di « Gesù Berabbi ». « Berabbi » era un titolo riservato ai rabbi più stimati, e seguiva il loro nome proprio. « Gesù Berabbi » potrebbe perciò riferirsi allo stesso Gesù.

Alternativamente, « Gesù Barabba » poteva essere stato in origine « Gesù bar Rabbi »: « Gesù figlio del Rabbi ». Nei Vangeli nulla indica che il padre di Gesù fosse un rabbi. Ma se Gesù aveva un figlio che portava il suo stesso nome, quel figlio poteva essere « Gesù bar Rabbi ».

E c'è anche un'altra possibilità. « Gesù Barabba » potrebbe derivare da « Gesù bar Abba », e poiché in ebraico « Abba » significa « padre », « Barabba » significherebbe allora « figlio del padre »: una designazione priva di senso, a meno che il « padre » fosse qualcosa di eccezionale. Se il « padre » era veramente il « Padre Celeste », allora « Barabba » potrebbe ancora una volta riferirsi allo stesso Gesù. Invece, se il « padre » è Gesù, « Barabba » indicherebbe ancora una  volta suo figlio.

Quale che sia il significato e la derivazione del nome, il personaggio Barabba è estremamente curioso. E più si considera l'episodio che lo riguarda, e più diviene evidente che sta succedendo qualcosa di irregolare e che qualcuno sta cercando di nascondere una realtà. Innanzitutto il nome di Barabba, come quello della Maddalena, sembra aver subito una sistematica campagna diffamatoria.

Come la tradizione popolare fa della Maddalena una prostituta, così dipinge Barabba come un « ladrone ». Ma se Barabba era ciò che fa pensare il suo nome, non è molto probabile che fosse un comune ladro. Allora, perché insudiciare il suo nome? A meno che in realtà fosse qualcosa d'altro, qualcosa che i revisori dei Vangeli non volevano far sapere ai posteri.

A stretto rigore, i Vangeli non descrivono Barabba come un ladro. Secondo Marco e Luca, è un prigioniero politico, un ribelle accusato d'omicidio e di insurrezione. Nel Vangelo di Matteo, tuttavia, Barabba è descritto come « un prigioniero famoso ». E nel Quarto Vangelo, Barabba è chiamato (nell'originale greco) un lestes (Giovanni 18:40). La parola può essere tradotta come « ladro » o « bandito ».

Nel suo contesto storico, però, significava qualcosa di ben diverso. Lestes era infatti il termine abitualmente usato dai Romani per indicare gli zeloti, i rivoluzionari nazionalisti che da tempo fomentavano disordini. Poiché Marco e Luca dicono concordemente che Barabba è colpevole d'insurrezione, e poiché Matteo non contraddice questa affermazione, si può concludere con sicurezza che Barabba era uno zelota.

Ma queste non sono le sole notizie esistenti su Barabba. Secondo Luca, era stato coinvolto recentemente in « disordini » o in una « sedizione » avvenuta in città. La storia non parla di disordini accaduti a Gerusalemme in quel tempo. Ma i Vangeli sì.

Secondo i Vangeli, a Gerusalemme c'erano stati disordini solo pochi giorni prima: quando Gesù e i suoi seguaci avevano rovesciato i tavoli degli usurai nel Tempio. Barabba aveva partecipato all'episodio, e per questo era stato imprigionato? Senza dubbio sembra probabile. E in tal caso, la conclusione ovvia è una sola: Barabba faceva parte del seguito di Gesù.

Secondo gli studiosi moderni, l'usanza di liberare un prigioniero in occasione della Pasqua non esisteva. Ma, anche se fosse esistita, la preferenza accordata a Barabba rispetto a Gesù non avrebbe senso. Se Barabba era davvero un delinquente comune, colpevole di omicidio, perché il popolo decise di salvargli la vita? E se invece era uno zelota, un rivoluzionario, è poco verosimile che Pilato rilasciasse un personaggio potenzialmente tanto pericoloso, anziché un innocuo visionario che era dispostissimo, come dicono i Vangeli, a « dare a Cesare ciò che è di Cesare ».

Tra tutte le discrepanze, le improbabilità e le incongruenze contenute nei Vangeli, la scelta di Barabba è la più sorprendente e inspiegabile. Sembra evidente che debba esserci qualcosa, dietro a questa invenzione tanto goffa e sconcertante. Un autore moderno ha proposto una spiegazione affascinante e plausibile. Ipotizza che Barabba fosse il figlio di Gesù, e che Gesù fosse un re legittimo. In questo caso, la scelta di Barabba assumerebbe subito un senso.

Si immagini una popolazione oppressa, di fronte all'imminente eliminazione del suo capo spirituale e politico, quel Messia il cui avvento aveva destato tante speranze. In una situazione del genere, la dinastia non sarebbe stata più importante dell'individuo? La conservazione della stirpe non sarebbe stata l'aspirazione suprema, non avrebbe avuto precedenza su tutto? Un popolo, di fronte alla scelta terribile, non avrebbe preferito veder sacrificato il re perché suo figlio e la sua schiatta potessero sopravvivere? Se la schiatta fosse sopravvissuta, vi sarebbe stata almeno una speranza per il futuro.

Non è certo impossibile che Barabba fosse figlio di Gesù. In genere, si ritiene che Gesù fosse nato intorno all'anno 6 a.C. La Crocifissione avvenne non più tardi del 36 d.C, quando Gesù aveva, al massimo, quarantadue anni. Ma anche se ne avesse avuto soltanto trentatrè quando morì, poteva comunque aver generato un figlio.
 
Secondo le consuetudini del suo tempo, poteva essersi sposato a sedici o diciassette anni. Ma anche se si fosse sposato soltanto verso i vent'anni, avrebbe potuto comunque avere un figlio tredicenne che, secondo le usanze giudaiche, sarebbe stato considerato un uomo. E naturalmente, poteva avere anche altri figli. Questi figli potevano essere stati concepiti fino a pochi giorni prima della Crocifissione. > >

BAIGENT, LEIGH E LINCOLN

23 commenti:

  1. Spiacente, ma stavolta non mi sono divertito nemmeno un po'. La storia mi pare inverosimile, proprio tirata per i capelli. Impossibile poi da verificare. Di nuovo e solo congetture, ricostruzioni fantasiose (molto fantasiose). Le sole congetture plausibili sono secondo me che Gesù fosse sposato (con la Maddalena o altra malafemmina). Un ebreo non sposato ultratretenne era altamente improbabile, da escludere. E gli sposati avevano sicuramente tutti dei figli, era normale (a meno di sterilità). Un uomo non sposato doveva suscitare meraviglia, stupore, perplessità, sconcerto, disapprovazione. Ma Gesù era ... Gesù, il figlio di Dio, uno davvero speciale. Gli piaceva pure Giovanni, preferenza che gli altri sicuramente notavano senza esserne gelosi (si direbbe). Resta però il fatto che non vi è nei testi alcun accenno a un stato coniugale di Gesù e a una sua discendenza, fin dai primissimi testi (redatti 20 - 30 anni dopo i fatti). L'apoteosi di Cristo si è sicuramente consolidata entro il primo secolo, lo si è spogliato di quasi tutti gli attributi umani per esaltarne sempre più l'unicità, la sua profonda diversità, l'essenza divina (mogli e figli, se mai ci furono) dovevano essere cancellati. Certo che le "pie donne" dovevano essere numerose, Gesù spopolava anche fra il gentil sesso. Ma nessuna appoggiava la testa sul suo petto come invece era lecito a Giovanni
    (trovo il favoreggiamento di Giovanni singolare, un po' indecente - ma sappiamo che Gesù oltre che Dio fu anche "vero uomo" - è un dogma basilare). Domanda ai teologi: ma se era vero uomo non aveva necessariamente anche erezioni? Ma a che scopo? Solo per dimostrare che era uomo, anche se solo a metà? Chissà se in duemila anni i teologi si sono mai posta questa domanda (penso di sì, è impossibile di no, ma solo nel foro interiore perché doveva apparire blasfema).
    Che rottura questo Gesù. E noi stiamo ancora qui a spaccare il capello per intravedere forse una verità nascosta. Già che ci sono pongo anch'io una domanda: ma perché la folla era così inferocita verso Gesù da preferirgli Barabba, visto che Gesù aveva fatto del bene? Ma si sa come vanno certi fatti, com'è facile aizzare la folla con qualche diceria. Certo che erano incazzati alla morte per urlare "il suo sangue ricada su di noi". Ecco, questa frase mi pare proprio apocrifa, antigiudaica (come è soprattutto il vangelo di Giovanni).
    Mi pare anche difficile accreditare una folla di analfabeti di uno squisito pensiero come questo: è alquanto masochistico, la folla si augura in fondo dei guai. Il suo sangue ricada su di noi! Ma dai!
    Eppoi chi riferisce questa frase? Le gazzette dell'epoca? Un'invenzione per dipingere gli ebrei come degli assatanati.

    RispondiElimina
  2. << La storia mi pare inverosimile, proprio tirata per i capelli. >>

    Caro Sergio, su questo post devo darti ragione.
    La storia di Barabba figlio di Gesù non sta proprio in piedi, ed il presunto calcolo degli anni, che dovrebbe renderlo compatibile, lo affossa ancora di più.
    Però mi interessava completare la ricostruzione dei 3 autori con le loro considerazioni su questo episodio, quello di Barabba appunto, che pur apparendo marginale, ha finito per diventare un elemento fondamentale nella narrazione anti-giudaica.
    E la natura fortemente anti-giudaica del cristianesimo (affievolita solo negli ultimi decenni) è una delle colpe peggiori che la Chiesa deve farsi perdonare.

    Comunque, coraggio: manca solo un ultimo post (fra qualche settimana), poi è finita.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma a me queste teorie non sono poi dispiaciute, per quanto poco credibili. Se non altro hanno variato un po' il tema. Una dama del Settecento diceva: che barba queste storie (del vangelo), le sappiamo a memoria, non se ne può più. Al massimo mi piacerebbe sentirmele raccontare da Gesù. In effetti è un materiale così usurato dalla ripetizione che non si capisce come la gente in chiesa non cominci a sbadigliare non appena il prete attacca: In illo tempore dixit Jesus. Ancora! Di nuovo in illo tempore? Basta. Fra parentesi, i detti e gli insegnamenti di Gesù non mi sembrano poi così sublimi, divini. Ogni tanto sì ci azzeccava, diceva qualcosa d'insolito e utile, ma tanti detti e fatti sono veramente banali, a cominciare dalla furbata "date a Cesare quel che è di Cesare". Lasciò gli astanti senza parole, ma perché erano dei boccaloni. Pensavano di fregarlo con una domanda maliziosa, ma lui fregò loro. Ora non trovo bello che un Dio freghi qualcuno.

      Elimina
  3. << tanti detti e fatti sono veramente banali, a cominciare dalla furbata "date a Cesare quel che è di Cesare". >>

    Più che banale lo definirei equivoco e ben poco rispettoso del padre suo: mettere Dio e Cesare sullo stesso piano mi sembra abbastanza blasfemo.
    Ma per compiacere l'impero romano, la frase funzionava benissimo.

    Un altro caso di motto sopravvalutato è quello dell'adultera (di cui ho parlato in un altro post) in cui Gesù si cava dall'impiccio con la famosa frase "chi è senza peccato scagli la prima pietra".
    Una frase ambigua, che Bart Ehrman fa giustamente a pezzi, e che fa venire in mente il "chi sono io per giudicare ?" di papa Francesco.

    Il trionfo del cerchio-bottismo, ovvero politica allo stato puro.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. "Ma per compiacere l'impero romano, la frase funzionava benissimo." A questo non avevo mai pensato. Sì, il vangelo di Giovanni è antigiudaico e tende a giustificare i Romani, ma che quella frase (date a Cesare) dovesse piacere ai Romani non ci avevo mai pensato. Più filoromano di così si muore. Ebbravo Gesù (o chi l'ha inventata). Ma gli ebrei non dovettero prenderla bene. Ma la frase è nei sinottici? Controllo.

      Elimina
    2. Sì, è nei tre sinottici. Ma c'è una curiosa variante nel Vangelo di Tommaso: "Mostrarono a Gesù una moneta d'oro e gli dissero "La gente dell'imperatore romano ci chiede tasse". Egli rispose loro "Date all'imperatore quello che appartiene all'imperatore, date a a Dio quello che appartiene a Dio e date a me ciò che è mio". »

      Elimina
  4. "Chi è senza peccato scagli la prima pietra." E tutti si ritirarono con la coda fra le gambe. Possibile che tutti fossero infedeli, fornicassero, andassero a puttane? Singolare reazione e ammissione di colpevolezza.
    Io provo invece a pensare che Gesù avesse una certa autorevolezza che frenò i bastardi pronti a uccidere una donna. O magari non erano proprio così cattivi e furono persino contenti di tornare a casa senza uccidere. La messa a morte di un'adultera era un obbligo, un dovere, ma grazie a Gesù ebbero un attacco di buonismo. Ma la storia ha un seguito: rivolto all'adultera Gesù disse: "Se nessuno ti condanna non lo farò nemmeno io. Va' e non peccare più." Il peccato c'era dunque (altro che "chi sono io per giudicare"), solo che il mite Gesù perdona. Un'autorità che non sa o non vuole giudicare non è più tale. La Chiesa ha saputo sempre discernere in passato fra lecito ed illecito, mandando i reprobi in prigione o alla forca.

    RispondiElimina
  5. << La messa a morte di un'adultera era un obbligo, un dovere. >>

    In effetti, se la legge c'era, doveva poi essere applicata, volenti o nolenti.
    Io però sono convinto che a quell'epoca la gente fosse talmente abituata alla violenza fisica quotidiana, da trovare "normale" una punizione di tale crudeltà (morire a colpi di pietra deve essere terribile) ed applicarla senza troppi scrupoli di coscienza.

    Non dimentichiamo che ancora durante la Rivoluzione Francese (solo 2 secoli fa) il popolino si metteva in prima fila davanti al patibolo per godersi le esecuzioni.
    Noi oggi, al confronto, siamo delle pappemolli (e per fortuna !).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. "l popolino si metteva in prima fila davanti al patibolo per godersi le esecuzioni" Il popolino erano in effetti le "tricoteuses" - donne, donnette e immagino pure vecchiette - che "sferruzzavano" in attesa di veder cadere le teste. Chissà i commenti che facevano. Eccone un'altra, tiè, ben ti sta traditore, l'inferno ti porti, vive la France. Io da giovane ero giacobino, ma più passa il tempo più la Rivoluzione mi appare come un'orgia di sangue, un vero schifo. Robespierre l'incorruttibile e Sain-Just due fanatici sanguinari. Mentre a Danton sono state erette delle staue e intestate vie e piazze Robespierre non ha suscitato nessuna ammirazione e rimpianti. Michelet era tutto per la Rivoluzione, Tocqueville invece sosteneva che non c'era bisogno di tanto sangue e orrore, il regime sarebbe crollato da sé senza grossi strappi.

      Elimina
    2. << Tocqueville invece sosteneva che non c'era bisogno di tanto sangue e orrore, il regime sarebbe crollato da sé senza grossi strappi. >>

      E' possibile, perchè in effetti il regime era già marcio di suo, però, quando si parla di eventi storici, manca sempre la controprova.
      Resta il fatto che le rivoluzioni pacifiche sono sempre state molto rare, mentre quelle violente e crudeli sono la norma.

      Elimina
    3. Nel 1989 è stato girato un film di sei ore sulla Rivoluzione francese (è passato anche su RAI Uno). Un bellissimo film che vide anche Mitterand. Non era un film "controrivoluzionario" o reazionario, penso abbastanza oggettivo. Ma desolante per la ferocia dei protagonisti, specie Mitterand e Saint-Just, ma non solo. Dei pazzi, e un paese impazzito, tutti che portavano la coccarda tricolore e s'interpellavano con "citoyen" (cittadino). In questo mondo di pazzi mi è particolarmente piaciuto Luigi XVI, non una cima, ma bonario, umano. Suggerisce persino a Guillotin un miglioramento della mannaia che doveva tagliare la testa ai traditori. Guillontin pensava a una mannaia a mezza luna, Luigi XVI invece suggerì quella poi usata, con il taglio diagonale. Marat, interpretato da Vittorio Mezzogiorno, uno da camicia di forza (brava Charlotte Corday che liberasti il mondo da questo pazzo). Mi è diventata cara anche Maria Antonietta. E poi quello che hanno fatto a quel povero ragazzo loro figlio! Orrore puro. Non sarò diventato ora realista, reazionario, fascista? Il nostro Alfieri ne fu disgustato, anche Schiller ci ripensò dopo aver acclamato la rivoluzione. Un po' meglio andò a Goldoni che viveva a Parigi in povertà e godeva di una pensioncina che gli fu tolta ma poi restituita dai rivoluzionari. Non si sa dove fu sepolto, probabilmente in una fossa comune.

      Elimina
    4. Errata corrige "... specie Mitterand e Saint-Just" Santo cielo, ovviamente "... specie Robespierre e Saint Just".

      Elimina
    5. << Non era un film "controrivoluzionario" o reazionario, penso abbastanza oggettivo. Ma desolante per la ferocia dei protagonisti. >>

      Beh, se era oggettivo, non poteva certo esimersi...
      Anche se forse, dal punto di vista dello spettacolo, gli faceva anche comodo.

      Elimina
  6. Ancora sul "datea a Cesare ciò che è di Cesare". Visto che l'episodio è riportato da tutti, anche nel Vangelo aprocrifo di Tommaso, potrebbe essere anche vero (una prova indiretta della storicitià di Cristo!). Per i cristiani la risposta di Cristo è un colpo di genio con cui ha messo a tacere i suoi nemici. Abbiamo invece già osservato che si tratta di un escamotage, una furbata. Potremmo essere anche più precisi e dire che Gesù è disonesto. Gli ebrei infatti gli chiedono: È giusto che Cesare ci tassi, c'imponga un tributo? L'unica risposta onesta non poteva che essere: È un sopruso, non si discute. Al massimo poteva aggiungere: sono i vincitori, sono più forti, dobbiamo farcene una ragione. Naturalmente l'avrebbero denunciato come nemico o critico di Roma. E Gesù non voleva chiaramente mettersi contro i Romani. Resta però il dubbio che la frase sia filoromana, dunque studiata per compiacere gli oppressori
    (ma più da parte dei redattori che dello stesso Gesù che con i Romani non sembra avere direttamente a che fare, a parte il processo e la condanna, voluta poi più dal sinedrio (Pilato ha piuttosto subito la querelle ebrea).

    RispondiElimina
  7. << Gesù che con i Romani non sembra avere direttamente a che fare >>

    In effetti Gesù, stando ai Vangeli, appare semplicemente un ebreo, che vive da ebreo e parla agli ebrei.
    Di episodi o affermazioni collegabili con l'occupazione romana (a parte ovviamente la parte finale, con il processo e la messa a morte), mi viene in mento solo quello di cui stiamo discutendo.
    Ma forso sono io che ricordo male.

    RispondiElimina
  8. Mi sembrate i dotti di Costantinopoli col turco alle porte. :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ah, può darsi.
      Ma, rebus sic stantibus, noi quattro gatti di questo blog che altro possiamo fare ? ;-)

      Elimina
    2. Non capisco: chi erano i dotti di Costantinopoli?

      Elimina
    3. it.wikipedia.org/wiki/Discutere_del_sesso_degli_angeli

      citata la fonte, riporto per comodita':

      Discutere del sesso degli angeli, anche nella forma discutere sul sesso degli angeli, è un modo di dire della lingua italiana ed equivale a discutere di cose inutili, perdendo del tempo che sarebbe meglio utilizzare per cose più utili.
      Origini
      Le origini sono incerte, ma si pensa che risalga al periodo bizantino, quando i teologi bizantini erano soliti dibattere tra di loro sul sesso degli angeli, anche quando i Turchi di Maometto II stavano per espugnare Costantinopoli, nel 1453, e porre fine all'Impero romano d'Oriente.

      Elimina
    4. "noi quattro gatti di questo blog"

      strano, con argomenti cosi' interessanti :)

      Elimina
    5. Ah, ma quello che conta è la qualità, non la quantità... :-)

      Elimina
    6. Be', la battuta di Diaz non mi sembra un complimento ... Sfotte.

      Elimina
    7. Dialogo nel complesso surrealista, interessante, anzi notevole.

      Elimina