Sono
in molti (me compreso) ad essere convinti che la storia ufficiale,
quella che si legge sui libri di scuola, non racconti le cose nel modo
più adeguato per una reale comprensione degli
eventi, ma si limiti ad un susseguisti di fatti e di eventi,
condizionati dal fatto, ben noto, che la storia la fanno i vincitori.
In
questo bellissimo articolo (tratto da Effetto Cassandra), Ugo Bardi
rivisita brevemente la storia dello Stato Italiano, dall’unificazione ad
oggi, in un’ottica del tutto inconsueta, quella
delle fonti energetiche.
E le sorprese non mancano.
LUMEN
<< A scuola, agli italiani viene raccontata la versione standard degli eventi che hanno portato l'Italia a diventare uno stato unificato nel 1861. Questa versione dice che gli italiani hanno combattuto duramente e con passione per l'ideale di un paese unito. Dopo alcuni tentativi falliti, alla fine, un migliaio di volontari coraggiosi hanno seguito il generale Garibaldi nella lotta contro l'arretrato e dittatoriale Regno di Napoli.
Con
l'aiuto di molti patrioti napoletani, l'esercito di Garibaldi ha
trionfato e questo ha portato all'unificazione dell'Italia in un unico
stato governato dal saggio Re del Piemonte. Poco
dopo, l'esercito italiano ha trionfato anche contro gruppi di banditi
che hanno provato senza successo a resistere al processo di unificazione
nel Sud Italia.
Tuttavia, esiste una versione diversa degli stessi eventi che sembra stia diventando più popolare in Italia in tempi recenti (chiamiamola “revisionista”).
Questa
dice che il prosperoso e civilizzato Regno di Napoli è stato pugnalato
alla schiena da una banda di mercenari guidati da un avventuriero di
nome Giuseppe Garibaldi e pagati con l'oro
del re del Piemonte. Con l'astuzia e il tradimento, Garibaldi è
riuscito a sopraffare la resistenza disperata dell'esercito napoletano e
a spodestare il Re di Napoli dal suo legittimo trono.
In
seguito, molti coraggiosi combattenti per la libertà napoletani hanno
cercato di ristabilire il loro legittimo re, ma sono stati sterminati
senza pietà dalle truppe piemontesi.
Queste, naturalmente, sono delle descrizioni estreme di un dibattito in corso sull'unificazione dell'Italia. Ma queste visioni illustrano almeno una delle molte caratteristiche affascinanti della storia: quanto facilmente proiettiamo i nostri sentimenti moderni sulle persone e gli eventi del passato.
Qui,
le versioni sia ufficiale sia revisionista, vedono l'unificazione
dell'Italia alla luce di sentimenti che erano probabilmente lontani dal
pensiero di quelli che hanno realmente vissuto
l'evento.
Ma i
limiti di entrambe le visioni non è tanto nel forzare quegli antichi
eventi in schemi moderni, ma nella loro tendenza a vedere la storia in
una prospettiva puramente italiana. (…)
La
politica internazionale, [invece], ha giocato un ruolo fondamentale
nell'unificazione, come la ricerca moderna sta iniziando a mostrare.
A partire dal 17° secolo, l'Europa ha iniziato ad essere travolta da un'onda nera. Era un’onda di carbone, una fonte di energia economica e abbondante mai vista prima nella storia. Col carbone, è arrivata la rivoluzione industriale e con essa la crescita economica e il potere militare.
Ma
l'onda nera non è arrivata dappertutto allo stesso momento. A causa di
eventi geologici remoti, il carbone si trovava principalmente nel Nord
Europa. Quindi la rivoluzione industriale è
iniziata nel sud della Gran Bretagna e nel nord della Francia.
Avere miniere di carbone non era strettamente necessario ad una regione per industrializzarsi: la fonte nera di energia poteva sempre essere importata. Il carbone era caro da trasportare via terra, ma poteva essere trasportato facilmente sull'acqua.
Così,
il bisogno di trasportare carbone era una delle ragioni principali che
hanno portato allo sviluppo della rete europea di canali navigabili che
hanno cominciato ad essere comuni nel 19°
secolo. Ma nelle zone calde e aride, c'erano grossi problemi per
costruire vie d'acqua navigabili. Niente canali significava niente
carbone e niente carbone significava niente rivoluzione industriale.
(…)
Delle
regioni mediterranee, solo il nord Italia e la Catalogna hanno potuto
costruire dei canali navigabili. Il resto è stato escluso dalla
rivoluzione industriale.
Questo squilibrio di potere economico è stato il fattore chiave che ha generato l'unificazione italiana.
Il
Regno del Piemonte (…) nell'Italia nord occidentale, aveva accesso a una
rete di canali e, nel 19° secolo, è diventato una potenza militare ed
industriale nella penisola italiana, mentre
gran parte degli altri stati, specialmente al sud, erano rimasti
economie agricole.
Questo
squilibrio di potere non era in sé sufficiente a creare l'unificazione
italiana, ma una serie di circostanze esterne lo ha reso possibile e
forse inevitabile.
Prima della rivoluzione industriale, il Mar Mediterraneo era stato in gran parte un lago turco e, in parte minore, un entroterra dell'Impero Spagnolo. Ma Turchia e Spagna non potevano agganciarsi alla rivoluzione industriale: non avevano né sufficiente carbone né canali navigabili.
Col
19° secolo, l'ascesa delle potenze industriali europee ha creato un
vuoto di potere in rapido sviluppo nell'area mediterranea. Gran
Bretagna, Francia, Austria e Russia guardavano a sud
con l'idea di incorporarsi un pezzo dell'Impero Turco in declino (…).
Napoleone dette inizio ai fuochi d'artificio con l'invasione dell'Egitto nel 1798. Quel tentativo fallì, ma era soltanto un rimandare i piani francesi.
Nel
1830, la Francia invadeva l'Algeria. Gli algerini opponevano una
strenua resistenza ma, senza aiuto dall'Impero Ottomano in disfacimento,
non potevano che essere sopraffatti dalla superiore
potenza di fuoco e dal numero degli invasori. Stavolta era chiaro che
la Francia era in Nord Africa per restarci. (…)
Non c'è voluto molto sforzo ai diplomatici britannici per vedere che c'era una soluzione per fermare l'espansione francese che non richiedeva un intervento militare diretto. Ciò che serviva era una forte Italia unificata.
Come
stato, l'Italia sarebbe rimasta troppo debole per sfidare le potenze
mondiali, ma sarebbe stata abbastanza forte da impedire un'invasione
francese e per resistere ai tentativi francesi
di dominare ciò che i governi italiani avrebbero visto come la sfera di
influenza del paese in Nord Africa.
Così, l'interesse britannico all'unificazione italiana è diventato una forza motrice nella politica italiana.
Ma questo non è stato il solo fattore in gioco. (…) I piani britannici erano perfettamente coerenti con quelli del Piemonte, che puntava ad espellere l'Austria dal Nord Italia e di espandersi al sud nella penisola.
Anche
fuori dal Piemonte, gli italiani ricordavano molto bene i tempi, un
paio di secoli prima, quando il territorio italiano era stato poco più
di un campo di battaglia per potenze straniere
che combattevano per la supremazia.
Molti
in Italia capivano che solo uno stato italiano unificato poteva mettere
insieme sufficiente forza militare per mantenere l'Italia indipendente
dal dominio straniero.
E c'erano anche ragioni economiche. Gli italiani potevano capire senza problemi che solo un paese unificato poteva sbarazzarsi di arcaici confini e pedaggi, costruire una infrastruttura di trasporto snella e creare una singola valuta per facilitare il commercio.
Anche
qui, uno stato unificato era generalmente visto come l'unico modo per
l'Italia di combattere la minaccia della dominazione straniera.
Gli interessi convergenti di Gran Bretagna, Piemonte e di diversi movimenti di idee in Italia hanno portato all'unificazione dell'Italia nel 1861.
E'
stato il risultato di una serie di campagne militari di successo ed del
trionfo delle diplomazie coordinate di Piemonte e Gran Bretagna.
Delle
potenze mondiali che potevano opporsi all'unificazione, l'Austria è
stata sconfitta e la Francia era placata con un po' di terra (Savoia e
Nizza) che valeva molto meno dei guadagni ottenuti
dal Piemonte.
Gli altri stati italiani non sono riusciti ad opporre una resistenza significativa; sono stati pacificamente integrati nel nuovo stato o sono stati spazzati via.
Questo è stato il destino
del “Regno delle due Sicilie” (…).
Non
era né la dittatura arretrata né la terra prospera e civilizzata
descritte oggi dalle diverse visioni della storia. Semplicemente, non si
era industrializzato ed era economicamente troppo
debole per sopravvivere da solo. >>
UGO BARDI
(continua)
Caro Lumen, concordo con Bardi sul fatto che alla base dei cambiamenti economici e politici ci siano le risorse di energia. Questo è avvenuto anche per l'enorme sviluppo europeo favorito dal carbone ( ma anche dalle importazioni di oro e altri beni dalle nuove terre scoperte dopo il 1492). Nella storia intervengono tuttavia molti altri elementi, ad esempio le guerre di religione e la guerra dei trent'anni che dilaniò l'Europa ai primi del seicento fu determinante sia per gli ulteriori sviluppi che portarono all'illuminismo e alla Rivoluzione Francese, sia per la nascita dei nazionalismi. Non si può capire la Germania e la sua storia senza considerare la devastante guerra dei trent'anni che portò la popolazione tedesca da 21 a 6 milioni di abitanti a ad una povertà diffusa che il paese superò in parte solo con Federico II. La Germania abbondava di carbone, ma giunse tardi alla unificazione politica, così come l'Italia. Per quest'ultima fu importante un fatto apparentemente secondario: a causa delle continue guerre tra Francia e Spagna che vedevano il sud della Francia continuamente in conflitto, il Duca di Savoia decidette di spostare la propria residenza dalla Savoia oltre le alpi, nella piccola città di Torino che, al riparo delle montagne gli avrebbe consentito di crescere e di fondare un nuovo Regno, quello del Piemonte.
RispondiEliminaCaro Agobit, certamente la storia non la fanno SOLO i flussi energetici, però è indubbio che sono importanti e di essi, sui libri di scuola, non si parla quasi mai.
RispondiEliminaInoltre, ho l'impressione che molte guerre e conflitti scoppiati apparentemente per motivi diversi (ad es. di religione o ideologici) abbiano, sotto sotto, una motivazione economico-energetica.
P.S. - Molto bello l'aneddoto sull'origine casuale del Regno del Piemonte, che personalmente non conoscevo.