(Concludiamo il testo di Elaine
Morgan sull’aggressività intra-specifica dell’homo sapiens - da
“L’origine della Donna”)
(seconda parte)
<< L’intero
processo della “selezione naturale” è congegnato in modo da
perpetuare e rafforzare gli istinti che aiutano una popolazione a sopravvivere;
e il tabù sull’assassinio è uno splendido esempio di adattamento. (…)
Soltanto nel caso dell’Homo sapiens il meccanismo improvvisamente si guastò. Deve essere accaduto qualcosa che non aveva precedenti. Nessuno sa bene di cosa si trattò. Qualcuno pensa vagamente che il fenomeno fu in relazione con la nostra trasformazione da vegetariani in carnivori; ma di ciò non esiste assolutamente nessuna prova.
In effetti, gli animali
predatori non sono più aggressivi di quelli erbivori nei confronti degli
appartenenti alla loro stessa specie. Il toro è erbivoro, ma nell’ambito
della specie, dimostra di essere aggressivo almeno quanto il leone.
La più plausibile teoria
attuale sull’aggressività nell’ambito della specie è quella di
Konrad Lorenz. (…)
Lorenz dice (…) che
gli uomini non posseggono attualmente tale meccanismo inibitorio [in quanto
privi di armi naturali per uccidere], e che non lo hanno mai avuto in nessun
momento della loro storia evolutiva.
Orbene di questo io dubito. (…)
E’ vero che gli
antenati dell’uomo non ebbero mai corna, né un granché quanto a artigli. Ma
un’analisi dei denti e della mascella chiarisce che in una fase della sua
evoluzione l’uomo ebbe senza dubbio grossi canini, come li hanno ancora
molte scimmie antropomorfe. (…)
Anche se fosse vero che i
denti dell’uomo crebbero più corti e meno taglienti man mano che i suoi
coltelli divenivano più lunghi e affilati, nulla avrebbe giustificato
l’indebolimento del tabù per tale motivo. Sarebbe logico aspettarsi che
esso fosse stato conservato e addirittura rafforzato.
Sembrerebbe che per lo sradicamento dalla specie di una acquisizione di comportamento così benefica e profondamente radicata, debba esservi stato un periodo durante il quale, per qualche motivo, il tabù cominciò ad agire contro la sopravvivenza della specie anziché a suo favore.
Non è facile immaginare un
periodo o una situazione del genere. Ma per spiegare la deficienza unica
dell’uomo sotto tale aspetto, dobbiamo cercare precisamente qualcosa di
simile. Siamo d’accordo? Bene, torniamo allora sulla costa
dell’Africa del pliocene.
Quando lasciammo la nostra
coppia di scimmie acquatiche, la femmina stava offrendo il proprio posteriore
al maschio nel gesto di invito sessuale impiegato dai primati per milioni di
anni. (…).
Ciò (la copula) era quanto
la femmina aveva il diritto di aspettarsi. Ma scelse male il suo tipo. Quel
maschio era uno dei pionieri. (…) Nel campo del sesso frontale, come in
tutti gli altri casi, dovette pur esservi una prima volta senza alcun
precedente. Invece di reagire nel modo opportuno e amichevole, il maschio
scaraventò supina la femmina.
Non è facile per noi
valutarne tutte le conseguenze. L’intero schema della struttura del
quadrupede è tale che il vulnerabile addome, contenente organi vitali, ma non
protetto dalla gabbia toracica, viene continuamente difeso da una barricata di
arti.
Chiunque ti scaraventi a
terra e tenti di penetrare attraverso la barricata si propone un solo scopo,
quello di sventrarti. E la tua reazione istintiva è una sola: tiri su di scatto
gli arti posteriori per proteggerti e lotti per salvare la pelle. (…)
Sicché abbiamo lasciato la
femmina supina, scalciante e intenta a dibattersi, con la minuscola mente di
antropoide sconvolta dalla paura, e il maschio che cominciava a irritarsi. Quando
essa lo vide ringhiare e scoprire i denti, si persuase definitivamente che la
voleva per la propria cena e che la sua ultima ora era giunta.
Un’ulteriore
resistenza era inutile. Smise di battersi e segnalò la propria sconfitta, la
propria sottomissione e la propria resa il più vistosamente possibile con uno
spazio così angusto in cui manovrare.
L’episodio si concluse
immediatamente. Il maschio era un animale debitamente programmato, e gli
sarebbe stato impossibile continuare a percuotere un membro della propria
specie il quale stava dando chiari segni del fatto che aveva smesso di
difendersi.
Si scostò un poco dalla
femmina con un’espressione interdetta. Aveva creduto per un momento che
la sua fosse una buona idea, ma evidentemente c’era in essa un intoppo.
Tuttavia, come sappiamo, la
cosa non si fermò lì. (…)
Possiamo essere quasi certi
che l’esperimento del nostro pioniere sarebbe stato osservato con
profondo interesse dai piccoli e dagli adulti, e, prima o poi, ritentato. Se il
pioniere fosse stato per caso un maschio primeggiante, i nostri ominidi
avrebbero ripetuto subito e di frequente il tentativo, soprattutto in quanto
tutte le scimmie, nel frattempo, avrebbero incontrato qualche difficoltà con la
penetrazione da tergo.
Inevitabilmente, il primo maschio a riuscire effettivamente nella nuova posizione, dovette essere un individuo il cui meccanismo di comportamento era assai lievemente difettoso. Un maschio sia pur minimamente meno reattivo al tabù il quale decretava che in ogni zuffa nell’ambito della specie, se l’altro combattente si arrende, lo si lascia (o la si lascia) libero.
Dovette essere
l’individuo che insisteva un po’ più a lungo, nonostante gli
strilli di terrore e le invocazioni alla pietà; e la sua discendenza si
accrebbe.
Man mano che milioni di anni
passavano e la nuova posizione diveniva la norma e le femmine continuavano ad
essere poco entusiaste, i maschi che più scrupolosamente rispettavano il tabù
avevano poca o nessuna progenie; i più spietati erano i più prolifici. Si
trattava di quelli che meno degli altri erano portati a reagire ai segnali di
pacificazione fatti da qualsiasi appartenente alla loro specie. Erano
gli antropoidi delinquenti, i potenziali assassini.
Ciò offrirebbe una
spiegazione possibile del modo con il quale un’inibizione così preziosa e
tale da facilitare l’adattamento venne sradicata da una sola specie, una
specie nella quale abbiamo tutte le ragioni di supporre che avesse un tempo agito
normalmente. Non spiega la forza motivatrice che induce gli uomini ad andare in
guerra – è questo un problema politico che dobbiamo esaminare a parte
– ma potrebbe essere il motivo in seguito al quale il più potente tra i
freni dell’aggressività della scimmia antropomorfa cessò improvvisamente
di funzionare.
Potete ritenere ch’io
sia stata troppo disinvolta, più sopra, con la facile supposizione: “le
femmine continuavano ad essere poco entusiaste”. Fu davvero così ?
Si trattava di animali
giovani, sani, ben nutriti, dominati dall’estro. Una volta che il nuovo
approccio fosse passato dallo stadio di esperimento fallito a quello di prassi
che effettivamente funzionava, non avrebbero, le femmine, cominciato a gradirlo
a braccia aperte ? Non avrebbero cominciato a goderlo ?
Questo fu l’aspetto
più ironico dell’intera faccenda. Non lo gradivano. Non potevano [per
motivi fisiologici legati alla struttura del loro organo sessuale]. (…)
Nel frattempo, per la prima
volta nella storia della vita, l’atto sessuale era stato compiuto con la
forza, in un’atmosfera di ostilità, di timore e di violenza. I primi
tenui collegamenti mentali avevano cominciato a essere tesi tra sesso e
crudeltà da un lato, e sesso e sofferenza dall’altro.
Avevamo mosso il primo passo
lungo la strada tortuosa che doveva condurre alla guerra tra i sessi, al
sadomasochismo e, in ultimo, all’intero groviglio contemporaneo, alla
prostituzione, alla ritrosia, a Casanova, a John Knox, a Marie Slopes, alle
schiave bianche, alla liberazione delle donne, alla rivista Playboy, ai delitti
d’onore, alla censura, ai club di spogliarelli, agli alimenti, alla
pornografia, e a decine di tipi diversi di manie.
Questa fu la caduta. Non
ebbe niente a che vedere con le mele. >>
ELAINE
MORGAN