sabato 29 dicembre 2012

Votare informati

Tra poche settimane andremo a votare, e tutti sanno che uno dei punti deboli della Democrazia (che resta comunque il sistema peggiore, ad eccezione di tutti gli altri) è che richiede dei cittadini, e quindi degli elettori, adeguatamente informati.
Ma questo può essere difficile, sia per motivi oggetti, sia, soprattutto, per l’espressa volontà di manipolare l’informazione.
Ai complessi intrecci tra economia, democrazia e informazione sono dedicate alcune interessanti considerazioni dell’ambientalista americana Donella Meadows, tratte da un lungo articolo sulle “leve di controllo” dei sistemi complessi. Buona lettura.
LUMEN


<< Prendete i mercati, per esempio: (…) i prezzi variano per regolare offerta e domanda e mantenerli in equilibrio.
Più il prezzo (…) è mantenuto chiaro, non ambiguo, puntuale e attendibile, più i mercati funzioneranno agevolmente. I prezzi che rispecchiano a tutti gli effetti i costi diranno ai consumatori quanto possono attualmente permettersi e premieranno i produttori efficienti.

Le industrie e i governi sono fatalmente attratti dal valore del [prezzo come] “punto di leva”, (…) [ma] determinatamente lo spingono nella direzione sbagliata con sussidi, rimedi, esternalità, tasse o altre forme di confusione.
Questa gente sta cercando di indebolire il potere di feedback dei segnali del mercato volgendo l'informazione a loro favore. (…)

Quindi la necessità di leggi anti-trust, di leggi sulla veridicità della pubblicità, tentare di assorbire i costi esterni (come le tasse sull'inquinamento), l'eliminazione di sussidi irrazionali e altri mezzi del mercato per giocare alla pari.
Di questi tempi [però], nessuno di questi [tentativi] va lontano, a causa dell'indebolimento di un'altra serie di circuiti negativi: quelli della democrazia. Questo grande sistema è stato inventato per generare feedback auto-correttivi tra la gente ed i suoi governi.

La gente, informata su ciò che i suoi rappresentanti eletti fanno, risponde eleggendo o destituendo i rappresentanti a quell'incarico.
Il processo dipende da un libero, pieno ed equo flusso di informazioni avanti ed indietro tra l'elettorato ed i leaders. I leaders spendono miliardi di dollari per limitare ed influenzare questo flusso.

Date a quelli che vogliono distorcere i segnali del prezzo di mercato il potere di comprare quei leaders, rendete i canali stessi di comunicazione dei ‘partner aziendali’ interessati e nessuno dei feedback negativi funzionerà. Il mercato e la democrazia si aiutano l'un l'altro a distruggersi. (…)
La democrazia funzionava meglio prima dell'avvento del potere di lavaggio del cervello della comunicazione di massa centralizzata. (…)

C'è una storia che racconta di un numero di case tutte identiche, salvo che, per qualche ragione, il contatore di elettricità in alcune era stato installato nel seminterrato, mentre nelle altre era stato installato nel soggiorno, dove i residenti potevano vedere costantemente che andava più veloce o più lento a seconda che usassero più o meno elettricità.
Con nessun altro cambiamento, con prezzi identici, il consumo di elettricità è stato del 30% in meno nelle case dove il contatore era installato in una posizione visibile. (…)

Dare informazioni in un posto dove non prima non erano date [vuol dire] causare un differente comportamento nelle persone.

Un esempio più recente: il “Toxic Realese Inventory” del governo degli Stati Uniti, istituito nel 1986, che obbliga ogni fabbrica che rilascia pericolosi fumi inquinanti a riferire queste emissioni pubblicamente ogni anno.
Immediatamente ogni comunità poteva scoprire precisamente cosa veniva fuori dalle ciminiere in città. Non c'era nessuna legge contro queste emissioni, nessuna ammenda, nessuna determinazione di livelli di sicurezza, solo informazione.

Ma dal 1990 le emissioni si sono abbassate del 40%. Hanno continuato ad andare giù non tanto per l'indignazione dei cittadini ma per la vergogna delle aziende. Una compagnia chimica che si collocava nella Top Ten della lista degli inquinanti ridusse le sue emissioni del 90%, solo per uscire dalla lista. (…)

La tragedia (…) che sta abbattendosi sulle industrie commerciali del pesce, capita perché non c'è un feedback dallo stato della popolazione del pesce, alla decisione di investire in navi da pesca.
Contrariamente all'opinione degli economisti, il prezzo del pesce non fornisce questo feedback. Quando il pesce diventa più scarso e dunque più costoso, diventa ancora più redditizio andare e prenderlo. Questo è un feedback perverso, un ciclo positivo che porta al collasso. (…)

Un feedback [dovrebbe essere] convincente.
Supponete che i contribuenti possano specificare nella loro dichiarazione dei redditi in quali servizi governativi il pagamento delle loro tasse deve essere speso. (Democrazia radicale !)

Supponete che una qualunque città o ditta che mette una tubatura per raccogliere acqua da un fiume debba metterla immediatamente a valle dalla tubatura da dove scarica acqua.
Supponete che un qualunque funzionario pubblico o ufficiale che prenda la decisione di investire in una centrale nucleare conservi nel suo prato gli scarti della sua centrale.
Supponete (questa è una vecchia storia) che i politici che dichiarano guerra siano chiamati a combatterla in prima linea. (…)

Questa è la ragione per cui così tanti circuiti di feedback vanno perduti, e perché questo tipo di punto di leva è spesso popolare tra le masse, malvisto da chi sale al potere ed efficace, se si riesce a farlo realizzare dai potenti. >>

DONELLA MEADOWS

13 commenti:

  1. Letto questo testo con un certo fastidio: come tutto è talmente complicato! Il flusso d'informazioni dovrebbe essere libero per permettere ai cittadini di sapere cosa succede e di rispondere adeguatamente (con determinate richieste, non rieleggendo certi politici ecc.).
    Purtroppo i conflitti d'interesse sono ineliminabili e i tentativi di manipolare l'informazione altrettanto. Non è nemmeno necessario mentire, basta ritenere un'informazione, rinviarne la diffusione, anche a fin di bene (per es. per evitare il panico o altri comportamenti irrazionali). Del resto anche nella nostra vita privata diamo sempre le informazioni al momento che noi riteniamo giusto: quante volte rinunciamo a una discussione "perché il momento non è opportuno", perché l'altro non è nella disposizione di ricevere una certa informazione : anche questa è in un certo senso manipolazione.

    Berlusconi ha mentito o no? Io penso di sì, ma penso anche che lui possa credersi il benefattore dell'Italia, già per il solo fatto di avere impedito la presa del potere dai parti dei "comunisti". Che non esistono più, o solo in frange ridottissime e ininfluenti. L'appello contro i comunisti ha funzionato per vincere. Ma ciò significa anche che tanti Italiani credevano ancora davvero all'esistenza dei comunisti, ne avevano ancora paura (o semplicemente non volevano la sinistra, anche se comunista non era più, basta vedere chi è diventato presidente della Repubblica: un socio del Bilderberg ...).

    C'è un rimedio alla manipolazione e alla menzogna? Difficile crederlo. Troppi gli interessi contrapposti. Si può cercare di "restare informati", appunto informandosi da fonti fededegne (sono però in genere ritenute tali le fonti della propria parrocchia).

    Sono piuttosto pessimista. Non ci capisco quasi più niente. Non saprei per chi votare, nessuno mi piace. Attualmente propendo per Grillo - che nemmeno mi piace - solo perché romperebbe le scatole a tutti gli altri manipolatori, tra cui Monti, sponsorizzato anche dal Vaticano (chi saranno i padroni di Monti, a chi deve rispondere? Non parla nemmeno italiano, troppi termini inglesi nei suoi discorsi).

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  3. Caro Sergio, i padroni di Monti mi sembrano piuttosto evidenti: l'Europa a trazione tedesca e il Vaticano.

    Entrambi, in forme diverse, si spartiranno le (magre) risorse che il nuovo governo (Monti o Bersani non fa differenza) riuscirà a spremere a questa povera Italia, martoriata dalla disoccupazione (che pare quasi voluta - vedi Bagnai) e dalle sue tragiche conseguenze sociali.

    Al momento, il voto al Movimento di Grillo è praticamente una scelta obbligata, non perchè siano la panacea di tutti i mali (hanno i loro limiti, e ne avranno sempre di più) ma perchè possono dare un segnale forte alle istituzioni.

    Un po' di Stellini in parlamento saranno, se non altro, dei buoni cani da guardia e dei tremendi rompiscatole: dobbiamo disturbare il manovratore, non lasciargli fare tutto quallo che vuole.

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    1. Dunque Grillo? Be' perché no in fondo? Peggio di così non può ormai più andare (oppure non c'è limite al peggio?). Poi, almeno a parole, Grillo mi sembra anche un po' ecologo (nonostante abbia sei figli, ma questi saranno stati errori di gioventù). Grillo però non si sbilancia con la Chiesa che regge ancora i destini dell'Italia (Bersani e soci hanno proclamato loro patroni Giovanni XXIII e il cardinale Martini ...).

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    2. Sì, in effetti il movimento di Grillo è l'unico con una base sicuramente ecologica (mentre i verdi attuali, purtroppo, fanno abbastanza pena).
      Inoltre su molti argomenti delicati (Euro, privilegi della Chiesa, Diritti Civili, Grandi opere) non hanno le mani legate come TUTTI gli altri partiti e quindi, forse, possono fare qualcosa di buono.

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    3. http://www.beppegrillo.it/2012/12/il_vaticano_e_luomo_della_provvidenza.html

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  4. Ringrazio RSR per la segnalazione, dalla quale vorrei sottolineare l'ultima frase, che mi pare molto importante: << Forse è il caso di rivedere i Patti Lateranensi >>.
    Ecco, il giorno che qualcuno, in Italia, porterà veramente alla ribalta questo annoso problema, sarà sicuramente il benvenuto.
    Una volta ne parlavano i radicali, oggi il testimone è passato agli Stellini. Speriamo bene.

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    1. La cancellazione dell' Art. 7, l'abrogazione del Concordato? Questa sì che sarebbe una rivoluzione, ma gli Italiani la rivoluzione non l'hanno mai fatta, solo casini.
      Allo stato dei fatti la cosa è addirittura inconcepibile per un politico che non sia aspirante suicida. È vero che i Radicali ne avevano discusso tanti anni fa, ma anche loro si sono dati una calmata e la questione ... romana non è più all'ordine del giorno.
      Che abbia ragione Giulio C. Vallocchia di Nogod che parla sempre di repubblica vaticaliana presieduta dal generale Bagnasco? Monti & C. (o Berlusconi) prenderebbero direttamente ordini da lui? La presenza e l'ingerenza della Chiesa in Italia non ha riscontro in nessun paese europeo, a parte la Polonia. Anche nelle Filippine e in Sudamerica la Chiesa si fa sentire. Ma noi siamo in Europa ...
      Del resto persino d'Alema, nobiluomo vaticano, ha invitato la Chiesa a ingerirsi nelle cose italiane. Ha persino esclamato: "Se non ora quando?" Lo disse uno o due anni fa. Quando i comunisti atei invocano l'autorità del papa per far passare la propria linea (ricordo anche Bertinotti sulla stessa lunghezza d'onda) sono proprio degli ex comunisti. Come se la Chiesa concedesse i suoi favori agli avversari! Me se concede favori vuole contropartite, logico. Per esempio non parlare più di DICO, non attaccare i valori per lei non negoziabili (la vita, il matrimonio, la sessualità, il bene comune ecc.).

      Ergo il Concordato ce lo terremo (per il resto dei nostri giorni).

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    2. Caro Sergio, il Concordato è, tecnicamente, un trattato internazionale, il quale, in linea teorica, può essere modificato o rescisso solo con l'assenso di tutte le parti contraenti.
      Però la storia delle nazioni è piena di trattati rescissi unilateralmente e non tutti sono finiti con una guerra (anche perchè vedere il Vaticano che dichiara guerra all'Italia sarebbe abbastanza divertente).
      Quindi il problema, come sempre, non è giuridico ma politico, il che ci riporta alla tua (sconsolata) conclusione.

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  5. Purtroppo verrebbe voglia di non votare: in nessun programma di nessun partito (e quello dei verdi meno che mai) c'è un accenno al problema impellente della sovrappopolazione e della necessità della riduzione dei tassi di natalità, in Italia e nel mondo. Il Vaticano detta ancora la linea a tutti. Non mi sembra che ci siano accenni sulla questione demografica nel programma di Grillo. Per votare bisognerà turarsi il naso, come diceva Montanelli. O meglio, entrare in cabina con la maschera antigas...

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  6. Temo che l'amico Agobit abbia tragicamente ragione, ma, per chi è profondamente democratico come me, NON VOTARE è una opzione che non essite.
    Entrerò pertanto in cabina con la maschera antigas (ottimo consiglio) e poi voterò il simbolo meno incrostato dalle vecchie ideologie nataliste (che forse, e dico forse, è quello degli Stellini).

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    1. Ma il voto è un diritto che si può tranquillamente anche non esercitare, per le più svariate ragioni. Per esempio adesso per nausea della politica o perché non si sa più cosa fare, per chi votare. O perché non se ne sente il bisogno. In Svizzera le percentuali di voto si aggirano di norma intorno al 40%, quota bassa direi (in Italia si parlerebbe di fine della democrazia, mentre invece la Svizzera mi sembra più democratica della media). Invece su questioni molto sentite si arriva al 60%. Nel 1992 si arrivò addirittura al 78% sulla questione dell'adesione al SEE (Spazio economico europeo). Popolo e cantoni respinsero l'adesione con un risicatissimo 50,3%. Su molte questioni poi è quasi impossibile esprimersi perché non si è informati, o la questione è troppo tecnica. Penso per es. alla votazione sulla fecondazione assistita o anche sull'energia nucleare: questione o non sentita dalla maggioranza (nel primo caso) o oggettivamente difficile nel secondo. La popolazione vuole energia a sufficienza e a buon mercato, ma la questione energetica - che è vitale - è anche molto complessa. In fondo dovrebbe votare solo chi è davvero informato e vota con cognizione di causa.

      Comunque pensa che nel cantone di Sciaffusa è obbligatorio votare e ci sono sanzioni per chi non vota. A me la cosa non garba. Il diritto-dovere non mi piace. È forse auspicabile la partecipazione di tutti, ma direi che è anche un diritto non fare uso di questo diritto. Le percentuali "bulgare" dei sistemi dittatoriali non sono un modello (ma si può ancora dire "bulgare", fare il "portoghese", fumare come un "turco" - qui ormai bisogna fare maledettamente attenzione a come ti esprimi).

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  7. << nel cantone di Sciaffusa è obbligatorio votare e ci sono sanzioni per chi non vota. A me la cosa non garba. >>

    E non garba per nulla anche a me.
    I diritti sono diritti proprio perchè ognuno di noi ha la scelta personale di esercitarli oppure no.
    Vedi per esempio il diritto alle cure o alle "volontà" di fine vita.
    Altrimenti torniamo allo stato etico, che ci dice cosa dobbiamo fare, ma che, proprio per questo, è una cosa diversa dallo stato di diritto.

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