sabato 24 dicembre 2011

Orto Botanico

Alcune considerazioni di Luca Pardi su pubblicità, propaganda e consapevolezza dei consumatori - dal sito di Rientrodolce. Lumen 

<< I grandi filantropi dei secoli scorsi, che si sono battuti per l'alfabetizzazione universale e per la libera stampa, “prospettavano solo due possibilità: la propaganda è vera o è falsa. Non previdero quello che di fatto è accaduto [parla Huxley nel 1958 - NdA], soprattutto nelle nostre democrazie capitaliste occidentali: il sorgere di una grossa industria della comunicazione di massa che non dà al pubblico né il vero né il falso, ma semmai l'irreale, ciò che , più o meno, non significa nulla.”
 
Il panem et circenses dei romani è nulla rispetto al flusso continuo di nulla mediatico a base di cronaca, sport, vacuità cinematografica, e narrativa.
Tutto infallibilmente divenuto il marxiano oppio dei popoli che ha perduto però anche quel “singhiozzo di una creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, lo spirito di una condizione priva di spirito” che nobilitava la religione giudicata dal Marx nel secolo XIX, per diventare pura e semplice felicità acrilica.
 
Siamo esattamente al golf elettromagnetico, al cinema odoroso e al sesso tanto promiscuo e paritario quanto meccanico in cui la femmina desiderabile, la Lenina del Mondo Nuovo, è giudicata stupendamente pneumatica. Non ci vedete le labbra e le tette rifatte secondo l'ideale di femmina palestrata e androgina propagandato dalla lobby della moda contemporanea ? (…)
 
Modello che oltre ad essere in se disumano è fonte di alienazione sia per i modelli che per le donne che ne subiscono l'influsso, come testimonia la vera e propria epidemia di Anoressia fra le giovani donne.
L'insieme di questi risultati sono ottenuti attraverso il condizionamento della pubblicità e dell'applicazione della scienza allo studio del comportamento umano. (…)
 
Ricordo lo splendido monologo teatrale di Gabriele Porrati (…), quando descrive l'organizzazione della distribuzione delle merci sugli scaffali in un grande supermercato. Quando spiegava la ragione per cui frutta e verdura vengono prima di ogni altra cosa.
 
Anche io mi ero chiesto la ragione senza darmi una spiegazione. Pensavo che la scelta fosse sbagliata perché generalmente frutta e verdura sono tendenzialmente più fragili delle merci che si mettono successivamente nel carrello e rischiano di essere schiacciate e quindi sciupate.
 
Nulla di tutto questo: frutta e verdura vengono messe prima di tutto il resto perché sono divenute (anche questo attraverso la persuasione occulta) sinonimo di cibi sani e perciò dopo aver preso quelli il consumatore inconsapevole è più disposto a comprare altro, anche le cose meno salubri perché si sente l'animo in pace.
 
I bambini da carne da cannone sono diventati carne da televisione, e di nuovo, anche per questo, ce ne vogliono molti, sempre di più, domani saranno contribuenti e consumatori acritici (ma c'è bisogno di aggiungere questo attributo?). 
Lo sono diventati grazie alle scoperte della propaganda nazista goebbelsiana applicate alla vendita delle merci. >>

LUCA PARDI

2 commenti:

  1. In effetti entrando in un supermercato si resta subito favorevolmente impressionanti dall'esposizione di tutto quel ben di Dio di freschezza in un tripudio di colori. Non avevo però mai pensato o immaginato che ci fosse dietro una strategia di marketing nel presentare subito al pubblico la frutta e la verdura fresche per invogliarli a spendere. Se così è bisogna ammettere che è una tattica intelligente: tutti hanno voglia di cose fresche e genuine, di «natura». Trovarsi invece subito davanti a scaffali pieni di scatolami può farti passare la voglia di proseguire. Oppure fileresti subito verso la cassa se frutta e verdura fossero sistemate vicino all'uscita.
    Non ci vedo però molta malizia in questi stratagemmi. Se non si vuole chiudere bisogna pure inventarsi qualcosa!

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  2. Caro Sergio, certamente i commercianti devono essere, necessariamente, degli psicologi e i pubblicitari lo sono al massimo grado.
    Nulla di male, in teoria, perchè se vai a fare la spesa con il cervello collegato, sei sempre tu che decidi. Ma quanti sono che lo fanno ?
    Credo che fare shopping sia, per molte persone, come tornare bambini-
    E allora il cervello lo lasci andare per conto suo e ti lasci cullare dai desideri istintivi del fanciullo che è in te.

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