La ricerca effettuata da questi studiosi, durata 1 anno e pubblicata ufficialmente sulla prestigiosa rivista “Lancet Oncology” rivela dati spaventosi: ogni anno circa 12 milioni di persone ricevono una diagnosi di cancro ed il numero potrebbe raddoppiare nei prossimi 20 anni. Il costo dei trattamenti oncologici ammonta attualmente a circa 900 miliardi di dollari e solo in Gran Bretagna la spesa è passata negli ultimi 10 anni da 2 a 5 miliardi di sterline (da 2,3 a 5,8 miliardi di euro).
Di fronte a statistiche come queste, il professor Sullivan afferma preoccupato che << Andiamo incontro a una crisi inimmaginabile >>.
E prosegue: << I dati dimostrano che una sostanziale percentuale delle spese per cure anticancro avviene nelle ultime settimane e mesi di vita dei pazienti. E che in larga percentuale queste cure non solo sono inutili, ma anche contrarie agli obiettivi e alle preferenze di molti malati e delle loro famiglie >>.
Secondo i 37 studiosi firmatari del documento, il ricorso costante a trattamenti inutili e costosissimi in nome di un supposto senso etico è profondamente errato.
<< Stiamo correndo lungo una traiettoria che non ci possiamo più permettere. Non basta tenere a freno i costi. Dobbiamo anche ridurli. Altrimenti le disuguaglianze tra ricchi e poveri diventeranno sempre più nette >>.
Negli ultimi 40 anni in Gran Bretagna i farmaci antitumore sono saliti da 35 a 100 e solo negli ultimi sei mesi ne sono stati approvati altri 8. E si tratta di medicinali molto costosi, pari, in media, a circa 2.500 sterline (2.900 euro) a settimana.
<< È un treno che sta andando a sbattere >> conclude Sullivan.
Non tutti la pensano come lui, ovviamente, ma il commento del professor Umberto Veronesi, il più famoso oncologo italiano, è positivo. In un articolo di commento pubblicato da La Stampa, egli afferma infatti, tra l’altro che:
<< Anche se a prima vista la denuncia di Richard Sullivan e dei suoi colleghi può sembrare eccessivamente cinica, plaudo a questa iniziativa perché ha il merito di affrontare un tema che tutto il mondo dell'oncologia conosce, ma raramente ha avuto il coraggio di porre al centro del dibattito della pubblica opinione >>.
Veronesi parla, in modo molto critico, di “cultura dell'eccesso”.
<< Prima di tutto eccesso terapeutico. Ho sempre pensato che sia fondamentale in tutto il percorso di cura, e tanto più nella fase terminale, ridurre al minimo la tossicità per evitare situazioni estreme in cui si aggiunge malattia alla malattia. Ma non si tratta affatto di abbandonare il malato, al contrario si tratta di offrirgli terapie di supporto avanzate e mirate per il trattamento sia del dolore fisico, che della sofferenza, che è altra cosa >>.
<< C'è poi il problema legato all'eccesso di costi (…). In un momento di crisi globale in effetti è ancora più incomprensibile un utilizzo di farmaci ad altissimo costo che non portino sensibili vantaggi ai malati >>.
Veronesi contesta << chi istintivamente rifiuta qualsiasi ragionamento economico applicato alla malattia >> e precisa che << la questione dei costi in questo caso non vuol dire risparmiare, ma cambiare l’atteggiamento della medicina moderna, che non deve (…) sfiorare l’accanimento terapeutico >>,.
Quelli come me, che credono nel diritto laico alla QUALITA' DELLA VITA, una vita nella quale l’individuo sia SEMPRE totalmente padrone delle decisioni concernenti le proprie cure, la propria dignità e, quando la sorte lo richiede, anche la propria morte, possono solo essere lieti di queste prese di posizione lungimiranti e moderne.
Questi sono i veri valori non negoziabili dell’uomo, non quelli sadici e oscurantisti della vita ad ogni costo (qualsiasi costo), propagandati dal Vaticano, adatti solo per sudditi e schiavi.
Di fronte a statistiche come queste, il professor Sullivan afferma preoccupato che << Andiamo incontro a una crisi inimmaginabile >>.
E prosegue: << I dati dimostrano che una sostanziale percentuale delle spese per cure anticancro avviene nelle ultime settimane e mesi di vita dei pazienti. E che in larga percentuale queste cure non solo sono inutili, ma anche contrarie agli obiettivi e alle preferenze di molti malati e delle loro famiglie >>.
Secondo i 37 studiosi firmatari del documento, il ricorso costante a trattamenti inutili e costosissimi in nome di un supposto senso etico è profondamente errato.
<< Stiamo correndo lungo una traiettoria che non ci possiamo più permettere. Non basta tenere a freno i costi. Dobbiamo anche ridurli. Altrimenti le disuguaglianze tra ricchi e poveri diventeranno sempre più nette >>.
Negli ultimi 40 anni in Gran Bretagna i farmaci antitumore sono saliti da 35 a 100 e solo negli ultimi sei mesi ne sono stati approvati altri 8. E si tratta di medicinali molto costosi, pari, in media, a circa 2.500 sterline (2.900 euro) a settimana.
<< È un treno che sta andando a sbattere >> conclude Sullivan.
Non tutti la pensano come lui, ovviamente, ma il commento del professor Umberto Veronesi, il più famoso oncologo italiano, è positivo. In un articolo di commento pubblicato da La Stampa, egli afferma infatti, tra l’altro che:
<< Anche se a prima vista la denuncia di Richard Sullivan e dei suoi colleghi può sembrare eccessivamente cinica, plaudo a questa iniziativa perché ha il merito di affrontare un tema che tutto il mondo dell'oncologia conosce, ma raramente ha avuto il coraggio di porre al centro del dibattito della pubblica opinione >>.
Veronesi parla, in modo molto critico, di “cultura dell'eccesso”.
<< Prima di tutto eccesso terapeutico. Ho sempre pensato che sia fondamentale in tutto il percorso di cura, e tanto più nella fase terminale, ridurre al minimo la tossicità per evitare situazioni estreme in cui si aggiunge malattia alla malattia. Ma non si tratta affatto di abbandonare il malato, al contrario si tratta di offrirgli terapie di supporto avanzate e mirate per il trattamento sia del dolore fisico, che della sofferenza, che è altra cosa >>.
<< C'è poi il problema legato all'eccesso di costi (…). In un momento di crisi globale in effetti è ancora più incomprensibile un utilizzo di farmaci ad altissimo costo che non portino sensibili vantaggi ai malati >>.
Veronesi contesta << chi istintivamente rifiuta qualsiasi ragionamento economico applicato alla malattia >> e precisa che << la questione dei costi in questo caso non vuol dire risparmiare, ma cambiare l’atteggiamento della medicina moderna, che non deve (…) sfiorare l’accanimento terapeutico >>,.
Quelli come me, che credono nel diritto laico alla QUALITA' DELLA VITA, una vita nella quale l’individuo sia SEMPRE totalmente padrone delle decisioni concernenti le proprie cure, la propria dignità e, quando la sorte lo richiede, anche la propria morte, possono solo essere lieti di queste prese di posizione lungimiranti e moderne.
Questi sono i veri valori non negoziabili dell’uomo, non quelli sadici e oscurantisti della vita ad ogni costo (qualsiasi costo), propagandati dal Vaticano, adatti solo per sudditi e schiavi.
capisco
RispondiEliminaScusa, Cooksappe, il tuo laconico "capisco" significa che condividi, o che mi consideri semplicemente un po' fuori di testa ?
RispondiEliminaGrazie comunque per aver visitato il mio (modestissimo) blog.