giovedì 3 luglio 2025

Il vero Socialismo

Il termine 'socialismo' si presta, suo malgrado, a parecchi equivoci socio-politici e può essere opportuno fare un po' di chiarezza, cercando di distinguere tra il socialismo vero e proprio (che, per motivi storici, è quello marxista) ed i socialismi 'finti' (come fascismo, nazismo e cristianesimo).
Ce ne parla Uriel Fanelli nel post di oggi, tratto dal suo blog (LINK).
LUMEN


<< “Socialismo” non e' una parola qualsiasi. Sebbene abbia avuto dei precursori nelle comuni rivoluzionarie parigine, e abbia dei tratti di illuminismo molto marcati, il termine si riferisce ad una teoria precisa: quella di Marx, Engels, e successori vari. (...)

Quindi, per sapere se un'ideologia e' socialista, il metodo e' semplice: si verifica che la teoria da confrontare non neghi i “pilastri” della costruzione socialista [di Marx e Engels], senza i quali il socialismo non esiste. Questi pilastri, almeno quelli fondamentali, sono tre.

= La lotta di classe. Nel socialismo, le classi si scontrano violentemente mediante scioperi, occupazioni, rivolte , autogestioni e anche la rivoluzione, fino ad ottenere la cancellazione del sistema precedente, il capitalismo, molto spesso mediante l'eliminazione fisica dei capitalisti.

= L'abolizione della proprieta' privata dei mezzi di produzione. Nel socialismo, i mezzi di produzione (fabbriche e terreni agricoli, quindi, ma anche botteghe artigianali o negozi a seconda del tipo di comunismo) sono di proprieta' della societa' e dei lavoratori, che dopo la rivoluzione sono anche lo stato. Se qualcosa produce reddito , detto “plusvalore”, (non, quindi, la vostra bicicletta: potete averne due) allora e' dello stato.

= Il materialismo dialettico. Non c'e' posto , nel socialismo, per qualsiasi ente cerchi di giustificare o spiegare la storia senza passare da cause materiali. Non c'e' posto per “la tradizione”, per “Dio”, per niente che non sia materiale, e quindi economico. Con Marx nasce l'idea che “una guerra si fa per il petrolio”, per dire, mentre prima si sarebbe parlato di “ragione di stato” o di “deus lo vult”.

Senza queste tre cose, il socialismo crolla; non sta in piedi nemmeno a morire. Almeno, non quello Marxista (…) 

Prendiamo per esempio il nazismo: in che modo si relaziona con i tre pilastri del socialismo? 

Partiamo dal primo: la lotta di classe. Non si relaziona proprio. I nazisti hanno sempre stroncato la lotta di classe, i Frei Korps e le SA prima, e le SS poi, hanno sempre negato qualsiasi istanza sindacale, e si fanno vanto di aver messo dalla stessa parte tutti i tedeschi. RIvolte comuniste come gli spartachisti vengono soppresse nel sangue.

Idem per il fascismo, che vanta la “pacificazione sociale”, si definisce totalitarista in quanto rappresenta tutte le classi sociali (volenti o nolenti) e sopprime scioperi e rivolte, dai semplici scioperi dei contadini e mezzadri nel nord, alla rivolta di Parma, giusto come esempi.

Andiamo al secondo: abolizione della proprieta' privata dei mezzi di produzione. Non se ne parlava proprio , ne' col fascismo ne' col nazismo. Il nazismo incamero' molti mezzi di produzione, ma pratico' anche una politica di privatizzazione per fare cash (…).

Hjalmar Schacht, l'ideatore della politica economica nazista, può essere considerato un precursore del keynesismo. (...) La sua politica economica presentava diversi elementi in comune con l'approccio keynesiano: Schacht implementò una politica di investimenti nei lavori pubblici e di deficit spending, mirando a ridurre la disoccupazione e aumentare la domanda attraverso le commesse statali. (...)

Di abolire la proprieta' privata, dunque, non si parlava proprio.

Idem per il fascismo italiano, che, come al solito, faceva un pochino il cavolo che gli pareva. Incamerava le proprieta' degli oppositori politici, ma non perche' odiasse la proprieta' privata, ma fece anche una vasta campagna di privatizzazioni. Non si parlava proprio di abolizione della proprieta' privata dei mezzi di produzione.

Materialismo storico. Questa va via in fretta, perche' qualsiasi regime fascista ha uno strato mistico da far paura, e di certo non esiste posto, nel materialismo dialettico, per gente come Evola, o per degli idealisti hegeliani come Gentile, che mettevano “lo spirito” a guida delle forze razionali.

La Tradizione per il socialismo e' poco piu' di un' “ideologia”, una specie di vezzo che la gente puo' permettersi dopo aver soddisfatto le esigenze materiali, anche quando si decida di tollerarla perche' parte della “cultura del popolo”, ma sono interpretazioni del comunismo abbastanza discutibili e discusse. Non per nulla il sistema di Pechino viene chiamato, da loro stessi, “Socialismo con caratteristiche cinesi”.

Qui proprio non c'e' terreno in comune: l'infatuazione fascista (nel secondo decennio) per il cattolicesimo, cosi' come il misticismo delle SS che facevano battezzare i figli dal proprio tenente, non hanno alcun senso per il socialismo.

Andiamo adesso all'equivoco per il quale fascisti e cristiani vengono chiamati “socialisti”, lo stesso equivoco che ha consentito ad Hitler e Mussolini di autonominarsi “socialisti”, sino a quando qualcuno non si e' accorto della cosa e li ha cacciati. Qualcosa e' andato storto nel travestimento.

L'errore e' di confondere per “socialista” chiunque abbia un interesse per la societa', e in particolare si preoccupi di aiutare economicamente i poveri. Quindi ci ricadono le politiche del cristianesimo, come la beneficenza o l'elemosina, e ci ricadono le politiche sociali di fascismo e nazismo.

C'e' solo un piccolo problemino. Il socialismo marxista non si e' mai occupato dei poveri in quanto tali. Si e' occupato dei lavoratori, e se c'erano poveri disoccupati, questo era dovuto semplicemente a un effetto del capitalismo.

Lo stesso Marx parla molto male del welfare, dell'elemosina e della beneficenza, perche' li considera palliativi che distraggono dal vero problema, ovvero la diseguaglianza di classe.

Non puo' esistere nel mondo del socialismo marxista (...) una chiesa che distribuisce l'elemosina, perche' quei soldi sono gia' plusvalore, che doveva gia' andare ai beneficiati. Idem per il welfare: non esiste, dal punto di vista socialista, che tu prenda soldi del plusvalore tolto ai ricchi con le tasse, e li ridistribuisca: se tutto e' dello stato non c'e' plusvalore, e quindi non ci sono soldi delle tasse da redistribuire.

Nel mondo socialista, cioe', sono TUTTI lavoratori. Non esiste il pasto gratis, e tutti contribuiscono – come possono – alla societa'. Il socialismo non si occupa di poveri, ma di lavoratori, e considera un incidente storico il fatto che i lavoratori siano anche i poveri.

Cristo, quindi, non e' un “socialista”. E' cristiano. Mussolini col suo stato sociale non e' “socialista”, e' fascista. Idem per Hitler, che almeno ha un capro espiatorio per la sua politica sociale. >>

URIEL FANELLI

16 commenti:

  1. A proposito dell'assunto secondo il quale nel socialismo marxista, per definizione, non ci sarebbero più stati disoccupati, ho letto sul web che in URSS, per esempio, il tasso di disoccupazione era effettivamente molto basso.

    Su wiki però ho anche trovato questa informazione:
    << Le condizioni di lavoro in Unione Sovietica cambiavano nel corso del tempo: all'inizio del regime comunista, per esempio, il governo aveva perseguito una politica di partecipazione a livello aziendale dei lavoratori.
    Durante la spinta economica di Iosif Stalin, gli operai persero il loro diritto di partecipare nella gestione delle imprese e le loro condizioni di lavoro peggiorarono.
    Nel 1940, per esempio, venne promulgato un decreto convertito poi in legge secondo il quale un lavoratore poteva essere arrestato se aveva accumulato tre assenze o ritardi oppure se aveva cambiato impiego senza un'autorizzazione ufficiale.
    Oltretutto venne introdotto nella pianificazione centrale l'obbligo di lavorare oltre le ore regolari. >>

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    1. Lo Stato è uno dei più grandi datori di lavoro (istruzione, sanità, difesa, amministrazione, enti sociali), forse il più grande addirittura, ma non può assicurare lavoro a tutti, almeno nei nostri sistemi occidentali più o meno socialdemocratici (libera impresa più stato sociale). Ma tutti hanno bisogno di un reddito e anche di un'occupazione vulgus lavoro. Come assicurare un lavoro e un reddito a tutti, un reddito che permetta a loro una vita "dignitosa", ma veramente a tutti? Quando l'economia è in espansione un lavoricchio e un reddito si trovano sempre, ma non è questo il punto. Il cattolico Ettore Gotti Tedeschi dice che il capitalismo, di cui lui è un esponente, può oggi dare da mangiare - e qualcosa di più - a tutti, in altre parole la gente non avrebbe nemmeno bisogno di lavorare, i pasti sono serviti per così dire gratis (contrariamente alla vecchia regola "nessun pasto è gratis"). Non so se ciò sia vero o possibile. Ma oltre ai pasti, l'istruzione, la casa e la sanità (che secondo Tedeschi il capitalismo può oggi fornire gratuitamente), la gente a mio modesto parere deve avere anche un lavoro, non può stare con le mani in mano - per una semplice questione di igiene mentale.
      Come o cosa fare allora di questi 8-9-10 miliardi di esseri umani? Secondo l'illuminato Harari almeno la metà sono perfettamente inutili, ma - bontà sua - non vuole naturalmente sterminarli (almeno non lo dice).
      Il comunismo e il suo fratello minore, il socialismo, promettevano il paradiso in terra, tutti saremmo vissuti nel paese di Cuccagna. L'uomo nuovo marxiano la mattina sarebbe andato a caccia o a pesca, il pomeriggio si sarebbe dedicato alle arti o ad altre piacevolezze, insomma una bella vita per tutti, il comunismo appunto, il paradiso in terra, la Città del Sole finalmente realizzata. Mi sembra che siamo ancora molto lontani da questa meta. Ma anche come ideale non mi piace tanto: dalla Città del Sole uno vorrebbe solo scappare, è tutto ma veramente tutto programmato, s'inventano persino in continuazione nuovi giochi per divertirsi, la noia è ovviamente bandita.

      Chiedo sommessamente: come si possono gestire 10 miliardi di esseri umani perché siano tutti contenti e soddisfatti? Temo che non sia possibile, ma forse sono troppo pessimista. Gotti Tedeschi invece ci crede, forse lui potrebbe spiegarci come arrivare in paradiso su questa terra.

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    2. Caro Sergio, le tue osservazioni sono centrate, ma occorre considerare che il tasso di disoccupazione è solo un dato statistico, che va inserito in un contesto.
      E, soprattutto, va interpretato alla luce del fatto che le persone, salvo modeste eccezioni, non vivono da sole, ma inserite in una famiglia.
      Allora è facile vedere che per garantire a tutti il necessario per vivere (casa, cibo, abiti, ecc.) non è necessaria la piena occupazione, ma solo il buon funzionamento dell'altruismo familiare.
      Che, come noto, non ha basi politiche o economiche, ma semplicemente biologiche.

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    3. Caro Lumen,
      mi lasci molto insoddisfatto. Il comunismo in famiglia funziona, certo, ma che facciamo dei figli cresciuti e disoccupati? Una volta mi dicesti che di lavoro ce n'è, basta guardarsi intorno, e poi non possiamo essere tutti statali, questo è chiaro. Resta il fatto che tutti dovrebbero avere un lavoro e un reddito per campare (possibilmente dignito, certo). Gotti Tedeschi dice che non è più necessario lavorare, ci pensano loro, i capitalisti, a mantenerci, almeno a soddisfare i bisogni primari di tutti (ovviamente i bisogni primari variano col tempo, non bastano più per es. pane e giochi dei romani). Ma tra i bisogni primari c'è oggi anche la necessità di un lavoro o di un'occupazione, se no i miliardi spaccano tutto e/o impazziscono. Io vedo un problema insormontabile, il numero. Harari ci dice che siamo inutili - e logicamente faremmo meglio a sparire, siamo bocche da sfamare che non producono e inquinano. Non so a che soluzione ideale pensi Harari, forse a qualche virus più efficace del deludente coronavirus che ha ucciso solo 20 milioni di persone (molto più efficace il virus della Spagnola che dicono abbia ucciso 50-100 milioni di persone in appena due anni).
      Abbiamo già visto che il concetto di povertà è ambiguo e ambiguo credo sia anche quello di benessere, benessere per tutti (gli otto miliardi) che è il programma della sinistra, ma anche della destra.

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    4. Poscritto

      Però Harari un po' ragione ce l'ha. Fossimo un po' meno i problemi sarebbero probabilmente minori, risolvibili.
      I cattolici (Valli, Pecchioli, Blondet, ma anche il nostro Mauro) dicono che vogliono ammazzarci, il depopolamento è nel programma delle elite (anche dei Gates). Noi due invece siamo anche per una riduzione del carico umano, ma lento, senza stermini indotti, insomma siamo, saremmo a favore del mitico "rientro dolce" dei radicali. Ma a parlare di rientro dolche fai solo ridere. E allora sarà un rientro brutale. Che ne dici di un aiutino con l'atomica? Tieni presente che tutti gli stati canaglia del mondo hanno il dito sul grilletto (e tutti gli Stati dotati di atomica sono stati canaglia, non solo nordcoreani, russi e cinesi).

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    5. Caro Sergio, che siamo troppi sulla Terra lo avevano già detto quelli del 'Club di Roma' molto tempo fa.
      Harari, che è uno storico molto competente, non fa altro che (giustamente) ribadirlo.
      Quanto al rientro dolce, forse avrebbe potuto funzionare se fosse stato applicato subito, dopo l'allarme del Club di Roma.
      Ora temo che non basti più, ma pare che le dinamiche demografiche siano sempre un po' imprevedibili.
      Non resta che sperare.

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    6. Ho appena finito di leggere l'ultimo saggio di Harari (Nexus) e lui è molto preoccupato per il potere enorme della A.I, che potrebbe facilmente sfuggire al nostro controllo.
      Ma qui finiamo Off Topic.

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  2. Il discorso sarebbe lungo e piuttosto complesso, cmq. (in estrema sintesi) TUTTI i grandi sistemi ideologico-politico-religiosi (dal Cristianesimo al Fascismo e dal Capitalismo e quindi al Socialismo) NON sono rigidi monoliti ma presentano varie gradazioni, sfumature, tipologie in relazione ai vari contesti storico-geografici in cui sono batice/o si sono sviluppati: ad es. il cd. Socialismo reale dei Paesi afferenti all'ex Blocco di Varsavia presenta(va) molte evidenti differenze rispetto al Socialismo democratico di Brandt e Saragat... In tale quadro parlare di VERO Socialismo (o di vero Cristianesimo o di vero Islamismo ecc.) appare piuttosto velleitario! Ovviamente cio' NON significa che non esistano determinate "somiglianze di famiglia" comuni a tutti i vari movimenti che (almeno parzialmente) si richiamano al complesso di dottrine e pratiche politiche detto Socialismo... Saluti

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    1. Hai ragione, ma credo che Fanelli volesse fare solo un discorso livello teorico.
      È ben noto infatti, che ogni realizzazione pratica di una teoria sociale finisce per avere caratteristiche sua proprie, che si allontanano sempre dal modello ideale.
      E questo vale a maggior ragione per Marx, che, ingenuamente pensava di poter costruire l'uomo nuovo, dimenticandosi di fare i conti con quello vecchio.

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  3. La fiammante mozzetta rossa rispolverata dal Prevost mi fa pensare, o temere, che le greggi saranno radunate di nuovo, per un maggior controllo, ed il pastore dei pastori ci indica la via, il sentiero.

    Superfluo, a mio avviso, parlare di depopolamento, roba già in corso d'opera, oppure di guerre, rivoluzioni eccetera eccetera. Gli esperimenti sono finiti.

    Una sorta di pax romana, dopo la tempesta, un deserto avvelenato per secoli, indi ripartirà lo show bucolico, con nessun giorno da leone ma tanti da pecora.

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    1. << con nessun giorno da leone, ma tanti da pecora >>

      Ma tu, personalmente, cosa preferiresti ?
      Fare il leone, ma per un giorno solo ?

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    1. Condivido.
      Va bene che 'tempus fugit', ma senza esagerare.

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    2. "Non sono mai stato comunista, non me lo sono mai potuto permettere."
      Questo splendido aforisma del grande Ennio Flaiano fotografa egregiamente il lato borghese e modaiolo del partito, segnatamente la frangia dei radical-chic con rolex sul polsino e casale a Capalbio, quelli che sapevano benissimo che nessun rullo compressore, nessuna rivoluzione avrebbe mutato lo status quo politico, economico e sociale italico.

      I comunisti ti prendono tutto senza niente indietro, se non una vaga promessa di benessere terragno. Così fanno i preti spostando il godimento fra le nuvole. Cugini primi , rovescio della stessa medaglia, declinano tutto al futuro e mai al presente

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    3. Ci sono tanti aforismi divertenti sul comunismo, ma il mio preferito è questo (purtroppo non ricordo l'autore).
      "Che differenza c'è tra il capitalismo e il comunismo ?
      Semplice: il capitalismo è lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. Il comunismo, invece, è il suo contrario."

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