venerdì 24 maggio 2024

Stati Uniti d'Europa

Nei confronti dell'attuale Unione Europea, che ha una struttura istituzionale molto particolare (unica al mondo), gli italiani si sono sostanzialmente divisi in tre categorie.
Ci sono i nostalgici, che vorrebbero il ritorno alla Lira ed all'autonomia nazionale di una volta (con una sorta di Italexit), poi ci sono i neutrali, ai quali la situazione, tutto sommato, sta bene così, ed infine ci sono i federalisti (quorum ego) che si augurano una maggiore integrazione, onde evitare di restare a metà del guado.
A questi ultimi è dedicato il post di oggi, scritto da Uriel Fanelli con il suo consueto stile graffiante e provocatorio.
LUMEN


<< C'e' un'idea che gira per i giornali “liberisti” come il Corriere (e relativi intellettuali) , e riguarda il fatto che la EU dovrebbe lasciar perdere l'Unione, e diventare un paese come gli USA. Solo diventando identici agli USA, secondo queste persone, potremo essere davvero felici, potenti e ricchi.

Il guaio viene da un semplice fatto: gli USA non sono ne' felici, ne' potenti ne' ricchi: sono un paese assolutamente infelice, assolutamente prepotente, e quanto alla richezza, e' un fenomeno di nicchia.

Ma partiamo prima dalla fattibilita'. Parliamo di insularita'. I paesi anglosassoni hanno, forse proprio con l'eccezione degli USA, un problema forte di insularita'. L'Australia e' circondata da oceano. L' Inghilterra e' circondata dal mare. La Nuova Zelanda e' circondata dal mare. Canada e USA trasformano il Nord America in un'isola, con l'eccezione del confine messicano.

Quella americana e', cioe', una cultura insulare. Come tutte le culture insulari, sono abituate a pensare di rappresentare un mondo in se', e non sono abituate a pensare in termini di confine, se non come di “ostacolo”. Per questa ragione il confine messicano li sta facendo impazzire.

Un paese normale risolverebbe il problema di quel confine con un incontro al vertice tra i due leader (Messicano e Statunitense) e un accordo bilaterale per la gestione delle frontiere e delle dogane. Al contrario, pensa al confine come ad un ostacolo insormontabile, che viene sormontato solo in caso di invasione. Non ci sono altri attraversamenti degni di nota se non l'invasione.

Per un paese europeo la cosa e' leggermente diversa. Siamo coscienti del fatto che oltre il confine ci siano altri paesi, e che i movimenti e le migrazioni sono, tutto sommato, eventi frequenti e normali. Solo col nazionalismo ottocentesco si e' formata questa cultura forte del confine assoluto, etnico e statale. (…)

Con questo, voglio dire che in qualsiasi modo si unifichi l'Europa, non potrebbe MAI essere come gli USA, perche' il continente europeo NON ha quell'insularita' che serve a sviluppare una cultura come quelle anglosassoni, che e' particolarmente identitaria. Ma il problema sarebbe chiedersi per quale ragione questi “intellettuali” vogliono che la UE diventi come gli USA. Cosa vi manca, di preciso?

La prima risposta e' “La Guerra”. Ma questo concetto viene da Hollywood. Quando si guardano i film di hollywood, gli USA sembrano vincere sempre. Ma se leggiamo un libro di storia, osserviamo che l'unica guerra chiaramente vinta dagli USA e' stata la seconda guerra mondiale. Infatti la loro Hollywood ne e' ossessionata. Da quel momento in poi, onestamente nessuna operazione imperiale (= operazioni di politica estera mediante strumenti militari) americana all'estero ha funzionato.

E c'e' una seconda cosa. Quando non condividi un confine perche' sei insulare, se perdi la guerra riporti a casa i soldati e finisce li'. Se invece hai un confine in comune col nemico, tu ritiri i soldati e li riporti a casa, ma il nemico varca il confine e viene in casa tua. Se un paese insulare perde una guerra, ci ha rimesso i costi della guerra e l'umiliazione politica. Se la perde un paese non insulare, i costi sono quelli della guerra, quelli politici, e quelli di un'invasione nemica.

Non possiamo dire che gli USA siano particolarmente bravi a vincere la guerra. Possiamo dire che sono particolarmente bravi a devastare nazioni. Sono due cose diverse. Sono due cose diverse perche', in ultima analisi, se vogliamo un esercito offensivo come quello USA, di quelle dimensioni, la domanda che dobbiamo farci e' “ma chi dobbiamo devastare?”. E la seconda e' “e come gestiamo eventuali sconfitte?”.

Se fossero stati un paese europeo, in lotta coi confinanti, gli USA sarebbero stati invasi da soldati vietnamiti, nordcoreani e afgani. Sono tutti i posti ove sono stati sconfitti militarmente. Invece hanno solo tirato indietro i loro soldati. Viene da chiederci, quindi, per quale motivo un continente come quello europeo debba sognare di fare molte guerre.

E siamo poi sicuri che sarebbero tutte al fianco degli USA? (…) Ogni volta che formate un esercito potente e il vostro governo parla con voce sicura e forte, notiamo una cosa: gli USA diventano tuoi nemici. Gli USA non tollerano che esistano altre nazioni potenti, specialmente militarmente potenti, senza diventare loro nemici.

Gli stati uniti d'Europa che sognate, cari intellettuali, si troverebbero in guerra con gli USA in pochi anni. Solo per il fatto di essere militarmente potenti e non essere gli USA. Non ha senso per un intellettuale filoamericano sognare un'europa militarmente potente, perche' questo implica una guerra in arrivo, contro gli USA. (…)

E se togliamo la parte militare, cosa vogliamo, esattamente, del diventare “una copia degli USA”? Certo, gli USA del 1950 ci piacevano, e sino agli anni 80 erano anche un paese godibile. Ma oggi, di preciso, perche' vorreste trasformare tutto in un'altra america ?

Per vedere Mc Donald's nella Torre di Pisa? Per vedere il Pantheon diventare un centro commerciale? Per perdere ogni diritto alle ferie, ed essere rovinati se vi ammalate di una malattia cronica? Per avere la peggiore polizia del mondo e un sistema giudiziario ridicolo, se non patetico? Per cosa, di preciso, vorreste vivere negli Stati Uniti d' Europa ? >>

URIEL FANELLI

28 commenti:

  1. Caro Lumen, sono molto sorpreso da questo testo di U. Fanelli. Vorrei criticarlo, ma non saprei da che parte cominciare. Questa storia dell'insularità dei paesi anglosassoni e dei loro problemi coi confini non mi convince. Né trovo plausibile la refrattarietà, per non dire l'impossibilità dei paesi europei a diventare come gli Stati Uniti d'America.
    Diceva Severino (!) trent'anni fa (!) che mai gli USA avrebbero tollerato un connubio tra UE e Russia perché gli Stati Uniti d'Europa sarebbero stati un concorrente troppo pericoloso per loro, anzi superiore (know how europeo + materie prime russse). George Bush diceva: agli Stati Uniti d'Europa preferisco l'Europa degli Stati Uniti.
    Come sai io sono un euroscettico e propenderei per l'Italexit, l'ideale per me sarebbe un ritorno alla CEE, la cooperazione economica bastava anzi basterebbe. Ma ormai siamo avviati decisamente verso gli Stati Uniti d'Europa con la cancellazione degli stati nazionali europei. Allo scopo servono anche generosi innesti di etnie diverse, soprattutto afro-asiatiche, come vaticinava Kalergi, con la scomparsa del cristianesimo e la diffusione di una religione viva e per noi pericolosa e inammissibile come l'islam. L'immigrazionismo selvaggio, voluto dalle elite e dal papa filomassone, faciliterà la creazione degli Stati Uniti d'Europa (chi si opporrà sarà bollato di razzista, reazionario, fascista). Gli autoctoni europei del resto si estingueranno, grazie anche all'omosessualismto dilagante da decenni e favorito anche dal papa e dal presidente della repubblica, plaudenti dalla lotta contro l'omotransfobia (Giornata mondiale della lotta all'omofobia). Si direbbe che il rispetto delle preferenze sessuali di una esigua minoranza sia una necessità assoluta e segno di civiltà (Dio, patria, famiglia - che vita di m..., dice una corifea del nuovo mondo di invertiti sterili, adesso mi sfugge il nome).

    Lo stesso non so più tanto bene cosa pensare e desiderare nella situazione attuale. L'Europa sembra effettivamente il vaso di coccio tra le potenze del pianeta (USA e Cina soprattutto, forse anche i paesi del Brics, l'India in prospettiva più importante e pericolosa della Russia condannata dalla demografia). Difesa, fiscalità, debito comuni tra gli attuali 27 paesi dell'UE? Difficile, ma non impossibile. Berlusconi voleva anche Israele e il Marocco nell'UE, mi sembra anche la Russia.
    Georgia e Ucraina non vedono l'ora di far parte dell'UE, anzi degli Stati Uniti d'Europa. E la Turchia, ce ne siamo dimenticati? Da vent'anni bussa alla porta dell'UE, ma qualcuno non la vuole (nemmeno io: 70 milioni di turchi e libera circolazione, buona notte).

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    1. Alludevo qui sopra all'odiosa Monica Cirinnà (se questa è una donna ...)

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    2. Caro Sergio, le tue perplessità sono anche le mie.

      Premesso che, secondo me, l'eventuale Europa Federale sarebbe comunque diversa, nel senso di migliore, degli USA (per motivi storici e culturali), ci sono diversi scogli da superare, che secondo me finiranno per mantenere la UE a metà del guado.
      Oltre a quelli che hai indicato tu, ci aggiungerei la mancanza di una lingua comune, e l'ostilità delle elites mondiali, che nell'attuale babele normativa (soprattutto fiscale) sguazzano a meraviglia.

      Tra alcuni decenni, però, le cose potrebbero cambiare in modo significativo: da un lato la potenza degli USA sarà calata (lo considero inevitabile) e dall'altro il crogiolo etnico e religioso dell'Europa avrà modificato in modo sostanziale gli attuali equilibri sociali ed economici.
      A quel punto i rapporti geo-politici più delicati (con la Russia, la Turchia ed il Nord-Africa) potrebbero cambiare in modo sostanziale e con essi il futuro della UE.
      Ma questo lo vedranno i nostri figli.

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    3. "Tra alcuni decenni, però, le cose potrebbero cambiare in modo significativo ecc."

      Sì, tracci un quadro plausibile che però a me non piace tanto. Quanto ai nostri figli noi due non ne abbiamo, perciò potremmo anche non preoccuparci di quel che sarà. Lo stesso un po' dispiace che il nostro mondo sia al tramonto e scompaia. Però sarà forse un mondo pacificato, diritti umani e benessere per dieci e più miliardi di cavallette voraci ma sorvegliatissime dall'IA.
      Per quelli di Freeanimals il problema demografico non esiste, strano. Sono anzi preoccupati che vogliono sfoltirci, sterminare mezza popolazione mondiale (coi vaccini, scie chimiche e altre diavolerie).
      Ma l'IA sarebbe stata possibile o utile senza la spaventosa esplosione demografica? Certo a questo punto è persino necessaria per controllare tutti questi miliardi di esseri umani. Dicono che sa tutto di noi e meglio di noi stessi. Dal timbro di voce al telefono possono dedurre il nostro stato d'animo, i nostri problemi, un eventuale problema per la società (forse stiamo preparando un attentato ...) e ovviamente intervenire elimandoci. Come sai io sono contrarissimo ai trapianti, ma l'IA potrà verificare lo stato dei nostri organi in modo permanente e programmare l'espianto a tempo dedito, tutto automatico, non devi far niente, ci pensa lei. Io sono del partito dell'asteroide di grandi dimensioni, come mi sembra anche Mauro b.

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    4. << Però sarà forse un mondo pacificato, diritti umani e benessere per dieci e più miliardi di cavallette voraci >>

      Caro Sergio, ad un mondo sempre più pacificato io non ci credo proprio.
      I lunghi decenni di pace mondiale che abbiamo vissuto a partire dagli anni '50 (una pace relativa, ma comunque significativa), stanno per finire.
      Le guerre attuali non sono una novità (vedi Vietnam) ma sembrano destinate a cronicizzarsi, ad allargarsi e ad aumentare di numero.

      I motivi sono ben noti e la mitica A.I., a mio modesto parere, potrà fare ben poco.
      Da un lato la crescita continua della popolazione mondiale, che sta superando i limiti di carico ecologico del pianeta, con l'inevitabile esplosione dei tanti contrasti geopolitici già latenti.
      Dall'altro il flusso incontrollato delle migrazioni, che aumenterà i contrasti interni di carattere etnico e culturale, minando in modo significativo la pace sociale dei singoli Stati.

      Pare che la curva di aumento demografico si stia finalmente riducendo, ma gli effetti positivi potrebbero arrivare troppo tardi.

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    5. P.S. - Il partito dell'asteroide, se ricordo bene, sarebbe quello che si augura l'estinzione dell'umanità a seguito di una catastrofe.
      Io preferirei evitare. Le prospettive sono difficili, ma, come dicevano i latini " spes ultima dea".

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    6. "I motivi sono ben noti e la mitica A.I., a mio modesto parere, potrà fare ben poco."

      Non mi sono occupato molto dell'A.I., ma da quel poco che leggo e sento potrebbe essere davvero la chiave di volta della storia umana: fine dei grandi conflitti e guerre, inutili, contraproduttive, invise a tutti, e organizzazione capillare di tutte le attività umane per garantire a tutti, veramente a tutti, almeno il necessario e magari qualcosa si più. Ciò significa però anche fine della libertà come la intendiamo noi: se tutto è prevedibile e previsto e grazie a ciò tutto funziona alla perfezione o quasi, a che serve la libertà? Solo a far guai, perciò meglio restringerla fino ad azzerarla. Finalmente s'instaurerà la pace perpetua kantiana. Pace perpetua però richiama la pace dei cimiteri.

      La restrizione della libertà a noi appare odiosa, persino contro natura, ma se dieci e più miliardi di esseri umani devono nutrirsi, avere un tetto e assistenza medica bisognerà rinunciare a certi lussi, per es. troppe libertà o persino la libertà tout court.
      Quando saremo di nuovo tre miliardi o preferibilmente anche meno allenteremo di nuovo il guinzaglio, potremo prenderci qualche libertà.

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    7. Ma la A.I. non basta.
      Anche se riuscissero a controllare tutto da remoto, ci vogliono poi sempre i militari e i poliziotti che, boot on the ground, fanno rispettare materialmente l'ordine e la legge.
      E ci saranno sempre i fanatici, i disperati e gli insoddisfatti che vorranno ribellarsi.

      Motivi per spargere il sangue ed esercitare la violenza non ne mancheranno mai.

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  2. Chiunque, preferibilmente in accordo con la compagna o col compagno decide di non procreare, compie un azione, un gesto altruistico. Oltreché intelligente. Non è stato il mio caso, per onestà preciso.

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    1. Eppure non procreare è contro natura, no? Non so se sia un segno di altruismo e intelligenza. Oggi si hanno meno figli o non se ne hanno proprio per certi motivi: mancanza di futuro, precariato, carovita, desiderio di godersi la vita e basta; di conseguenza i figli non puoi desiderarli, sono un peso, una scocciatura. Poi il mondo è decisamente sovrappopolato. Insomma, i motivi che inducono a rinunciare ai figli sono chiari e la tendenza è secondo me irreversibile, i tentativi di rilanciare la famiglia sono destinati al fallimento, Meloni e Roccella si fanno illusioni. Il calo demografico per me è una benedizione, ma non sono per l'estinzione degli italiani e del genere umano. Difficile però se non impossibile trovare la quadra. Se non consumi è crisi, perdita di posti di lavoro, disperazione. Se consumi a più non posso come ci predicano dalla mattina alla sera per rilanciare l'economia puoi permetterti solo un figlio e magari nessuno è anche meglio.

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    2. << Eppure non procreare è contro natura, no? Non so se sia un segno di altruismo e intelligenza. >>

      Credo che derivi dal rapporto interno, che è diverso in ciascuno di noi, tra le spinte del genotipo (che vuole replicarsi) e le esigenze del fenotipo (che vuole vivere bene).
      Più che di intelligenza o di etica, quindi, credo che sia un problema di casualità.

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    3. @ Mauro

      In effetti, essendo una decisione di coppia, bisogna essere d'accordo in due.
      Oppure può capitare, con la libertà giuridica di oggi, di avere una genitorialità indiretta (un figlio solo del partner).
      In ogni caso, occorre considerare che nel corso della vita, si può cambiare opinione, e quindi una decisione presa in gioventù può essere rimpianta in età adulta.

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  3. Il rimpianto, caro Lumen, credo assalga sia i prolifici che gli sterili e non è detto che uno debba procreare per forza, posto vi è sempre qualcun altro che lo fa al posto tuo. Circa gli averi, i denari accumulati, nessun problema. Come diceva un mio amico c'è sempre un cugino di Pistoia che si fa vivo dopo il tuo funerale.

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  4. Al di là dell'evidentemente scarsa simpatia di Fanelli per gli USA ... chi ha detto che gli (ipotetici) Stati Uniti d'Europa debbano ricopiare paro paro il modello americano? Storia e geografia, economia e società sono differenti: dunque la (Con)federazione europea avrebbe inevitabilmente alcune ben precise caratteristiche proprie...
    E comunque: il fatto ormai acclarato che un'Europa più/meglio integrata sia vista come il fumo negli occhi sicuramente dal Cremlino, probabilmente da Pechino e tendenzialmente anche da un'ampia fetta dell'establishment statunitense soprattutto repubblicano dovrebbe costituire da solo motivo più che sufficiente per procedere nella direzione indicata illo tempore da statisti e pensatori del calibro di Adenauer, Churchill, De Gasperi, Delors, Einaudi, Monnet, Schuman, Spinelli, ecc. Ovviamente con la lucida consapevolezza che il processo federatore (peraltro ormai necessario e urgente per rispondere alle numerose criticità geopolitiche, ambientali, economico-sociali e scientifico-tecnologiche odierne) NON potrà essere facile né rapido... Saluti

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    1. Caro Claude, penso anch'io che gli eventuali Stati Uniti d'Europa sarebbero ben diversi da quelli Americani, e mi piace pensare che sarebbero anche migliori.
      Purtroppo ho l'impressione che i leader europei non stiano lavorando molto in questa direzione, o per diffidenze proprie o per i condizionamenti esterni che tu giustamente citavi.

      Colgo l'occasione per chiede a te, ed agli altri amici del blog, come risolverebbero, o comunque affronterebbero, il problema della lingua comune.

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    2. Gli europei parleranno tutti inglese già fra poche generazioni, le attuali lingue nazionali sopravvivranno forse ancora per un po' come parlate regionali, dialettali, prima di scomparire. Si conosce la data esatta della scomparsa del vegliottino, la lingua romanza dal nome della città di Veglia in Dalmazia. L'ultimo parlante saltò in aria su una bomba ... Quando salterà in aria l'ultimo italofono? Azzardiamo una data: nel 2135.

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    3. Può darsi, in effetti l'inglese è la lingua franca di mezzo mondo.
      Però sarebbe paradossale che la UE passasse all'inglese proprio dopo la Brexit.
      Secondo me potrebbero proporre un referendum tra il francese e il tedesco, e chi vince, vince...

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    4. Be', l'inglese è ormai l'esperanto moderno parlato in tutto il mondo, anche i piloti cinesi e russi devono poter comunicare in inglese. Il francese non è molto amato in Europa, è in declino, e il tedesco è forse troppo difficile, non è comunque sexy e facile come l'inglese. Il francese è però ancora vivo in Africa (ex colonie), non lo darei per spacciato. O forse s'imporrà il cinese, parlato per ora da 1,4 miliardi di persone? Si accettano scommesse.

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    5. Sono d'accordo con te.
      Se si dovesse fare una scelta di praticità, senza lasciarsi condizionare dagli espetti culturali, l'inglese internazionale sarebbe sicuramente la scelta migliore.
      Anche perchè, essendo una scelta neutrale, non renderebbe troppo scontenti gli esclusi.

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  5. Il problema linguistico è sicuramente importante ma potrebbe essere governato/risolto con
    1) l'impiego delle 4 lingue più parlate nel territorio UE (francese, italiano, spagnolo, tedesco) dopo la sciagurata Brexit
    2) l'impiego di un Basic English per i soli documenti ufficiali mantenendo per il resto ampi spazi per le attuali lingue nazionali
    3) puntare sugli indiscutibili progressi delle tecniche di traduzione automatica.
    Queste tre opzioni potrebbero anche reciprocamente integrarsi almeno durante i primi tempi. Tutto sommato anche nel 1861 la lingua italiana era ben poco conosciuta/parlata: anche alla corte dei Savoia si parlava prevalentemente un dialetto piemontese a sfondo francofono.

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    1. Mi piace molto il punto 2.
      Che, in sinergia col punto 3, potrebbe portare ad un sistema di bilinguismo obbligatorio, per cui ogni Stato è tenuto ad usare SEMPRE due lingue (ma non di più), la propria ed il suddetto Basic English.
      La soluzione 1, invece, mi pare un po' troppo complicata.

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    2. Un'altra opzione possibile sarebbe quella di ricorrere a lingue artificiali "collages" tipo l'Esperanto, che tuttavia (sfortunatamente) fino ad oggi mai hanno raggiunto un'elevata diffusione e che cmq richiedono tempo per essere adeguatamente assimilate dalle popolazioni. Saluti

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    3. L'Esperanto è stato un tentativo nobile, ma, ahimè non ha funzionato.
      Ad oggi, non c'è nulla che possa battere il 'basic english' Che è già la lingua dell'informatica, dei viaggi internazionali, dello sport professionistico e di molto altro.

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  6. A me seccherebbe pure passare,(vergare) da destra a sinistra....:-))

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    1. E' vero, anche se è un elemento comune a molte altre lingue semitiche, a partire dalle più antiche (fenicio, aramaico).
      Pare che questo dipenda dalle preferenze acquisite quando ancora si scriveva in caratteri cuneiformi, perchè, essendovi più uomini destrorsi che mancini, l’incisione su pietra era più comoda da destra verso sinistra.

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